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Autore: MauraLCohen    14/03/2022    1 recensioni
[Missing Moment prima stagione. Sandy!Caretaker - Ryan!Sick]
Dal testo: « Stai con noi, adesso. Non serve più che ti faccia carico di responsabilità che non sono tue. D’accordo? »
Sandy gli diede due pacche sulle braccia e gli sorrise, come a voler alleggerire il momento.
« Ora siediti, vediamo di mettere un po’ di ghiaccio su quella guancia e medicare quei tagli. Sono certo che Kirsten avrà disseminato anche qui qualche valigetta da pronto soccorso. È una vera ossessione per lei. »
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryan Atwood, Sandy Cohen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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se volete venire a trovarci e ascrivere con noi, nessuno si lamenta.
 

 


 
Someone Who Cares

 

Ryan si era rifugiato nella casetta in piscina non appena aveva varcato la soglia di casa. Non sapeva nemmeno che ora fosse, ma si sentiva esausto - fisicamente e mentalmente, avrebbe risposto, se qualcuno glielo avesse chiesto. 
Sembrava che ovunque andasse, qualcuno necessitasse che lui se ne prendesse cura. Prima sua madre, Tray e gli amici di Chino; ora c’era Marissa che aveva bisogno che lui la proteggesse e si occupasse di lei, proprio come quella sera ne aveva avuto bisogno  Luke, che - certamente - non era la sua compagnia preferita. 
Ryan iniziava a pensare che più cercasse di costruirsi una vita normale, in cui poter essere davvero un diciassettenne, più il destino gli mettesse davanti persone che avevano bisogno di protezione. Era il suo monito, quello. Un marchio per la vita da cui non poteva scappare: aveva iniziato a poco più di sei anni ad occuparsi dei problemi altrui, ad essere l’adulto di casa e da allora non aveva più smesso. 
Se chiudeva gli occhi, ancora sentiva il cuore che gli risaliva il petto fino a strozzarlo, la nausea avvampare e le gambe cedere sotto un’indomabile tremore. 
Quella era stata la prima volta che proteggeva sua madre dai pugni del padre; la prima volta che si rendeva conto di quanto fosse vicina all’inferno la loro casa. 
Non riusciva a scordasela, quella sensazione. Il corpo che non rispondeva più, la paura, l’adrenalina che si sfogavano dentro di lui. 
Sentiva ancora le braccia della madre che lo stringevano per la vita, non per proteggerlo, ma per proteggersi. 
Da quella sera si sentì marchiato a vita da responsabilità che un bambino non avrebbe mai dovuto avere; ma Tray era sempre fuori casa a cacciarsi nei guai e sua madre non poteva proteggere se stessa, perciò come avrebbe potuto proteggere lui? 

Ryan si lasciò cadere all’indietro sul grande letto. 
La guancia gli pulsava e sentiva ancora il sapore del sangue misto alla saliva. 
I giocatori di pallanuoto ci erano andati giù pesante con lui, ma erano riusciti a far peggio con Luke. 
Gli era sembrato saggio respingerli più che poté e poi raccogliere Luke per fuggire - Lui non fuggiva, ma aveva imparato, stando con i Cohen, che c’era sempre un’alternativa alla violenza e che poteva sottrarsi alle risse, se voleva. Così aveva iniziato a farlo: se il suo primo istinto era quello di buttarsi alla giugulare del suo avversario, ora parava i colpi, si difendeva, finché non poteva andar via. 

Era stanco, però. 
Stanco di ritrovarsi immischiato in situazioni che lo obbligavano a riportare alla luce quello che aveva imparato a Chino. Non voleva essere il tipo d’uomo che si fa strada nella vita a suon di pugni né voleva che Seth e i Cohen venissero catapultati nella realtà che aveva conosciuto lui a Chino. 
Era grato per ciò che Sandy e Kirsten gli stavano offrendo, ma sentiva di ripagarli solo propinando guai e preoccupazioni ad entrambi. A volte temeva che un giorno si sarebbero svegliati stanchi di lui, dei problemi che causava, e gli avrebbero chiesto di andarsene. Per questo faticava ancora a sentirsi parte di quella famiglia; cercava di prevenire la delusione, così che questa non facesse troppo male quando sarebbe arrivata. 

« Ryan? » Sandy entrò nella casetta senza bussare. Voleva informarlo che Luke e il padre se n’erano appena andati e che Luke stava meglio. 

Ryan si limitò ad annuire, come suo solito, ma quella sera aveva ancora meno parole del normale. 

« Tu come stai? » Sandy chiuse la porta alle sue spalle. 

« Bene. » La risposta arrivò immediatamente, mentre il ragazzo si toglieva la polsiera e l’orologio per riporli sul mobile accanto al letto. 

« La tua faccia dice il contrario. Guarda lì che brutti lividi che hai. »

Ryan fece spallucce. « Non li sento neanche più. »

Ma quella affermazione non rassicurò Sandy, come sperava Ryan, al contrario lo spinse a raggiungerlo dietro al letto, dove lui si stava ancora slacciando l’orologio. 

« Sono fiero del fatto che tu abbia difeso un tuo amico » iniziò Sandy, afferrandolo per le spalle. « Ma tu non sei responsabile per Luke né per Marissa. La prossima volta che c’è bisogno di un adulto, chiamami. Io e Kirsten siamo qui per te. » 

Ryan abbassò la testa. Era talmente disabituato a sentire parole simili, che faticava a contestualizzarle. 
Si chiedeva come avrebbe potuto chiamare Sandy e Kirsten in quella situazione? Come avrebbe potuto occuparsi di Luke e di se stesso e al tempo stesso avvisare loro? 
Forse Sandy non capiva la gravità dei momenti in cui lui finiva col cacciarsi, eppure qualcosa gli suggeriva che se quella sera avesse alzato il telefono e avesse avvisato Sandy, le cose sarebbero andate diversamente. 
Seth lo faceva sempre: appena qualcosa si incrinava nella sua vita, chiedeva aiuto ai suoi e loro c’erano sempre. Non gli era mai capitato di sentire Kirsten o Sandy dire che non avevano tempo per Seth (come del resto non gli era mai capitato di sentirlo dire per sé, ma lui cercava di chiedere il meno possibile). 

« Stai con noi, adesso. Non serve più che ti faccia carico di responsabilità che non sono tue. D’accordo? » 
Sandy gli diede due pacche sulle braccia e gli sorrise, come a voler alleggerire il momento. 

« Ora siediti, vediamo di mettere un po’ di ghiaccio su quella guancia e medicare quei tagli. Sono certo che Kirsten avrà disseminato anche qui qualche valigetta da pronto soccorso. È una vera ossessione per lei. »

Ryan si ritrovò a sorridere per quelle parole. La leggerezza di quel momento  e il modo in cui Sandy di occupò di l’ho quella sera, medicando ogni taglio o livido che aveva sul volto, lo fecero sentire per davvero nulla più che un ragazzino con suo padre.

 

Note dell'autrice 
 
Bon, eccomi qui far far away dalla mia comfort zone, ma le challenge sono challenge anche per questo, altrimenti avrebbero un altro nome.
Il prompt è di Darlene, che mi ha suggerito di scrivere qualcosa su Ryan e Sandy. 
Di solito preferirei scrivere di Kirsten e Sandy durante gli event, ma questa piccola deviazione mi è servita per sondare meglio il rapporto tra Ryan e Sandy, visto - I know, I know - mi concentro maggiormente su quello tra Ryan e Kirsten. 
Va detto anche, a mia discolpa, che se lo avesse fatto Josh, ora avremmo molte più scene di Kirsten che inveisce contro i ninja della PlayStation 2. 
Shame on you, Josh. 
Detto questo, non mi resta granché di intelligente da dire ed ho (come minimo) altre due pagine di archino da postare. Quindi mi metto all'opera. 
Stay tuned. 
M.
 
   
 
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