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Autore: Eneri_Mess    26/03/2022    1 recensioni
"Anche cinque minuti fa erano cinque minuti..." borbottò Atsushi incrociando le braccia, ma ottenne solo che quel bozzolo di coperte si muovesse incontrollato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COW-T 12, sesta settimana, M5
Prompt: Sereno
Numero parole: 645
Rating: Verde
Warning: //
Note: Storia Dazai/Atsushi dedicata a Rotina che è sempre una patata di amore *love* Per un po' di conforto per i cambiamenti di vita e per il suo compleanno (in ritardo!)



 


Atsushi era conscio di aver perso in partenza.

Sbuffò sonoramente e in maniera inequivocabile, senza bisogno davvero di parlare per esprimersi. Dazai ribatté con un mugolio lamentoso, abbracciando il cuscino ancora più forte.

"Ancora cinque minutiiii" lamentò nella federa e rannicchiandosi sotto alle coperte come se avesse voluto sparirci.

"Anche cinque minuti fa erano cinque minuti..." borbottò Atsushi incrociando le braccia, ma ottenne solo che quel bozzolo di coperte si muovesse incontrollato.

"Non possiamo arrivare tardi anche oggi..." tentò, ma sapeva fosse un altro vicolo cieco. Avrebbe finito col trascinare Dazai in bagno per un piede come la mattina prima, e quella prima ancora, e prima prima, mentre lui rimaneva ancorato al futon e urlava alla tortura. Andò esattamente così.

Era un mese che Atsushi si era trasferito nell’appartamento del suo mentore - dopo l'ennesima volta che Kyouka li aveva beccati insieme in atteggiamenti poco consoni (perché Atsushi perdeva la cognizione del tempo con Dazai e Dazai era inaffidabile se si trattava di far scampare a qualcuno una figuraccia, anzi, era decisamente lo spettatore più interessato anche quando coinvolto in prima persona).

Si era resa quindi necessaria una soluzione, prima che Kunikida li ammazzasse sul serio perché continuavano a portare scompiglio ovunque. A conti fatti, la risoluzione fu semplice come riempire due scatoloni di roba e traslarli nell’appartamento di fianco. 

Era stato un trasloco minimo, quasi banale da definire in quel modo, ma per Atsushi aveva significato tanto. Una sorta di ulteriore passo nella propria vita come persona e adulto, oltre che la concretizzazione definitiva che tra lui e Dazai le cose stessero andando in una direzione precisa. Reale.

Anche se era difficile parlare di relazione seria quando quel teatrino mattutino - e infantile - era cominciato fin da subito, tanto da diventare una routine. Almeno Atsushi aveva capito perché Dazai arrivasse perennemente in ritardo in Agenzia. Lui e lo svegliarsi presto erano due concetti che non coabitavano bene nella stessa frase.

Nel tempo che Dazai si rese un essere umano in bagno, Atsushi preparò la colazione, la servì e poi sospirò, con un sorriso, quando Dazai si sedette e scivolò contro la sua spalla.

"Imboccami" mugugnò, allargando la bocca in attesa. Era proprio un bambino di cinque anni la mattina.

La tigre mannara lo assecondò, dirottando il proprio boccone verso di lui.

Con Dazai capire dove finisse la farsa e iniziasse un carattere predisposto a non crescere, quasi un eterno Peter Pan, era impossibile. Atsushi aveva compreso che la maggior parte delle volte l’ex mafioso si comportasse così per dare fastidio agli altri - Kunikida in cima alla lista delle sue vittime - ma dopo l’inizio di quella convivenza gli era chiaro che c’era molto di vero in quell’atteggiamento. Non aveva chiesto, non gli importava conoscere ragioni specifiche o radici profonde e probabilmente infelici. Non in quel momento, almeno.

Nell’aria c’era l’odore della colazione calda, della primavera che entrava dallo spiraglio della finestra, dei loro odori ormai mescolati insieme. L’atmosfera era serena e il cielo fuori rispecchiava completamente le emozioni che Atsushi si sentiva dentro.

Dazai strusciò la guancia contro la sua spalla, lanciandogli un’occhiata delle sue. Di quelle che comprendevano senza bisogno di parole. Fece un sorrisetto, non cattivo, che la sapeva lunga e che non sembrava intenzionato a dar voce a ciò che gli frullava in testa.

“A cosa pensi?” tentò il ragazzo tigre, genuinamente interessato.

Dazai gli picchiettò la guancia con un indice.

“La serenità ti si addice… tanto quanto i chicchi di riso intorno alla bocca” scherzò, ma facendo scattare Atsushi imbarazzato a tastarsi le guance.

Che fosse stato vero o meno, Dazai rubò quel momento dandogli un bacio e leccandosi le labbra quando tornò al suo posto.

“Anche la colazione non ti sta male. Ne vorrei un altro assaggio.”

Non ci fu verso di arrivare in orario al lavoro neanche quel giorno. 

 
   
 
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