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Autore: bravesoul    05/09/2009    3 recensioni
4 classificata al contest " I envy you because" indetto da Shurei e vincitrice di un premio speciale. E' una fic su Danzou, un Danzou che si ritrova steso in un letto d' ospedale, con un ochi e la gamba persi. TRa la vita e la morte il giovane Danzou si trasformerà nel vecchio che conosciamo noi, e con lui crescerà anche un unico sentimento. L' invidia unica e totale. Fic nonsense a cui tengo molto.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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danzpou

Ola^^ Qui Bravesoul con la fic che si è classificata $° al contest Envy you because.. indetto da Shurei^^

 E' una storia a cui tengo molto, così... Enjoy it!!

The Apple, the Envy and the Prayer.

 

Il tempo scorre silenzioso, per il mio orologio biologico malandato.

Fluidamente s’invola, lasciandomi qui ad aspettare, anima perduta in questo corpo livido e infranto.

[L’invidia scivolò in vena, la flebo di soluzione fisiologica imbrattò le vene del soggetto.

L’invidia si fuse a quel liquido e scivolò, senza sosta.]

Volti che si affacciano sul mio, cambiando flebo, aggiungendo sangue, plasma, antibiotici.

Sorrisi pallidi, voci spente, mani che si accalcano sulle mie appendici, quasi morte.

E ancora, ancora sogni infranti e macerati da una malattia, sentimenti schiacciati.

[L’invidia venne svegliata dal rumore dell’elettrocardiogramma, segno di vita.

L’invidia si svegliò e cominciò a mangiare quel corpo mantenuto in vita.]

Cateteri infilati nel mio corpo, mi privano anche dell’unica funzione che forse mi renderebbe ancora umano, ancora uomo. Fili che mi aiutano a respirare, sostanze rosate che mi nutrono.

Il mio corpo va ancora avanti, fragilmente, docilmente, addomesticato alla volontà di un Signore dal camice bianco e dagli occhiali spessi.

Ma se il corpo è morto, se il corpo non sente nulla… io ci sono ancora.

Gli occhi, pozze nere senza vita, vedono ancora.

Vedono quelle calde pulsazioni di vita che animano i corpi senza fili degli esseri umani che attardano la loro vista, ma mai il loro cuore, sul mio involucro frantumato.

Vedo, sento, percepisco, ammiro i movimenti involontari delle mani, degli occhi, dei piedi.

Il loro respiro, autonomo e involontario, le loro parole, quelle escono fuori facilmente.

I miei occhi spenti guardano senza davvero vedere, ma il mio cervello registra.

[E l’invidia si infilò tra l’ossigeno che gli pompavano a forza nel corpo.

L’invidia si infilò sottile e gelida, penetrando a fondo, contaminando i polmoni.]

Nere voragini senza fine, pupille dilatate e asimmetriche, occhi ciechi e spenti fissano tutto senza vedere davvero.

La mano del medico che si ferma a controllare le mie pulsazioni, le lampadine che mi puntano negli occhi per vedere se le pupille tornano a vedere, le carezze gentili di qualche infermiera, di qualche amante dimenticata.

E ancora sento, sento quella vita scivolarmi di dosso, come se io non avessi più nulla a che fare con loro, come se appartenessimo a due mondi estranei e non compatibili tra loro.

E il dolore, dolore che nemmeno la morfina - perché morfina deve essere quella sostanza biancastra che maneggiano con tale parsimonia - può sedare. Dolore che brucia come il fuoco, dolore qui nella parte sinistra del petto, tra il polmone e il cuore.

Come se il cuore fosse mio, come se non fosse un pacemaker e un cuore da maiale a battere nel mio petto, a fatica.

Il dolore schiumante che mi percorre, una scarica elettrica troppo forte da sopportare, eterna, che non ti lascia stecchito, che non ti uccide, lei continua in eterno.

Dolore fisico, dolore… interiore. Vorrei che non fosse solo il mio corpo ad essere infranto, ma anche la mia mente.

Dormirei tranquillo nel sonno eterno indotto dalle macchine, dalla malattia. E invece no.

Non vedo davvero, non sento davvero, ma posso percepire i mille suoni, le mille sensazioni degli altri.

E fa male, perché sotto le bende e il gesso, i cateteri e i drenaggi, il mio cervello funziona perfettamente, le emozioni ci sono ancora, furiose, bastarde.

E sotto la scorza indifferente giace lei, la più bastarda delle emozioni, la più crudele, straziante.

Sotto la scorza giace l’invidia.

[L’invidia bussò alle porte dell’anima.

La trovò disarmata, le porte già sfondate per lei.

L’invidia entrò e lo ebbe, padrona.]

Sensazione fasulla, sentimento bastardo.

Quello che gli occhi infranti non vedono, lo vede lei.

E l’invidia cos’è, di grazia?

L’invidia… è quella rabbia cieca, muta, impotente e tanto dolorosa che avvolge il mio corpo.

L’invidia è quella cosa - perché posso chiamarla solo cosa - che mi anima di rancore.

Rancore per quella vita vissuta, per quella scintilla che percorre i corpi dei miei visitatori.

Rancore per quelle lacrime, perché almeno loro possono farlo.

Rancore per le semplici parole, perché io non so neanche cosa significhi parlare.

Rancore per ogni cosa, per ogni respiro, per ogni colore che possono ammirare.

Perché io, vuoto involucro senza forza, non posso far altro che invidiare.

E ancora invidia, per quelle sensazioni pulsanti che animano queste marionette pulsanti, questi cosi vaganti chiamati esseri umani.

Invidia, astio, rancore, dolore - perché si soffre, l’invidia dà dolore - per quei sentimenti che mi hanno condotto a questo letto sudato. Vestigia da morente.

Invidia, assoluta.

[L’invidia si accoccolò nel cuore dell’uomo, consapevole e padrona.

Il cuore cedette, sfaldandosi sotto quel tocco malvagio.

Il cuore cedette e l’invidia regnò.]

Sentimenti, null’altro che futili aggeggi che condannano la vita di un uomo. Ora io non provo che quella morbosa colpa per le felicità altrui.

Perché loro vivono, e si lamentano della loro misera vita da guerrieri, amanti traditi, medici insoddisfatti.

Ma io muoio su questo letto e delle loro scuse patetiche me ne fotto.

Stupidi, insulsi esseri che non sanno far altro che annuire cupamente a quello che il mondo impone loro di pensare.

Si lamentano della carestia, della fame, del grasso dei loro sciatti corpi, delle loro ansie, timori, passioni.

Dimenticano le mie vestigia, dimenticano che dovrebbero solo chiudere la bocca.

Se gli squallidi esseri che mi tengono in vita non avessero sentimenti, sarebbe decisamente meglio.

Macchine immote e senza vita vera, così facendo non li invidierei.

Perché io potrei essere come loro.

Loro mutilati nell’anima, io nel corpo.

Ma loro vivono e sorridono e io li invidio.

[L’invidia rese quel fragile tessuto in precedenza forte, l’invidia vinse.

L’invidia non abbandonò quel corpo, perché se il corpo fosse morto, sarebbe morta anche lei.

L’invidia stette, lasciando vivere il corpo infranto.]

 

***

UNA VENTINA D'ANNI DOPO

- Danzou-sempai! -

Una voce che lo chiama, uomo mutilato, appoggiato ad un bastone, uomo che vive ancora per qualche strana ragione.

Corpo inutile, sguardo mezzo cieco.

Sono passati anni da quando era un corpo infranto abbandonato su di un letto, ora è un vecchio inutile.

Si gira, Danzou, catturando con l’unico occhio un giovane dalla pelle bianca, quasi alabastrina.

Un suo soldato.

Poche istruzioni, il soldato si dilegua.

[L’invidia ammiccò all’anima dell’uomo, dominandola.

L’invidia non era mai stata sconfitta.

Invidia - senza l’articolo perché lei era la sola padrona in quel corpo - spadroneggiava senza rivali]

Soldati senza anima, soldati senza emozioni, soldati perfetti.

Danzou, vecchio consigliere, si volta con una smorfia schifata nel vedere una giovane coppia baciarsi e l’amore fluttuare.

Lo schifo su quel volto è tale da far rabbrividire l’animale, un gatto, che gli passa accanto.

Sentimenti…

[L’invidia agitò il corpo snello e squamoso, si attorcigliò attorno al cuore dell’uomo.

L’invidia cinse il cuore rosso come una mela.

Il serpente diede a Eva {Danzou} la mela del peccato {Invidia}.

I denti addentarono la mela, liberandone il succoso peccato, contaminando la pelle, il cuore, la mente.

L’invidia regnò, ancora.]

Prova ancora invidia dei sentimenti.

Una mela rossa cade al suolo, ammaccandosi, un serpente la cinge.

La mela rotola sino ai piedi del vecchio Danzou, che si china, la raccoglie e l’addenta.

Le labbra percepiscono lo strato superficiale della buccia, i denti affondano nella polpa succosa, liberando il fiele proprio del frutto.

Il succo corre per le labbra del vecchio, per il suo collo, contaminando la pelle.

 

[L’invidia rise, con i denti marci e il corpo infranto, agognando qualcosa di negato.

Invidia rise, si annidò nel cuore del suo servitore.]

Il vecchio si nutre del frutto rosso, poi, come drogato, stacca una seconda mela dall’albero vicino.

Perché dopo un frutto bisogna mangiarne un altro, contaminandosi ancora.

Perché quelle mele…

[Invidia, ancora non sazia, pretese un’altra offerta alla propria divinità.

Una seconda mela intaccò, sgretolò, contaminò la pelle del vecchio.

Il cuore.

La mente.

Le azioni.

Invidia regnò suprema, sazia del tributo ricevuto.]

Quelle mele sono le vittime sacrificali alla sua signora.

La signora dai denti guasti e gli occhi spenti.

L’invidia, unica e incontrastata.

L’invidia, unica padrona.

Quarta classificata:
The Apple, the Envy and the prayer di Bravesoul
Invidia ed originalità da voi espressa (15 punti): 13,9Dunque... avevi ragione sul fatto del nonsense l'ho riletta un paio di volte per capirne il senso^^''. Le nonsense non sono il mio forte XD. Dunque, dopo una battaglia che ha visto Danzou perdente, lui ancora in vita grazie ai medici, non chiede altro che la morte, ma non gli è concessa. Vive passivo davanti al Mondo, quel Mondo che lo ha abbandonato e, a poco a poco, un sentimento di odio e di astio s'insinua prima nel cuore, poi nella mente ed infine in tutto se stesso. Lo divora giorno per giorno e non gliene importa.
rammatica (8 punti) 7,5
Dal punto di vista grammaticale, sono sicura che con una rilettura più accurata potevi evitare alcune piccole sviste di punteggiatura; mentre in una frase c'è una discrepanza di logica. Nel suo compresso la fanfiction è scritta bene.
Attinenza al tema e ai parametri posti (8 punti) 8
Invidia molto originale ed estremamente presente nella storia. Complimenti.
Voto totale: 29,4

Q                                                                                aa

  
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