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Autore: MauraLCohen    15/03/2022    1 recensioni
Julie sta per avere il figlio di Frank. È all’ospedale, sofferente. L’unica persona con cui vuole parlare è Kirsten.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Julie Cooper, Kirsten Cohen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Event: #writeptember || terzo giorno - Non solo Sherlock , eventi multifandom;
𝗣𝗿𝗼𝗺𝗽𝘁: “Ricovero”, “Passato difficile”. 




 

Siamo la tua famiglia 



 

Julie odiava farsi vedere vulnerabile.

Quello era uno degli effetti collaterali di aver vissuto a Riverside, in una roulotte sgangherata, per diciotto anni della sua vita; aveva imparato a resistere con poco, a trovare sempre un modo per stare in piedi. Bastava mostrarsi più forte degli altri. Una preda non attacca il predatore. E lei aveva fatto in modo di essere sempre il predatore nella vita, prima a Riverside, poi a Newport. 
Era cambiato lo scenario - vero - ma la sostanza del gioco era quella e lei non aveva cambiato il suo schema vincente per anni. 
Poi qualcosa era cambiato in lei, nel suo mondo e nel suo modo di vedere le cose. Aveva imparato che, a volte, mostrarsi vulnerabili con le persone giuste, condividere le proprie paure, poteva aiutare più dello scontro, più del dominio. Lo aveva imparato grazie a Kirsten e alla loro amicizia. 
Anno dopo anno, situazione dopo situazione, Kirsten aveva dimostrato a Julie la lealtà e l’empatia che lei non credeva di meritare, non dalla principessa di Newport almeno. 
Per anni aveva fatto in modo che la vita pubblica di Kirsten subisse qualche tiro mancino: aveva messo in giro voci sul suo conto, ne screditava pubblicamente la posizione al Newport Group e più e più volte aveva cercato di ostacolarla in nome di quella gelosia che covava nei suoi confronti da prima ancora di conoscerla. 
Eppure Kirsten aveva sempre chiuso un occhio, perfino quando disse a tutte le amiche del cardiobar che era un’alcolizzata, lei, vedendola in difficoltà con Caleb, scrollò le spalle e le disse “Se hai bisogno, fammelo sapere.”... Avrebbe potuto godere del suo fallimento, del fatto che il padre avesse posto fine alla loro storia, umiliandola pubblicamente. Invece no. La invitò a pranzo e le diede i consigli migliori per recuperare la sua storia con Caleb. 
Quella stessa cortesia e gentilezza l’aveva conservata e usata ogni volta che Julie ne aveva bisogno, che si trattasse di stupide questioni di cuore o di problemi ben più gravi, come i guai finanziari in cui la morte di Caleb l’aveva lasciata, a Kirsten non importava. C’era sempre per lei. 
Per quello, Julie, sdraiata nel letto d’ospedale, con i dolori del parto imminente ormai al limite della sopportazione umana, ringhiò contro Bullit di portarle subito la sua migliore amica e lui non poté che obbedire davanti a quelle iridi furenti di rabbia e dolore. 

Kirsten era nella sala d’attesa ad aspettare insieme a Sandy, i ragazzi e la nuova arrivata, Sophie Rose, di un mese appena. 

“Bionda” esordì Gordon, indicando Kirsten. “La mia signora ti reclama.” 

Kirsten sorvolò per la centesima volta quel giorno sull’appellativo che Bullit continuava ad affibbiarle. 
Purtroppo per lei, la buona educazione di Rose le aveva insegnato a non replicare con la prima cosa che le passasse per la testa, ma “Nessun problema, troglodita” le sembrava una risposta davvero azzeccata per il soggetto in questione. Tuttavia, evitò: il benessere di Julie aveva la priorità per lei.
Entrò in una stanza che le ricordava in tutto e per tutto quella in cui vent’anni prima aveva dato alla luce Seth, gli odori e le sensazioni erano le stesse. Le venne da sorridere genuinamente al pensiero che quel giorno, come allora, lei e Julie mettevano al mondo i loro bambini con poche settimane di differenza. Quando Seth e Marissa erano piccoli tra loro due e tra Jimmy e Sandy non scorreva buon sangue, così non capitava spesso che i due marmocchi passassero del tempo insieme, ma stavolta era diverso: lei e Julie erano come sorelle, ormai, e l’idea che Sophie Rose e Trevor sarebbero cresciuti insieme le scaldava il cuore. 
Julie, intanto, l’aveva osservata in silenzio, col viso deturpato dalle contrazioni ormai sempre più frequenti. 

“Sono più forti?” le chiese Kirsten, avvicinandosi al letto. 

In quel momento Julie si protese in avanti, strozzata dal dolore. 

“Se non si muove ad uscire, lo cavo via io.” 

Kirsten sorrise. Lei disse lo stesso per Sophie Rose. 

“Hai chiesto che ti facessero l’epidurare?” domandò, prendole la mano. 

“Sì. La faranno tra poco” confermò Julie, iniziando a stringere ad ogni contrazione. 

Si sentiva dilaniare dentro e ogni volta era sempre peggio. Ormai era un bagno di sudore e lacrime e i suoi capelli avevano iniziato ad appiccicarsi ovunque sul viso.
Amava i suoi figli, tutti, ma quel giorno giurò a se stessa che Travor sarebbe stato l’ultimo. Non aveva più le forze per sopportare un dolore così dilaniante.

“Andiamo, mettiti giù.” Le mani di Kirsten le si posarono sul petto e sulla schiena, guidandola lentamente sul cuscino. “Il medico sta arrivando e ti dirà che fare.” 

“Non so se ce la faccio, Kirsten.” Julie la guardò con gli occhi lucidi. 

“Sì, che ce la farai. Come le altre volte” la rassicurò l’amica, ma lei scosse il capo.

“Dico a crescere questo bambino. Non so se ce la farò. Sono stata una madre terribile per Marissa e Katlin non è stata con me per gran parte della sua adolescenza. Non so come si faccia la madre.” 

“Nessuno lo sa, Julie, ma i figli in questo aiutano. Ti diranno loro di cosa hanno bisogno. A volte sarà un’amica, altre sarà qualcuno che prenda per loro le decisioni migliori.” Kirsten le passò una mano sulla fronte, scostando qualche ciocca di capelli. “Nell’essere madri tutte commetiamo errori, fa parte del nostro percorso, ma io so che tutto quello che hai fatto per Marissa e Katlin è stato per il loro bene. E questo bambino è fortunato ad averti.” 

Julie le sorrise col viso ormai fradicio per il pianto. 

“Lo credi davvero?” 

“Certo. Trevor potrà vantarsi di avere una madre che ha attraversato l’inferno, è arrivata a Newport e l’ha fatta sua e quando la vita le ha riservato la salita più difficile di tutte, lei comunque l’ha affrontata a testa alta. Non hai avuto una vita facile, Julie - Kirsten fece una pausa e le sorrise - ed hai commesso i tuoi errori, ma sei cresciuta, sei diventata una persona più forte.” 

“E se non lo fossi abbastanza? Se questo bambino avesse bisogno di qualcosa che io non posso dargli?” Un’altra fitta obbligò Julie a contorcersi. 

“Allora troveremo una soluzione. Non devi affrontare tutto questo da sola. Hai Gordon, Katlin, me, Sandy e i ragazzi. Siamo tutti qui per te, siamo la tua famiglia, e non ti lasceremo da sola.” 

Julie strinse la mano di Kirsten più forte.

“Grazie” avrebbe provato a dirle, se solo Trevor non continuasse a trattenerle le parole in bocca per il troppo dolore.

   
 
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