Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: killerqueen95    24/03/2022    1 recensioni
-Vuoi andare a parlarle?- gli domandò Jin.
Era palese che Namjoon fosse pietrificato e del tutto privo di controllo nei confronti del suo corpo, aveva davvero bisogno che qualcuno gli desse la classica spintarella per smuoverlo.
-Dovrei?- chiese timoroso Namjoon, mordendosi il labbro inferiore pieno.
-Eccome! Non la vedi e non la senti da mesi, questa è la tua occasione per fare ammenda e cercare di riprenderti l’amore della tua vita.- esclamò Jin con convinzione colpendogli la spalla.
Il leader sbuffò una risata scuotendo la testa con aria amareggiata come se quello fosse del tutto possibile in quella realtà. -Riprenderla, hyung? Tu non c’eri quando mi ha buttato addosso il suo abito da sposa e mi ha ringhiato contro di sparire per sempre dalla sua vita che io avevo fatto a pezzi.- la voce di Namjoon era imbevuta di tristezza e sensi di colpa capaci di corrodere qualsiasi cosa.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Stupid Namjoon!
Minhee quella mattina si era svegliata con il cuore in gola, la nausea, una forte emicrania e le vertigini; si era messa a sedere sul letto stringendo le lenzuola a pugno e poi era scoppiata a piangere.
Non ci voleva andare, non voleva proprio andarci ma ormai aveva dato l’okay e aveva promesso e Lisa che ci sarebbe stata e quindi non poteva mancare. Ormai la frittata era fatta e non si poteva tornare indietro. Eppure in quei minuti interminabili il suo cervello aveva lavorato a mille cercando delle scuse per non presentarsi a quel dannato evento, poi il cellulare aveva vibrato accanto a lei e Lisa a caratteri cubitali le aveva scritto “NON OSARE DARMI BUCA”; quindi niente, doveva andare per forza.
Con il cuore pesante si era imposta di alzarsi dal letto e di iniziare a prepararsi per l’evento di quella sera anche se quello, ormai, era un mondo che non le apparteneva più da tempo.
Fu mentre cercava di sistemare la casa dando un senso al suo appartamento che la vide all’ingresso, era sempre lei con il suo tessuto di velluto blu elegante, chiusa a custodire uno dei più grandi dolori della sua vita. Sospirò prendendo quella scatolina in mano e si mordicchiò il labbro pensando che con quella sera il cerchio finalmente sarebbe stato chiuso. Allo stesso tempo toccare quell’oggetto fu come ricevere un pugno in pieno viso, pugno che la riportò indietro nel tempo.
 
Tre anni prima
Minhee era fiera di se stessa perché era riuscita ad avere il lavoro per cui aveva lavorato tanto, anni di studio e di duro allenamento finalmente le avevano dato dei frutti e delle soddisfazioni.
Entrare a far parte dei back dancer dei BTS era davvero un sogno che si realizzava e non tanto perché si trattasse dei BTS, ma perché sarebbe stato un lavoro stabile e un lavoro per cui lei aveva studiato tanto. Finalmente poteva lasciare il lavoro al ristorante, a mai più servizio ai tavoli, d’ora in avanti solo tanta danza e divertimento.
Le prime settimane erano state dure intrise di sudore, lacrime e dolori muscolari, ma Minhee era così eccitata e soddisfatta che quasi la fatica non la sentiva. Aveva conosciuto persone fantastiche tra cui Park Lisa, anche lei era una delle ballerine e come lei per tanti anni aveva studiato e si era impegnata al massimo per poter ottenere un buon lavoro che avesse a che fare con la danza.
Quella mattina la ragazza era arrivata alla sala prove con largo anticipo per fare un po’ di riscaldamento, quella era la prima volta che andavano a provare le coreografie con i BTS e Minhee era particolarmente agitata ed eccitata. Si era allenata fino a tardi e sperava davvero di riuscire a dare il massimo durante le prove.
-Hey bambolina!- la salutò Lisa, entrando nella sala prove aveva lasciato cadere il suo borse in un angolo della sala accanto a quello dell’amica per poi andare ad affiancarla.
Bambolina, era il nomignolo che Lisa le aveva dato perché Minhee sembrava davvero una bambolina e dimostrava decisamente meno anni di quelli che possedeva.
Lisa aveva 25 anni mentre Minhee all’epoca ne aveva 23, ma sembrava che ne avesse ancora 18 dall’aspetto, mentre per il resto era una ragazza molto matura e responsabile. Forse era per via dei suoi capelli a caschetto con la frangia, o i suoi enormi occhi da cerbiatta, o quelle labbra rosso ciliegia che risaltavano maggiormente grazie ai suoi capelli neri più della notte, oppure il suo fisico minuto; sta di fatto che la giovane sembrava in tutto e per tutto una bambolina.
-Lisa!- la salutò Minhee con il suo solito dolce sorriso in grado di illuminare l’intera stanza. -Sono super agitata ed emozionata per oggi- disse scendendo in spaccata per riscaldare a dovere i muscoli delle gambe.
Lisa si buttò a terra in una posa che ricordava quella di una stella marina. -Io sto cercando di mantenere la calma, ma ti giuro l’idea di provare con dei pezzi grossi come loro mi mette un sacco di ansia.- ammise con una smorfia disperata la più grande.
La corvina ridacchiò guardando l’amica. -Unnie ma tu sei bravissima, di che ti preoccupi?- le domandò.
La maggiore sbuffò rotolando verso la più piccola e la guardò con i suoi occhi da gatta. -Anche tu sei bravissima, piccolina, andrà tutto bene- concluse con un dolce sorriso che Minhee ricambiò.
Lavorare con i BTS era stancante ed estenuante perché pareva che i sette ragazzi fossero instancabili e non sentissero l’affaticamento. Dopo quattro ore di prove Minhee si sentiva a pezzi e aveva il fiato corto, si sarebbe volentieri sdraiata per qualche minuto per poter riprendere le forze, ma no loro continuavano a voler provare senza sosta.
Quando erano entrati lei era rimasta incantata, erano ancora più belli visti dal vivo e da vicino; in maniera imbarazzante si era resa conto di averli fissati come imbambolata forse per troppo tempo, perché ad un certo punto Taehyung aveva dato una gomitata sulle costole di Hoseok indicando la ragazza con un gesto del capo con un sorrisino divertito, le guance della ragazzina erano diventate rosse e calde per poi spostare immediatamente lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.
-Di nuovo- gridò nuovamente Jhope.
A quelle parole tutti i muscoli di Minhee ebbero uno spasmo per la stanchezza, forse quella mattina avrebbe dovuto fare una colazione più abbondante per sopportare meglio quell’allenamento sfiancante.
Con il corpo pesante, i muscoli doloranti e la testa leggera si rimise nuovamente in posizione pronta per riprendere a ballare. La musica partì di nuovo inondando la sala prova e facendole bruciare un po’ le orecchie per il volume troppo alto. Esattamente un secondo prima di partire con la coreografia le si offuscò la vista e per un secondo la terra sotto di lei parve essere sparita, gli altri ballerini partirono compreso quello sborone di Jun che con il gomito la colpì con forza sullo zigomo destro facendola cadere a terra.
-Minhee ma che cazzo!- sbottò a voce altissima Jun, osservando la ragazza a terra dolorante. -Sei così stupida da non aver sentito che era partita la musica?- continuò ancora velenoso.
Hoseok era stanchissimo ma voleva finire quella giornata con la coreografia avviata, per sicurezza il ragazzo dava lunghe occhiate a tutti per vedere se ci fosse qualcuno troppo stanco o che necessitava di fermarsi. Aveva notato quella piccoletta con il caschetto nero che sembrava particolarmente affaticata, ma non appena era ripartita la musica si era messa subito in posizione quindi era in grado di continuare a ballare.
Quando il ragazzo riportò lo sguardo attraverso lo specchio sulla ragazza dai capelli neri la vide a terra con uno dei ballerini che inveiva contro di lei. Nessuno aveva badato ai due perché nessuno si era fermato ma stavano continuando a ballare imperterriti, troppo concentrati.
-STOP- gridò Hoseok, voltandosi immediatamente per correre verso la ragazza.
La musica si bloccò giusto in tempo perché tutti quanti potessero sentire il tono velenoso di Jun rivolto alla povera Minhee. -Se non sai fare il tuo lavoro, levati dalle palle. Stupida ragazzina-.
-Che succede?- chiese Namjoon mentre Hoseok si avviava verso la corvina.
-Una delle ballerine è a terra- rispose sbrigativo il ragazzo.
La ragazza a terra da vicino sembrava ancora più piccola ed era ferita, sullo zigomo destro la pelle era aperta e colava un rivolo di sangue caldo e quel cretino davanti a lei continuava ad urlarle contro e a darle dell’incapace insultandola.
Minhee si ritrovò circondata dai BTS in pochi secondi, avevano un’espressione scocciata ed arrabbiata cosa che rese la ragazza ancora più mortificata per il suo errore; così abbassò il capo mordendosi il labbro mentre sentiva Lisa chiamarla e chiederle se fosse tutto ok.
-Che è successo qui?- chiese Hoseok, guardando dritto in faccia Jun che insultava la ragazza cosa che stava irritando parecchio i sette ragazzi.
Jun indicò Minhee ancora a terra ma stavolta affiancata da una Lisa molto preoccupata per le condizioni dell’amica.
-Non è partita, è rimasta ferma come un fessa e di conseguenza io le sono andato addosso. È davvero un’incapace- sbottò quell’idiota di Jun, guardando la più piccola con disprezzo.
Minhee lo sapeva perché Jun ce l’avesse così tanto con lei e perché si stesse accanendo in quel modo. Qualche settimana prima il ragazzo le aveva chiesto di uscire insieme ma lei aveva declinato; Jun era davvero un bel ragazzo ma era troppo preso da se stesso per poter interessare ad una ragazza come lei e inoltre la corvina era troppo concentrata nel far bene il suo lavoro.
-Scusatemi- disse imbarazzata Minhee che cercò di rialzarsi, cercando di scacciare il dolore allo zigomo e la vista che continuava ad abbassarsi.
Jun sembrava sul punto di riaprire la bocca per sputare veleno su di lei, quindi la ragazza strinse gli occhi pronta a ricevere nuovi insulti davanti ai BTS, ma questo non accadde perché una voce sovrastò completamente quella di Jun zittendolo con durezza.
-Taci.- disse le voce, facendo venire i brividi a tutti quanti.
Minhee riaprì gli occhi lentamente continuando a mordersi il labbro con estremo imbarazzo, a parlare era stato il leader con la sua espressione dura e la mascella contratta per la rabbia.
Namjoon stava davvero per esplodere perché quell’idiota continuava ad inveire nei confronti di quella ragazza che chiaramente aveva commesso un semplice errore durante le prove e in più era a terra sanguinante.
-Ma lei … - provò a difendersi Jun, gonfiando il petto e dimostrando grande coraggio e come al solito mettendo in evidenza il suo ego.
-Lei è a terra- ribatté Namjoon, arrabbiato e schifato da quel comportamento allo stesso tempo -E sta pure sanguinando. Una donna è a terra e lei si permette di insultarla?- ruggì a denti stretti.
In tutta la sala i presenti sembravano star trattenendo il respiro, i ragazzi erano più sereni abituati al tono duro da leader del biondo.
-Per oggi abbiamo finito- urlò di nuovo Hoseok.
L’aria che tirava non era più buona e il leader sembrava davvero essere infuriato era meglio porre fine alle prove e far uscire tutti i ballerini per poter affrontare il problema in maniera privata.
-Fuori di qui. Non ammettiamo che chi lavora con noi tratti in questo modo i colleghi- ruggì Namjoon.
Jun sbiancò a quelle parole perché non se lo aspettava minimamente, fece un passo indietro allontanandosi dal biondo che lo guardava con occhi incandescenti.
Minhee sentì una stretta al petto, per quanto Jun si fosse comportato in maniera scorretta le dispiaceva che il ragazzo potesse perdere il lavoro perché anche per lui c’era tanto studio e sacrificio dietro.
-La prego non lo faccia- pigolò la corvina, rialzandosi a fatica e portandosi una mano alla ferita per eliminare il sangue che colava senza pietà sporcandole le pelle.
Jun sgranò gli occhi per la sorpresa assolutamente certo che Minhee non sarebbe andata in suo aiuto, Namjoon guardò quella ragazzina con un sopracciglio alzato e l’espressione sorpresa forse perché aveva osato rispondergli o perché stava difendendo quel cretino.
Forse fu esattamente in quel momento che Namjoon si innamorò di lei, perché Minhee era gentile con tutti, anche con chi decideva di calpestarla era sempre pronta a tendere la mano per aiutare chiunque si trovasse nel suo cammino.
Namjoon poi l’aveva presa in braccio e portata in infermerie dove era rimasto lì per tutto il tempo mentre la ragazza con quello sguardo dolce ed in imbarazzato si era lasciata medicare.
Era stato proprio un colpo di fulmine perché poi non era più riuscito a staccarle gli occhi di dosso per le settimane successive, aveva sempre quel dolce sorriso sulle labbra che lo faceva sciogliere come il gelato al sole cocente e quegli occhi gentili così magnetici a cui non riusciva a rinunciare.
Minhee gli era entrata dentro ancora prima di iniziare a frequentarla, perché guardarla mentre aiutava i suoi colleghi ogni giorno la faceva apparire ancora più bella e luminosa ai suoi occhi.
Fu durante una giornata di primavera che Namjoon si fece coraggio e le chiese di uscire; la trovò fuori dall’agenzia intenta ad aiutare un’anziana signora a cambiare la ruota della macchina bucata, Minhee stava cercando di svitare i grossi bulloni che tenevano ferma la ruota ma per lei erano troppo duri. Ciò che colpì Namjoon in quel momento non fu tanto il fatto che la ragazza fosse così estremamente servizievole, bensì il suo impegno nell’aiutare quella donna perché sebbene non fosse abbastanza forte da cambiare una ruota da sola non si era tirata indietro, ci stava provando.
Namjoon a quel punto andò in soccorso di entrambe prima che la ragazza si rompesse l’osso del collo saltando sulla chiave per allentare i bulloni, poi quando l’anziana signora si allontanò con l’auto si girò verso la ragazza che sorrideva per il lavoro fatto e le chiese di uscire.
La più piccola non impazzì come avrebbe fatto una qualsiasi ragazza nel sentirsi domandare un appuntamento da Kim Namjoon dei BTS, rimase pacata e con un sorriso acceso rispose un “molto volentieri”.
Da lì in poi era iniziato tutto, le loro uscite insieme, il corteggiamento, i baci rubati durante le prove, le carezze, le abbuffate di cibo notturne dopo le ore infinite di prove per i concerti. Poi aveva conosciuto anche gli altri ragazzi che non avevano potuto non adorarla perché lei era sempre così gentile e disponibile. Entrambi avevano conosciuto le famiglie dell’altro e l’amore aveva continuato a fiorire di giorno in giorno, fino a quando Namjoon non si era inginocchiato nell’appartamento in cui ormai convivevano e tirando fuori la scatolina di velluto le aveva chiesto di sposarlo.
Minhee era al settimo cielo perché Namjoon era stato il primo uomo a trattarla davvero da donna e la amava da impazzire, quindi non era stato difficile rispondere di si a quella proposta così bella che avrebbe definitivamente sancito il loro amore.
La ragazza non era interessata al fatto che tutto venisse reso pubblico, anzi sperava davvero che tutto rimanesse segreto in modo tale da poter vivere la loro storia d’amore in pace e lontano da sguardi indiscreti.
Di solito quando c’è una proposta di matrimonio si sceglie una data e si parte con i preparativi, funziona così, no?!
Minhee e Namjoon non fissarono mai una data perché ogni qual volta in cui la più piccola cercava di sceglierne una, il maggiore tirava fuori un sacco di problemi dicendo che quello non era il momento e che i BTS dovevano fare quello e quell’altro ancora.
La ragazza fu paziente nonostante ogni volta sentisse il cuore frantumarsi nel petto sempre di più, ad ogni “poi lo decidiamo” era costretta ad ingoiare il dolore e l’umiliazione perché alla fine l’unica interessata a quel matrimonio sembrava lei.
Nella speranza che fosse solo una sua convinzione comprò l’abito da sposa mentre Namjoon era impegnato in una serie di registrazioni di BTS RUN, lo comprò pensando anche a lui e a quanto si sarebbe emozionato vedendola percorrere la navata con quell’abito che la faceva sentire molto simile ad una principessa.
Fu una mattina che la vide, una macchia gialla sul suo abito da sposa ben confezionato. Spiccava terribilmente sul tessuto così bianco del vestito, vederla le fece venire la nausea e si sentì improvvisamente vecchia e scaduta come uno yogurt andato a male.
Due anni, stava aspettando due anni che Namjoon le desse una dannata risposta, una maledetta data doveva decidere solo quello. I giorni e i mesi erano passati e lei era rimasta lì come una stupida ad attendere quella risposta e mentre lei invecchiava lo fece anche il suo abito da sposa macchiandosi per il tempo.
Quella macchia gialla la fece scattare spezzandole il cuore perché quell’alone giallo non era solo una macchia, era il simbolo di qualcosa di più grande. Namjoon non aveva tempo per lei e mentre le lancette dell’orologio continuavano a ticchettare lei era sempre bloccata in quell’appartamento ad attendere un uomo che non la stava nemmeno mettendo al secondo posto, ma l’aveva relegata nel fondo della lista delle sue priorità.
Minhee non era più in grado di tollerare la cosa oltre, con il cuore accartocciato nel petto buttò i suoi vestiti in una delle sue valige, le stesse che aveva svuotato quando Namjoon le aveva chiesto di trasferirsi da lui perché non riusciva a stargli lontano.
Buffo … perché da quel momento le volte in cui era stato a casa con lei potevano forse contarsi sulle dita di una mano.
Dopo aver preparato le valige si era seduta sul loro divano color crema e con il vestito in mano lo aveva aspettato, le aveva detto che sarebbe tornato per le 19.00 ma alle 23.00 ancora non si era fatto vivo. La rabbia le graffiava il petto e aveva gli occhi rossi e gonfi a furia di piangere.
Quando finalmente il maggiore rincasò era quasi l’una di notte, ma Minhee era così furiosa da non avere chiuso occhio nemmeno per un secondo.
Si alzò in piedi quando lo vide passare nel corridoio e lo chiamò con un tono lugubre, il ragazzo tornò indietro e un po’ incredulo guardò la fidanzata credendo di trovarla a letto ormai addormentata da tempo. Ma Minhee non era a letto, era sul loro divano con un abito da sposa in mano, gli occhi iniettati di sangue ed uno sguardo da brividi.
-Scricciolo che ci fai ancora sveglia?- domandò con voce un po’ stanca lui.
Minhee strinse le labbra cercando di non scoppiare ad urlare e a piangere allo stesso tempo. -Me ne vado- decretò guardandolo dritto negli occhi.
Furono quelle parole a far vedere a Namjoon le valige della più piccola che giacevano nel pavimento, la sua Minnie se ne stava andando davvero.
-Minnie … - boccheggiò Namjoon mentre il panico si impossessava del suo corpo.
Guardò la ragazza alzarsi e afferrare le sue valigie con aria risoluta, ma negli occhi l’ombra del cuore che andava a sgretolarsi ad ogni passo verso la porta. Il maggiore la seguì chiamandola per nome e chiedendole perché, anche se il perché lui lo sapeva bene.
Lui non c’era mai e il suo scricciolo era sempre da sola.
La corvina si fermò stringendo gli occhi in una linea sottile, prese un bel respiro per cercare di non gridare perché dopotutto era notte fonda e non voleva che tutto il palazzo venisse a conoscenza della loro lite.
-Davvero mi chiedi perché?- rise, una risata amare che le bruciò la gola e le fece pizzicare gli occhi.
Namjoon la guardava come pietrificato, il cuore batteva come un tamburo e lo sentiva rimbombare nel silenzio pesante che li stava soffocando entrambi. Il viso di Minhee era una maschera di dolore e solo in quel momento si accorse davvero della sofferenza della sua fidanzata. Come era potuto essere così cieco? Minhee stava soffrendo così tanto e lui invece si lasciare cullare dalla bugia dei suoi sorrisi spenti; da quanto non vedeva la più piccola sorridere così tanto da illuminare una stanza? Da quanto lui non faceva sorridere Minhee?
Provò a deglutire per cacciare nel fondo dello stomaco quel groppo doloroso, ma non ci riuscì era troppo grande.
-Namjoon cosa siamo tu ed io?- chiese lei, mentre una lacrima sfuggiva al suo controllo.
Una domanda che pesava quanto un macigno.
-Noi stiamo insieme … - sussurrò lui -Siamo una coppia- la sue parole suonavano così patetiche che perfino lui se ne vergognò pronunciandole.
La corvina scosse la testa facendo ondeggiare quei fili neri come la notte. -Noi siamo coinquilini ormai. Tu non ci sei mai, Nam! Per te i BTS e la tua carriera sono più importanti di ogni altra cosa- Minhee singhiozzò mentre la voce cedeva rompendosi come tante piccole schegge di vetro.
Namjoon scosse la testa come per scacciare quelle orribili verità che tentavano di soffocarlo e che stavano portano via la sua Minnie.
-Io ti amo!- asserì con convinzione e voce ferma.
Ed era vero, se c’era una cosa su cui Namjoon avrebbe scommesso tutta l’intera reputazione dei BTS era il suo amore per la ragazza.
-Lo so- il tono cupo di lei lo fece sussultare. -So che mi ami, ma non mi ami quanto ami i BTS, la tua carriera, gli ARMY e RM. Loro vengono prima di me e va bene, rispetto questa cosa Joonie, ma non sono più disposta ad essere l’ultima scelta della tua vita. Anche io valgo qualcosa e …-.
-Non posso crederci!- sbottò Namjoon interrompendo le parole della più piccola che si zittì immediatamente, sentendo il tono duro del ragazzo. -Hai sempre saputo che la mia carriera è importante per me! Ora vieni a sbattermi in faccia tutto questo?-.
Se Minhee per tutto il tempo aveva inghiottito le grida, Namjoon non lo fece e urlò contro la ragazza che fece un passo indietro per la sorpresa. Il maggiore non aveva mai alzato la voce con lei perché sapeva che facendolo avrebbe riportato ricordi dolorosi alla mente della più piccola, ricordi riguardo il padre e a tutto quello che le aveva fatto da bambina e da adolescente.
-Non te lo sbatto in faccia- si difese lei -Dico solo che io sono in fondo a questa lista e fa male Nam, fa male da morire.-.
Il biondo ridacchiò scuotendo appena la testa, come se non potesse credere alle proprie orecchie e a quello che la corvina cercava di dirgli.
-Io ti amo Minhee, ti ho chiesto di sposarmi, cosa vuoi di più?-.
Fino a quel momento era riuscita a rimanere calma, si era detta di non gridare e di non perdere la pazienza più del necessario, ma quelle parole le fecero salire il sangue al cervello.
-Cosa voglio di più?- gridò, dando libero sfogo al fiato che scalciava nei suoi polmoni per uscire. -VOGLIO CHE TU MI VEDA E CHE VEDA QUANTO STO CADENDO A PEZZI PER TE!- il grido acuto di Minhee fece impallidire il maggiore.
Perché se Namjoon non aveva mai alzato la voce con lei, la ragazza non l’aveva mai alzata con lui. A dirla tutta il ragazzo non credeva nemmeno possibile che lei potesse gridare, fu una completa sorpresa.
-Pensi di avermi fatto la carità chiedendomi di sposarti? Ti facevo pena e per questo mi hai chiesto la mano? E io che come una stupida credevo l’avessi fatto perché mi ami- ringhiò lei.
Poi corse di nuovo verso il salone e afferrò l’abito da sposa sotto lo sguardo sconcertato di Namjoon che chiuse gli occhi perché lui quell’abito non avrebbe dovuto vederlo prima del matrimonio.
-Guardalo- ordinò lei.
-No, non posso vederlo prima del matrimonio … porta male- si lamentò il ragazzo stringendo forte gli occhi per impedirsi di vedere l’abito.
-Kim Namjoon- lo chiamò con serietà Minhee -Noi non ci sposeremo- dichiarò.
Il cuore di Namjoon si fermò per un secondo e lo sentì sprofondare nelle tenebre mentre andava a sgretolarsi con velocità dopo quelle parole.
Erano la fine di tutto.
-Perché?- la voce del maggiore tremò pronunciando quella parola, una domanda di cui aveva paura perché la risposta avrebbe potuto spezzarlo in tanti piccoli pezzi.
Minhee doveva andare via perché la testa stava iniziando a pulsarle, il cuore nel petto ormai sbriciolato bruciava in una maniera così tanto dolorosa da toglierle il fiato.
Quando il biondo aprì finalmente gli occhi, lei gli schiaffò il vestito davanti agli occhi in modo tale che potesse ben vedere l’orribile macchia che ormai deturpava completamente la stoffa.
-Perché mi hai lasciata qui ad invecchiare come il mio abito sposa e ora si è macchiata ed è da buttare come la nostra relazione.-
-E allora vattene da questa casa, non ti voglio più- sputò Namjoon ferito.
Minhee allora gli gettò contro l’abito da sposa con forza e poi lo guardò con quello sguardo infuocato da far venire i brividi anche al diavolo in persona.
-Non ti voglio vedere mai più Nam, voglio che tu sparisca dalla mia vita per sempre.-
E prima che Namjoon potesse fermarla, prima che potesse anche solo pensare di chiederle scusa, la ragazza prese le sue valige e si chiuse la porta alle spalle recidendo così il loro legame.
 
 
 
 
 
Namjoon la vide immediatamente perché la sua Minnie in quegli anni non era mai cambiata aveva sempre quell’aria da bambina troppo buona e svampita, gli occhioni da cerbiatta che sembravano chiedere di essere trattata bene, forse l’unica cosa che era cambiata in lei erano i capelli ormai non più a caschetto ma lunghi fino ai fianchi stretti della giovane.
Quella sera era da togliere il fiato mentre indossava quella minigonna in pelle, il croptop argentato brillava sotto i riflettori della sala, gli stivali le arrivano leggermente sopra il ginocchio facendo uscire di testa Namjoon ogni volta che incrociava il corpo perfetto della corvina.
-Ma quella è noona?- strillò Jungkook eccitato lanciando un’occhiata nella direzione di Minhee che parlava con Lisa.
Al leader si strinse lo stomaco in maniera dolorosa quando la vide ridere ad una battuta della sua amica, le si formarono quelle adorabili fossette sulle guance e le brillarono gli occhi di una luce più brillante di quella delle stelle durante le notti d’estate.
In pochi secondi i suoi amici lasciarono il suo fianco per correre a salutare la ragazza che abbracciò tutti quanti con un grande sorriso e tanto amore. Minhee era così in grado di dispensare amore per tutti senza mai chiedere nulla in cambio.
L’unico a rimanere accanto al leader fu Jin, il suo hyung, che gli poggiò una mano sulla spalla forse per infondergli coraggio o semplicemente per cercare di rincuorarlo ed assorbire il dolore che il cuore spezzato stava irradiando in tutto il corpo.
-Vuoi andare a parlarle?- gli domandò Jin.
Era palese che Namjoon fosse pietrificato e del tutto privo di controllo nei confronti del suo corpo, aveva davvero bisogno che qualcuno gli desse la classica spintarella per smuoverlo.
-Dovrei?- chiese timoroso Namjoon, mordendosi il labbro inferiore pieno.
-Eccome! Non la vedi e non la senti da mesi, questa è la tua occasione per fare ammenda e cercare di riprenderti l’amore della tua vita.- esclamò Jin con convinzione colpendogli la spalla.
Il leader sbuffò una risata scuotendo la testa con aria amareggiata come se quello fosse del tutto possibile in quella realtà. -Riprenderla, hyung? Tu non c’eri quando mi ha buttato addosso il suo abito da sposa e mi ha ringhiato contro di sparire per sempre dalla sua vita che io avevo fatto a pezzi.- la voce di Namjoon era imbevuta di tristezza e sensi di colpa capaci di corrodere qualsiasi cosa.
No, Jin e nemmeno gli altri erano presenti durante quella sera, ma quando Namjoon il giorno dopo si era presentato in studio per l’intervista completamente sbronzo e con un abito da sposa tra le braccia avevano tutti capito che qualcosa con Minhee era andato storto.
Il primo a notarlo era stato Yoongi che l’aveva visto entrare nella sala con una bottiglia di whiskey in una mano e nell’altra un abito bianco come la neve che aveva l’aria di essere da sposa. Yoongi era scattato come se sotto al sedere avesse avuto una molla, aveva placcato il leader spingendolo fuori dalla stanza prima che gli intervistatori potessero vederlo in quello stato pietoso.
-Nam, ma che diavolo- disse il maggiore tirandolo verso un bagno fortunatamente libero.
Il suo leader sembrava l’ombra di se stesso. Puzzava di alcool, aveva gli occhi rossi quasi che dovessero schizzargli via, le guance sporche dalle lacrime, sembrava che non si fosse cambiato dall’ultima volta che l’aveva visto la sera prima. Il ragazzo non si reggeva quasi in piedi ed ad un certo punto gli si buttò addosso facendo quasi perdere l’equilibrio del suo hyung che ci dovette mettere tutte le sue forze per non farlo cadere a terra come un sacco di patate.
Ma se Yoongi riuscì ad impedire a Nam di cadere a terra lo stesso non poté farlo per la bottiglia di liquore, il leader perse la presa e la bottiglia cadde a terra rompendosi in tanti piccoli cocci ed andando a sporcare l’abito che il ragazzo si portava dietro. Questo fatto buttò RM nel panico più totale facendolo scoppiare a piangere e a farfugliare frasi che risultavano incomprensibili.
Il maggiore era come paralizzato perché non era mai capitato che Namjoon perdesse il controllo in quella maniera, anzi non era mai capitato che Namjoon perdesse il controllo. Doveva essere capitato qualcosa di orribile.
Afferrò il cellulare e nella chat che avevano tutti e 7 digitò velocemente un messaggio in cui gli avvisava di annullare l’intervista e di raggiungerlo in bagno.
Il resto dei ragazzi arrivò pochi minuti dopo; Hoseok entrò imprecando dopo aver pestato un coccio di vetro della bottiglia rotta, ma dopo aver visto le condizioni del suo coetaneo si zittì immediatamente sgranando gli occhi spaventato da quella scena.
-Hyung?- lo chiamò Taehyung, pallido come un lenzuolo.
-Cosa è successo?- chiese Jin con estrema serietà, lui che aveva sempre una battuta pronta era così serio che a Yoongi vennero i brividi.
Suga scosse la testa con aria scoraggiata -Non riesco a capirlo, non capisco mezza parola di quello che dice.- spiegò agli altri.
Namjoon si era buttato a terra per stringere tra le braccia il prezioso abito da sposa di Minhee e continuava a farfugliare e biascicare cose del tutto incomprensibili.
-Ma quello è un abito da sposa?- indagò Jimin perplesso.
Nessuno osò rispondere mentre un orribile presentimento iniziava a farsi strada nella mente di tutti i presenti.
Jin cercando di raccogliere tutta la calma e il coraggio possibili si piegò sulle ginocchia mettendosi alla stessa altezza del suo leader per poterlo guardare in faccia, una faccia che quasi non riconosceva perché quella che Namjoon aveva era una maschera di disperazione e dolore che non gli era mai appartenuta.
-Joonie- lo chiamò dolcemente il più grande tra i ragazzi, a quella voce Namjoon sollevò il viso inondato dalle lacrime salate e bollenti e guardò il suo hyung con uno sguardo che gridava aiuto. -Namjoon dimmi cosa è successo per poterti aiutare.-.
Il leader ridotto a brandelli sembrò riacquistare qualche secondo di lucidità, guardò l’amico con ancora più intensità, ingoiò i singhiozzi che scuotevano il suo corpo e parlò in maniera chiara.
-Minhee è andata via. Io ho aspettato troppo e il vestito si è macchiato … hyung le ho rovinato la vita- concluse riprendendo a piangere.
Mi hai lasciata qui ad invecchiare come il mio abito da sposa.
Quelle parole ancora gli rimbombavano nelle orecchie a distanza di mesi, gli stringevano il cuore nel petto e lo facevano sentire come quando Minhee gliele aveva dette dopo avergli tirato addosso l’abito da sposa con quella macchia gialla segno del tempo.
Gli venne la nausea nel ripensare a quel giorno così doloroso e allo stesso traumatizzante per la sua vita, perdere Minhee era stato uno shock da cui ancora non si era ripreso e in quei sei mesi si era addormentato ogni notte piangendo stretto ad una felpa che la ragazza aveva dimenticato di portare via.
Quando Minhee si girò nella sua direzione e andò ad incontrare il suo sguardo gli venne il panico, la voglia di correre via si impossessò del suo corpo e se Jin non fosse stato con lui probabilmente sarebbe scappato via a gambe levate.
Invece il maggiore fece scivolare la mano tra le sue scapole e lo spinse in direzione della corvina che aveva lo stesso sguardo terrorizzato del leader. -Ti ha visto, ora non puoi scappare amico- lo canzonò Jin.
I due ragazzi si avvicinarono al resto del gruppo, Namjoon si avvicinò a Minhee con il cuore che non stava riuscendo a reggere quella situazione così opprimente. I due ex fidanzati sentivano gli occhi dei loro amici addosso bruciare come bracieri ardenti.
-Minnie … - la salutò Namjoon, rendendosi immediatamente della gaffe appena fatta. Come aveva potuto usare il nomignolo che lui le aveva affibbiato mentre stavano ancora assieme.
La corvina sbiancò per la sorpresa. -Non chiamarmi così- decretò dopo un primo momento di stupore, forse con troppa freddezza nella voce.
Il leader abbassò lo sguardo mentre l’aria si faceva pesante, non era stata di certo una buona partenza per una conversazione.  Un profondo imbarazzo fece capolino tra i presenti e Namjoon si mordicchiò il labbro fino a farlo sanguinare, poi con velocità si voltò per scappare da quella situazione assurda che lo faceva sentire come se fosse in apnea da ore.
Girò sui tacchi e senza dire una parola iniziò a camminare lontano dai suoi amici, lontano da quella che un tempo era la sua Minnie e che ora lo guardava come se fosse un mostro in grado di annientarla. Quello sguardo, lui, non riusciva davvero a reggerlo.
Minhee rimase immobile come pietrificata a quella scena appena vissuta, tra le mani stringeva la sua piccola pochette nera in cui la scatolina rivestita di blu era dentro pronta a scatenare l’inferno ancora una volta.
Doveva restituirla al mittente, doveva restituire quel dannato oggetto a Namjoon e l’avrebbe fatto quella sera stessa perché lei non poteva continuare a tenere quella cosa in casa sua, non dopo tutto il dolore che le aveva provocato.
Guardò la figura di Namjoon allontanarsi da lei e dirigersi verso l’uscita della sala, il panico le inondò il petto perché se il ragazzo stava andando via lei non avrebbe potuto compiere la sua missione e non voleva tornare a casa ancora una volta da perdente. Così fece una cosa assurda agli occhi dei sei ragazzi presenti e della sua cara amica, rincorse il leader.
I tacchi degli stivali pestavano sul pavimento lucido del locale adibito per i festeggiamenti, uscì da quella stanza inondata di musica spalancando la porta in cui era sparito il biondo.
Si, biondo. Biondo come la prima volta in cui lo aveva visto e lui le aveva medicato lo zigomo con dolcezza e tenerezza, biondo come la prima volta in cui l’aveva invitata ad uscire per un appuntamento, biondo come la prima volta che l’aveva spogliata e avevano fatto l’amore per tutta la notte, biondo come la volta in cui le aveva chiesto di sposarlo, biondo come la volta in cui si erano lasciati.
Namjoon non stava scappando era solo uscito per calmarsi e darsi dell’idiota per averla chiamata in quel modo assurdo, infatti la corvina lo trovò nel corridoio con le spalle poggiate al muro e una mano sul petto.
Minhee si avvicinò a lui camminando più lentamente e in quel modo anche il rumore dei suoi tacchi scuri si fece più leggero e meno evidente tant’è che Namjoon non si accorse del suo arrivo. Vide la ragazza solo quando quella fu davanti a lui con i suoi occhioni dolci.
-Pensavo fossi andato via- buttò lei, forse per rompere il ghiaccio che tra loro due non si era mai sciolto, o forse perché davvero era preoccupata all’idea che lui andasse via.
Il biondo scosse la testa portando via la mano che aveva poggiata al petto per lasciarla scivolare lungo il fianco, quasi si vergognava nel farsi vedere così debole davanti a lei. -Avevo solo bisogno di uscire la da lì, sai la musica è troppo alta e io ho un po’ di emicrania.- una scusa così patetica non riusciva a stare in piedi nemmeno con le stampelle.
Se Minhee capì che fosse una balla non lo diede a vedere, anzi la più piccola annuì come se fosse davvero convincente quella scusa. Si guardò intorno come se dovesse dire un segreto al più grande che la guardava leggermente confuso dal suo comportamento.
-Possiamo andare in un posto tranquillo? Ti devo parlare- snocciolò lei alla fine.
Il suo tono era fermo e deciso, ma la verità era che Minhee era terrorizzata, ridare l’anello a Namjoon significava davvero che era tutto finito e che non sarebbe più tornata indietro. Avrebbe messo un punto a quella storia per sempre.  Guardò gli occhi spaventati del ragazzo sgranarsi e una stretta al cuore le fece male.
-Andiamo nel mio studio, ok?- propose lui, staccandosi dal muro pronto ad incamminarsi verso gli ascensori del palazzo.
Lei annuì e lo seguì. Era spaventata all’idea di ritrovarsi nello studio del biondo perché in quella stanza aveva così tanti ricordi con lui, fortunatamente erano quasi tutti ricordi belli e a maggior ragione ritrovarsi tra quelle pareti le metteva addosso un’ansia pazzesca.
Il viaggio in ascensore fu silenzioso e imbarazzante; Namjoon torreggiava sulla ragazza che a malapena arrivava al metro e sessanta contro il metro e ottanta buono, Minhee sembrava sempre uno scricciolo al suo fianco.
Ancora il biondo si ricordava la prima volta che fece l’amore con lei, vederla nuda sotto di lui l’aveva fatto uscire fuori di testa perché era perfetta, l’aveva guardato con quel suo sguardo languido che entrava in contrasto con il suo solito aspetto dolce ed innocente. Sotto di lui gli era sembrata ancora più piccola tant’è che quasi aveva paura di farle male. Quando era scivolato dentro la sua intimità la ragazza aveva stretto gli occhi per il dolore. Minhee era minuscola e quella volta Namjoon si rese conto di quanto fosse piccola anche la sotto. La femminilità della sua Minnie era stretta, calda e gli stritolava l’erezione in maniera piacevole. Il biondo sapeva perfettamente che quella non era la prima volta della ragazza e che aveva già avuto esperienze, quindi si sorprese davvero nel trovarla così stretta. Cercò di essere delicato e raccolse le lacrime di Minhee prima di muoversi fino a farle provare piacere.
Namjoon scosse la testa cercando di non pensare ai gemiti delicati che lasciavano le labbra della sua Minnie quando la faceva sua.
Una volta dentro lo studio del ragazzo la corvina si sentì ancora più smarrita perché niente era cambiato in quella stanza, sulla scrivania del ragazzo c’era ancora una foto della più piccola che sorrideva come una bimba davanti al castello della Bella addormentata nel bosco con in testa le orecchie di Minnie, ricordo del viaggio a Parigi con il maggiore.
Minhee era felice in quel periodo, tutto sembrava una favola, poi le cose avevano iniziato a sgretolarsi e lei non era più riuscita a reggere il peso.
-Ti vuoi sedere?- Nam indicò il divano contro la parete.
Minhee scosse la testa, se si fosse seduta probabilmente avrebbe perso il coraggio, preferiva restare in piedi così da poter scappare via più velocemente dopo aver sganciato la bomba.
Prendendo un bel respiro la minore iniziò a frugare nella pochette fino ad acchiappare la scatolina di velluto blu. Non l’aveva più aperta dal giorno in cui si era tolta l’anello, era successo alcuni giorni prima del ritorno di Namjoon che era in Giappone per qualche promozione, quando aveva trovato quella macchia gialla sul vestito e aveva perso la testa aprendo gli occhi su una verità dolorosa. Il biondo non l’avrebbe mai sposata.
Il leader guardò la corvina tirare fuori la scatolina blu e fu come ricevere un pugno allo stomaco, gli mancò l’aria immediatamente e desiderò con tutto se stesso di poter scomparire da quella stanza e dal mondo intero.
Scosse la testa facendo un passo indietro come se Minhee avesse tra le mani una pistola e gliela stesse puntando contro, la verità è che quella scatolina faceva più male di una pistola o di una qualsiasi altra arma.
-No- disse con tono insicuro, balbettando.
-Sono venuta per restituirti questo perché non mi appartiene ed è tuo.- il tono di lei era ancora fermo, ma tutto in lei stava tremando e cadendo a pezzi.
La mano di Namjoon si aggrappò al bordo della scrivania perché le gambe stavano iniziando a non reggerlo più nella maniera corretta.
-Io non lo rivoglio indietro- disse con il cuore che faceva male.
Minhee era nelle sue stesse condizioni, si sentiva come se il suo cuore si stesse definitivamente sgretolando nel petto. Mentre porgeva la scatolina a Namjoon le sue gambe tremavano, il labbro inferiore era stretto tra i denti per evitare di che tremasse anche quello, gli occhi pizzicavano e questo voleva dire che doveva sbrigarsi ad andare via perché di lì a poco sarebbe scoppiata a piangere.
-Ti prego riprendi l’anello … - il tono di lei non era più fermo, la voce impregnata di dolore, paura e disperazione.
Anche gli occhi di Namjoon si stavano riempiendo di lacrime cominciava a vedere la ragazza completamente sfocata, scosse con veemenza la testa verso la corvina. Lui non lo voleva quell’anello, non lo voleva vedere mai più perché l’avrebbe demolito definitivamente.
La ragazza fino a quel momento si era tenuta lontana fisicamente dal ragazzo, non si era mai avvicinata davvero a lui mantenendo un distanza di almeno un metro, facendosi coraggio azzerò la distanza tra loro due e senza indugiare oltre posò la scatolina di velluto blu sulla scrivania del biondo.
Come uno stupido, Namjoon, si ritrovò a trattenere il respiro quando la ragazza fu vicina a lui, non voleva sentire il suo profumo dolce perché sarebbe stato troppo doloroso.
Il rumore della scatolina sulla superficie della scrivania fu quasi impercettibile eppure ad entrambi parve di sentire un boato forte quanto una bomba, ad entrambi fischiarono le orecchie e fu come se la terra si fosse messa a tremare come durante un terremoto. Erano i loro cuori che precipitavano verso il basso, verso un buio infinito, quel nulla che tutto ingoia e che raramente restituisce.
Minhee si allontanò dal maggiore correndo via uscendo da quella stanza che la stava soffocando, corse via chiudendosi la porta alle spalle con un leggero tonfo. Una volta nel lungo corridoio della hybe continuò a correre, sapeva che a Namjoon sarebbe servito un po’ di più per carburare ma poi l’avrebbe inseguita. Doveva prendere l’ascensore e andare via, tornare a casa sua mettersi sotto le coperte e piangere.
Di nuovo.
Guardandola andare via il biondo era rimasto completamente senza fiato, la sua bellissima Minnie stava andando via di nuovo e questa volta gli aveva lasciato l’ultima prova che ancora poteva unirli, quel dannato anello di fidanzamento che ormai le aveva dato quasi due anni prima. Improvvisamente risentì le parole di Jin sul fatto di riprendersela e riconquistarla, non poteva lasciarla andare via così.
Dopo che Minhee era andata via quella sera, dopo avergli lanciato addosso l’abito da sposa che tecnicamente lui non avrebbe dovuto vedere, si era sentito perso, distrutto e aveva sperato invano che la ragazza tornasse da lui per poter risolvere. La corvina non tornò da Namjoon e, dopo aver aspettato delle ore il suo ritorno, il biondo aveva prosciugato la sua scorta di alcolici presenti in casa.
Era un uomo orribile che non si era reso conto di quanto la sua donna stesse soffrendo, faceva schifo perché per due anni l’aveva data per scontata facendo passare prima tutti gli altri impegni e rimandando il loro matrimonio. Non lo faceva per male, non l’aveva fatto perché si vergognasse di Minhee o per via di ripensamenti, semplicemente era troppo impegnato ad essere Rap Monster e aveva poco tempo per essere Namjoon.
Non si era reso conto degli occhi di Minhee che ogni giorno diventavano sempre più spenti ogni volta che lui alla domanda “Quindi avete scelto una data?” rispondeva sempre “Il prossimo mese la scegliamo, vero Minnie?”, lei si limitava a tirar fuori un sorrisino sofferente e annuiva.
La cosa grave era che a Namjoon con quel sorriso pareva sincero.
Così mentre alla povera Minhee sanguinava il cuore lui si sentiva tranquillo e riprendeva a parlare di altro, mettendo ancora una volta il loro matrimonio in secondo piano.
Le aveva fatto così male da aver addirittura bisogno di scappare da lui in quel modo perché il dolore era troppo grande. Eppure lui l’amava così tanto che non voleva darsi per vinto.
Le portine dell’ascensore si stavano chiudendo davanti al viso percorso dalle lacrime di Minhee, Namjoon si infilò in fretta facendo passare il suo corpo muscoloso tra quello spazio stretto facendosi male al petto, ma non era quello l’importante.
La corvina sussultò vedendolo entrare nell’abitacolo e fece un passo indietro andando a sbattere la schiena contro la parete fatta di specchi dell’ascensore. Quello non era previsto, ritrovarsi di nuovo in ascensore con lui non era una cosa prevista, aveva già iniziato a piangere non voleva che Nam la vedesse debole.
Il ragazzo avanzò nella direzione della più piccola che cercò di asciugarsi le lacrime per nascondere il suo dolore. Il biondo dentro l’abitacolo sembrava enorme, i muscoli si erano raddoppiati da quando Minhee l’aveva visto la prima volta ma questo suo nuovo fisico quasi non se lo era goduto perché le ultime volte che erano stati a letto insieme lei aveva la testa da tutt’altra parte.
Per un secondo sembrò che Namjoon dovesse iniziare a parlare, ma uno scossone dell’ascensore gli fece richiudere la bocca immediatamente. La macchina si fermo e tutte le luci si spensero lasciando i due al buio per una decina di secondo prima di accendersi la luce di emergenza.
Quando la luce di emergenza andò a illuminare nuovamente l’interno dell’ascensore a Namjoon si strinse il cuore perché Minhee era scivolata a terra con le ginocchia al petto terrorizzata. Lo sapeva che sarebbe successo, la ragazza era terrorizzata dai posti chiusi e stretti e per lei prendere l’ascensore era sempre una sfida nei confronti della sua fobia.
-Sei stato tu?- chiese con voce tremante.
Lui sgranò gli occhi come se quella fosse la più grande assurdità mai sentita. -Pensi che potrei mai farlo? Minhee ci deve essere stato un guasto- si difese lui, forse un po’ offeso per quella accusa.
-Namjoon, ti prego se sei stato tu fallo ripartire … - lo implorò la ragazza e nel sentirle dire quelle parole si sentì davvero uno schifo totale.
Faceva male sapere che lei lo ritenesse capace di un simile gesto nei suoi confronti, ma allo stesso tempo sapeva che la più piccola non stava ragionando per colpa della sua fobia. Così mettendo da parte l’orgoglio ferito per quell’accusa, si piegò sulle ginocchia per poter stare più all’altezza di lei. Minhee stava tremando come una foglia.
-Minhee stai tranquilla, tra poco ripartirà e potrai uscire di qui. Vedrai che qualsiasi cosa sia capitata la risolveranno in fretta-  le posò una mano sulla spalla sperando che quel gesto l’aiutasse a tranquillizzarsi, o che almeno le desse un po’ di conforto ma lei si scansò sollevando di scatto la testa per guardarlo.
Le guance di lei erano striate dalle macchie lasciate dalle lacrime. -Non toccarmi. Non voglio che mi tocchi.- la voce agitata di lei portò lui ad allontanarsi leggermente -Perché mi hai seguita? Io non voglio stare in tua compagnia-.
Era come essere schiaffeggiato, preso a pugni e a calci allo stesso tempo; le parole Minhee lo ferivano perché fino a sei mesi prima lei gli rivolgeva solo parole dolci e piene di amore. Come era arrivata ad aver quasi paura di essere toccata da lui?
A quel punto Namjoon iniziò a perdere la pazienza perché stava cercando disperatamente di farla stare bene e tranquillizzarla, lei invece lo stava trattando come un appestato e per giunta che se lui le avesse mai fatto male fisicamente.
-Volevo ridarti questo stupido anello- sputò il biondo, calcando sulle parole e lanciandole ai piedi la scatolina blu.
Minhee sussultò a quel gesto e si strinse maggiormente le ginocchia contro il petto come se fosse terrorizzata da lui. Il maggiore diede un pugno contro una delle pareti dell’ascensore che vibrò, il sangue gli stava andando al cervello dal nervoso.
-Piantala!- ruggì -Come se ti avessi mai fatto qualcosa di male! Non ti ho mai toccata in quel modo- gridò furibondo perché quella era la verità.
La più piccola lo guardò con i suoi occhioni da cerbiatta, erano spalancati per la sorpresa, terrorizzati ed anche un po’ infuriati. Namjoon non aveva alcun diritto di trattarla in quel modo o di essere arrabbiato, era lei quella arrabbiata e ferita ma ancora una volta stava subendo il comportamento di lui.
-Tu mi hai fatto male!- disse lei singhiozzando.
A terra in quel modo sembrava essere ancora più piccola e mentre la guardava così rannicchiata, il biondo, non poté fare a meno di chiedersi se quella era la posizione che teneva anche quando suo padre da bambina la picchiava così selvaggiamente da lasciarle quelle orribili cicatrici sul corpo. Le stesse cicatrici che il ragazzo aveva baciato ogni volta che avevano fatto l’amore.
Quel pensiero lo fece rabbrividire perché si, quella era la posizione che aveva la piccola Minhee quando suo padre si trasformava in un mostro dopo aver bevuto troppo, e Namjoon non avrebbe mai voluto vedere la sua preziosa Minnie in quella posizione a causa sua.
-Scusa … cazzo, scusami Minhee- boccheggiò lui.
-Pensi che siccome non mi hai picchiata o trascinata per tutta la casa per i capelli, allora non mi hai fatto del male come ha fatto lui?- replicò lei, con una voce così cupa e così rotta da mettere i brividi perfino al diavolo in persona. La ragazza non aspettò una risposta dal grande e famoso Rap Monster, si lasciò andare ad una risatina amara e scosse la testa. -Lui mi picchiava quasi ogni giorno, sai quelle cicatrici sulla schiena? Me le fece con una cinghia solo perché inciampando avevo fatto cadere a terra i tovaglioli che stavo portando a tavola. Avevo la carne viva e ho delirato per la febbre per due giorni, ma nonostante tutto la tua indifferenza per i miei sentimenti e le parole che mi hai detto quella sera hanno fatto molto più male.-.
No, non era pronto ad affrontare quella conversazione perché sentire di quell’uomo gli faceva venire la nausea, ma sentire che lui le aveva provocato più dolore lo stava uccidendo.
-Ti ho aspettato per due anni Joonie- continuò Minhee senza nemmeno rendersi conto di aver usato quel nomignolo. -Come una stupida mi sono messa ad organizzare un matrimonio fantasma, ho comprato quello stupido vestito a 24 anni pensando che ti avrebbe fatto emozionare vedendomelo addosso, ma tu eri troppo preso dai BTS dagli ARMY, io ero in fondo alla lista.- un singhiozzo lasciò le sue labbra tremanti.
-Io ti volevo sposare … ti voglio sposare!- disse con maggiore decisione -Non ho mai voluto che tutto questo finesse tra noi, ti amo Minhee e lo so sono stato un coglione a non averti dato abbastanza importanza.-.
-Io non volevo niente Namjoon, non volevo che il nostro matrimonio venisse divulgato, volevo solo averti per me. Tu hai continuato a rimandare perché non volevi sposarmi, hai preferito la carriera.- la ragazza fece una pausa sentendo il cuore sanguinare -E tu non c’eri mai Nam … mi sentivo così sola. Mi hai spezzato il cuore, sai che mi hanno diagnostica la sindrome del cuore infranto?-.
Il biondo quasi non riusciva più a reggersi in piedi a quelle parole, così anche lui si lasciò cadere a terra mentre le lacrime scendevano sulle guance bruciandogli la pelle.
-Me l’hanno diagnostica una settimana dopo che ho lasciato casa tua, quando ho … quando io ho … ho perso- singhiozzò incapace di parlare.
Il sangue nelle vene del maggiore si congelò per qualche secondo. -Cosa hai perso?- domandò terrorizzato dalla risposta.
Minhee sollevò il volto e per la prima volta in quella sera lo guardò davvero senza sfuggire al suo sguardo, i loro occhi incatenati che mandavano scariche elettriche ad entrambi.
-Minhee, cosa hai perso?-
-Ero incinta da due mesi, aspettavo che tu ti fermassi per potertelo dire, ma eri sempre così impegnato …-.
Namjoon non la sentì più perché fu come essere avvolto da uno strato isolante, quella era una doccia fredda e insopportabile.  Vedeva le labbra di Minhee muoversi e sapeva che la ragazza stava parlando, eppure lui non sentiva niente se non il buco nel petto soffocarlo.
Per la piccola Minhee era stato un shock di grandissima portata. Le faceva ancora male ricordarsi di quando il suo bambino a causa del suo dolore si era arreso portandola a fallire miseramente come madre ancora prima di averlo tra le braccia.
La corvina si era svegliata nel cuore della notte per i forti dolori al ventre e poi si era resa conto  che i pantaloni del suo pigiama e le lenzuola erano sporche di sangue, era scoppiata a piangere e poi facendosi forza aveva chiamato un ambulanza.
Sindrome del cuore infanto.
Quella era stata la diagnosi, quello era stato il motivo per cui il suo bambino non avrebbe mai potuto vedere il sole brillare nel cielo o sentire il rumore il rumore rassicurante del mare.
Quando la ragazza aveva scoperto di essere incinta era al settimo cielo e non vedeva l’ora di dirlo a Namjoon, gli aveva comprato una di quelle magliette buffe con la scritta “Daddy loading” e sotto una barra di caricamento. L’aveva poggiata sul loro letto e aveva aspettato pazientemente che Namjoon tornasse dalle prove alla Hybe.
Il ragazzo era tornato tardi ed era distrutto diede un bacio veloce alla fidanzata che lo aspettava a casa con un enorme sorriso e in mano la busta con l’ecografia, poi si mise a letto buttandosi sopra le coperte senza nemmeno cambiarsi e in pochi secondi si addormentò. Quando Minhee entrò in camera e vide Namjoon sdraiato sopra la magliette le venne da piangere, ma ingoiò le lacrime recuperando la maglietta per poi riporla in un luogo sicuro, poi si mise una mano sulla pancia e disse dolcemente -Non ti preoccupare, papà oggi è molto stanco, glielo diremo domani-. Ma ogni giorno risultava quello sbagliato e alla fine passò un mese e poi un altro e Minhee si rese conto che quel bambino stava diventando come il loro matrimonio, qualcosa da rimandare.
-… Era pieno di sangue- sentì dire tra i singhiozzi, Minhee piangeva forte mentre ripercorreva quel giorno tanto triste e difficile.
Namjoon si sentiva morire ad ogni parola della corvina, si portò un pugno alla bocca cercando di soffocare le lacrime e la rabbia per se stesso.
-Perché non me l’hai detto?- domandò con voce incrinata e rotta dal pianto.
-Ho provato a dirtelo, ma eri sempre di fretta … alla fine ho rinunciato così come avevo rinunciato nel chiederti una data per il matrimonio-.
Il biondo si sentiva in procinto di vomitare, gli girava la testa perché quello era davvero troppo da sopportare e a quel punto avrebbe preferito che il suo cuore venisse direttamente strappato dal petto perché il dolore era troppo forte ed insopportabile. Scosso dai singhiozzi si portò una mano al petto come a cacciarsi davvero via il cuore.
Era orribile immaginarsela da sola in quella stanza con tutto quel sangue, o immaginarla in ospedale mentre sperava di sentire ancora il cuore del loro bambino mentre dalla macchina arrivava solo un silenzio assordante e cupo.
E lui non sapeva niente.
Non aveva pianto di gioia per la scoperta di star diventando padre, aveva solo pianto perché quel bambino non l’avrebbe mai potuto avere.
Namjoon diede un altro pugno alla parete dell’ascensore, poi un altro e un altro ancora. Era così arrabbiato con se stesso che non si rese conto nemmeno di Minhee che spaventata gli gridava di smettere, per le sue mani e perché l’ascensore vibrava da morire sotto i colpi del ragazzo.
Fu quando le nocche del biondo iniziarono a sanguinare che la più piccola decise di intervenire; si alzò lasciando l’angolino in cui si era rannicchiata per tutto il tempo e raggiunse il maggiore. Namjoon sembrava una furia ceca e lei capì che si stava punendo per tutto quello che era successo a lei. Pur essendo spaventata da quella violenza, Minhee gli afferrò un braccio per fermarlo, la verità era che la ragazza non voleva che si facesse male perché per quanto fosse arrabbiata e ferita da lui era ancora così innamorata del biondo.
Quando era venuta a conoscenza dell’aborto l’unica persona che avrebbe voluto accanto a lei era proprio lui, Namjoon, poteva quasi essere un paradosso perché se lei si trovava in quelle condizioni era gran parte colpa del maggiore eppure sapeva che lui sarebbe stato in grado di aiutarla in quel momento assurdo e così doloroso.
Afferrando il braccio muscoloso del ragazzo venne praticamente trascinata anche lei verso la parete dell’ascensore, ma prima che potesse colpire il muro freddo Namjoon si fermò di scatto ritirando indietro il braccio e con esso anche lei.
Minhee era pronta all’impatto, teneva gli occhi chiusi con le palpebre strizzate e si mordeva il labbro inferiore; ma quando l’impatto non arrivò aprì gli occhi con cautela ritrovandosi il viso di Namjoon vicinissimo al suo.
-Minnie sei forse impazzita?- disse il ragazzo con la voce roca per il pianto.
La corvina afferrò le mani di lui ed osservò le nocche sbucciate e sanguinanti, era doloroso vederlo in quel modo. -Non farlo più … - cominciò con voce incrinata -Non farti del male, non voglio.-.
La guardò con gli occhi ancora appannati dalle lacrime e dal dolore che lo stava dilaniando. -Me lo merito, merito tutto questo ed anche altro. Per tutte le volte che ho rimandato il nostro matrimonio, per tutte le volte in cui ti ho data per scontata, per il tuo bellissimo abito da sposa ormai rovinato, per tutte le volte in cui non mi sono curato dei tuoi sentimenti e non mi sono accorto di quanto tu stessi soffrendo.- Namjoon fece una pausa e si tirò ancora più vicina la ragazza -Per il nostro bambino e per averti spezzato il cuore. Minnie tu questo non te lo meritavi- e c’era una certa serietà nella sua voce che a lei fece venire la pelle d’oca.
Poi il biondo fece una risata amara mentre ancora si specchiava negli occhi profondi e gentili di lei. -Sai che Seokjin prima mi ha detto di riconquistarti e di riprenderti, ma ora mi sembra tutto così assurdo e stupido. Già non avevo speranze prima, ora che ho saputo del bambino … cazzo … Minnie sono un mostro, un mostro da cui dovresti davvero allontanarti.-.
Vedere Namjoon in quello stato era veramente brutto e difficile perché lei non l’aveva mai considerato un mostro o roba simile, si era comportato davvero male con la ragazza eppure lei lo amava ancora così tanto che non riusciva dopotutto a lasciarlo andare.
Minhee era andata quella sera per restituirgli quel dannatissimo anello, ma in realtà avrebbe voluto soltanto prendergli il viso tra le mani e dirgli che nonostante tutto il male che si erano fatti a vicenda lei lo amava ancora.
Assurdo vero? Eppure lei quelle labbra che Namjoon stringeva tra i denti avrebbe voluto baciarle fino a perdere il fiato, avrebbe voluto asciugare le lacrime che striavano le guance arrossate del maggiore e avrebbe voluto che lui la stringesse per non lasciarla andare mai più.
-Non sei un mosto Joonie … - cercò di rassicurarlo lei, ma lui la scansò via.
-Smettila di consolarmi, dovresti odiarmi Minhee perché ti ho rovinato la vita a tal punto da averti spezzata. Ti ho data per scontata per tutti quegli anni ferendoti ogni giorno a causa del mio egoismo e poi … ti ho portato via anche il nostro bambino. Ho ucciso mio figlio.-.
E con quelle ultime parole l’ascensore ripartì zittendo in questo modo entrambi, quando le portine si aprirono accompagnata da quel suono acuto e fastidioso si ritrovarono davanti i ragazzi. Minhee era ancora aggrappata al braccio del più grande, entrambi avevano gli occhi gonfi e il viso bagnato dalle lacrime, sembravano distrutti.
-Joonie?- lo chiamò Hobi guardando l’amico ridotto in quello stato con le nocche che sanguinavano.
-Noona sta bene?- chiese Jimin guardando la ragazza.
Non era quello che Jin si aspettava di vedere perché il maggiore tra i ragazzi si aspettava lacrime di gioia e non di dolore, non avrebbe mai voluto vedere quei due completamente a pezzi.
Erano tutti impietriti di fronte a quella scena così straziante, sembrava che nessuno di loro sapesse come reagire e alla fine fu Namjoon ad alzarsi liberandosi dalla presa della ragazza per poi scappare via.
Scappare.
Si, perché questa volta Namjoon stava scappando davvero lontano da tutto e da quel dolore incomprensibile che non era sicuro che sarebbe mai riuscito a gestire, era un tipo di dolore soffocante che paralizza e che impedisce a chiunque di essere felice.
 
 
 
Per due settimane RM era rimasto chiuso nella sua stanza e i ragazzi si erano accampati davanti alla sua porta per assicurarsi che il ragazzo non facesse qualche assurdità. Lo sentivano piangere e piangere, un suono straziante che sarebbe rimasto nello loro orecchie per sempre. Tutti le interviste, programmi, sessioni infinite di prove saltarono, ma a nessuno di loro importava del lavoro perché il loro amico sembrava che avesse perso la voglia di vivere.
Una mattina Yoongi fece irruzione nella camera dichiarando che basta il loro leader doveva tornare in sé per il suo bene. Namjoon era seduto sul pavimento della sua camera da letto la stessa che per anni aveva condiviso con la sua dolce metà, tra le mani stringeva un pezzo di stoffa che nessuno degli altri ragazzi aveva mai visto, e nemmeno Namjoon fino a due settimane prima.
Era la maglietta di cui gli aveva parlato Minhee quella che lei gli aveva comprato per dargli la notizia della gravidanza, quella stessa gravidanza che lui aveva stroncato con il suo comportamento.
Così con voce tremante Namjoon confessò quell’orribile segreto ai suoi amici, che lui sarebbe dovuto diventare papà ma che lui stesso aveva ucciso il suo bambino. Jin chiuse gli occhi portandosi un pugno alle labbra, i cuori di tutti si ruppero.
-Vado da noona, qualcuno deve stare con lei perché sarà a pezzi- disse Taehyung.
E Taehyung era andato insieme e Jimin, la loro noona era seduta nel piccolo salotto del suo nuovo appartamento con lo sguardo perso nel vuoto; non appena la ragazza li vide capì subito che loro sapevano e finalmente pianse tra le braccia di qualcuno in grado di consolarla.
Si sa che vi vuole sempre del tempo per leccarsi le ferite e per ricominciare a vivere, Namjoon e Minhee dovevano fare quello.  Entrambi avevano ferite che dovevano cicatrizzarsi prima di ricominciare ad affacciarsi al mondo, le cicatrici sarebbero rimaste.
Lo fecero con l’aiuto dei loro amici che giorno per giorno li facevano rialzare se cadevano nello sconforto e si fingevano stampelle quando c’era la necessità di una stampella.
Inaspettatamente la prima a tornare in piedi fu Minhee, una mattina si svegliò e decise che da quel giorno tutto sarebbe stato diverso perché lei avrebbe sorriso di più e avrebbe ricominciato ad aiutare le persone che intorno a lei.
E da chi poteva iniziare se non da Namjoon che sembrava il fantasma di se stesso?
Quella mattina la porta dell’appartamento del leader si aprì e sette ragazzi guardarono la corvina sfilare nel corridoio con aria risoluta, niente dolore e paura negli occhi, ma un dolce sorriso sulle labbra perché Minhee era tornata.
-Noona- la chiamò Jungkook sorpreso.
Minhee sorrise ancor di più e poi spalancò con forza la porta della camera da letto, la loro camera da letto che ora era solo di Namjoon, un orribile tanfo la investì immediatamente facendole storcere il naso. Il biondo era al buio buttato sul letto, quella maglietta ancora stretta al petto e una puzza terribile lo circondava.
-Namjoon, stai forse andando in putrefazione?- chiese tirando con forza le tapparelle, facendo così entrare un bel sole caldo nella stanza.
Poi spalancò la finestra facendo entrare dell’aria fresca e pulita per scacciare via il tanfo nauseabondo che le si stava attaccando alle narici. Namjoon imprecò e si tappò gli occhi mentre gli altri ragazzi si tappavano il naso lamentandosi della puzza.
-Minhee- si lamentò il più grande, sprofondando con il viso nel cuscino per impedire al sole di raggiungere i suoi occhi.
La corvina si voltò verso di lui con le braccia incrociate sotto il seno, un sopracciglio alzato e il piede destro che batteva sul pavimento. -Kim Namjoon, vai a lavarti.- ordinò lei -Poi mi aiuterai a pulire questa stanza e la casa, andremo a fare la spesa e tu la smetterai di piangerti addosso come un adolescente con una tempesta ormonale in corso!-.
Se la situazione non fosse stata così triste e delicata probabilmente gli altri ragazzi sarebbero scoppiati a ridere, ma non lo fecero.
-Non voglio- rispose il maggiore.
Allora Minhee avanzò verso di lui e gli afferrò la maglietta con un gesto rapido, quello gemette come se gli avessero portato via un organo e non una maglietta, ma bastò quello per farlo alzare dal letto e guardarla negli occhi.
Minhee era bellissima con quei capelli neri, gli occhi grandi e scuri, era vestita di lilla e quel colore le donava terribilmente.
-Hai detto di volermi riconquistare e come pensi di farlo? Stando qui dentro senza lavarti e a piangere, credimi che questo non è il modo giusto. Namjoon ora ti sei sfogato, hai pianto, hai capito di aver sbagliato, ora basta. Andiamo avanti.- concluse porgendogli una mano.
Il biondo guardò quella mano così piccola tesa davanti a lui, sembrava un sogno il fatto che Minhee potesse perdonarlo e addirittura decidere di aiutarlo a rimettersi in piedi una volta per tutte, eppure eccola li la sua ragazza forte e coraggiosa ancora una volta era lei a risolvere tutto.
Da quel giorno tutto fu diverso, loro furono diversi.
Minhee non si lasciò più calpestare da nessuno, continuò a fare del bene e stare accanto a Namjoon perché dopotutto era l’amore della sua vita e l’unico uomo che volesse al suo fianco per sempre, l’unico uomo che voleva facesse da padre ai suoi figli.
Namjoon non fece più lo stesso errore, non lasciò che Minhee finisse nel fondo della lista, ma si preoccupò ogni giorno di metterla al primo posto e poi sarebbe venuto tutto il resto. L’amava così tanto da non potersi permettere mai più di perderla.
Le cose non furono facili e ricucire un rapporto quando questo si è strappato in maniera così dolorosa è sempre difficile, ma loro erano forti e giorno dopo giorno rimisero insieme i pezzi trasformando i brandelli in qualcosa di bello e luminoso.
Inizialmente si vedevano solo per controllarsi a vicenda e per sapere se l’altro stava bene o per fare la spesa insieme, poi iniziarono a mangiare insieme, a guardare la tv, a fare lunghe passeggiate, a parlare. Parlare del passato e dei loro errori, poi a rimediare a quegli stupidi e dannatissimi errori che li avevano tenuti separati fino a quel momento.
Giorno dopo giorno arrivarono le carezze, gli sguardi dolci, i sorrisi, i baci, tenersi per mano, fare l’amore fino a non avere più fiato. Stare vicini.
Amarsi di nuovo.
Fu durante la fioritura dei ciliegi, quasi un anno dopo che Namjoon si inginocchiò di nuovo davanti a lei in mezzo a quel rosa splendente sugli alberi, aprì una nuova scatolina come il loro nuovo amore e tolse fuori un nuovo anello, nuovo come la loro nuova vita.
-Minnie, non mi reggono le gambe e penso che tra poco vomiterò- cominciò lui con occhi imbarazzati. -Sono stato uno stupido e ho rischiato di perdere te, l’unica persona in grado di farmi stare bene e l’unica persona che voglio far stare bene più di ogni altra cosa. L’altra volta ci ho impiegato troppo e tu sei scivolata via dalle mie mani, ho persona una vita con te e il nostro bambino che non tornerà più. Ti amo e non voglio perdere questa occasione, sposami Moon Minhee, sposami e costruisci una vita con me. Sposami ora, non dopo, non domani o tra un mese, ora. Sposami e ti prometto che non sprecherò più un solo secondo con te.-.
La corvina guardò il ragazzo inginocchiato davanti a lei, sorrise, gli accarezzò una guancia con tenerezza e lui andò incontro al movimento della mano di lei come un cucciolo bisognoso di attenzioni. Namjoon la guardò mentre con una mano si tirava giù la lampo del giubbotto indossato per l’uscita, sgranò gli occhi quando vide la maglietta che la ragazza stava indossando.
“Futura mamma”, recitava.
-Stupido Namjoon! Certo che tu hai un tempismo. Volevo farti io la sorpr…-
Un bacio soffocò l’ultima parola, ma non soffocò il “si” sicuro della ragazza mentre il ragazzo le posava una mano sul grembo con un dolce sorriso sulle labbra.
 
 
Spazio autrice:
Non voglio prendere troppo tempo e nemmeno dilungarmi, volevo giusto ringraziare tutte le persone che leggeranno questa mia altra piccola creatura per cui ho messo tanto impegno ed amore. Mi scuso per eventuali errori, ho riletto più volte, ma essendo io dislessica sono certa che qualcosa mi sia sfuggito per strada.
In questa ff c’è tanto di me e spero che possiate amarla quanto la amo io!
화이팅!
-BlackSwan95
 
Ps:Se volete mi trovate anche su wattpad come -BlackSwan95.
 
 
   
 
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