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Autore: Shaina    21/03/2022    1 recensioni
[Mare Fuori ]
Serie di fanfiction creata per il gruppo Fondi di caffé - Il tuo scrittoio multifandom, Ho preso due personaggi della serie che amo particolarmente, e che nella storia originale interagiscono per circa due minuti in 24 episodi, ma che io trovo molto affini, a prescindere dal fatto che stiano insieme oppure no. Lui ha perso l'unico amore della sua vita a diciassette anni. Lei è la sorella maggiore del suo migliore amico.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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UNA SERATA TRA AMICI QUALUNQUE
“Mi chiedi cos'è
La neve un po′ prima che cada
Non è come noi
Che siamo due piume nell′aria
Mi chiedi cos'è
L′amore un po' prima che muoia
Se un pezzo di alba all′imbrunire c'è
Te lo porterò”
(La neve prima che cada – Marco Mengoni)
 
La serata è fredda, a Milano sta nevicando.
In uno degli appartamenti della zona più altolocata della città, una donna sta tirando fuori dal forno un’enorme torta al cioccolato.
Indossa jeans e maglietta colorata, sotto un grembiule rosso, ed ha i capelli raccolti in uno chignon disordinato. Tira fuori il dolce, e lo ripone sul bancone della cucina. Dovrà servirlo in sala da pranzo non appena si sarà raffreddato a sufficienza.
Lei sorride soddisfatta e volge lo sguardo oltre l’uscio della cucina, nella sala opposta, dove c’è il grande pianoforte a coda, che lei e suo marito amano suonare.
Questa è una serata speciale. Hanno organizzato una rimpatriata con alcuni dei ragazzi che erano detenuti all’Istituto Penale minorile di Napoli assieme a loro. Quelli con cui sono rimasti in contatto.
«Ha nu’ aspetto delizioso.»
Il primo dei loro ospiti è già arrivato.
Se ne sta appoggiato allo stipite della porta, a guardare la sua torta. «A Nina piaceva assaje ‘a cioccolata.»
Sta sorridendo, ma i suoi occhi sono tristi. È così ogni volta che ripensa al suo amore. La vita di Nina è stata spezzata prima ancora che lei potesse compiere diciotto anni.
Naditza gli sorride, ma torna subito in modalità mogliettina possessiva: «Dove hai lasciato Filippo?»
Carmine abbocca all’amo, ma non reagisce alla provocazione. «Sta alimentanne o’ ffuoco.» le risponde, facendo un cenno verso la sala da pranzo.
Nemmeno fosse stato evocato in stile Genio della lampada di Aladino, l’uomo fa il suo ingresso in cucina, coperto di fuliggine dalla testa ai piedi. Sta tentando invano di ripulirsi le mani sporche sul grembiule. Purtroppo, ottiene l’unico effetto di peggiorare ulteriormente le cose, con l’unico risultato che Naditza e Carmine non riescono più a trattenere le risate.
Certe cose non cambieranno mai…
«Ma comme te si combinato?»
«S’i addiventato ‘nu spazzacamino, Filì?»
«Vedo che il vizio di prendermi per i fondelli proprio non ve lo togliete…» commenta Filippo, sorridendo. «Vi faccio notare che mia sorella dovrebbe arrivare a momenti…» aggiunge, tornando ad armeggiare con tizzoni e braci ardenti, presenti nel camino.
«Ma secondo te, lo potimmo lascià fare, Nadì?» commenta Carmine, appoggiando i fianchi al bordo del tavolo, accanto a Naditza. «Se si rovina le mani a furia di trafficare co’ o foco che facimme?»
«Ragazzi, credevo che questi cliché fossero superati, dopo tutti questi anni. Non siamo più nemmeno a Napoli!» si difende Filippo.
L’intero quadro è a dir poco grottesco.
«Tu o’ Chiattillo eri e o’ Chiattillo sei rimasto… SEMPRE!» ribadisce Carmine, scuotendo la testa. Ha tutta l’aria del giudice che emette la condanna a morte dell’imputato, e Filippo trattiene a stento l’impulso di scoppiare a ridergli in faccia.
Proprio in quel momento, suona il campanello.
«Solo per sapere, hai intenzione di lasciare mia sorella fuori dalla porta di casa tutta la sera?»
Carmine alza le mani, con l’espressione di chi sta facendo un grossissimo sacrificio, solo per fare un favore a qualcuno, e si decide finalmente ad aprire. «Scusa il ritardo, Anita, ma io e tuo fratello eravamo impegnati in una delle nostre tarantelle più stimolanti…» si giustifica.
«Tu sei già ubriaco senza aver mandato giù nemmeno una goccia di vino!» urla l’amico dalla cucina.
«Se vi prendete così ogni sera, immagino che a Naditza uscirà continuamente il fuoco dalle orecchie…» commenta la nuova ospite, ironica, scoppiando a ridere a crepapelle.
«Vai, vai a veré che sta cumbinanno… Ca, va a fernì ca a forza di pazzià c’o ffuoco, rimane carbonizzato lui…» le dice Carmine, prodigandosi in tutti i convenevoli di rito.
«Guarda che ti sento!» tuona Filippo, dall’altra stanza. Carmine scoppia a ridere per la centesima volta nella serata. Poi finalmente, si decide a farle strada in casa.
Incrociano Naditza in corridoio, che si sta pulendo le mani con uno strofinaccio. «Ciao, che piacere!»
Un attimo più tardi, Filippo sbuca nel corridoio, e afferra la sorella per la vita, stringendola a sé, con tutto l’affetto di cui è capace.
La permanenza di Filippo all’IPM li ha avvicinati tantissimo, in un modo che all’epoca, lui non avrebbe creduto possibile.
Di punto in bianco, gli viene in mente che in casa è finito il vino. «Ma hai portato da bere, Carmine?» chiede al suo ospite. L’abitudine di fare affidamento su di lui, non ne vuole proprio sapere di andarsene. Anche quando si tratta di sciocchezze.
«Sìs, Chiattì, la bottiglia di rosso è sul tavolo.» lo rassicura Carmine con un gesto del capo piuttosto plateale. «Pensavo di lasciare a te l’onore di stapparla.»
Filippo prende l’apribottiglie e fa per eseguire, ma Naditza glielo impedisce, facendogli cenno di guardare l’orologio alla parete. «Non simme ancora tutti quant’.» gli fa notare. «Silvia e Gianni avevano detto che venivano, non è così, Fili’?»
Lui s’illumina, e alza gli occhi al cielo: «Hai ragione. Dovrebbero arrivare a momenti.»
Carmine fa qualche passo in avanti: «Quindi alla fine ha accettato di venire anche lui. Voi lo avete sentito in questi mesi? Come sta?»
Filippo scrolla le spalle: «Non si è mai dato pace per la morte di Gemma.» risponde. «Lui e Silvia hanno iniziato a vedersi qualche anno fa. Lo fanno una volta ogni tanto, ma non credo che Cardio abbia voglia di avere nuove storie. Puoi capirlo anche tu, no?»
Se posso capirlo, Chiattì?
Carmine annuisce, avvicinandosi alla finestra. Ha iniziato a nevicare, e vedere Milano ricoperta di quella gelida coltre bianca, riporta alla sua mente i ricordi di quando era adolescente. In particolare, l’ultimo ricordo di sua moglie da viva. Il ricordo del rombo del motore della decappottabile di Massimo che parcheggiava, davanti alla chiesa. Nina, che attraversava la navata della chiesa, accompagnata proprio dal comandante. Il suo abito bianco che la rendeva ancora più luminosa.
Sono stati sposati solo per poche ore, prima che il suo assassino gliela portasse via per sempre, ma lui non si è mai tolto la fede nuziale. Nina sarà sempre il faro che illumina la sua strada.
«Dimmi… Futura come sta?» gli domanda Filippo. «Dove l’hai lasciata?»
«È in campeggio con la scuola, per tutta la settimana.» sussurra Carmine. «E mo’ vattene, Chiattì…» gli dice. Il suo tono è brusco, ma sta sorridendo: «Ci manca solo ca a Naditza e’ venga una crisi e’ gelosia. Sarebbe capace e’ acciderme.» «Guarda che anche lei ti vuole bene. Saremo sempre in debito con te.»
«Tu issa pensa a te… questa cosa che ancora non abbiate figli proprio non la capisco!»
«Ah, adesso il valore degli amici si giudica dal numero di figli che fanno?» urla Naditza dalla cucina.
Azz… mi sa che mi è uscita una frase poco felice… Carmine si volta verso Filippo che agita le mani come per dire “E mo’ so’ fatti tuoi…”, mentre s’incammina verso la porta d’ingresso, dato che hanno suonato.

È arrivata anche Silvia, alla fine. È più bella che mai, stasera. È a dir poco raggiante, e l’abito rosso che indossa esalta tutta la sua vivace vitalità. Naditza sorride, mentre le va incontro: «Ehi… sempre pronta ad acchiappare qualche preda, vero Silvia?» commenta, abbracciandola. «Sì nu splendore, stasera. Chi hai puntato questa volta?»
«Ancora non 'o sacc'.» risponde Silvia. Eppure, non prova minimamente a fingere che non sia così.
Naditza lascia che l’amica saluti gli altri ospiti, mentre l’uomo in coda dietro di lei le si avvicina. Sorride, composto, ma il velo di tristezza è ancora lì, nei suoi occhi nascosti dal ciuffo di capelli che ricade sulla sua fronte. «Ciao Cardiotrap…»
«Ciao Naditza»
L’amica fa un cenno con il mento verso Carmine e Filippo. Gianni sorride e li raggiunge. Una decina di minuti più tardi si mettono tutti a tavola.Il velo d’imbarazzo e tristezza iniziale sfuma presto via, lasciando posto all’allegria tipica di una rimpatriata tra amici, condita di battute, piatti e bicchieri sporchi, stuzzichini, mazzi di carte e soprattutto tanta musica. Quella che a permesso in primis a Filippo, e poi a tutti loro di resistere, durante gli anni di prigionia.
Stasera, Gianni si sta sgolando letteralmente, mentre Filippo e Naditza si esibiscono nella loro performance migliore al pianoforte. Anita è armata della sua inseparabile macchina fotografica, e si muove per la stanza con la maestria di un operatore di cinema.
Carmine si tiene in disparte, come sempre. Non ha mai amato particolarmente suonare, né cantare, a meno che non fosse pazzo di gioia. E la gioia, intesa nella sua forma più euforica e travolgente non la conosce più, da quando la sua dolce Nina gli è stata portata via.
Continua a guardare l’orizzonte, sorseggiando il vino, piano piano. Riesce a malapena ad apprezzare il panorama, nell’attesa che passi la notte, e arrivi un’altra alba.
Non ha fatto nient’altro che aspettare un nuovo raggio di luce, dal giorno della morte di Nina.
Non l’ha mai visto arrivare. O perlomeno, se c’è stato, la sua luce gli è sembrata solo un pallido chiarore all’orizzonte. Niente di più.

Anita smette di scattare le foto. Rimette la macchina fotografica nella custodia e si versa da bere. Sta sorseggiando il vino in silenzio, ma il leggero tremolio del bicchiere tradisce il suo nervosismo, che aumenta ogni minuto di più.
Si volta in direzione di Carmine, dall’altra parte della stanza.
Qualcosa la tormenta da sempre.
Lei non era più con loro, nel momento in cui Nina era stata uccisa, ma aveva percepito tutta la preoccupazione di Filippo, durante la sua successiva visita in carcere. E una volta che suo fratello le ebbe spiegato ogni cosa, lei aveva sentito il sangue gelarsi nelle vene.
Anna Ferrari ha ripetuto spesso che quel genere di cose sono all’ordine del giorno, in quell’ambiente. Era uno dei motivi per cui era così amareggiata, ai tempi dell’arresto di Filippo. Napoli non le è mai sembrata una bella città. Eppure, sua figlia non riesce proprio a guardare solo il versante criminale.
Sa bene che in carcere Filippo ha frequentato gente della peggior specie, e non tutti quelli con cui ha intessuto rapporti sono persone che a lei piacciono. Tuttavia, Filippo ha trovato il modo di agire sempre in buona fede, senza farsi invischiare in brutti giri. Non ha mai condiviso con loro niente che potesse intaccare la serenità della loro famiglia, per quanto possibile.
Anita aveva intuito già dal primo scontro tra suo fratello e la madre, che dietro lo sfogo di Filippo c’era altro. Cose che suo fratello non confida a nessuno, ancora adesso.
Se Carmine o Naditza sono venuti a conoscenza di quello che Filippo si tiene dentro, è solo perché lo hanno vissuto assieme a lui.
A dispetto di quello che suo fratello sosteneva prima di finire in carcere, lei è sempre stata particolarmente ricettiva, nei suoi confronti. Anche quando lui le riversava addosso tutte le sue frustrazioni. Proprio per questo, quando ha capito che Carmine e Naditza volevano davvero bene a Filippo, ha finito per prenderseli a cuore anche lei. Ed è grata ad entrambi per essergli stati vicino. Non dovrebbe sentirsi in debito con loro, ma è così.
E il pensiero che Nina sia stata uccisa, solo pochi minuti dopo che lei aveva lasciato la chiesa, il giorno del matrimonio, continua a tormentarla.
Ha visto Carmine e Nina assieme solo per qualche minuto, ma non ha certo bisogno di essere una loro amica intima, per sapere che non si meritavano niente di tutto ciò che è capitato quel giorno, e tutto quello che è scaturito dopo.
Carmine non si meritava niente di tutto quello che ha passato.
E questa sera lei è troppo nervosa, già per conto suo, perché affronti quel tumulto di emozioni con il giusto distacco.
Alla fine, la giovane donna decide di provarci comunque, e gli si avvicina, in punta di piedi. L’uomo la guarda solo per qualche secondo, prima di tornare a rivolgere lo sguardo all’orizzonte.
Anita si stringe nelle spalle. «Lo sai, Carmine? Mi capita spesso di pensare al fatto che, quando Nina è stata investita, io ero andata via dalla chiesa solo da pochi minuti…»
Lui a quel punto la guarda allibito. Da do' sì andata a piglià 'sto discorso dopo tant'anni, Ani? Poi le mette le mani nelle spalle. «Guardami, Ani…»
L’ha chiamata ‘Ani’ e a lei sembra di risentire la sua voce di quando erano ragazzini. Alza lo sguardo su di lui, senza nemmeno sforzarsi di nascondergli gli occhi lucidi. Anzi, si rende conto che sono venuti anche a lui.
«Non sì tu ca’ t’adda sentì in colpa. Ma seriamente pienz’ na cosa del genere?»
«Mi spiace, Carmine…»
«Ehi, ehi, ehi… mi bast’ tu’ fratem’ come caso umano, okay? Non posso mica fare affidamento su Naditza che è più disastrata dui, perciò ti prego, ti supplico, non ti ci mettere anche tu. Dovevi essere quella con la testa sulle spalle tra noi quattro, sai?»
Anita ride e allarga le braccia per abbracciarlo. Carmine la lascia fare, e la stringe dolcemente: «Sì proprio come tu’ frate…» commenta. «Troppo sensibili, tutti e due.»
Da che pulpito… La sua risata, per la seconda volta. «Guarda che non scherzi neanche tu.» lo rimbecca, sorridendo. «E a dire la verità, prima di incontrarti, Filippo era specializzato nel rendersi odioso.»
«Oh, o' saccio buono. Nun te crerere. ‘Nu pare vote ca amm’ fatt’ a cazzotte ce so’ state, eh…»
«Lui insiste con l’affermazione che si è lasciato picchiare di proposito, apposta per farti sfogare.» commenta Anita, sorridendo.
«Sì, eh… Si m'e va piglià e' faccia, tuo frat'm non se tirava arret.»
Anita gli sorride: «Sono contenta che Filippo ti abbia conosciuto, Carmine. Incontrarti è stata la cosa migliore che potesse succedere a mio fratello.»
Che è? Perché stai accusì triste, stasera?
Carmine ha intuito che dietro quella confessione ci sono altri casini di vario genere, che a lei sembrano spropositati rispetto a quello che lui e Filippo hanno vissuto. E si sente leggermente a disagio, perché Anita non ha nulla di cui giustificarsi. È una ragazza meravigliosa.

Un botto proveniente dal tavolo al centro del salone li fa sobbalzare. Filippo ha stappato un’altra bottiglia di vino.
«Forse aja parla' cu iss' n'attimo…» suggerisce l’amico, all’improvviso.
Anita lo guarda smarrita, per un secondo. È presa in contropiede, sia per il tempismo, sia perché Carmine ha centrato il problema in pochi istanti.
Lei ha un macigno che le pesa sullo stomaco, ma il suo senso di colpa nei confronti di Carmine, è solo il sintomo, non la causa. E non ha la più pallida idea di come affrontare la situazione.
Guarda Carmine allontanarsi, e segue i suoi movimenti fino all’ultimo. Filippo, intanto, sta versando il vino nel bicchiere di Silvia, quando sposta lo sguardo su di lei. Carmine gli ha sussurrato qualcosa, prima che lui lasci la bottiglia a Gianni, e s’incammini verso di lei.
«Stai cercando di rimorchiare Carmine, o è lui che ha messo gli occhi su di te, sorellina?» le domanda, quando arriva accanto a lei.
«Nessuna delle due, scemo…» ribatte Anita, alzando gli occhi al cielo. Gli sta sorridendo, ma adesso lui coglie tutti i segni del suo malumore.
«Tutto bene?»
«La verità, Fil? Mi sento un totale fallimento, in questo momento.» gli risponde, a bruciapelo.
L’allegria sul volto di Filippo scompare: «Hai visto mamma? È andata male anche questa volta?»
Mi spiace. Non è proprio la serata adatta per tirare fuori gli scheletri dall’armadio. Anita sospira: «Sai com’è fatta. Finché continuerà a ripetere che gli uomini che io dovrei frequentare, devono piacere più a lei che a me, la mia vita sentimentale continuerà ad essere un disastro.» ammette. «Ma non sono venuta qui per rovinare questa serata, Fil… Forse farei meglio a tornare a casa.»
Lei fa per dirigersi all’ingresso, ma suo fratello la trattiene prendendola per mano. «Non ce n’è nessun bisogno. E non stai rovinando la festa a nessuno, Anita. Ai tempi, io ero peggio di te, credimi.» le dice, e riesce a farla sorridere, finalmente.
Lui davvero, non è nelle condizioni di colpevolizzarla. Sa bene quanto possa diventare asfissiante Anna Ferrari, quando ci si mette. «Ti rassicurerebbe sapere che certi conflitti con i propri genitori li hanno avuti praticamente tutti quelli che sono presenti a questa festa?» le domanda. «E credimi, la mamma non è l’esempio peggiore, sorellina. Ti posso fare tutto l’elenco di genitori molto peggio di lei.»
Anita scuote la testa. «Una volta o l’altra, mi racconterai tutti i dettagli. Per stasera potresti dedicarti un po’ a me, come fai sempre con loro?»
Filippo s’illumina per un attimo. «Mi è venuta un’idea…» le dice, facendole cenno di non muoversi.
Anita lo guarda avvicinarsi a Cardiotrap, e sussurrargli qualcosa all’orecchio, per poi fare la medesima cosa con Carmine e Naditza.
Un attimo dopo, i due amici invitano Silvia a sedersi sul divano, mentre Gianni inserisce la base nello stereo.
Filippo, invece, torna verso di lei, e la conduce al centro della sala. «Cosa vuoi fare?»
L’uomo fa un cenno all’amico di cominciare, e non appena la musica parte, lui abbraccia sua sorella, e inizia a muoversi dolcemente sulla pista.
Qualche attimo dopo, si accorge che la sua pensata è stata giusta, Si è accorto che sua sorella si sta rilassando, tra le sue braccia, e la asseconda, quando lei appoggia la testa alla sua spalla.
«Nostra madre è solo un po’ stronza…» mormora Filippo, dolcemente. «Non è niente che non si possa gestire, non ti pare?»
Lei s’irrigidisce appena, ma Filippo ferma maggiormente la presa sui suoi fianchi, con dolcezza. Anita inspira profondamente, poi finalmente dà voce ai suoi pensieri. «C’è stato un tempo in cui hai pensato che il modo in cui mamma guardava le cose, fosse l’unico modo corretto di vederle.» gli fa notare. «Non mi ascoltavi mai.» «Era semplicemente la via più facile.» replica suo fratello.
«Era più facile pensare che tu fossi sempre dalla parte del torto, e che per questo mamma ti biasimasse, perché in questo modo davo un senso ai miei sforzi. Mi davi l’impressione di non sentirti mai in soggezione davanti ai nostri genitori, come se indipendentemente da quello che loro pensavano di te o della tua vita, tu ne fossi fiera. E non potevo dire la stessa cosa. Non fino a quando non sono finito in carcere, e non ho con cosciuto Carmine e Naditza. Lei è riuscita a riprodurre il mio brano ad occhi chiusi, senza aver mai studiato musica, capisci? Quindi, mi sentivo come se mamma avesse gonfiato le mie capacita solo per autocompiacersi. Prima di quel momento, era facile considerarti l’elemento di disturbo della nostra famiglia.»
Il pezzo si è interrotto, ma loro non sembrano essersene accorti. Gianni resta un attimo interdetto, ma Carmine gli fa cenno di far partire la prossima canzone, e non avvicinarsi alla coppia al centro della sala.
Naditza, si alza dal divano e gli si avvicina, a braccia conserte, con un’espressione insospettita: «Carmine… ce sta qualcosa ca no' sacc?» gli dice, sorridendo maliziosa.
«Niente, non te’ preocccupà, Nadì. Sulo mariteto teneva bisogno e’ sta nu poco cu tua cognata...» le dice. «E d’e ffaccie ‘llore, facesseme buono alle lassà tranquille, pure se essena passà ‘a serata a balla’.»
zNaditza sorride: «Anita stev' triste.»
«O' sacc.» risponde Carmine ricambiando il sorriso. «Nun fosse male ‘si fossere llore ‘e protagoniste, stasera, no?»
  
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