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Autore: uchiha_girl e bloodnyar    06/09/2009    1 recensioni
Si chiese come sarebbe stato vivere sul serio quell’uscita di scena da fuoriclasse, dopo un’esistenza meravigliosamente superficiale.
[Prompt: 082. Se - BDT di Fanfic100_ita - Serie generale]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Da dove arriva questa fan fiction?
Non ne ho idea, mica sono una persona seria, io <345.
No, non c’entrano né lo spettacolo delle marionette né Matt cantante lirico, parola di giovane marmotta. – O almeno credo.
Mellow yellow è una canzone di Donovan, la citazione finale è di Jean Baudrillard.



[Titolo].
(82 ~ Se. | 572 parole.)



Inspirò ed espirò lentamente, beandosi dell’aria fredda della sera. Un freddo che gli entrava nelle ossa e non lasciava via di scampo, un freddo che trovava quasi ristoratore dopo quelle ore preda di mani estranee.

«Sbrigati, ancora un po’ e tocca a noi» lo sorprese una voce non poco seccata alle spalle.

Si voltò, rimettendo il pacchetto di sigarette in tasca e alzando le mani in segno di resa.
«Non ne ho accesa una, lo giuro» sghignazzò, muovendosi verso l’altro. Colto da una strana nostalgia sfiorò con le dita il volto deturpato, sentendo il trucco e la carta sotto i polpastrelli. «Non vedo l’ora finisca» sospirò, portando lo sguardo dritto avanti a sé.

Guarda il caso, quegli orrendi stivali colmavano i tre soffertissimi centimetri che rendevano il compagno più alto di lui.
Desistette dal saltargli addosso solo per non doversi poi ripulire da tutto quel fondotinta e incorrere nelle ire della signorina – ancora non se ne capacitava, avrà avuto settant’anni! – Maria.

«They call me mellow yellow...» sorrise, avvicinandosi, guardando divertito il ragazzo che ora fremeva.
«Postino, rompi poco i coglioni».

Lo guardò dirigersi a grandi passi verso l’unica porta che conduceva sul tetto, cominciando a correre per gli scalini, saltando di tanto in tanto per fare più veloce.

«Sei tornato un ragazzino che assomiglia a una bimba?» lo schernì urlando per la tromba delle scale.
«Stronzo» fu la risposta dell’altro, che aveva raggiunto il pian terreno lasciando Mail a scendere con calma dal quarto e ultimo. Rise fra sé, questi, prendendo il cellulare dalla tasca e recuperando in un attimo il numero del compagno.

«Mihael?» sussurrò nonostante l’ambiente fosse vuoto. «L’aula di informatica al terzo è vuota».
«Tutto il terzo è vuoto» ribatté con uno sbuffo, mentre la ragazzina assistente di Phillips controllava lo stato della cicatrice sulla parte sinistra del volto.

«Cosa ne diresti se prendessi le chiavi e facessimo una capatina più tardi...?»

Arrossì prepotentemente, la ragazza che lo guardava incuriosita. Lei lo riprese un poco quando ghignò, lo sfregio più che verosimile posto a un movimento non adatto alla qualità dei materiali.

«Fai come vuoi».
«Non te ne frega niente?».
Ridacchiò a bassa voce, fulminando con lo sguardo la diciassettenne che si portava le mani fra i capelli, esasperata. «Chi può saperlo».

Jeevas chiuse la telefonata, fermandosi appena un paio di minuti dal parrucchiere e dirigendosi poi verso la quinta dalla quale si prevedeva il suo ingresso in scena.
Osservò Lawliet accasciarsi a terra – quelle occhiaie disegnate gli davano un’aria strana, interessante, doveva concederlo.

«Visto che il mondo sta prendendo una direzione delirante...» recitò a memoria, guardando senza molta convinzione i googles che un uomo più che disinteressato gli sventolava di fronte al viso. Cercò di ricordare il nome per ringraziare, ma non ci riuscì; forse era per la sua scarsa memoria in fatto di nicknames e copioni che avevano rinunciato a fargli interpretare la parte di Kira.
«...è il caso di assumere un punto di vista delirante».

Con un sospiro osservò il sipario calare sul primo atto.
Con un sorriso affrontò il proprio ingresso in scena. Quella che definiva un importante ruolo di sfondo.

E se lo chiese.
Si chiese come sarebbe stato, salvare Mihael dalle fiamme quello stesso 10 novembre 2009. Si chiese come sarebbe stato vivere sul serio quell’uscita di scena da fuoriclasse, dopo un’esistenza meravigliosamente superficiale.
Si chiese come sarebbe stato vivere con un Mello vestito di pelle ogni singolo giorno, Natale e Pasqua compresi.

  
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