Avvenne nella seconda notte di maggio di una primavera macchiata di nero. Fu nell’arco di un’ora, fu tutto eterno e fulmineo. La luce della luna investì le assi scricchiolanti ai bordi del lago, e fu sangue nero a colare dalla gola dell’uomo accasciato.
Si sollevò per un istante la polvere di anni in quella stanza nascosta, un attimo immobile sospeso tra quei granelli: poi luce rovente divampò e investì tutto, inesorabile, forza cieca di maledizione. Investì anche il piccolo libro scuro, nascosto tra un armadio e uno sgabello, lasciato ad aspettare la sua fine. Non ci fu alcuna pietà per le pagine e il loro inchiostro, alcuna pietà per il Principe.
Colavano ancora le gocce scure dalle zanne della serpe, e già la sua gemella, scura e sinuosa, esalava l’ultimo sibilo di vittoria sul braccio della vittima. Di un’anima a brandelli vennero consumati gli ultimi stralci, in quella notte di maggio, nel fuoco e nel sangue.
La memoria sciolta in polvere, un filo argenteo come ultima lacrima di inchiostro.
Vola la cenere. Vola via in un paio di occhi verdi, fiamma superstite che va esaurendosi, lenta, nel prato dei ricordi.
Brucia il Principe Mezzosangue, muore Severus Piton.
 


 
Nota: mi prendo questo piccolo spazio solo per precisare un piccolo cambiamento che ho voluto introdurre per quanto riguarda l'estrazione dei ricordi: nel libro i ricordi di Piton non escono come lacrime, ma ho scelto di seguire la versione cinematografica perché mi piace il parallelismo che si crea in questo caso specifico, ai fini della ff. Grazie a chi ha letto fin qui e a presto,

Vale