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Autore: VigilanzaCostante    31/03/2022    7 recensioni
Le tre volte in cui Oliver prova a rivelare i suoi sentimenti a Percy fallendo, e una in cui alla fine ci riesce.
[Questa storia partecipa alla challenge "To be writing challenge 2022" di BellaLuna e al contest "In sella alle scope" di Legar]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Oliver Wood/Baston, Percy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Oliver non ha vinto


(I)
 

Oliver non ha vinto. Primo anno da Capitano. Una squadra tremenda – l’ha detto anche la McGranitt – e nessuno si aspettava grandi cose, bastava solo uscirne dignitosamente. Ma lui sì, pretendeva di vincere.
Distrugge tutte le sue cose, dalla tazzina regalatagli dai genitori all’agenda scolastica, e non gli interessa che qualcuno sta entrando, che arrivino i suoi compagni di stanza, che lo vedano! Non gli importa, non gli importa, gli importa solo di vincere.
«Oliver».
Il tono è serio, la voce è pomposa, e il suo nome dalle labbra del suo amico sembra più un appunto che un richiamo.
«Non è aria Percy, davvero» grugnisce di risposta.
Ma Percy non se ne va, si mette semplicemente vicino a lui a rileggere qualche vecchia pergamena. Non dice niente, non lo consola. C’è e basta. C’è sempre, Percy. E gli stringe dolorosamente il cuore nel rendersi conto che è l’unico a capirlo. Si siede vicino a lui, torturandosi le dita, e abbraccia quel silenzio.
«Percy…?».
«Dimmi» alza solo lievemente lo sguardo, sistemandosi gli occhiali.
«No, niente».
Caccia indietro quelle strane sensazioni; è solo scosso per la sconfitta.
 
(II)


Oliver non ha vinto. Nemmeno la sua stella nascente, nemmeno Harry Potter è riuscito a strappargli la vittoria che ha tanto agognato. Ma non è colpa di Harry, è colpa sua. È lui il capitano e sta di nuovo fallendo.
Distrugge di nuovo tutto, anche se stesso sotto il peso di quelle aspettative. Percy lo porta nella Stanza delle Necessità, e si chiede come fa quel ragazzo a sapere tutto, ma proprio tutto di quella scuola.
E ormai sono ore che fa comparire piatti dal nulla e li distrugge lanciandoli dall’altra parte di quell’enorme aula.
Percy legge, nonostante il rumore, e lo fa ridere la calma implacabile con cui accoglie quegli scatti di ira. In fin dei conti, con quel rispetto rigido delle regole e con l'amore smisurato per la sua spilla da Prefetto, è esattamente come lui.  Ride – per la prima volta in tutta la giornata – e si gira a guardare l’amico.
«Percy…?».
«Dimmi» Percy non si tira completamente su gli occhiali e gli occhi nocciola lo guardano dritto negli occhi, senza vetri o filtri.
«No, niente».
Trasferisce quelle sensazioni nel piatto che lancia un secondo dopo; come dirgli che è l’unico che lo calma dopo una sconfitta?
 
(III)

Oliver non ha vinto. Non che abbia potuto provarci, questa volta, dato che il Torneo è stato sospeso. Forse è ancora peggio, perché si sente arrabbiato e non può sfogarlo – non ne ha il diritto. Però il Quidditch è l’unica cosa che lo tiene vivo, che gli permette di non farsi fagocitare dall’ansia, dalle preoccupazioni, dal grigiore dell’attuale situazione a Hogwarts. E ora gli viene portato via.
Spacca piatti nella Stanza delle Necessità, ma stavolta da solo, perché Percy non c’è quasi mai, perché Penelope ha avuto più coraggio di lui e ha scelto di amarlo, e non di nascondersi dietro all’ambizione e la rabbia. Non la sopporta, perché gliel’ha portato via, e si odia per non sopportarla: perché è stata pietrificata ed è questo il motivo per cui Percy è quasi fisso in Infermeria.
Sono giorni che cerca di fermarlo e dirgli che gli dispiace, ma non ci riesce. Sono su due pianeti completamente diversi, e quello di Percy è da un po’ che non lo comprende.
Lo incontra finalmente in Sala Comune un venerdì sera.   
«Ho saputo del Torneo. La professoressa McGranit ha fatto più che bene, è la cosa giusta da fare in questo momento fortemente complesso».
Non alza neanche gli occhi dal manuale di Incantesimi, mentre dice quella frase.
Gli monta la rabbia, perché un tempo Percy era l’unico a capirlo, e ora invece non è più nemmeno in grado di guardarlo in tralice. Come è successo che si sono persi?
«Percy» sembra più un ringhio che un richiamo.
«Dimmi, Oliver».
Vorrebbe dirgli che gli dispiace per la sua ragazza. Che gli manca.
«Sai una cosa? Niente. Tanto nemmeno mi stai ascoltando».
Non ha potuto perdere sul campo di Quidditch, ma quell’amicizia spaccata è la sua più grande sconfitta.
 
(+1)

Oliver ha vinto. Grifondoro ha vinto! Nel suo ultimo anno come Capitano riesce ad alzare con mano tremante la Coppa, prima di passarla a Harry.
Si tocca le guance e si rende conto che sono bagnate, nella furia adrenalinica post-vittoria ha iniziato a lacrimare senza nemmeno accorgersene. Tutti si disperdono e tutti iniziano a chiacchierare, a urlare, a festeggiare.
Si estranea un attimo, cerca un paio di occhiali. Percy è vicino ai gemelli, ride ed esulta con foga, abbandonando la sua pomposa dignità. Il Caposcuola di Grifondoro, fiero della vittoria della sua squadra; ha sempre tifato per lui, per loro, pur essendo imbranato sopra un manico di scopa.
Lo prende per un braccio e lo trascina in un punto isolato. È talmente agitato che vorrebbe scagliare un piatto in quel preciso momento.
«Oliver Baston sta piangendo?» è quasi una risata beffarda, quella sul volto dell’amico.
«Stai zitto, sto cercando di dirti una cosa».
«Dimmi». Non ha nessun libro sottomano, niente che lo distragga dal guardarlo dritto negli occhi questa volta. Oliver non sente di possedere nemmeno un briciolo di coraggio Grifondoro nel suo sangue.
«Oh, al diavolo Godric!»
Prende quel viso smilzo tra le mani e bacia con scomposta foga le labbra sottili dell’altro. Quando si staccano, l’amico ha gli occhiali storti e i capelli sottosopra.
«Percy Weasley, sei la cosa che preferisco dopo il Quidditch. E sono anni che cerco di dirtelo ma ogni fottuta volta hai quel naso lungo immerso tra le pagine di un libro. Ed è proprio per questo che mi piaci, lo capisci?».
Oliver ha perso per anni; quindi, non gli da nemmeno il tempo di rispondere e lo bacia di nuovo: deve assaporare una seconda volta quella sensazione di schiacciante vittoria.

















 

Nda:

Mi piaceva l'idea di associare il non vincere la Coppa di Quidditch al non riuscire a confessare i propri sentimenti, e poi al contrario riuscirci nel momento della vittoria. So che al settimo anno Percy sta ancora con Penelope, si lasciano solo successivamente, ma la storia non pretende di spiegare come questo avvenga, e quindi lancio solo il sassolino supponendo che Oliver sia stato uno dei motivi scatenanti.
   
 
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