Quando le porte della percezione si apriranno tutte le cose appariranno come realmente sono: infinite.
(William Blake) Soglia come uscio, uscio come uscire, come lasciarsi andare. Come andare incontro a ciò che succede. Le porte esistono soprattutto per essere aperte, per accogliere e lasciare entrare la luce, il vento, gli altri. Noi.
(Andrea Marcolongo) Osservo, dietro una porta socchiusa, un mondo che mi appare veloce, indecifrabile, inquietante, spesso violento, intransigente e talvolta sfuggente. Suoni e voci si confondono, trasformandosi in una cacofonia, che viene a turbare del silenzio l’armonia. Lo osservo, ma non sempre lo comprendo, o forse non lo accetto. Il sole scompare dietro una nuvola, tutto intorno si fa buio e avverto il freddo esterno che diventa malessere interiore. Allora mi ritiro al di qua della porta, traggo un respiro fondo, ma intanto lascio scorrere la vita, mentre attendo di essere pronta e coraggiosa abbastanza per oltrepassare la soglia, che mi permetterà, spalancando la porta, di affrontare le incognite che si agitano là fuori, perse tra luci e ombre, e che intimoriscono l’animo, sempre in bilico fra chi siamo, chi dovremmo essere o chi gli altri vorrebbero che fossimo. Ma il mondo come percepisce la me stessa osservatrice alla continua ricerca del proprio frammento di infinito?