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Autore: MauraLCohen    15/03/2022    1 recensioni
[What if dell’episodio Corpo a Corpo]
E se Kirsten non avesse avuto l’incidente?
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You didn't wanna know, you didn't wanna know
Somewhere deep down you know I still believe
That you'll always be, you'll always be
The love of my life



I Couldn’t See it Coming,
love 


 

“Aspettami. Arrivo subito da te.” 
Sandy mise giù il telefono per primo, mentre lei non ci riuscì. Lo tenne ancorato all’orecchio per qualche secondo, riascoltando l’eco di quelle parole nella sua testa. 
Era la prima volta, da quando Rebecca era tornata nella loro vita, in cui riuscivano a parlarsi onestamente: senza filtri per mascherare la rabbia, senza sensi di colpa che bloccavano le parole di entrambi. Era la prima volta in cui tra loro si era ricreato quel ponte che li aveva legati per vent’anni; quello che permetteva a lei di abbassare la guardia, di mostrarsi vulnerabile senza paura delle conseguenze. Aveva smesso di farlo, dopo Rebecca. 
Si era costruita attorno muri spessi come il titanio, e tra quelle mura aveva nascosto ogni cosa: il suo amore per Sandy, il suo dolore, la paura. Aveva chiuso fuori l’uomo che amava, lo aveva allontanato dal suo cuore perché quello era l’unico modo che aveva per tenere insieme i pezzi. 
Eppure non era bastato. 
Rebecca non aveva solo crepato la fiducia che lei riponeva in Sandy, ma aveva aperto una voragine profonda in cui Kirsten era precipitata. 
Era riaffiorata ogni cosa. Ogni paura. 
Sandy non era mai stato realmente suo. 
Lei era la sua seconda occasione, il secondo tentativo, il secondo amore. 
Non l’avrebbe mai scelta, se Rebecca fosse rimasta a Berkeley. 
Ogni cosa che lei e Sandy avevano condiviso sarebbe stata di Rebecca. 
Era un pensiero stupido, ma la uccideva. 
Per vent’anni lo aveva nascosto in un angolo della sua mente, fingendo che fosse solo una sua ridicola paranoia, si era goduta ogni parola di Sandy, ogni gesto, ma poi Rebecca era tornata e aveva spazzato via tutto. Così lei aveva capito: non era abbastanza per Sandy nemmeno dopo vent’anni di matrimonio, dopo due figli. Aveva amato Rebecca con tutto se stesso e non aveva smesso nemmeno dopo che loro due si erano messi insieme. 
Kirsten abbassò lo sguardo sulle mani che le tremavano. Aveva accostato a bordo strada, consapevole che non era nelle condizioni di guidare fino a casa. 
La vodka le aveva appannato la vista e le lacrime avevano fatto il resto. 
Non sapeva ancora con che coraggio avrebbe guardato Sandy negli occhi; non sapeva con che occhi lui l’avrebbe guardata. 
Cosa pensava di lei? 
Che era un’alcolizzata. 
Una bambina stupida e capricciosa, incapace di affrontare i problemi. 
Kirsten guardò con insistenza l’anello di fidanzamento. 
Perché le costava tanta fatica credere che lui l’amasse davvero? 
In quei mesi Sandy non aveva fatto altro che ripeterglielo, ma ogni parola che pronunciava suonava finta alle sue orecchie. 
Arrivavano a chiuderle lo stomaco, perché erano parole bellissime, ma quelle settimane le avevano contradette tutte. 
Più Sandy le ripeteva che l’amava, che voleva stare con lei, che non c’era cosa più importante di loro due, più il ricordo delle bugie, della sera di San Valentino, delle liti si faceva vivido. 
Perché era fuggito da lei, se l’amava? Perché non riusciva a lasciar andare Rebecca, se il loro matrimonio era la cosa più importante? 
Perché continuava a metterla da parte per inseguire Rebecca? 
C’era un’infinita di perché che danzava nella mentre di Kirsten; interrogativi per cui il suo cuore bramava una risposta… Voleva dare un senso a quei gesti, voleva capire, dare forma a quel groviglio di dolore che le correva lungo l’esofago, impedendole di respirare, ma un forte bagliore bianco la investì alle spalle per poi riflettersi sullo specchietto retrovisore e allora lei lasciò andare quei pensieri. 
Scese dall’auto. La BMW parcheggiata dietro di lei rimase accesa, mentre lo sportello si apriva.
Sandy la raggiunse con due rapide falcate e la strinse a sé, premendo contro il proprio petto l’esile figura della moglie. 

« Stai bene? » le mormorò, affondando il viso tra i suoi capelli. 

Lei parve non sentirlo, ma Sandy non poteva ignorare il tremore delle sue mani su di lui. Tutto il corpo di Kirsten tremava, scosso dalle voragini che le si aprivano dentro e che la inghiottivano all’infinito. 
Nemmeno in quel momento, mentre lui la stringeva, riusciva a trovare un appiglio. 
Faceva male. 
Sentirlo, volerlo. 
Amarlo ancora, nonostante tutto. 
Ma fu in quel momento, mentre le lacrime iniziavano a rigarle il volto, mentre il suo cuore ancora una volta le impediva di perdonare l’uomo che amava, che sentì le braccia di Sandy stringerla ancora più forte, come non avevano mai fatto. 
Sentì la sua guancia posarsi sulla testa e tutto il suo corpo farsi scudo da quello che li circondava. 

« Non andartene mai più in quel modo » le disse, la voce dura, ma non arrabbiata. Kirsten poteva leggervi dentro l’urgenza, la paura, che Sandy aveva provato. Lo capiva. Quella stessa paura l’aveva provata anche lei, ma non solo quella sera; la sua era una paura radicata negli anni, poi sepolta, resa silente, ma viva più che mai e Rebecca glielo aveva ricordato. 
Sapeva cosa volesse dire. 
Sapeva che Sandy aveva avuto paura di perderla. 
Ma ancora non le bastava. 
Non bastava più. 
Lui la strinse ancora, avrebbe potuto impedirle di respirare se solo avesse insistito ancora, ma le sue braccia sapevano essere gentili su di lei, sapevano fermarsi al momento giusto, parlare al suo corpo senza fargli male. Erano sempre stati molto più bravi a stringersi che a parlarsi, forse era quello il loro più grande problema. Sapevano amarsi, ma non dirselo. 
Sapevano superare i problemi, ma non affrontarli, e quando questi diventavano troppo grandi, superarli e basta non era più così semplice. 
Questo Sandy lo aveva capito, persino meglio di Kirsten. 
Posò le labbra su di lei, tra la fronte e l’attaccatura dei capelli, cercando di non darle la possibilità di scivolargli dalle braccia. 

Rimase così per un tempo indefinito, con gli occhi chiusi e la sensazione di calore che premeva contro le sue labbra. 

Aveva avuto paura come mai prima d’allora. 

Le sarebbe potuto capitare di tutto, sarebbe potuta finire ovunque, da sola, confusa, mentre lui si ostinava a girare in tondo con l’auto nella speranza di trovarla nei pressi di casa.

Si era reso conto quella sera che non aveva idea di dove avrebbe potuto cercarla. Non conosceva più sua moglie: non sapeva dove si nascondeva, ora, per sfuggire dal mondo; non sapeva più prevedere le sue reazioni, i suoi pensieri… Lui che per anni ne era stato il custode. Kirsten non gli aveva mai negato nulla di sé, dall’amore alle paure, gli aveva consegnato tutto; mentre ora lui temeva di parlare, di dire qualcosa che la facesse fuggire ancora, stavolta per sempre. Lo aveva chiuso fuori e aveva reso impenetrabile la sua corazza, come aveva fatto con Caleb, Jimmy e il resto di Newport. Questo perché anche lui, ormai, era qualcuno da cui sentiva il bisogno di proteggersi. 

In quel momento Sandy non poté impedire a se stesso di pensare a Carter. A quell’uomo che lo aveva sostituito così rapidamente; forse lui avrebbe saputo che dire sul ciglio di quella strada, avrebbe saputo dove cercare Kirsten quella notte… Forse - ed era questo il pensiero che lo terrorizzava di più - Carter conosceva l’unica via per superare le mura che Kirsten si era erta intorno. 

Si ritrovò pervaso nuovamente dalla rabbia, non verso di lei né verso Carter; era se stesso che incolpava, che odiava. Era stato lui a spingerla verso Carter, ad abbandonarla. 

« Tu mi hai messa da parte. » Le sue parole gli riecheggiarono nella testa, insieme alle immagini di lui che se ne andava per cedere al bisogno di fare la cosa giusta per Rebecca. 

« Tesoro » provò a dire mentre allontanava le labbra dalla fronte di Kirsten. « Non volevo che andasse così. Non volevo metterti da parte. »

Per la prima volta da quando si erano ritrovarti su quella strada Kirsten ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. I suoi erano gonfi, rossi come fiamme. 

« Non mi hai solo messa da parte » disse, fredda come se niente in quel momento potesse scalfire la sua convinzione. Tremava ancora, però. « Mi hai mentito. Hai messo Rebecca prima di noi due. Prima di me. Hai deciso che era qualcosa che non mi riguardava, mi hai tagliato fuori dalla tua vita. » 

« Kirsten… » Sandy provò a spiegarsi. Fu inutile. 

Lei rispose secca: « No. Ora mi ascolti. Sono stanca di sentirti dire che ti dispiace, Sandy. Dispiace anche a me. Che sia andata così, che non riesca a perdonarti, che ci sia stato Carter. Mi dispiace, ma questo non cambia le cose e non mi fa sentire meglio. Pensavi che ti avrei impedito di aiutarla, se mi avessi detto che era ancora viva? Pensavi che se me lo avessi detto dopo sarebbe stato meglio? “Rebecca è viva” - lo scimmiottò con la voce - “Sono stato con lei per settimane, scusa se non te l’ho detto prima”. Pensi che sarebbe stato più facile? »

Era fuori di sé. In quel momento tutto il male che aveva covato dentro per mesi venne fuori come un fiume in piena, pronto per travolgere Sandy. 

« Sarebbe stato più facile per te, Sandy. » 

« Non è così. » Lui rimase calmo. Anzi, parve quasi sollevato da quella reazione: l’aveva cercata per mesi perché era l’unico modo affinché Kirsten tirasse fuori quello che realmente sentiva. Rimase immobile, ma non ruppe il contatto visivo nemmeno per un istante. 

« E allora cosa, Sandy? Cosa? » Lei fece un passo verso di lui, la mano protesa in avanti tremava, alimentata dalla sua rabbia. 

« Io non pensavo che… »

Pessima scelta di parole, Sandy lo comprese subito. 

« No, infatti. Tu non hai pensato che avessi il diritto di sapere cosa stava succedendo nella tua vita, perché Rebecca e Max fanno parte della tua vita, non della nostra. La nostra viene dopo. La nostra esiste perché Rebecca ti ha lasciato. »

A quel punto Kirsten non ebbe più la forza di guardarlo in faccia: quando vide quello sguardo assente, spiazzato, capì che Sandy non aveva nulla con cui replicare. Gli diede le spalle per riprendere fiato, per capire cosa sarebbe venuto dopo: era il loro punto di rottura? Quello in cui lei gli diceva che non poteva far finta di nulla? Quello in cui lui ammetteva che tutte le sue paure erano sempre state fondate? 
Cosa veniva dopo quella sera? 
Non percepì  i passi di Sandy finché lui non le mise la giacca sulle spalle. 

Ormai era notte fonda e le temperature erano crollate a picco, persino per un posto come quello. Le uniche persone che gli facevano compagnia erano i camionisti che sfrecciavano nella strada umida, con i pesanti motori che lasciavano nell’aria un odore chimico e pungente. 
Si gelava e lei era uscita di casa indossando solamente  una maglietta sottile. Doveva star morendo di freddo, questo Sandy lo sapeva senza bisogno che lei parlasse. 
Del resto, era suo marito da vent’anni. 

« Hai finito? » le chiese, cingendole la vita da dietro. « Posso parlare io? » 

Kirsten sospirò, a quel punto non aveva più le forze per sottrarsi. Si sentiva prosciugata di ogni energia o emozione che potesse provare, era vuota; un involucro che si sarebbe presto accasciato su se stesso, dopo essere stato saturo per mesi, costretto a tenersi insieme per non lasciar uscire tutto fuori. 
Così rimase in silenzio, non più esile contro il corpo di Sandy, ma lui non cedette. La prese per i fianchi per obbligarla a guardarlo in faccia. 

Voleva chiudere quella follia e riprendere in mano la loro vita. Era stato sincero con Rebecca: credeva davvero che lui e Kirsten fossero a prova di proiettile e non aveva alcuna intenzione di ricredersi. Se quell’anno gli aveva insegnato qualcosa era proprio che non voleva perderla, la amava ed era determinato a farlo capire anche a lei. 

Le sfiorò il mento con il dorso dell’indice per catturare il suo sguardo. 

« Avrei dovuto dirti di Rebecca fin da subito, ma non sapevo come gestire la cosa. Non sapevo come aiutare lei e Max e contemporaneamente proteggere noi due. Tesoro, io ti amo. Amo noi, i nostri figli e tutto quello che abbiamo costruito insieme e non lo butterei via per niente al mondo, però non potevo far finta che Rebecca e Max non abbiano significato molto per me allora. 

 »

« Non ti avrei mai chiesto di farlo » lo interruppe Kirsten. 

« Lo so, ma ho avuto paura di non poter gestire tutto. Ti avrei coinvolto nel caso, inevitabilmente Rebecca sarebbe diventata un problema tra noi e io volevo solo concludere quella faccenda il prima possibile e lasciarcela alle spalle. » 

« Non mi avresti detto niente? » Eccolo, di nuovo, quello sguardo ferito. Sandy ebbe l’impulso di urlare: qualsiasi cosa dicesse o facesse finiva sempre col ferirla, col peggiorare la situazione. Era disposto a tutto per riavere indietro la donna che amava, ma a quel punto doveva essere lei a dirgli che doveva fare, perché lui non ne aveva idea. 

« Kirsten, che vuoi che ti dica? Dimmelo. » 

Lei si fece scura in volto. « La verità. » 

« È questa la verità, per Dio. È questa. Rebecca non significa nulla. Non sono innamorato di lei. Sono vent’anni che noi due stiamo insieme, davvero credi che se avessi voluto Rebecca, non avrei potuto cercarla in tutto questo tempo? Se sto con te, c’è una ragione. Ti amo e questo non lo poteva cambiare Max, non lo può cambiare Rebecca e non lo puoi cambiare nemmeno tu. »

Lei rimase impassibile. Lo guardava negli occhi cercando di leggervi dentro un cenno di contraddizione, una bugia e Sandy lo riusciva a percepire. Non si fidava di ciò che le diceva, perché nella sua testa niente che non fosse “sono innamorato di Rebecca” suonava come la verità. Così lui insistette, glielo avrebbe ripetuto finché anche lei non ci avesse creduto. 

« Kirsten, andiamo! Sono io, tu mi conosci meglio di chiunque altro a questo mondo. Credi davvero che sarei qui adesso, se con Rebecca fosse successo qualcosa? Credi che l’avrei lasciata sparire di nuovo per tornare da te? Guardami » le disse, prendendole il viso tra le mani. « Non è successo niente tra me e lei perché la donna di cui sono innamorato è qui con me. Volevo fare la cosa giusta e aiutare una persona innocente, lo avrei fatto a prescindere dal fatto che io e lei avessimo avuto una storia ventidue anni fa. Eravamo ragazzi, non sapevamo nemmeno cosa fosse l’amore. Tutta la mia vita inizia e finisce con te. Ogni cosa importante che ho vissuto, l’ho vissuta con te. »

Kirsten abbassò lo sguardo. 

« Senti, non mi importa neanche di Carter. Qualsiasi cosa sia successa tra voi, la accetto. Però ho bisogno di sapere che tu mi ami ancora. » La guardò speranzoso, stavolta. Le aveva detto tutto. Ci stava provando. Ora spettava a lei decidere. 

« Ti amo » Fu una risposta secca. « Ma vorrei non farlo. » 

Sandy le prese il viso tra le mani, lasciando che le ciocche bionde gli accarezzassero le dita. « Lo so » la rassicurò. 

« Mi hai fatto molto male, Sandy » continuò lei. 

« Lo so » disse ancora lui, avvicinandosi al suo viso. « E non ti sto chiedendo di perdonarmi, ti sto chiedendo di lasciarmi rimediare. » Le sfiorò le labbra con le sue, quasi ad aver paura di toccarle davvero. I loro nasi s’intersecavano, finendo l’uno contro l’altro, mentre le loro bocche continuavano a cercarsi invano. 

Fu Sandy a prendere l’iniziativa, premette con forza se stesso contro di lei, assaporando quel poco che gli era concesso; era pronto ad allontanarsi appena lei lo avesse respinto e fu sorpreso quando, anziché sentire le mani di Kirsten sul petto premere per allontanarlo, avvertì sulle labbra un lieve movimento, quasi impercettibile. Lo stava invitando ad entrare in lei, timidamente, incerta e ancora spaventata dall’idea di farsi nuovamente male. 
Quante cose si potevano capire dell’altro con un bacio. 
Sandy approfondì quel contatto. Le strinse il viso, poi il fianco, tenendola vicino a sé. Le loro labbra si fondevano frenetiche, instancabili; si esploravano come fossero estranee, come se quella fosse la prima volta. E forse lo era. Dopo tutti quei mesi passati lontani, dovevano riscoprirsi di nuovo: imparare a conoscere quelle nuove sfumature che si erano preclusi. 

Era folle amarsi a tal punto da consumarsi e nonostante loro non potessero capirlo fino in fondo, quello era l’unico modo in cui si erano amati fin dall’inizio, concedendosi completamente, senza risparmiare nulla. Avevano messo in gioco ogni loro sicurezza e fragilità, potevano distruggersi a vicenda, salvarsi a vicenda, ma era sempre tutto o niente tra loro, senza tregua. E quella notte non faceva eccezione. 
Sandy si allontanò da Kirsten, poggiò la fronte sulla sua. Attese in silenzio che il respiro tornasse normale. 

« Andiamo a casa » le disse. 

« Okay. » Per la prima volta fu Kirsten a cercare un contatto fisico tra loro: gli prese la mano abbandonata lungo il fianco, la strinse, intersecando le loro dita alla perfezione. 
Avrebbe lasciato su quel ciglio Rebecca, come aveva fatto Sandy la notte che era tornato a casa da lei. Stavolta, però, era lei a dover tornare a casa da lui.



 
 

Note dell’autrice 

Piccola os, rapida, ma non indolore, che è nata da un’idea di Giulia, che ama (e sopporta)  la seconda stagione molto più di me. 

   
 
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