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Autore: G_Monti_E_97    03/04/2022    0 recensioni
Lord Voldemort è rinato dopo la fine del Torneo Tremaghi, molti Mangiamorte si muovono nell'ombra e Silente riforma l'Ordine della Fenice. Per sconfiggere il Signore Oscuro chiederà aiuto a un ex agente del ministero, un ragazzo che è stato torturato da Voldemort per servirlo, diventando uno dei suoi più fedeli servitori.
Rinchiuso per anni a Nurmengard, ora ha la possibilità di aiutare Silente e il ragazzo che è sopravvissuto.
Il suo nome è Byron White.
(Storia di mia invenzione presente anche su Wattpad)
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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"Devi smetterla di provocare Byron." disse Remus incrociando le lunghe dita sopra al tavolo della cucina.

"Io non lo provoco, è lui che se ne sta con Mocciosus."

"Smettila di chiamarlo così." sbottò.

"Andiamo, sembra di essere nacora a scuola."

"Ma non lo siamo." disse Remus seccamente. "Quando la smetterai di comportarti come se avessi ancora sedici anni?"

"Da quando sei così noioso?"

 

***

 

Harry si scoprì a fantasticare su Hogwarts sempre più spesso via via che si avvicinava la fine delle vacanze. Non vedeva l'ora di ritrovare Hagrid, di giocare a Quidditch, perfino di passeggiare tra i rettangoli dell'orto verso le serre di Erbologia. Sarebbe stata una festa solo lasciare quella casa polverosa e muffita, dove metà degli armadi erano ancora sprangati e nell'ombra Kreacher sibilava insulti, anche se Harry stava bene attento a non lasciar indovinare questi suoi sentimenti a Sirius. Il fatto era che vivere al Quartier Generale del movimento anti-Voldemort non era neanche da lontano così eccitante quanto Harry si sarebbe aspettato. Anche se i membri dell'Ordine della Fenice andavano e venivano regolarmente e a volte si fermavano per i pasti o per scambiare informazioni sottovoce, la signora Weasley faceva in modo che Harry e gli altri fossero tenuti accuratamente fuori tiro d'orecchio, Oblungo o normale e nessuno, nemmeno Sirius, pareva credere che Harry avesse bisogno di sapere qualcosa di più di quello che aveva sentito la notte del suo arrivo.

L'unica consolazione era parlare con Byron, anche se più di una volta aveva incrociato lo sguardo serio della signora Weasley stranamente molto simile a quello di Piton. Non riusciva a capire perché dovesse rimanere sempre li introno come a sorvegliarlo.

"Quindi eri amico di mia madre." disse harry osservando con finto interesse la trama del vecchio tappeto nel salone. "Pensavo che i serpeverde e i grifondoro non andassero d'accordo da... bhe sempre."

"No infatti non sono mai andato d'accordo con tuo padre, anzi era piuttosto irritante quasi quanto Sirius." spiegò Byron con un mezzo sorriso "L'unico a posto era Remus e bhe, anche lui ha avuto i suoi momenti."

Harry ricordava bene la sera di luna piena in cui aveva visto lupin trasformarsi.

"Ma tua madre bhe lei era tutta un'altra cosa, non si è mai fatta problemi con me o Severus, non le importava nulla delle case, non è sempre stata con tuo padre, anzi i primi anni lo detestava." ancora faticava a credere che sua madre potesse essere stata amica di piton, lanciò una rapida occhiata al professore ancora con il lungo naso chino sul largo giornale.

"Sirius non me lo ha mai detto" ammise.

"Lo credo bene, perché avrebbe dovuto rovinarti il tuo mito? Infondo era anche il suo, erano davvero inseparabili." ricordò passandosi una mano fra i capelli scuri. "Tua madre era davvero fantastica, era "la migliore in trasfigurazione ed era una delle persone più gentili che abbia mai incontrato, quando ti serviva una lei era sempre li." uno strano luccichio gli illuminò gli occhi chiari.

"Le somigli."

"Per gli occhi" sussurrò Harry stancamente.

"Non solo per quello, c'è qualcosa sotto la faccia di James e gli occhi di tua madre, non sei i tuoi genitori, sei Harry."

Un largo sorriso gli incurvò le labbra mentre piton a pochi passi da loro sbuffò sonoramente.

"Severus non essere geloso, anche tu sei unico!" quasi gridò Byron

Piton strinse gli occhi fino quasi a far sparire gli occhi neri "Sono così felice White."

"Si vede." rise lanciando un'occhiata a Harry che teneva insistentemente lo sguardo fisso sulle proprie dita.

"Per fortuna è unico." sussurrò inclinandosi verso il Grifondoro. "Perché due come lui sarebbero davvero insopportabili."

Harry si sforzò di non ridere, venne salvato dall'ingresso di Ron con in mano un paio di buste.

"Sono arrivate le liste dei libri." annunciò gettandone una a Harry.

"Era ora, credevo che si fossero dimenticati, di solito arrivano molto prima..." Harry aprì la sua lettera velocemente stracciando la busta. Conteneva due fogli di pergamena: uno era il solito avviso che la scuola cominciava il primo settembre; l'altro elencava i libri per il nuovo anno. "Solo due nuovi" disse, leggendo la lista. "Il Libro Standard degli Incantesimi, Classe Quinta di Miranda Goshawk, e Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard."

Crac.

Fred e George si Materializzarono proprio accanto a Harry, il giornale che Piton teneva fra le mani si accartocciò rumorosamente. La bassa risata di Byron invase il salone.

"Vi prego non smettete mai." implorò guardando i due gemelli.

"Contaci amico." rispose Fred ignorando lo sguardo omicida del professore di pozioni.

"Ci stavamo chiedendo chi ha scelto il libro di Slinkhard." disse Fred.

"Perché significa che Silente ha trovato un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure" continuò George.

"Era anche ora." buttò lì Fred.

"Perché?" chiese Harry, saltando giù dalla sedia.

"Bhe Silente ha avuto serie difficoltà a trovarne uno quest'anno." spiegò Byron mettendosi dritto sul divano.

"Non c'è da stupirsi, se pensi a che cosa è successo agli ultimi quattro" disse George.

"Uno morto, uno con la memoria rimossa uno licenziato e uno chiuso in un baule per nove mesi." contò Harry sulle dita.

"Che hai, Ron?" chiese Fred. Ron non rispose, Harry si voltò. L'amico era assolutamente immobile, con la bocca un po' aperta, e fissava la sua lettera da Hogwarts.

"Cosa succede?" chiese Fred impaziente, e si avvicinò a Ron per guardare la pergamena da sopra la sua spalla. Anche la bocca di Fred si spalancò. "Prefetto?" disse, guardando incredulo la lettera.

"Prefetto?" George fece un balzo in avanti, afferrò la busta dall'altra mano di Ron e la rovesciò. Harry vide qualcosa di dorato e scarlatto cadere nel palmo di George.

"Impossibile" mormorò George con voce soffocata.

"C'è stato un errore" disse Fred, sfilando la lettera dalla presa di Ron e tenendola controluce come per controllare la filigrana.

"Nessuno col cervello a posto sceglierebbe Ron come prefetto." Le teste dei gemelli si voltarono insieme ed entrambi fissarono Harry. "Pensavamo che tu fossi una certezza!" disse Fred, come se Harry li avesse in qualche modo ingannati. "Credevamo che Silente dovesse scegliere te!" esclamò George indignato. "Dopo che hai vinto il Tremaghi e tutto!" aggiunse Fred.

"Forse la storia della pazzia ha pesato contro di lui." disse George a Fred. "Sì." convenne Fred dopo un po'. "Sì, ti sei cacciato in troppi guai, amico. Be', almeno uno di voi sa quali sono le cose importanti nella vita."

Andò da Harry e gli diede una gran pacca sulla schiena, lanciando a Ron uno sguardo pungente. "Prefetto... Ronnino il prefettino."

"Ohh, la mamma sarà rivoltante." gemette George, gettando la spilla a Ron come se fosse infetta. Ron, che non aveva ancora detto una parola, la fissò per un momento, poi la tese a Harry come cercando una muta conferma della sua autenticità. Harry la prese. Una grossa 'P' era sovrapposta al leone di Grifondoro. Aveva visto una spilla identica sul petto di Percy il suo primo giorno a Hogwarts.

La porta si aprì con violenza e Hermione entrò di corsa, le guance arrossate e i capelli svolazzanti. Aveva anche lei in mano una busta. "Hai... ti è arrivata...?" Vide la spilla in mano a Harry ed emise uno strilletto. "Lo sapevo!" esclamò eccitata, brandendo la sua lettera. "Anch'io, Harry, anch'io!"

"No» rispose Harry in fretta, premendo di nuovo la spilla nella mano di Ron.

"È Ron, non sono io."

"È... che cosa?"

"Ron è prefetto, non io." disse Harry.

"Ron?" Hermione spalancò la bocca. "Ma... sei sicuro? Voglio dire..." Diventò rossa, mentre Ron la guardava con aria di sfida.

"C'è il mio nome sulla lettera." disse.

"Io..." mormorò Hermione, sconcertata. "Io... be'... wow! Bravo, Ron! È davvero..."

"Inaspettato" concluse George, annuendo.

"No" disse Hermione, più rossa che mai. "No, non lo è... Ron ha fatto un sacco di... è veramente..."

La porta si aprì di nuovo e la signora Weasley entrò di spalle nella stanza con una pila di abiti appena lavati e stirati fra le braccia.

"Ginny mi ha detto che finalmente sono arrivate le liste dei libri" disse guardando le buste. "Se le date a me, le porto a Diagon Alley oggi pomeriggio e vi prendo i libri mentre voi fate i bagagli. Ron, dovrò comprarti altri pigiami, questi sono troppo corti di almeno quindici centimetri, è incredibile come stai crescendo in fretta... che colore ti piacerebbe?"

"Prendiglieli rossi e oro, così s'intonano alla spilla." suggerì George con un sorrisetto maligno.

Piton tirò su con stizza il giornale stropicciato, deciso a non prendere parte alla conversazione, ne a dare segno di star ascoltando, Byron al contrario si alzò in piedi con un balzo.

"S'intonano a cosa?" chiese la signora Weasley distrattamente.

"Alla sua spilla." disse Fred, con il tono di chi vuole che il peggio passi in fretta. "La sua deliziosa splendente nuova spilla da prefetto."

Ci volle un momento perché le parole di Fred facessero breccia nella mente della signora Weasley, concentrata sui panni che aveva fra le mani. "La sua... ma... Ron, non sei...?" Ron mostrò la spilla e la signora Weasley emise uno strillo identico a quello di Hermione. "Non ci credo! Non ci credo! Oh, Ron, è meraviglioso! Prefetto! Come tutti in famiglia!"

"Io e Fred chi siamo, i vicini della porta accanto?" disse George indignato, ma sua madre lo spinse da parte e gettò le braccia attorno al più piccolo. "Aspetta che lo sappia tuo padre! Ron, sono così fiera di te, che notizia meravigliosa, potresti diventare Caposcuola come Bill e Percy, è il primo passo! Oh, che bella cosa, tra tutti questi pensieri, sono emozionata, oh, Ronnie..."

Fred e George facevano finta di vomitare alle sue spalle, ma la signora Weasley non se ne accorse; con le braccia strette attorno al collo di Ron, gli baciava tutta la faccia, che era diventata più rossa della spilla.

"Mamma... non... mamma, controllati..." balbettò lui, cercando di allontanarla. Lei lo lasciò andare e disse, senza fiato: "Bhe, che cosa vuoi? A Percy avevamo regalato un gufo, ma tu ce l'hai già."

"C-che cosa vuoi dire?" chiese Ron, come se non osasse credere alle proprie orecchie.

"Ti meriti un premio!" disse la signora Weasley in tono affettuoso. "Che cosa ne dici di un bel po' di vestiti nuovi?"

"Glieli abbiamo già comprati noi" intervenne Fred in tono acido, quasi rimpiangendo quell'atto di generosità. "O un calderone nuovo, quello vecchio di Charlie è tutto arrugginito, o un topo nuovo, ti piaceva Crosta..."

"Mamma." disse Ron speranzoso. "Posso avere una scopa nuova?"

L'espressione gioiosa della signora Weasley si attenuò lievemente. I manici di scopa erano cari.

"Non una bella!" si affrettò ad aggiungere Ron. "Solo... solo una nuova, per una volta..."

La signora Weasley esitò.

"Tonks mi ha detto che ultimamente ne sono uscite un paio niente male con un prezzo accessibile." intervenne Byron affiancando Harry.

"Bhe noi... certo." disse alla fine sorridendo a Ron. "Bhe, è meglio che mi muova se devo comprare anche una scopa. Ci vediamo più tardi... il piccolo Ronnie prefetto! E non dimenticate di fare i bauli... prefetto... oh, sono tutta un tremito!" Diede a Ron un altro bacio sulla guancia, tirò su forte col naso e uscì agitata. Fred e George si scambiarono un'occhiata significativa.

"Non ti dispiace se non ti baciamo, Ron?" chiese Fred con voce falsamente preoccupata.

"Possiamo inchinarci, se vuoi." aggiunse George.

"Oh, piantatela." rispose Ron, guardandoli torvo.

"Se no?" disse Fred, con un ghigno perfido che si allargava sul suo viso. "Ci vuoi mettere in castigo?"

"Vorrei proprio vedere." ridacchiò George.

"Può anche farlo, se non state attenti!" intervenne Hermione arrabbiata. Fred e George scoppiarono a ridere, e Ron borbottò: "Lascia perdere, Hermione."

"Dovremo stare attenti, George."disse Fred, fingendo di tremare. "Con questi due alle costole..."

"Sì, sembra proprio che i nostri giorni da fuorilegge siano giunti all'epilogo." commentò George, scuotendo il capo. E con un altro sonoro crac i gemelli si Smaterializzarono.

"Quei due!" esclamò Hermione furibonda, fissando il soffitto, attraverso il quale si sentivano Fred e George in preda alle risate nella stanza di sopra. "Non badarci, Ron, sono solo invidiosi!"

"Non credo." disse Ron dubbioso, guardando a sua volta il soffitto. «Hanno sempre detto che solo gli stupidi diventano prefetti... però» aggiunse in tono più allegro, «loro non hanno mai avuto delle scope nuove! Vorrei poter andare con la mamma a sceglierla... non potrà mai permettersi una Nimbus, ma è uscita la nuova Tornado, sarebbe magnifico..."

"La Tornado non è affatto una cattiva scelta." commentò Byron annuendo incoraggiante.

"Sì, credo che andrò a dirle che mi piace la Tornado, così, perché lo sappia." disse Ron prima di uscire di corsa, lasciando Harry e Hermione soli nella stanza con Byron e Piton.

Per qualche motivo, Harry scoprì di non aver voglia di guardare Hermione. Si voltò verso Byron serio.

"Bhe ora hai degli agganci." disse con un'alzata di spalle.

"Già." sussurrò Harry voltandosi verso Hermione. "Complimenti."

"Grazie." disse Hermione. "Ehm... Harry... mi presti Edvige, così lo dico alla mamma e a papà? Saranno contenti... insomma, prefetto è una cosa che possono capire."

"Sì, non c'è problema." disse Harry con un tono freddo.

Hermione si guardò intorno incerta prima di uscire dal salone, sentirono i suoi passi salire le scale fino al secondo piano.

Passarono alcuni istanti, Piton voltò una larga pagina del giornale.

"Non lagnarti Potter."

"Non ho detto niente." si affrettò a rispondere.

"Ma vorresti." aggiunse il professore abbassando il giornale. "Non puoi avere tutto."

"Non voglio avere tutto." disse a denti stretti.

"E allora che hai?" sbuffò incrociando lo sguardo di Byron.

"Che le importa?" sbottò.

"Potter non..."

"A chi va un tè?" chiese all'improvviso Byron con un largo sorriso.

Harry abbassò lo sguardo irritato e Piton inclinò la testa di scatto.

"Sei patetico." disse guardando Byron.

"E tu sei arcigno." replicò. "Allora Harry, ti va una tazza di tè?"

Si guardò intorno per alcuni secondi, l'ultima cosa che voleva in quel momento era stare da solo con Piton. "Certo" disse con falso entusiasmo.

"Non volevo la spilla." disse all'improvviso mentre scendevano le scale verso la cucina

Byron lo lasciò passare lungo lo stretto corridoio. "Perché no?"

"Bhe non è che non la volessi, non ci ho pensato."

"Immagino tu sia stato un po' impegno con i Dissennatori, l'udienza e le altre cose."

"Infatti." ammise.

"Ma anche se l'avessi voluta non ci sarebbe nulla di male." disse Byron. abbassando la voce vicino all'alto quadra con le nere tende tirate.

"Ron è bravo." disse senza una reale ragione.

"Harry..." Byron si fermò alla fine delle scale posando una mano sulla sua spalla. "Non è sbagliato desiderare delle cose o provare un po' di invidia." un lieve sorriso gli incurvò le labbra.

"È il mio migliore amico, non dovrei sentirmi così."

"Perchè no? Con tutte le cose che hai dovuto passare è normale che tu ti aspetti qualche riconoscimento."

"Non voglio riconoscimenti!" la sua voce divenne più alta, tanto che Byron si portò l'indice sulle labbra di colpo.

"Andiamo a parlarne in cucina, prima che la vecchia megera di svegli." propose voltando a sinistra e aprendo la porta per lasciar passare Harry.

La trovarono fortunatamente vuota, Harry si sedette sulla sedia più vicina a capotavola e Byron si mise alla sua sinistra accavallando le gambe.

"Tu sei stato prefetto?" chiese osservando le mensole piene di piatti impilati.

"Non importa."

"Lo eri?" ripeté scocciato

"Sì" rispose Byron. "Insieme a Severus."

"Grande, anche lui era un prefetto." passò la mano sul vecchio tavolo per buttare a terra dei bricioli di pane.

"Non è per la spilla." comprese inclinandosi in avanti.

"No." sussurrò. "Solo... Silente non si fida di me, da quando sono qui non l'ho visto, non mi ha fatto sapere niente, sono rimasto dai miei zii senza avere nessuna notizia, Ron e Hermione erano qui insieme e io... e all'udienza Silente mi ha lasciato da solo alla fine, se n'è andato e ora se non può fidarsi di me è ovvio che non mi renda prefetto." sputò fuori tutto velocemente, tanto che quando finì dovette prendere una profonda boccata d'aria.

Byron annuì lentamente "Silente non si fida di nessuno, ho lavorato con lui per anni e..." si guardò attorno come alla ricerca di qualcuno. "Se mi sentisse qualcuno dell'Ordine probabilmente mi schianterebbe, ma non è così diverso dal Signore Oscuro in questo."

Harry alzò la testa di scatto. "Che vuoi dire?"

"Nemmeno lui si fida dei suoi servi, sai indossano le maschere, nessuno sa tutti i nomi degli altri e Silente fa la stessa cosa. Non pensare che quelli dell'Ordine sappiano ogni cosa, hanno tutti informazioni parziali, sanno solo ciò che è essenziale sapere. Così se qualcuno venisse catturato non potrebbe rivelare troppe cose." spiegò abbassando la voce. "Non ha poca fiducia in te, non più di quanto non ne abbia per qualsiasi altro membro dell'Ordine."

Harry annuì con l'accenno di un sorriso, non era lui ad essere sbagliato, non era colpa sua.

Con quella consapevolezza tornò in camera a riempire il baule.

Era strano vedere a che raggio di distanza le sue cose si erano sparpagliate dal suo arrivo. Impiegò gran parte del pomeriggio a recuperare libri e oggetti da tutta la casa e riporli di nuovo nel grosso baule.

La signora Weasley tornò da Diagon Alley verso le sei, carica di libri, con un lungo pacco avvolto in carta spessa che Ron le tolse di mano con un gemito di desiderio.

"Non è il momento di aprirla, adesso, sta arrivando gente a cena, vi voglio tutti di sotto." disse la signora Weasley, ma non appena fu sparita Ron strappò la carta con frenesia e studiò ogni centimetro della sua nuova scopa con espressione estasiata.

Giù nel seminterrato, sopra la tavola ingombra di piatti la signora Weasley aveva appeso uno striscione scarlatto:

CONGRATULAZIONI RON E HERMIONE NUOVI PREFETTI

Harry non l'aveva vista così di buonumore in tutte le vacanze. "Ho pensato di organizzare una festicciola, non una cena seduta" disse. "Tuo padre e Bill stanno arrivando, Ron. Ho mandato un gufo a tutti e due e sono eccitatissimi" aggiunse, con un gran sorriso. Fred alzò gli occhi al cielo.

Sirius, Lupin, Tonks e Kingsley Shacklebolt erano già arrivati e Malocchio Moody fece il suo ingresso zoppicando poco dopo che Harry si fu servito una Burrobirra.

"Oh, Alastor, sono felice che tu sia qui." disse la signora Weasley allegra, mentre Malocchio si liberava del mantello da viaggio. "È un secolo che volevamo invitarti... potresti dare un'occhiata allo scrittoio nel salotto e dirci che cosa c'è dentro? Non abbiamo voluto aprirlo nel caso che sia qualcosa di veramente pericoloso."

"Non c'è problema, Molly..." L'occhio blu elettrico di Moody ruotò verso l'alto e si fermò sul soffitto della cucina.

"Il salotto..." ringhiò, mentre la pupilla si contraeva. "Lo scrittoio nell'angolo? Sì, lo vedo... sì, è un Molliccio... vuoi che vada su a toglierlo di mezzo?"

"No, no, lo farò io più tardi." rispose la signora Weasley raggiante. "Tu serviti da bere. Stiamo festeggiando..." Indicò lo striscione scarlatto.

"Il quarto prefetto in famiglia!" disse con affetto, scompigliando i capelli di Ron.

"Prefetto, eh?" ringhiò Moody, con l'occhio normale puntato su Ron e quello magico che scrutava l'interno della testa. Harry ebbe la sgradevole sensazione che stesse guardando lui e si spostò verso Sirius e Lupin.

"Bhe, congratulazioni." disse Moody, continuando a osservare Ron con l'occhio normale. "Le posizioni di autorità attirano sempre guai, ma immagino che Silente sia convinto che tu possa resistere agli incantesimi principali altrimenti non ti avrebbe scelto..." Ron rimase stupito da questo aspetto della questione, ma la pena di replicare gli fu risparmiata dall'arrivo di suo padre e del fratello maggiore. La signora Weasley era così di buonumore che non brontolò nemmeno per il fatto che avevano portato con sé Mundungus; costui indossava un lungo cappotto stranamente rigonfio in punti improbabili e declinò l'offerta di toglierlo e riporlo con il mantello da viaggio di Moody. "Bhe, credo che un brindisi sia d'obbligo." disse il signor Weasley quando tutti ebbero da bere. Levò il calice. "A Ron e Hermione, i nuovi prefetti di Grifondoro!" Ron e Hermione sorrisero e tutti bevvero alla loro salute e applaudirono.

"Io non sono mai diventata prefetto." disse Tonks allegramente alle spalle di Harry, quando tutti si spostarono verso il tavolo per servirsi. I suoi capelli quella sera erano rosso pomodoro e lunghi fino alla vita; sembrava la sorella maggiore di Ginny. "Il Direttore della mia Casa diceva che mi mancavano alcune qualità necessarie."

"Ad esempio?" chiese Byron, che si stava versando un altro bicchiere di vino.

"Ad esempio comportarmi bene." rispose Tonks. Byron rise portandosi il bicchiere alle labbra.

Hermione vicino a loro non sapeva se sorridere o no e scese a un compromesso bevendo un sorso troppo lungo di Burrobirra e soffocandosi.

"E tu, Sirius?" Ginny diede grandi pacche a Hermione sulla schiena. Sirius, che era accanto a Harry, fece la sua solita risata simile a un latrato. "Nessuno mi avrebbe voluto come prefetto, passavo troppo tempo in punizione con James. Il bravo ragazzo era Lupin, lui sì che ha portato la spilla."

"Silente sperava che sarei riuscito a esercitare un po' di controllo sui miei migliori amici" aggiunse Lupin. "Inutile dire che ho fallito clamorosamente."

"Lo sappiamo." concordò Byron lanciando una veloce occhiata verso Piton che se ne stava in piedi con la schiena appoggiata alla parete più lontana con un calice di vino in mano.

L'umore di Harry migliorò, nemmeno suo padre era stato prefetto. All'improvviso la festa fu molto più divertente; si riempì il piatto, sentendosi ancora più affezionato a tutti quanti nella stanza. Ron cantava le lodi della sua nuova scopa a chiunque volesse ascoltarlo.

"...da zero a settanta in dieci secondi, non male, vero? Se pensate che la Comet Duecentonovanta fa solo da zero a sessanta, e col vento in coda, secondo Quale Manico di Scopa..."

Hermione spiegava infervorata a Lupin le sue opinioni sui diritti degli elfi. "Insomma è un'idiozia come la segregazione dei lupi marinari, no? Tutto per questa orribile idea che hanno i maghi di credersi superiori alle altre creature..."

La signora Weasley e Bill, al solito, stavano discutendo dei capelli di Bill. "...stai esagerando, e sei così un bel ragazzo, starebbero molto meglio corti, vero, Harry?"

"Oh... non so...» disse Harry, un po' allarmato nel sentirsi chiamato in causa, scivolò via verso Fred e George, che erano rincantucciati in un angolo con Mundungus. Mundungus smise di parlare quando vide Harry, ma Fred gli strizzò l'occhio e gli fece segno di avvicinarsi.

"Tranquillo." disse a Mundungus. "Possiamo fidarci di lui, è il nostro finanziatore."

"Guarda che cosa ci ha portato Dung" disse George, tendendo la mano verso Harry. Era piena di quelli che sembravano baccelli avvizziti. Emettevano un debole ticchettio, pur essendo completamente immobili. "Semi di Tentacula Velenosa» continuò George. "Ci servono per le Merendine Marinare, ma sono una Sostanza Non Commerciabile di Classe C e quindi abbiamo avuto qualche difficoltà a procurarceli." "Dieci galeoni per tutti, allora, Dung?"

"Con tutti i guai che ho passato?" protestò Mundungus, gli occhi iniettati di sangue ancor più dilatati del solito. "Mi spiace, ragazzi, ma fanno venti, non uno zellino di meno."

"A Dung piace scherzare" disse Fred a Harry.

"Sì, finora il massimo che ha preso è stato sei falci per un sacchetto di piume di Knarl" aggiunse George.

"Attenti" li mise in guardia Harry a voce bassa.

"A cosa?" chiese Fred. «La mamma è occupata con il prefetto Ron, siamo al sicuro».

"Ma Moody potrebbe avervi messo l'occhio addosso." osservò Harry. Mundungus si guardò dietro le spalle, nervoso. "Ha ragione» brontolò.

"E va bene, ragazzi, facciamo dieci, se li prendete in fretta."

"Evviva, Harry!" disse Fred deliziato, dopo di che Mundungus si vuotò le tasche nelle mani tese dei gemelli e sgattaiolò via in direzione del cibo.

"Meglio portarli di sopra..." Harry li guardò allontanarsi, un po' a disagio. Gli era appena venuto in mente che i signori Weasley avrebbero voluto sapere come facevano Fred e George a finanziare il negozio di scherzi quando, com'era inevitabile, l'avessero finalmente scoperto. Regalare ai gemelli la vincita del Tremaghi era sembrato semplice al momento, ma se avesse portato a un'altra lite domestica e a un distacco come quello di Percy? La signora Weasley avrebbe continuato a considerare Harry come un figlio se avesse scoperto che era stato lui a permettere a Fred e George di avviare una carriera tanto sconveniente? Lì in piedi dove l'avevano lasciato i gemelli, con la sola compagnia di un senso di colpa alla bocca dello stomaco, Harry sentì pronunciare il suo nome. La voce profonda di Kingsley Shacklebolt sovrastava il chiacchiericcio circostante. "...perché Silente non ha scelto Harry come prefetto?" stava chiedendo.

"Avrà avuto le sue ragioni." rispose Lupin.

"Ma avrebbe dato prova di aver fiducia in lui. È quello che avrei fatto io." insisté Kingsley. "Soprattutto con La Gazzetta del Profeta che lo attacca ogni tre giorni..." Harry non si voltò; non voleva che Lupin o Kingsley si accorgessero che aveva sentito. Anche se non aveva nemmeno un po' di fame, seguì Mundungus al tavolo. La sua gioia per la festa era evaporata in fretta com'era venuta; desiderò essere di sopra, a letto. Malocchio Moody stava annusando una coscia di pollo con quel che gli restava del naso; evidentemente non riconobbe alcuna traccia di veleno, perché strappò via una striscia di carne con i denti.

"...il manico è di quercia spagnola con una laccatura antimalocchio e controllo delle vibrazioni incorporato..." Ron stava spiegando a Tonks.

La signora Weasley si esibì in un gran sbadiglio. "Be', credo che sistemerò quel Molliccio prima di andare a dormire... Arthur, non farli andare a letto troppo tardi, d'accordo? Buonanotte, Harry caro". Uscì dalla cucina.

Harry posò il piatto e si chiese se sarebbe riuscito a seguirla senza attirare l'attenzione. "Tutto bene, Potter?" borbottò Moody.

"Sì, bene." mentì Harry. Moody bevve una sorsata dalla sua fiaschetta, l'occhio blu elettrico che guardava Harry in tralice. "Vieni qui, ho una cosa che potrebbe interessarti» disse. Da una tasca interna dell'abito estrasse una vecchia foto magica molto consunta. "L'Ordine della Fenice originario» ringhiò. «L'ho trovata ieri sera mentre cercavo il mio Mantello dell'Invisibilità di riserva, visto che Podmore non ha avuto il garbo di restituirmi quello buono... ho pensato che alla gente qui sarebbe piaciuto vederla."

Harry prese la foto. Una piccola folla di persone, alcune che lo salutavano con la mano, altre che levavano i bicchieri, rispose al suo sguardo.

"Questo sono io." disse Moody, indicando se stesso senza che ce ne fosse bisogno. Il Moody nella foto era inconfondibile, anche se i capelli erano un po' meno grigi e il naso intatto. "E vicino a me c'è Silente, dall'altra parte Dedalus Lux... questa è Marlene McKinnon: è stata uccisa due settimane dopo che la foto è stata scattata, hanno preso tutta la sua famiglia. Questi sono Frank e Alice Paciock..." Guardando Alice Paciock Harry, già a disagio, sentì lo stomaco contrarsi; conosceva molto bene il suo viso tondo e cordiale anche se non l'aveva mai incontrata, perché era identica a suo figlio Neville. "...poveri diavoli" ringhiò Moody. "Meglio morti che come loro... e questa è Emmeline Vance, l'hai conosciuta, e Lupin, ovviamente... Benjy Fenwick, se n'è andato anche lui, abbiamo ritrovato solo dei pezzi... spostatevi, voi" aggiunse, premendo col dito sull'immagine, e i piccoli personaggi fotografici si fecero da parte, così che quelli coperti venissero avanti. "Questo è Edgar Bones... il fratello di Amelia Bones, hanno preso lui e la sua famiglia, era un gran mago... Sturgis Podmore, accidenti, com'era giovane... Caradoc Dearborn, scomparso sei mesi dopo, non abbiamo mai ritrovato il corpo... Hagrid, naturalmente, è sempre lo stesso... Elphias Doge, l'hai conosciuto, mi ero dimenticato che portava sempre quello stupido cappello... Gideon Prewett, ci sono voluti cinque Mangiamorte per uccidere lui e suo fratello Fabian, hanno combattuto da eroi... spostatevi, spostatevi..." Le piccole persone nella foto si pigiarono e quelli nascosti in seconda fila si fecero avanti. "Questo è Aberforth, il fratello di Silente, l'ho incontrato solo quella volta, un tipo strano... ecco Dorcas Meadowes, Voldemort l'ha uccisa personalmente... Sirius, quando aveva ancora i capelli corti... e... ecco, ho pensato che questo ti poteva interessare!" Il cuore di Harry ebbe un balzo. Sua madre e suo padre gli sorridevano, seduti ai due lati di un ometto dagli occhi acquosi che Harry riconobbe subito per Codaliscia, colui che aveva rivelato il nascondiglio dei suoi genitori a Voldemort e così ne aveva provocato la morte. Strinse i denti a quel ricordo, ma quando tornò a guardare la foto riconobbe un'altra persona alla destra di sua madre.

"Oh sì, ero davvero uno schianto!" disse all'improvviso Byron alle sue spalle.

"Il solito egocentrico." commentò Moody roteando l'occhio incantato.

"Non è colpa mia se tu sei nato brutto." replicò incrociando le braccia. "Harry hai messo nel baule il libro di Pozioni?" gli chiese puntandogli i chiari occhi addosso, per un momento gli parve di vederli brillare.

"Io... oh giusto no." mentì.

"Dai ti do una mano, Ron ha detto che ha trovato il suo sotto al letto." disse Byron attraversando la cucina.

Salirono le scale prima che qualcuno potesse richiamarli.

"Grazie." sussurrò quando furono sulla seconda rampa di scale.

"Ma ti pare? Una volta che Malocchio si mette a parlare non te lo levi più."

Harry superò le teste impagliate degli elfi con una insolita allegria, qualcuno riusciva a capirlo, almeno un po'.

Byron si bloccò sullo stretto pianerottolo inclinando la testa verso la porta del salotto.

"Che c'è?" chiese Harry. Non ebbe risposta, ma riuscì a sentire dei bassi singhiozzi dall'altra parte della porta.

Byron estrasse la bacchetta e aprì lentamente la porta.

Qualcuno era rannicchiato sul pavimento, la bacchetta in mano, il corpo scosso dai singulti. Disteso sul vecchio tappeto polveroso in una macchia di luce lunare, chiaramente morto, c'era Ron.

Tutta l'aria parve sparire dai polmoni di Harry, si sentì come se stesse precipitando attraverso il pavimento, il cervello gli si gelò.

Ron morto.

Si mosse in avanti cercando di avvicinarsi ma Byron tese il braccio bloccandolo.

No, non era possibile... non era possibile... Ron era di sotto...

"Signora Weasley..." sussurrò Harry.

"R-R-Riddikulus!" disse la signora Weasley tra i singhiozzi, puntando la bacchetta tremante verso il corpo di Ron.

Crac.

Il corpo di Ron si trasformò in quello di Bill, disteso sulla schiena a braccia spalancate, gli occhi dilatati e vuoti.

La signora Weasley pianse più forte che mai. "R-Riddikulus!" ripeté tra i singulti.

Crac.

Il corpo del signor Weasley sostituì quello di Bill, gli occhiali di traverso, un rivolo di sangue che gli colava sul volto. "No!" gemette la signora Weasley. "No... Riddikulus! Riddikulus! RID-DIKULUS!"

Crac.

I gemelli morti.

Crac.

Percy morto.

Crac.

Harry morto...

"Molly, Molly tranquilla." disse Byron avvicinandosi con la bacchetta puntata in avanti, cercò di posare una mano sulla spalla della signora Weasley ma il corpo di Harry steso a terra si alzò lentamente puntando gli occhi vitrei su di lui.

Il corpo mutò come se si stesse rivoltando dall'interno, il volto di Harry si contorse, gli occhi si colorarono di azzurro, il mento si riempì di una barba scura e Byron si ritrovò a guardare una sua copia perfetta. Il Molliccio era esattamente come lui, se non per una strana ombra nello sguardo, la bocca sottile inclinata in un sorriso freddo.

"Patetico." sussurrò il Molliccio con una voce più acuta di quella di Byron.

"Sei così debole, così mansueto, Silente è riuscito a domarti." la mano di Byron che impugnava la bacchetta cominciò a tremare. "Eri il più fedele fra i seguaci del grande Lord Voldemort, e ora guardati."

"Sta zitto."

"Perché? È vero, ti manca, ti mancano le grida, il dolore, il potere..."

"Sta zitto." ripeté Byron più fiocamente facendo qualche passo indietro.

Harry osservò il molliccio confuso, provò a muovere la mano verso la tasca dei jeans, ma sentiva il corpo congelato.

Vide Byron chiudere gli occhi di scatto.

"Tu non sei reale."

"Oh si che lo sono, sono te, chi sei davvero."

"No... NO!" Byron aprì gli occhi e si scagliò contro il Molliccio, i due si scontrarono contro la parete ribaltando il basso tavolo davanti al divano.

"TU NON SEI REALE!"

Byron scagliò un colpo sul viso del Molliccio, ma questo tornò a fissarlo ridendo.

Ci furono dei rumorosi passi alle loro spalle e una scia nera passò alla destra di Harry.

Severus Piton osservò quella scena grottesca, con due Byron stesi a terra, uno dei due urlava mentre tentava di ferire l'altro a mani nude, la bacchetta ormai abbandonata a terra.

"Che cosa succede?" chiese Lupin con il fiato corto, seguito a ruota da Sirius e Moody che arrancava zoppicando alle loro spalle.

Lupin guardò prima la signora Weasley, poi Byron sul pavimento, si mosse in avanti ma Piton lo spinse indietro con rabbia e corse verso i due corpi a terra. Fu strano vederlo sollevare quasi di peso Byron che si alzò gridando. Il volto rigato da delle lacrime, gli occhi arrossati che faticavano a stare aperti.

Piton estrasse la bacchetta e disse, molto forte e chiaro: "Riddikulus!" Il sosia di Byron sparì.

Sostituito da un altro corpo immobile, una donna con dei lunghi capelli rossi e gli occhi smeraldo spalancati verso il soffitto.

 

Piton restò immobile per alcuni secondi poi agitò nuovamente la bacchetta e il corpo sembrò sgonfiarsi sonoramente prima di svanire in uno sbuffo di fumo.

"Oh... oh... oh!" boccheggiò la signora Weasley e poi esplose in un gran pianto, il volto tra le mani.

Piton non la degnò di uno sguardo, si inginocchio davanti a Byron scompostamente seduto a terra, con le ginocchia piegate e le braccia abbandonate in avanti.

"White... White guardami." ordinò.

Byron sbatté gli occhi un paio di volte prima di guardare il punto in cui fino a pochi secondi prima c'era il corpo di Lily Evans.

"Mi dispiace." sussurrò incrociando gli occhi neri del pozionista.

"Molly." disse Lupin desolato, avvicinandosi. "Molly, non..." Un attimo dopo la signora Weasley singhiozzava con tutta l'anima sulla spalla di Lupin. "Era solo un Molliccio" disse Lupin cercando di consolarla, accarezzandole la testa.

"Solo uno stupido Molliccio..."

Harry scoprì finalmente di potersi muovere, guardò alternativamente La signora Weasley e Byron.

"Li vedo m-m-morti di continuo!" gemette la signora Weasley contro la spalla di Lupin.

Moody osservava Harry, che evitò il suo sguardo. Aveva la strana sensazione che l'occhio magico lo avesse seguito fin dalla cucina.

"N-n-non ditelo ad Arthur." La signora Weasley deglutì, asciugandosi frettolosamente gli occhi con le maniche. "N-n-non voglio che sappia... che sono una sciocca..."

Lupin le diede un fazzoletto e lei si soffiò il naso.

Harry cercò di sorriderle incoraggiante ma capì di trovarsi troppo a disagio nel vederla piangere, fece qualche passo chinandosi vicino a Byron.

Gli posò cautamente una mano sul ginocchio sinistro, prima di accorgersi che Piton aveva fatto lo stesso nell'altro.

"Mi dispiace." ripeté Byron con lo sguardo fisso in avanti. "Ero... ero più bravo una volta." si trovò a dire con una strana risata.

"Dai, tirati su." disse Piton alzandosi e cercando di sorreggerlo. Harry tentò di aiutarlo poggiandogli una mano sul fianco.

"Non sono un vecchio." brontolò.

"No, solo sconsiderato." sussurrò Piton facendolo sedere sul divano storto.

"Molly ascolta, non posso promettere che nessuno si farà del male, nessuno può prometterlo ma adesso siamo molto più organizzati." stava dicendo Lupin a pochi passi da loro " Allora non facevi parte dell'Ordine, non capisci. Eravamo schiacciati venti a uno dai Mangiamorte, ci venivano a cercare uno alla volta..."

Harry pensò alla foto, ai volti sorridenti dei suoi genitori e di Byron, sembrava impossibile che l'uomo davanti a lui fosse lo stesso, con il volto arrossato e tremante. Il molliccio aveva detto che era un servo di Voldemort, che avesse mentito?

Piton di fianco a lui lanciò un'occhiata storta al piccolo gruppo intorno alla signora Weasley.

"Quanto a chi si occuperà di Ron e Ginny se tu e Arthur non ci foste più." aggiunse Lupin con un vago sorriso. "Cosa credi, che li lasceremmo morire di fame?"

La signora Weasley abbozzò un sorriso tremulo. "Sono una sciocca." borbottò di nuovo, asciugandosi gli occhi mentre si alzava.

"Ti faccio una tazza di tè caldo." Propose Remus mentre Sirius tendeva la mano verso di lei.

"Grazie." sussurrò uscendo dal salotto ancora scossa.

Moody al contrario rimase sulla soglia a osservare Piton, Byron e Harry.

"Non hai di meglio da fare Malocchio?" chiese Piton irritato.

"Non volevo perdermi lo spettacolo di due Mangiamorte alle prese con un Molliccio." rispose prima di schiarirsi la gola. "Piuttosto patetico." commentò prima di uscire anche lui scendendo rumorosamente i ripidi scalini.

Byron si lasciò scivolare sul divano stendendosi scompostamente con le gambe piegate sul pavimento e la testa verso il soffitto.

"Sono patetico." sussurrò.

Ma Harry, chiudendo la porta della propria stanza una decina di minuti dopo, non riuscì a pensare che Byron fosse patetico o che la signora Weasley fosse una sciocca.

Vedeva ancora i suoi genitori sorridergli dalla vecchia foto strappata, ignari che le loro vite, come quella di molti intorno a loro, si avvicinavano alla fine.

L'immagine del Molliccio che si spacciava per il cadavere di ogni membro della famiglia Weasley, di sua madre davanti a Piton e di quella strana copia di Byron continuava a balenargli davanti agli occhi. Senza alcun preavviso, la cicatrice sulla fronte gli bruciò di nuovo e il suo stomaco si contorse orribilmente. "Piantala." disse deciso, strofinandosi la cicatrice mentre il dolore si affievoliva. "È il primo segnale di follia, parlare con la tua testa." osservò una voce maligna dal quadro vuoto sulla parete. Harry la ignorò. Si sentiva più vecchio che mai e gli parve straordinario che meno di un'ora prima si fosse preoccupato di un negozio di scherzi e di una spilla da prefetto.

  
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