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Autore: Fakir    07/04/2022    2 recensioni
C’erano volute settimane prima che Casa Baggins tornasse a contenere tutto quello che era stato venduto all’asta quando fu creduto morto e che era finito sparso per mezza Contea. Bilbo peṛ non si era arreso ed aveva preteso la restituzione di ogni cosa appartenuta alla sua famiglia, fino all’ultimo bottone
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo Baggins
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutto comincị ad andare meglio nel momento in cui anche l’ultimo cucchiaino d’argento troṿ il suo posto nel cassetto della credenza. C’erano volute settimane prima che Casa Baggins tornasse a contenere tutto quello che era stato venduto all’asta quando fu creduto morto e che era finito sparso per mezza Contea. Bilbo peṛ non si era arreso ed aveva preteso la restituzione di ogni cosa appartenuta alla sua famiglia, fino all’ultimo bottone. Aggiusṭ leggermente la collocazione della poltrona, di qualche centimetro troppo lontana dal fuoco prima di sedersi esausto, ma finalmente pago. Si guarḍ intorno soddisfatto, i rossi pomodori “vincitori di concorsi” erano al loro posto in cucina e la sua dispensa era stata adeguatamente rimpinguata. I delicati centrini di sua madre candidi ed inamidati, abbellivano le mensole e la porta era stata riverniciata di fresco. Negli ultimi giorni aveva iniziato ad abbracciare l’idea di scrivere un libro dove raccontare la sua avventura e sullo scrittoio erano posate delle pergamene e una boccetta d’inchiostro piena a metà, alcuni fogli erano fitti di appunti e osservazioni mentre altri contenevano schizzi dei luoghi che aveva visto e ritratti di coloro che aveva incontrato.

La cassapanca di sua madre era stata svuotata ed i vestiti che custodiva avevano trovato una buona sistemazione in armadio. Vi aveva quindi riposto la sua spada, Pungolo, la cotta di Mitril donatagli da Thorin e la cassa colma di preziosi, che aveva trafugato dalla caverna dei Trol durante il viaggio di ritorno.

Chiuse gli occhi e infilando la mano in tasca sent́ il freddo metallo dell’anello d’oro, per un attimo inizị ad accarezzarne la liscia superficie ma poi le sue dita sfiorarono qualcosa di ruvido che era scivolato nel rigonfiamento più interno della stoffa, quasi l’aveva dimenticata, era la ghianda che aveva preso dal giardino di Beorn. La estrasse dalla tasca e la guarḍ, sembrava ancora fresca e in grado di germogliare.

La poṣ sul tavolino: «Domani la pianteṛ sulla collina...» penṣ mentre si sistemava meglio sulla poltrona per continuare a leggere il suo libro.

   
 
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