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Autore: theGan    25/03/2022    8 recensioni
Karl è gay, Genzo è asessuale.
Sono molto innamorati (e Kaltz è da qualche parte a ridere di loro).
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CAMBIARE L’ORDINE DEGLI ADDENDI (non modifica il risultato)

 

 

 

Karl-Heinz Schneider non è un tipo introspettivo, nel senso che fa schifo a guardarsi dentro e ammettere di avere un problema. Le minacce di morte rivolte alla sua famiglia alla tenera età di cinque anni e il quasi-divorzio dei suoi genitori hanno come prosciugato questa capacità. Karl-Heinz Schneider è uno specialista a reprimere e nascondere, come una tartaruga.

Non è che sia stupido, freddo o insensibile. È quasi sempre uno stronzo, ma per altre ragioni.

Karl nota le cose e proprio ora sta notando che gli uomini sono attraenti.

Ah.

Karl si siede sulla realizzazione e lascia che prenda forma.

Gli uomini sono attraenti. Ok, cosa ha intenzione di fare a riguardo?

Niente, è un fatto. I fatti vanno notati e basta, per esempio: Karl è biondo, ha gli occhi azzurri e ama il calcio.

Il fatto che gli uomini siano attraenti è un addendum a quello che Karl è e sente.

La maggior parte dei fatti su Karl sono visibili o evidenti. Questo non lo è e gli prude dentro.

Karl ha bisogno di dirlo a qualcuno o esplode.

- Credo di essere gay.

- Okay, passami l’acqua.

È estate e lui e Kaltz sono seduti sull’erba mentre guardano il resto della squadra finire con l’allenamento. È un giorno come tanti e Karl non sa bene se è il caldo o il fatto che è da un’ora che adocchia Wakabayashi senza maglietta che ha portato alla confessione.

Il coach gli urla di smettere di fare i pigri e così riprendono il loro posto sbuffando. La conversazione non sarà più menzionata.

 

Un anno passa e se ne va e improvvisamente sono a quattro settimane dalla disastrosa finale contro il Giappone. Le cose stanno cambiando nella vita di Karl e in fretta. I suoi genitori si sono riconciliati, papà ha un nuovo lavoro e Karl stesso sta per iniziare la sua avventura con il Bayern: si devono trasferire a Monaco questo settembre. 

Kaltz si ferma a dormire la notte per celebrare la partenza. È riuscito a contrabbandare dentro dodici bottiglie di birra e due di vino. Karl non sa come faccia e a questo punto ha paura di chiedere. Comunque è una capacità da tenere da conto.

Karl è alla sua seconda birra e al suo primo bicchiere di vino, Kaltz è alla quarta e una delle bottiglie di moscato è stata data per dispersa. È a questo punto che Kaltz decide di guardarlo fisso, aggrottare la fronte e tirare fuori un argomento che Karl pensava morto e sepolto.

- Non so se conta come gay se ti piace Genzo.

La birra cerca di scappare dalla bocca di Karl passando per il naso, quasi si strozza. Kaltz c’ha quel ghigno tipico dello stronzo che stava aspettando il tempismo giusto.

 - Tipo la metà dei suoi amici giapponesi ha una cotta per lui.

Oh. Karl questa cosa l’ha notata, eccome.

Ci sono stati quei tre tipi durante la visita ad Amburgo che si sono incollati a Wakabayashi al minuto uno e non c’è stato più verso di staccare. Sembravano un branco di cagnolini fare le feste al proprio padrone, ridicolo, ma quasi toccante.

Poi ovviamente c’erano Tsubasa e quell’altro portiere (non quello figo, quello basso) che hanno passato il tempo a guardare Genzo con un tale nudo affetto da farlo sorridere. È bello sapere che Wakabayashi ha degli amici che lo amano con feroce lealtà. Dio solo sa quante volte Karl ha fallito in questo.

Ma, dopotutto, Karl non ama Genzo come un amico normale.

- È diverso.

- Come?

- Io voglio stare con lui, non essere come lui o cos’altro.

- Stare con lui tipo come un fidanzato?

- Lo so, è una fantasia.

- Oh, quindi adesso ci facciamo pure le fantasie su Genzo…

Karl cerca di soffocarlo con un cuscino, Kaltz ride e diventa una guerra senza esclusione di colpi. Mamma e papà non chiedono di abbassare toni, fanno i genitori super comprensivi  da quando si sono rimessi assieme, così è Maria quella a entrare e a piantare un casino perché la smettano. Un’esperienza estremamente umiliante.

Gonfiano il materasso ad aria che Karl ha comprato per quando Kaltz o Genzo rimangono a dormire, preparano il sacco a pelo, Karl lancia un paio di cuscini extra in faccia a Kaltz e spegne la luce. I poster che Karl ha appeso sulle pareti quando era bambino sono blocchi di nero nell’oscurità generale, il suo respiro è pesante e silenzioso allo stesso tempo. Domani Karl si sveglierà, prenderà un treno e incomincerà il resto della sua vita. È triste che Wakabayashi non sia con loro questa notte, ma il portiere è dovuto tornare in Giappone a inizio settimana per un’emergenza famigliare (in seguito gli telefonerà per informarlo che il cane John si è ripreso completamente).

Gli manca.

- Non credo che Genzo sia interessato al sesso.

La voce di Kaltz è un sussurro strangolato dall’oscurità che li circonda. Un eco dei pensieri di Karl.

- Già.

- Sono abbastanza sicuro che sia asessuale.

Karl non conosce il significato della parola, lo controllerà il giorno dopo e si troverà d’accordo. Ora si gira semplicemente nella direzione in cui Kaltz dovrebbe stare dormendo.

- È stato Genzo ha dirti…

- Nah. Ma credo che abbia tutto ben chiaro in quel suo testone. Il bastardo è più sveglio di noi due messi assieme.

E con questo Karl si trova completamente d’accordo: Genzo è fluente in tre lingue, ha i voti migliori della scuola e possiede quella sorta di maturità emotiva che lo distingue dagli altri ragazzi della loro età. Genzo è straordinario.

Non è strano che Karl abbia una cotta per lui.

Kaltz russa e lo tiene sveglio per quasi tutta la notte. Al mattino Karl salta la colazione, ma non è l’unica ragione per cui si sente leggero.

 

Giocare nel Bayern è fantastico. Certo non mancano i problemi: Karl aveva sperato di recuperare il rapporto con suo padre, ma, sorpresa, salta fuori che avere un genitore che ti fa da coach non è il massimo.

Il pubblico lo ama e il soprannome “Kaiser” che la stampa gli ha affibbiato quando giocava nelle giovanili è diventato un brand. A volte essere un giocatore di calcio professionista non riguarda il calcio e il Kaiser viene chiamato per sponsorizzare quel prodotto o a partecipare a quell’altro talk-show. Karl rifiuta tutte le offerte.

È che ama essere amato, ma la cosa non gli piace. Karl sa per esperienza come l’opinione del pubblico sia volubile e non ha dimenticato cosa la stampa ha fatto alla sua famiglia.

Un giorno riescono a convincerlo ad apparire in uno spot: Karl ha accettato perché il guadagno sarà devoluto in beneficenza e perché Maria adesso è fissata con il teatro e magari un giorno avere contatti nel mondo dello spettacolo potrebbe tornare utile. Karl deve indossare un costume e cantare una canzone. È orribile.

Kaltz lo percula senza pietà al telefono, Genzo no.

- Sei stato bravo.

Genzo trova sempre l’occasione per farsi una risata alle sue spese, ma non è mai crudele. La sua voce è calda e gli è mancata.

- Ascolta, se a Maria servirà aiuto ricorda che la mia famiglia è potente e non si fa problemi a tirare qualche filo.

Karl ridacchia, ha incontrato la madre di Wakabayashi una volta sola e, sì, è stata una esperienza. Maria ha già cambiato idea riguardo al recitare, ha solo tredici anni e Karl farebbe bene a ricordare che non tutti hanno il loro futuro in testa quando di anni ne hanno dodici. Lui e Genzo stanno al telefono per un’ora, non parlano di niente in realtà.

- Come sta il cane?

- Riesci a credere che Kaltz l’altro giorno…

- Credo di dover comprare un vestito nuovo.

Mi manchi.

Karl non lo dice.

Ascolta Genzo parlare del matrimonio di Tsubasa e capisce. È innamorato di lui.

È giusto così.

 

Karl ha ventidue anni ed è stanco.

Lui e suo padre hanno litigato e Karl ha bisogno di trovarsi un appartamento e andarsene da questa cazzo di casa. È una cosa stupida, davvero. Sa che cambiare un coprifuoco (seriamente, è un adulto) per un affitto o un mutuo non è una scelta senza rischi, ma è davvero stanco di stare attento alla sua dieta in ogni momento o di non potersi permettere un po’ di pigrizia a casa sua o l’Altra Cosa.

La cosa della fidanzata.

Un paparazzo ha beccato Karl mentre parlava con Sheila, la studentessa universitaria che gli sta dando ripetizioni d’inglese e la cosa è come esplosa. Papà ha fatto quella faccia, quella che fa quando aggrotta la fronte senza muovere le sopracciglia e ha sparato qualcosa su quanto sia deluso da Karl o di come stia prendendo in giro quella povera ragazza il che NON È AFFATTO GIUSTO!

E poi cosa significa ‘sta cosa? Papà lo sa? Mamma? È questa la ragione per cui sono sempre scontenti di lui ultimamente? Sta diventando paranoico?

- Sai caro, la mia estetista ha una figlia della tua età che ama il calcio, la vuoi conoscere?

- Ho sentito che Kaltz ha una nuova fidanzata, che razza di gigolo quel ragazzaccio. Sei interessato a qualcuno in particolare amore?

- Ieri ho visto due uomini tenersi per mano per strada, è così bello vivere in tempi disposti ad accettare il diverso, non credi anche tu, pasticcino?

Mamma lo sa. Decisamente.

Le mani di suo padre tremano sotto il tavolo ogni volta che mamma apre bocca. Karl sa che i suoi genitori lo amano, ma sa anche che suo padre è terrorizzato a morte.

Karl capisce perché e la cosa lo fa infuriare.

Non è che Karl stia poi combinando chissà che cosa! Sicuro, ci sono un paio di ragazzi qua e là che gli fanno girare la testa, ma mai niente di serio e poi è così impegnato con il calcio che non ha fisicamente il tempo di pensare a una relazione!

- Lo sai che puoi sempre fare una cosa da una botta e via, vero?

Kaltz non è di aiuto. Lo stronzo si mette a ridere quando Karl gli risponde che preferirebbe qualcosa di più dalla sua prima volta. Bastardo.

- Ehi, il sesso casuale può essere romantico!

Forse Kaltz ha ragione e tra i due l’idiota è lui, ma, cazzo, potrebbe dimostrare un briciolo di empatia, no? Karl è uno stupido: conosce Hermann da una vita e a questo punto dovrebbe sapere che l’empatia non sa nemmeno che faccia abbia. Karl riattacca il telefono e chiama Wakabayashi.

La voce di Genzo è ruvida come la carta vetrata. Perfetta.

- Karl, sono le tre del mattino.

Giusto, il fuso orario: Karl ha dimenticato che è in Giappone per l’anno nuovo. Genzo sbadiglia e il rumore riverbera attraverso il telefono, sta probabilmente facendo quella cosa in cui guarda il nulla senza mettere a fuoco e sbatte le palpebre.

- Va tutto ben…

- Vuoi venire con me a un gay bar?

Gli viene fuori così, all’improvviso e non è affatto quello che Karl voleva dire, ma va bene ugualmente. Genzo non risponde. Stanno in silenzio entrambi per un lunghissimo istante. Ehi, ma aveva detto a Genzo di essere gay? Non lo ha fatto vero? Merda.

- Karl… sono in Giappone.

Che sia benedetto.

- Lo so. Ovviamente intendevo per quando sarai tornato.

- Ma che cazzo c’era di chiar… Ok, va bene, allora è un appuntamento. Ora sparisci che devo dormire.

Genzo riattacca. Karl rimane ad osservare il telefono. È completamente fermo, immobile, inespressivo, il suo cervello sta urlando: ha appena fatto coming-out a Genzo? Un gay bar, ma perché?

Un appuntamento.

Il giorno dopo Karl fa pace con suo padre. Ha ancora intenzione di trasferirsi, ma forse questa volta può permettersi di fare le cose con calma. Questa volta può fare le cose nel modo giusto.

 

Genzo arriva a Monaco tre settimane dopo. Karl non ritorna sul discorso, non menziona il fatto di essere gay o l’appuntamento. Vanno insieme a mangiare una pizza ed è finita così.

Avere Genzo come compagno di squadra è una benedizione e una tortura. Karl è il Kaiser, il giocatore più temuto dell’intera Bundesliga, le persone tendono ad avere un giustificato e sacrosanto terrore nell’approcciarlo. Genzo gli urla dietro tutte le volte che se la prende comoda, gli scompiglia i capelli quando segna e gli sorride come un fesso e come la minaccia che è.

Ha un che di nostalgico. Lo fa sentire bene.

Passano la maggior parte del loro tempo libero nell’appartamento di Genzo. Il portiere è assolutamente incapace a cucinare, ma Karl si è sciroppato Maria per anni quando mamma era in crisi ed è incredibile a gestire i fornelli. Peccato che Karl sia un nabbo assoluto con la lavatrice e si dimentica di risciacquare i piatti prima di metterli in lavastoviglie, Genzo sa fare entrambe le cose. Si compensano a vicenda, come sempre.

- È tardi, ti preparo il letto?

Karl annuisce, l’appartamento di Genzo è piccolo, temporaneo e manca di una stanza per gli ospiti. Il divano ha un letto a scomparsa e ormai il salotto dovrebbe essere ufficialmente rinominato “la stanza di Karl”.

Karl prende una coperta extra dalla credenza vicino al portone di ingresso, quando ritorna Genzo è in piedi, immobile e lo fissa.

- Questa cosa sta diventando ridicola.

Karl ha solo il tempo per ricacciare in gola il senso di crescente terrore prima che Genzo aggiunga.

- Dovremmo vivere insieme e basta.

È la migliore idea che Karl abbia sentito in vita sua.

 

 

Papà e mamma sono stranamente d’accordo sulla faccenda, cosa alquanto assurda viste le proteste che avevano piantato quando Karl aveva tirato fuori il discorso di trasferirsi quasi un anno prima. Maria gli batte il cinque. Si comportano tutti come se non avessero visto l’ora di cacciarlo fuori casa. O forse sono solo sollevati che ci sia Wakabayashi. Una della due, forse entrambe.

Genzo lo sta aspettando in salotto, sta prendendo il the con sua madre. Lui e Karl hanno appuntamento per visitare un’altra casa, ma Karl ha completamente rimosso l’indirizzo che l’agenzia gli ha dato e ora lo sta disperatamente cercando nella sua stanza. È sicuro di averlo segnato da qualche parte, ah, eccolo. La porta si chiude con un click. Papà è in piedi al centro della stanza.

Con un sospiro Karl si siede sul letto, a quanto pare questa volta la conversazione è inevitabile.

- Pare un tipo a posto.

- Papà, conosci Genzo da undici anni. Sai perfettamente che è un idiota.

Piantala con le stronzate.

Io e Genzo non stiamo manco assieme.

Sei almeno un po’ felice per me?

Suo padre sospira, allunga una mano verso di lui, esita, e poi lo abbraccia.

- Voglio solo che tu non rimanga ferito.

Karl nasconde la faccia nella spalla di suo padre e respira. Parlano.

Quando Karl scende le scale i suoi occhi sono gonfi e arrossati, Genzo sta aiutando Maria con i compiti. È tardi e il portiere ha già chiamato l’agenzia per spostare l’appuntamento.

- Vuoi restare o torniamo all’appartamento?

Genzo non dice mai “il mio appartamento”. Karl vuole restare e vuole andare via. È strano come due desideri opposti possano coesistere allo stesso momento. Non dice niente, Genzo annuisce.

- Ok, chiedo a tua madre se avete un letto in più per me.

Una terza soluzione. In una addizione cambiare l’ordine degli addendi non modifica il risultato, ma forse Genzo è sempre stato quel numero che Karl rifiutava di vedere.

È innamorato di Genzo Wakabayashi.

 

Alla fine trovano una casa piccola, vicina al centro e con un minimo di giardino sul davanti. È più grande dell’appartamento di Genzo e più piccola di casa dei suoi. È gestibile ed è perfetta.

Manca solo un cane. Genzo vorrebbe portare John, ma teme che il vecchio cane possa soffrire troppo il trasferimento e Karl gli ricorda che non devono per forza decidere ora.

Hanno tutto il tempo del mondo.

Non è sempre facile condividere gli spazi con un maniaco del pulito che vuole che le cose siano in esatto ordine TUTTO IL TEMPO, ma due settimane diventano quattro mesi e finiscono per trovare il loro equilibrio. Genzo non sa ancora cucinare ed è fantastico.

- Devo dire a Kaltz che abbiamo trovato qualcosa in cui sei una pippa!

Genzo arrossisce di fronte a qualcosa che dovrebbe essere una frittata… se questo fosse l’inferno e quello carbone.

- Ci sono un SACCO di cose che non so fare.

- Buono a sapersi. Tipo cosa?

Genzo fissa Karl, poi aggrotta le sopracciglia, si siede e si mette a mangiare il rischio biologico. Karl afferra il piatto e rovescia il suo contenuto nel secchio dell’immondizia. Apre  il frigo, tira fuori due uova, taglia un pezzo di burro, accende il fuoco. L’aria è densa, ma non solo per l’odore del cibo bruciato. Così Karl decide di chiedere.

- Ti ricordi del nostro appuntamento?

Passa il piatto con le uova commestibili a Genzo, ultimamente sta provando ad aumentare la massa muscolare e finché il nutrizionista concorda, la cosa a Karl va a genio: avere uomini muscolosi da guardare è sempre buono.

- Quale dei tanti?

Giusto, avevano deciso di provare quel nuovo ristorante di sushi. Genzo adora criticare le persone che distruggono la cucina del suo Paese tanto quanto Karl ama aizzarlo contro ristoratori innocenti.

- Il gay bar.                                                                      

- Uh, uh.

Genzo annuisce, un suono confuso strozzato dal cibo che divora piano invece di inalare come fa quando sono da soli. Karl versa un bicchiere d’acqua e glielo allunga. La voce di Genzo è incerta.

- Sicuro… quando?

Karl prende nota del tono e decide prontamente di ignorarlo.

- Questa sera.

Hanno tutto il tempo del mondo, ma Karl è stufo di aspettare.

 

 

Genzo lo sta aspettando in salotto, riesce sempre a tirarsi a lucido: i suoi jeans sono blu scuro e molto più aderenti del solito, mentre il maglione crema pare soffice e comodo, forse perché è quello che Karl gli ha regalato per il compleanno l’anno scorso.  

Genzo lo vede e fa la Faccia, quella con le sopracciglia aggrottate e il “che cazzo Karl” stampato in fronte.

- Non dovresti indossare degli occhiali da sole ?

- Cosa?

- Stiamo per andare in un luogo molto pubblico e tu hai una faccia decisamente riconoscibile.

Karl è in tuta, una bella tuta, ma non esattamente l’abbigliamento adatto per uscire o per un appuntamento. Specialmente non per un appuntamento con l’uomo che ama da una vita.

A dirla tutta Karl ha proprio cambiato idea sull’uscire: il piano andiamo-a-un-gay-bar-e-vediamo-se-il-mio-migliore-amico-si-ingelosisce è stato abbandonato un’ora prima. Il nuovo piano era quello di dire a Genzo di rimandare causa improvviso mal di pancia, ma poi Genzo ha deciso di comportarsi come farebbe suo padre.

- E che mi frega se mi riconoscono?

- Stiamo andando a un gay bar!

- E allora?

L’irritazione che ha iniziato a montare in Genzo, lo lascia d’improvviso, il portiere si sgonfia, porta due dita alla fronte e inizia a massaggiarla come a scacciare un’emicrania improvvisa. Karl non è un idiota: sa perfettamente che questa è una conversazione che non vuole avere, ma probabilmente ne hanno bisogno.

- E allora?

- È un gay bar.

Nella testa di Karl si è aperto come un tunnel. Ha bisogno di bere dell’acqua, perché la sua lingua è pesante e sbagliata. Genzo sembra a disagio e fuori posto in quella casa che condividono. Kaltz ha sempre trattato il suo orientamento sessuale come l’ennesima cosa noiosa che riguarda un amico. Cos’aveva risposto Genzo alla confessione di Karl? Niente.

- Il pubblico ti ama, lo sai… ma, quell’amore è condizionale, te lo ricordi vero?

- Lo è anche il tuo?

Se Karl gli avesse tirato uno schiaffo Genzo sarebbe stato meno sorpreso. I suo occhi si fanno larghi come piattini da caffè e la sua schiena si irrigidisce. Poi la sorpresa diventa qualcosa di molto simile alla rabbia.

- CHE CAZZO?

- È una domanda legittima.

- Karl, potresti essere un furry, un terrapiattista, un VEGANO e ti amerei comunque! MA SEI UN IDIOTA?!

Karl non ama granché le dimostrazioni di affetto, ma ci sono eccezioni, per esempio adesso si lancia contro Wakabayashi e lo abbraccia prima che possa riprendere ad urlare. Genzo è incazzato, ma le sue spalle si rilassano e un attimo dopo lo strizza.

- Sei un vero idiota.

Il naso di Genzo è premuto contro i suoi capelli, sta borbottando e Karl gli pizzica una spalla.

- Smetto quando la smetti tu.

Genzo ridacchia, ma non disapprova. L’abbraccio finisce, il portiere nota la tuta e dice “ma avevi davvero intenzione di uscire vestito così?” e Karl e costretto a tirargli un pugno sulla spalla.

Decidono che prendere un caffè alle nove di sera non è esattamente un’idea brillante, ma hanno ancora delle birre in frigo e l’alcool in questo momento è quello che ci vuole. Si siedono sul divano e parlano.

- Karl… lo sai vero che non sono etero manco io, giusto?

- Lo so, sei ace.

- Sì, cioè no, cioè: sì, sono asessuale, ma mi piacciono comunque gli uomini. In senso romantico intendo.

E… Karl questa cosa non la sapeva.

Come diavolo faceva A SAPERLA?!

Genzo pensa forse che sia in grado di leggergli nella mente? Questo significa che Genzo ha avuto dei fidanzati? Che Genzo HA un fidanzato? Che Karl può presentare domanda scritta in carta bollata e chiedere se è ancora disponibile la posizione?

- Ah. Questo spiega alcune cose.

Karl non ha fatto bene il suo lavoro, a quanto pare guardare una volta in un articolo su un dizionario online il termine “asessualità” non è il modo giusto per farsi un quadro completo. Ma che sorpresa.

Salta pure fuori che Kaltz si è sbagliato in pieno: sì, Genzo è più intelligente di loro in tante cose, ma è un completo deficiente in tante altre. Genzo ha fatto chiarezza sul suo orientamento sessuale dopo il suo ultimo viaggio in Giappone, SEI MESI FA. Karl e Kaltz lo sapevano DA ANNI.

- Sei davvero un idiota.

- Beh, scusami tanto se sono stato un filino occupato con la stampa che voleva la mia testa per la storia della cittadinanza e il casino di essermi quasi fottuto l’intera carriera con una partita.

- No intendevo, tipo, in generale.

- Succhiamelo Schneider!

È permesso agli asessuali dire certe cose? Karl è convinto che chiederlo a Genzo ora, equivalga pregare di essere preso a pugni in faccia. Tace.

Sì, a Genzo le cose sono andate maluccio negli ultimi anni e Karl è stato abbastanza pessimo come amico. Il fatto è che Karl si è un po’ adagiato: i suoi amici gliele perdonano tutte, gli arbitri tendono a guardare dall’altra parte, il pubblico lo adora. Sa che serve solo un errore, una piccola spinta a mandare all’aria il castello di carte, ma a lui non è ancora successo. Karl lo sa, ma Genzo LO SA nello stesso modo in cui lo sa suo padre.

Genzo lo sa nel tipo di insulti che gli lanciano contro i tifosi, nel modo in cui non sarà mai abbastanza tedesco perché il pubblico lo celebri come fanno con Karl. La stampa tedesca potrà anche amare il proprio figlio adottivo quando ha successo, ma mai come quella giapponese ama il loro figliol prodigo anche nel fallimento. È probabilmente la ragione per cui Genzo non accetterà mai di giocare per la Nazionale Tedesca.

- Me ne puoi parlare?

Karl chiede e con un gesto cerca di racchiudere tutto Wakabayashi. Genzo è brillante, capisce subito.

- Solo se inizi prima tu.

Così parlano.

Karl racconta di come ha sempre pensato che le donne fossero belle, ma gli uomini di più, come le chiacchiere da spogliatoio lo mettono a disagio a volte, come ha sempre voluto chiedere a qualcuno di uscire solo per ripensarci all’ultimo minuto. Racconta a Genzo del suo numero esorbitante di cotte impossibili, lasciando un’unica, enorme, essenziale omissione.

- Tutti hanno una cotta per Xiao! Non conta.

Kaltz e Genzo a volte condividono un unico neurone. Poi il portiere chiede se gli piace Xiao perché è alto, forte e può probabilmente lanciarlo e sbatterlo. Karl gli tira un pugno sul braccio, se le cose devono andare avanti così tanto vale che inizi a vuotare il sacco. Genzo non si smentisce e confessa una imbarazzante quanto improponibile cotta per Mikami. Karl scoppia a ridere.

- Ehi! Non era permesso ridere!

- Avevi una cotta per il tuo coach!

Genzo gli salta addosso e lo butta terra, Karl continua a ridere. Seriamente? Tatsuo Mikami? Quell’uomo è così vecchio da avere un piede nella fossa!

- Altre cotte imbarazzanti che dovrei sapere?

- NO!

- Altre cotte imbarazzanti che NON dovrei sapere?

Genzo spinge la sua faccia contro il tappeto, Karl gli tira un calcio. Decidono di estendere una tregua solo perché a Karl manca il fiato e così ammette un imbarazzante debole per il suo proctologo e placa l’orso-mascherato-da-uomo che si è piazzato sul suo stomaco. Genzo sorride, ma non ha altre storie imbarazzanti da condividere con la classe.

- In vita mia sono stato attratto da tipo due, tre persone al massimo.

- Compreso Mikami?

- Ero un bambino Karl! Era tipo la cotta che hai per l’insegnante… la vuoi piantare?

Karl ridacchia, ma la pianta. Per ora. È troppo curioso di sapere delle altre.

- Tre… beh siamo un po’ schizzinosi. Com’è che funziona esattamente per te?

Gli occhi di Genzo fanno quella cosa dove si muovono a scatti senza fissarsi su niente, lo fa quando è a disagio e sta cercando di trovare un modo per svincolarsi. Significa che è distratto e Karl ribalta le posizioni in modo che ora sia lui quello sopra. Vedi: ora sono io quello seduto su di te!

- È… ci metto secoli per sentirmi attratto da qualcuno. Prima devo conoscerlo bene, ma poi è tutto un MEH! Altre volte invece inizio a pensare che tipo le sue labbra sono proprio… in ogni caso le cose si farebbero imbarazzanti così ignoro il tutto fino a che non passa. 

Karl annuisce come se il discorso di Genzo avesse perfettamente senso, un po’ ce l’ha: l’attrazione potrà funzionare diversamente per lui, ma la parte sull’ignorare il tutto nella speranza che passi… quella è molto condivisibile.

- Fuori i nomi Wakabayashi.

- Tipo, ma hai visto Ken Wakashimazu?

Si, Ken Wakashimazu è oggettivamente un gnocco pazzesco, in aggiunta è un portiere, è alto ed è asiatico. Karl potrebbe giusto avere sviluppato un kink. Tuttavia è frustrante: Karl voleva qualcosa con cui sfotterlo. Pungola Wakabayashi su un fianco con un dito, aveva menzionato un terzo giusto? Se ora esita significa che c’è qualcosa sotto.

- Non capisco perché devo essere l’unico sotto interrogatorio qui.

- Ti ho detto del proctologo.

- Sì, e la cosa è stata esilarante. – Karl appoggia due dita dove la carne è morbida e strizza. Genzo lancia una maledizione. – TU!

Karl aspetta che finisca il resto dell’insulto: “tu pezzo di merda”, “tu idiota”, “tu la qualsiasi”. Non arriva. E allora e solo allora Karl realizza che quel “tu” non era proprio l’inizio di niente, semmai la fine di qualcosa. Genzo alza gli occhi al cielo e ripete la parola più impossibile che Karl abbia mai sentito.

- Tu.

- Io?

- Si, tu, Karl-Heinz Schneider, capitano del Bayern Monaco e fastidio costante della mia vita. Tu. Ho una cotta per te. Non è come se ti avessi detto che ti amo non più tardi di mezz’ora fa. Non rendere la cosa più imbarazzante di quanto già non sia.

Genzo ha effettivamente detto di amarlo mezz’ora fa.

Genzo ha tecnicamente detto “ti amerei comunque” e poi Karl lo ha abbracciato.

Ma intendeva amore come amico, come fratello.

Oh. Ma allora Karl è DAVVERO un idiota.

- Tu. Tu sei innamorato di me.

Genzo ritorna a massaggiarsi la fronte, l’emicrania è tornata in cerca di vendetta. L’intero sistema interno di Karl si sta riavviando nel tentativo di adattarsi a un mondo dove i suoi sentimenti per Wakabayashi non sono propriamente a senso unico.

Karl è consapevole di essere perfettamente immobile, Genzo lo rimuove con gentilezza dal suo stomaco, lo aiuta a tirarsi in piedi e a sedersi sul divano. Genzo gli mette una lattina di birra tra le mani e Karl la stringe come se ne andasse della sua vita. La birra non è neanche fredda, la beve ugualmente.

- Innamorato di me.

- Sai, quando ho detto la stessa cosa a Kaltz non è stato mica così imbarazzante.

Karl si tira in piedi, Genzo deve avergli messo una coperta sulle spalle mentre era distratto perché ora cade sul tappeto in un flop estremamente drammatico. Si gira verso il portiere. Karl ha l’aspetto di un uomo posseduto, ma non gliene importa un accidente.

Gesticola con la mano che stringe la lattina e la birra cade e macchia il sofà.

- ADESSO HAI PURE UNA COTTA PER KALTZ?

- NO!

Genzo lo guarda scandalizzato.

- Intendevo quando ho detto a Kaltz che sono innamorato DI TE. – Genzo esita. – Un attimo… TU hai una cotta per Kaltz?

E questo, questo… Genzo ha detto una serie di cose stupide e francamente esilaranti questa sera, ma questa. No. Questa è pura idiozia.

- SONO INNAMORATO DI TE DALLE SCUOLE MEDIE!

Karl sta ansimando, Genzo lo fissa, la birra è sul tappeto, sul sofà e ora pure sui pantaloni attillati di Genzo.

Magari il terreno potrebbe aprirsi e ingoiarlo del tutto o magari è solo un po’ bevuto di birra e onestà e la cosa sta iniziando a pesare.

Fortunatamente Genzo Wakabayashi ha degli istinti da mamma-orsa formidabili, afferra Karl prima che possa sgonfiarsi e lo fa sedere.

È tardi e Genzo gli sta massaggiando le spalle nell’attesa che si ricomponga. Non ci riesce se non molto dopo quando è così stanco da addormentarsi.

Il giorno successivo Karl si sveglia nel suo letto con addosso la tuta della sera prima e con una coperta sulla pancia. Ieri si è addormentato sicuro sul divano e questo significa che Wakabayashi l’ha trasportato come una principessa e depositato a letto.

L’aria sa di caffè. Karl respira.

Vive in un mondo in cui Genzo Wakabayashi sa che Karl è innamorato di lui.

Vive in un modo in cui Genzo Wakabayashi, apparentemente, ricambia il sentimento.

Ok.

Ci può convivere.

Karl si alza e si trascina fino in cucina dove Genzo è riuscito in qualche modo a non bruciare i toast. Un passo alla volta. Genzo ha ancora addosso il pigiama, ha occhiaie nere e profonde ed è essenzialmente perfetto.

Genzo lo ama.

Karl ha probabilmente l’aspetto di un coniglio particolarmente allarmato, perché il sorriso che Genzo gli lancia è preoccupato al punto giusto, poi il portiere si avvicina, appoggia le mani sulle sue spalle ed esita.

Genzo Wakabayashi è decisamente più coraggioso di quanto Karl-Heinz Schneider sarà mai, perché lo sta baciando sulla fronte e poi appoggia la testa contro i capelli di Karl.

- Questo è piacevole. A te sta bene?

Karl dimostra quanto gli stia bene afferrando Genzo e baciandolo in bocca. È un bacio casto in realtà, Karl non sa esattamente quali siano i limiti di Genzo sulla questione e dovranno parlare anche di questo.

I toast stanno bruciando.

Genzo Wakabayashi c’è riuscito di nuovo.

Genzo impreca e cerca di rimediare al danno.

- Non pensare minimamente di mangiare quella cosa.

Karl intercetta il piatto prima che possa essere depositato sul tavolo e nello stomaco di Genzo. E improvvisamente sono seduti e questo è un giorno come tutti gli altri. Come se le cose tra loro non fossero mai davvero cambiate. È matematica: cambiare l’ordine degli addendi non modifica il risultato.

Poi Genzo rompe il silenzio.

- Devo prendere a pugni Kaltz.

Karl è d’accordo col sentimento generale.

- Sicuro, lo terrò fermo per te. Cos’ha combinato questa volta?

Genzo lo fissa come se fosse Karl quello irragionevole o come se gli fosse improvvisamente cresciuto un palco da cervo in testa. Cosa che, in effetti ora che ci pensa, potrebbe anche essere visto che adesso si distribuiscono rivelazioni che ti cambiando la vita come se caramelle.

- Karl, gli ho detto SECOLI FA che ero innamorato di te.

Karl annuisce, il suo cervello sta ancora cercando di elaborare il concetto, ma, per favore, Genzo va avanti.

- E il bastardo SAPEVA che tu eri innamorato di me E NON HA DETTO UN CAZZO!

Karl smette di mangiare.

La nuova variabile dell’equazione penetra e improvvisamente Karl ricorda una sequela francamente impressionante di occasioni in cui Kaltz li fissava e ridacchiava tra sé come il matto che è.

- SBATTERÒ KALTZ FUORI DAL SISTEMA SOLARE A CALCI!

 

 

Alla fine non uccidono Kaltz.

Karl e Genzo spendono il loro primo pomeriggio come coppia a inventare nuovi e dolorosi modi per fare fuori o mutilare severamente il loro comune migliore amico.

La prima volta che lo vedono li tirano entrambi un cazzotto in faccia.

Kaltz li guarda dal terreno e sorride.

- Congratulazioni credo.

 

 

 


 

NOTE:

 

Mi rendo conto di essere tra le pochissime nel fandom di CT italiano convinte che Karl-Heinz sia essenzialmente un cretino innamorato, ma raga… quest’ometto fa gli agguati in auto sportiva e vestito da fighetto a Genzo solo per convincerlo a giocare insieme a lui. Karl non è cool, Karl è un rivestimento cool a un sacco di complessi in forma di uomo.

Ah questa fic è una auto-traduzione: sono solita scrivere in inglese e potete trovare la versione originale sul mio account AO3 LINK  prima o poi tradurrò anche le altre. Tra parentesi è molto frustrante scrivere senza ricevere commenti, ma ahimè scrivere CT in inglese è così.

Aggiungo che, sì, io sono asessuale e, sì, i baci dovrebbero essere argomento di discussione con il proprio partner.

  
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