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Autore: AlsoSprachVelociraptor    05/04/2022    0 recensioni
Sabo è stato salvato da una ragazza il giorno in cui decise di prendere il mare, la misteriosa e potentissima Arapophis D. Ryrrys, detta Ray, e da allora sono diventati inseparabili, il loro legame forte quanto il loro destino.
Il passato e l'identità di Ray, così come quella di suo cugino Coamgaldaz Boa Jokull detto Jaki, celano segreti e misteri, tra cui l'antica leggenda degli Imperatori Draghi, l'origine dei Frutti del Diavolo e il destino dell'intero universo.
Il fuoco e l'acqua, uniti per sconfiggere il male.
Cinque Draghi Imperatori, tantissimi poteri, molti nemici, e un unico obiettivo: la libertà!
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(storia del 2010, riscritta e ripubblicata. Da non prendere troppo sul serio! Leggete le premesse prima del capitolo prologo!)
Genere: Avventura, Azione, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Boa Hancock, Nuovo personaggio, Rivoluzionari, Sabo
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Ray aveva trovato il ragazzino- si trovava nella foresta del Monte Colbo. Aveva sentito il suo odore, il profumo di nobiltà mischiato con terra umida e animale selvatico.

Il padre del ragazzino aveva menzionato dei banditi di montagna, e lei li aveva seguiti. Nel fitto della foresta del monte Colbo, strisciando nel putridume del Grey Terminal, vista da nessuno.

Aveva seguito uno dei ragazzini, uno che il padre nobile aveva visto assieme al figlio- non le aveva dato una grande descrizione, solo che avevano i capelli neri ed erano armati alla bell’e meglio come il figlio, ma questo bastava e avanzava. Quale bambino si aggirava per quella gigantesca discarica?!

Ray si nascose tra le fronde di uno di quegli alberi, pronta ad agire. L’avrebbe catturato, e riportato al padre, e Ray avrebbe avuto i suoi soldi. Un’altra missione, una come tante altre.

“Perchè ci hai mentito?” fece uno dei due ragazzi mori, girato di spalle rispetto a dove Ray si trovava. Non lo vide in viso. 

“Io…”

Quello seduto sulle radici di un grosso albero combaciava alla perfezione con la descrizione del nobiluomo. Il ragazzino si sfilò il cilindro nero, rivelando i ricci e corti capelli biondi, e Ray seppe che davanti a sé aveva proprio la sua preda.

Come avrebbe agito? I bimbetti mori si sarebbero potuti spaventare, nel vedersi arrivare addosso una creatura come lei- o, se nella sua forma umana, l’avrebbero potuta riconoscere in futuro. Potrebbe ucciderli, ma se questi ragazzini avessero dei genitori che potrebbero rintracciarla?

Avvinghiata a un ramo, aspettò il momento propiziatorio per prendere il ragazzino e strapparlo via da quella odiosa giungla.

“Io non vi ho mentito. Io... “ il ragazzino biondo strinse il capello tra le mani, stretto, strettissimo, le dita arrossate dallo sforzo e il viso paonazzo. “Io mi vergogno così tanto di essere nato nobile!”

Ray sembrò raggelarsi sul posto. Spalancò occhi e orecchie, si lasciò trasportare dalla sua storia, un racconto di una misera vita nella nobiltà- un destino già deciso, violenze fisiche e mentali e delusioni ogni giorno della sua vita, e quella sensazione di essere già morti dentro…

I due bimbetti mori se ne andarono, lasciandolo da solo, a piangere e disperarsi in solitudine.

Ray decise di uscire allo scoperto. I fruscii nella pianta diventarono rumorosi movimenti dei rami, e Ray scese con un balzo, ora umana. Prima che il bambinetto potesse parlare, Ray gli fu addosso, una mano sulla sua bocca e l’altro avambraccio sulle sue clavicole, a tenerlo a terra. Era un bambinetto nobile di dieci anni, magro e pallido, e la sua forza era davvero infima a confronto con quella di Ray, tredicenne e allenata fin dall’infanzia al combattimento.

“Mi ha mandato qui tuo padre. Però...” tentò di parlargli Ray, e a quelle parole il ragazzino sotto di lui ebbe un sussulto, il suo corpo sembrò esplodere dalla rabbia. Riuscì in qualche modo a divincolarsi dalla sua presa, rotolare su un lato e afferrare il tubo di cui il padre l’aveva avvertita. Con un gesto troppo veloce e diretto per un bambino di quell’età glielo sferrò addosso, e anche se era più veloce di Ray, i suoi riflessi erano ben più sviluppati. Allungò una mano e afferrò il tubo di ferro tra le dita, ricoperte da qualcosa di duro e gialle come il sole… scaglie.

Ray strinse la presa sul tubo, e piegò il ferro sotto le sue dita ad artiglio, e lo strappò dalle mani del ragazzino con una forza disumana, buttandoselo alle spalle.

“Mi lasci parlare?!” gli ringhiò contro, ma il ragazzetto biondo scartò ancora e si tuffò dietro di lei, per recuperare il tubo e colpirla di nuovo.

Ray era stanca di questi giochetti.

Sabo aveva preso in mano il tubo, ma sentì una corda attorno alla gamba, stringersi, più forte di qualsiasi corda avesse mai provato, e sollevarlo di peso, a testa in giù, a un metro da terra.

Era una coda, gialla e squamosa e irta di spuntoni viola, e proveniva proprio da sotto la pesante felpa della ragazza davanti a lui.

“Una mercenaria.” disse Ray, fulminandolo con i suoi occhi arancio come il fuoco. “Tuo padre mi ha pagata per riportarti a casa, in quella villona nella Città Alta. Ma… non so se voglio farlo.”

“E perchè non dovresti?!” ringhiò a denti stretti Sabo, che sentiva il sangue affluire alla testa e le squame abrasive contro la pelle nuda del polpaccio.

Venne fatto cadere a terra, e la coda scomparve così com’era comparsa. 

Gli occhi della ragazzina, da sotto il cappuccio alzato che portava sempre a nascondere il viso, divennero più tristi.

“Perchè ti capisco. So perchè sei scappato. So qual è la vita da cui ti sei voluto allontanare, perchè sto cercando anche io di scappare, di trovare la mia libertà.”

Sabo fece per rialzarsi, e la ragazza, con una mano che ora pareva umana, lo aiutò. Era più alta di lui, di qualche anno più vecchia, e il viso adombrato dal cappuccio alzato celava un volto affilato, capelli neri e indomiti e strani segni viola sotto l’occhio e sopra la linea della mandibola.

Rimasero a guardarsi negli occhi per un po’, come se fossero davvero le uniche persone che avrebbero capito l’un l’altro.

“Io mi chiamo Sabo.” esordì il ragazzino biondo, guardandola dal basso verso l’alto come se davanti a lui vi fosse un’effige sacra da venerare. 

“Ray.”

Ray, che bel nome, pensò Sabo, sentendosi il cuore un po’ più caldo. Ma così com’era arrivata, Ray, con uno scatto della testa, scomparve. Saltò in alto, e in meno di una frazione di secondo era ormai un puntino giallo e viola nel cielo blu.

“Sabo?! Cosa sono stati quei rumori?” intervenne Ace, tutto trafelato. “Cosa t’è successo?”

Sabo rimase a guardare l’amico, con una faccia un po’ intontita, un segnaccio sulla gamba e un sorriso ebete sulle labbra. “Io… una bestia! Mi aveva attaccato, ma l’ho lasciata fuggire…”

-È mattina! Forza gente! Il sole splende, gli uccellini cantano, e voi vi svegliate!-

Sabo entrò nella camera in cui tutti  i componenti della flotta principale dei Draghi Tiranni dormivano, sbattendo con violenza le pentole che stringeva tra le mani.

Dalla propria branda tutta stropicciata, Zeus, tenendosi una mano tra i capelli color cenere più stropicciati della coperta sotto di lui, si svegliò e guardò male il vice-capitano. “Ah, cazzo… perchè non vai a svegliare Ray così?” si lamentò il ragazzo.

“Ovvio che no!” gridò Sabo, assicurandosi di svegliare tutti i sottoposti, le mani sui fianchi e un’espressione offesa sul viso. “Lei merita molto, molto di meglio di questo!”

“Un bel bacino!” borbottò Urielle a suo fratello gemello Faust, entrambi appena svegliati dal frastuono del ragazzo biondo, che divenne completamente paonazzo, compresa la parte ustionata del suo viso.

“Idioti!” gridò, imbarazzatissimo ma vagamente offeso, punto sul vivo. “Io intendevo una sveglia-! Se s’incazza, lo sapete che sono guai per tutti, ma specialmente per voi sottoposti!” 

Detto ciò, sbatté a terra le vettovaglie e si sbatté la porta alle spalle, abbastanza rumorosamente da svegliare tutti i sottoposti una volta per tutte.

La nave su cui stavano sorvolando le acque era la Cruel Fire Tyrant, la gigantesca nave personale di Ray. Stavano tornando alla loro isola dopo un viaggio di aiuto ad Amazon Lily, un’isola abitata da una razza di draghi chiamati strisciadraghi, molto simili a serpenti, che vivevano in simbiosi con amazzoni dell’isola.

Sabo tornò nella sua cabina da notte personale, che era collegata a quella di Ray da una porta. Prima di varcare quella soglia, Sabo voleva sembrare il più bello ed elegante possibile per la sua amata capitana!

Sfilandosi la sua vestaglia da notte con un braccio solo, si attaccò il braccio robotico metallico nell'incastro alla sua spalla mutilata, e preparò un paio di camicie eleganti (ma da notte) sul suo letto appena rifatto.

Quale di queste avrebbe dovuto scegliere? 

A righe? A pois? Colore uniforme?

Scelto ciò andò nella camera (comunicante con la sua) di Ray e le si avvicinò in punta di piedi. Stava ancora dormendo nel suo letto gigantesco, fumo nero che usciva dalle narici ogni volta che russava nel sonno.

Era una ragazza di circa ventitré anni, dai capelli neri che brillavano di rosso sangue ogni volta che venivano colpiti dalla luce calda del sole, e la pelle pallida. Il viso, sgraziato e contorto in una perenne smorfia contrariata anche nel sonno, era solcato da una profonda, enorme cicatrice sul naso, e da sotto gli occhi e sopra la mandibola spuntavano quattro triangoli (due per lato) purpurei che quasi disegnavano i canini di un animale sul suo viso.

Più che una ragazza, Ray sembrava una bestia selvatica, un qualcosa di poco umano e molto pericoloso. Sabo doveva proprio essere un pazzo a essersi innamorato di una come lei.

Ma era così, anche se, piano piano, il sentimento era diventato nascosto.

Si sedette sul bordo del suo letto, bollente.

Si piegò su di lei e le diede un leggero bacio sulla guancia, la sua pelle rovente come tizzoni di legno nel camino. Lei ringhiò, mostrò i lunghi e grossi canini, ma non aprì gli occhi. Così Sabo la baciò ancora sulla guancia, sapendo che lei non sopportava assolutamente nessun contatto fisico amorevole!

“Smettila, se vuoi vedere un’altra alba sorgere…” ringhiò lei, e finalmente un suo occhio si aprì, l’iride arancione e brillante come fiamme dell’inferno.

Sabo le sorrise. “Buongiorno, capitano.” disse sorridendo, e anche sul viso di Ray si formò un minuscolo, nascosto sorriso. “Capitano… phui, non mi chiamavi così da anni. Ma come ti viene in mente…”

Ray si strappò le coperte di dosso, già pronta all’azione. Si aiutò a saltare in piedi stringendo una mano squamata, dalle squame gialle come i raggi del sole, sul braccio metallico d’oro e di ottone di Sabo. “Ho fame, andiamo a fare colazione. Sai cosa ci sarà oggi?”

Sabo si alzò, al suo fianco. Ray era una donna decisamente alta, di 1 metro e 90, ma arrivava alla spalla di Sabo, ragazzo altissimo e filiforme di 2 metri e 10. “Mmmh...penso latte e biscotti, ma non lo so di certo.” rispose il ragazzo.

Quando i due arrivarono alla sala da colazione/pranzo/merenda/cena, trovarono la tavola imbandita mentre Vel, una donna-pesce calamaro vampiro dalle otto braccia, stava contemporaneamente preparando le uova sode e le salsicce, apparecchiando, mettendo i piatti sul tavolo e fermando Uriella e Faust dal rovesciarsi tutto il latte addosso mentre se lo versavano nelle tazze.

Ray si sedette al tavolo mentre Sabo le aggiustava la sedia.

“Buongiorno, Ryrrys!” cantarono in coro i componenti del suo gruppo: Zeus, i gemelli Uriella e Faust, e Vell.

Ryrrys era il nome completo di Ray, non tutti infatti potevano chiamarla con quel soprannome.

Vell versò alla capitana e a sé stessa il latte speciale non di mammifero, mentre a tutti gli altri il latte normale di mucca.

Ray era completamente carnivora, e non mangiava né semi né frutta né verdura, dunque inzuppò una salsiccia fritta dentro il latte mentre tutti gli altri si versavano dei cereali o biscotti. Sabo la trovava adorabile.

Ma come al solito, ogni colazione finiva in un bordello: i due gemelli alati iniziavano a bisticciare, il caratteraccio ingenuo di Vell si offendeva per le velate prese in giro dei due demoni-angeli-lunariani-skypeiani, Ray si arrabbiava così tanto che finiva per mordere con forza le posate, piegare il metallo e spaccarlo in mille pezzi, e poi ingoiarlo mentre Sabo la pregava di non mangiarsi altre posate. 

E poi via, nella sala degli allenamenti, ad allenarsi a combattere, a sconfiggere ogni avversario che si fosse posto davanti a loro.

Le ali dei due gemelli alati venivano tarpate, manette venivano messe alle braccia di Vel, e il braccio robotico di Sabo veniva tolto, lasciato con solo il braccio sinistro a difendersi da tutti gli altri.

Ray non si tirava indietro e le suonava pesantemente a tutti i componenti della sua ciurma, senza mai tirarsi indietro dallo sconfiggerli, pretendendo che fossero sempre più forti, che andassero sempre oltre ai loro limiti, ma c'era un motivo per questo suo atteggiamento…

Il bandito stava tenendo il ragazzino biondo per un braccio, a diversi metri d'altezza. Sabo gridò e si dimenò, ma il bandito, alto almeno tre metri e spesso come il tronco di un albero, lo scosse con talmente tanta violenza da zittirlo immediatamente.

"Ah, finalmente ti ho preso, piccolo nobile! Tuo padre mi ha pagato per riportarti a casa, e così lui mi darà un titolo nobiliare!" Sbraitò il brigante.

Non si accorse di un fruscio tra le fronde, e non si accorse dell’ombra dorata alle sue spalle che si avventava su di lui veloce come un lampo, la lunga lama contorta che squarciava la sua pelle sporca.

Sabo fu scaraventato a terra, e prima che riprendesse i sensi, fu tutto finito.

La felpa gialla ricoperta di sangue e spada in pugno, un kopis dalla lama damascata d’oro e di bronzo, ecco la ragazzina dell'altro giorno- Ray.

"Che ci fai qua da solo? Non lo sai che è pericoloso?" ringhiò lei, gli occhi di brace puntati su di lui, e Sabo che ogni secondo in più che veniva fissato da quegli occhi si sentiva più succube di essi.

"Io… ti stavo cercando."

"Me? Perché?"

Sabo esitò. Mi piaci sarebbe stata la risposta vera, ma sapeva, in cuor suo, di non poter esternare quel sentimento così infantile, una cotta leggera e momentanea che però l'aveva quasi fatto uccidere.

"Sei forte, e misteriosa. È quello il potere di un Frutto del Diavolo? Come fai a essere così forte?" chiese Sabo, e Ray lo guardò esitante, e poco convinta.

Si guardò a destra, a sinistra, e poi si sedette su un masso lì vicino, invitando il biondo a fare lo stesso al suo fianco.

Sabo le si sedette vicino, coscia contro coscia, e questo lo fece arrossire un po', guance rosse sulla sua pelle di porcellana.

"Io devo essere forte. Io mi alleno ogni giorno, e ogni giorno devo essere più forte del giorno precedente, perché se lascio perdere mi verrà tolto tutto, compresa la libertà.

Sospirò.

"Spero un giorno di essere abbastanza forte da potermi liberare dalla associazione a cui mia madre mi ha affidata, tanto tempo fa. Posso solo contare su me stessa."

"Non hai nessuno che ti possa aiutare?" le chiese Sabo.

Ray negò. "Non ho famiglia, né amici. Io non voglio bene a nessuno. Io non ho nessuno per cui lottare."

Le sue iridi di fiamma passarono per un istante sul ragazzino biondo, aizzando un incendio sulle sue guance. "...per ora. Ora fila via, altri briganti verranno a cercarti."

Dopo l'allenamento, Sabo era distrutto. Era sempre quello che si allenava più di tutti, Ray esclusa, e quello che sapeva per cosa stava lottando, e lottava assieme a lei, sempre al suo fianco, per sempre.

Dopo ogni allenamento, in qualsiasi parte del mondo si trovassero, Ray volava via verso mete ignote, ad allenarsi ancora, tuffandosi in un vulcano e spuntando nel mondo misterioso da cui proveniva ed era nata, un mondo diverso, un periodo diverso, dove anche il tempo scorre diversamente e le creature estinte non lo sono davvero.

La squadra di Ray era formata da dimenticati, creature e persone relegate dalla vita a un ruolo secondario, ma che Ryrrys aveva saputo far risplendere di luce propria.

Sabo, ex nobile creduto morto da tutte le persone che erano state importanti nella sua vita, salvato da lei per ben due volte, e lui le deve sia la vita che la libertà.

Vell, donna-pesce venduta da bambina ai Draghi Celesti e liberata in un raid dell’Armata Rivoluzionaria di cui anche Ray faceva parte, e amiche fin da allora.

Zeus, orfano misterioso e amico di Ray fin dall’infanzia, dove hanno vissuto le durezze della vita da Rivoluzionari forzatamente.

Uriella e Faust, esperimenti del Governo Mondiale per creare la creatura suprema, un mix di lunariani e skypeiani, liberati da Ray che ha acconsentito che facessero parte del suo gruppo.

E Jaki, altro Drago e cugino di Ray, che risiedeva ad Amazon Lily assieme alle sue sorelle Kuja, dove si stavano recando.

E la stessa Ray, dall’aspetto umano ma di tutt’altra razza, dai poteri eccezionali e il passato oscuro, tra abbandoni e debiti con l’Armata Rivoluzionaria.

Tutti loro avevano sofferto tanto nella loro vita, ed era per questo che erano un gruppo affiatato di cacciatori di taglie, sempre pronti all’avventura.

Sabo, dopo una bella doccia rinfrescante dopo ore e ore di allenamento, amava prendersi del tempo per sé e rilassarsi, leggendo i libri che Ray gli faceva recapitare ogni volta che chiedeva. Al castello di Ray, all’isola vulcanica dove abitavano e avevano la loro base, Sabo aveva una biblioteca personale, strapiena di libri che arrivavano fino al soffitto. Per quel viaggio si era preso su solo pochi libri, ma che comunque occupavano una gran parte della scrivania personale della sua camera.

Aveva promesso da bambino che sarebbe diventato il miglior navigatore che avesse mai solcato i mari, e per Ray, lui lo sarebbe diventato. Lui doveva dare il meglio di sé per la sua amata capitana, avrebbe dato la vita per lei, se fosse stato necessario.

Mezzo svestito, a mostrare il suo atletico ma sfigurato fisico muscoloso e longilineo, si mise a studiare, le dita robotiche che scorrevano lentamente e delicatamente sul libro su cui stava compiendo delle ricerche mentre prendeva appunti. 

Tutto ad un tratto ci fu una forte esplosione fuori dalla sua porta, sul ponte della nave. Strano, di solito quando Ray tornava cercava di fare attenzione a non rompere niente.

Quando sentì i suoi compagni di ciurma gridare, allora si decise a rivestirsi, e correre a vedere cos’era successo. Si infilò i jeans chiari e gli stivaloni con tante fibbie, il frak blu intenso con delle catene dorate a tenerlo chiuso, e il suo solito cilindro nero con occhialoni fracassati dall’incidente che aveva avuto tredici anni prima coi Nobili Mondiali.

Prese al volo il lungo bastone d’oro e ottone e attivò i tubi e piccole ciminiere che espellevano vapore e rendevano il suo braccio metallico più forte.

Sul ponte della nave però non c’era nessun nemico, ma degli alleati sofferenti.

Uriella, la dottoressa di bordo, stava curando coi suoi poteri angelici l’enorme drago piumato riversato sul ponte, una grossa ferita sul fianco sanguinante. Vell stava aiutando una ragazza a rialzarsi in piedi, il volto tumefatto e la lunga treccia castana, a cui era appesa alla fine una mazza chiodata, tutti scompigliati. Stava piangendo, e si teneva il cappello a cono davanti agli occhi arrossati.

“Vinn! Il mio Vinn-!” gridava la ragazza, che poi cadde a terra, sconvolta dal dolore. Portava una lunga tunica caratteristica di alcuni sperduti regni del mare Orientale, completamente ricoperti di sangue.

“Apis!” gridò Sabo, avvicinandosi a lei. “Apis, cos’è successo?”

Ehecatlas Wyndaz, detto Vinn, era un’altro dei cugini di Ray, e un drago a sua volta, ma non quello riverso sulla nave, che infatti era Ryu, l’amico di Apis e uno dei servitori di Vinn, il Drago dell’Aria.

Apis era la fidanzata di Vinn, e di solito erano inseparabili, così come lo erano Jaki e la sua fidanzata Scilla, e Ray con Sabo stesso.

“Ci hanno attaccati sulla nostra isola, l’hanno rasa al suolo, e Vinn…” la ragazza scoppiò a piangere ancora più rumorosamente, mentre l’angelo Uriella la portava sotto cabina. 

“Ma chi è stato?” chiese Sabo all’amica, che però stava per svenire per le ferite riportate.

“I Falsi Draghi…” sussurrò. “...i Draghi Celesti!” e poi svenne.

Il sangue gelò nelle vene di Sabo, mentre una grossa nave si avvicinava alla Cruel Fire Tyrant…

…la gigantesca nave dei Nobili Mondiali, che tredici anni prima aveva segnato la fine della sua vita passata.

   
 
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