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Autore: Little_GirlMoon005    07/04/2022    0 recensioni
{ Fallout 4 } Nick/Kellog & Unico Sopravvissuto (femmina)
" Era tutto maledettamente sbagliato, avrebbe dovuto aspettarselo, ma ingenuamente aveva ignorato quel fatto, come la polvere che si nasconde sotto il tappeto.
"Nick!"
"Nick non è qui, bambola."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nick Valentine, sole survivor femmina
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Non aveva idea di come sia finita in questa situazione, eppure era successo. Aveva sperato, con tutto il suo cuore, che quel momento non sarebbe mai arrivato. Eppure, eccola lì, con le spalle al muro e Nick che le stava puntando la calibro contro.
"Nick... non è divertente." Era tutto maledettamente sbagliato, avrebbe dovuto aspettarselo, ma ingenuamente aveva ignorato quella cosa che era successa da Amari, come la polvere che si nasconde sotto il tappeto. 
"Nick!" 
 
Ci fu un mezzo sorriso da parte del sintetico, appena visibile sotto l'ombra del cappello. L'insegna dal neon rosso brillante -della Valentine Detective Agency- dietro le sue spalle creò un effetto luce e ombra su di lui, rendendo il tutto piuttosto macabro. 
"Nick, per favore... parlami. Dimmi... cosa c'è che non va, possiamo... aggiustarlo."
 
Invece lei lo sapeva, oh se sapeva cosa c'era che non andava in Nick. Ma sperava che lui non fosse ancora lì, nella sua testa. 
In quel momento Nick sollevò il capo, quanto bastava per mostrare le iridi gialle che brillavano nell'oscurità di quel vicolo. Dietro di lui, l'insegna tremolò per un attimo emettendo un leggero ronzio statico. Il sorriso del sintetico, del suo detective preferito, divenne un ghigno che non gli apparteneva.
 
"Nick non è qui, bambola." rispose, piano. Marcando l'ultima parola con enfasi. "Ma bel tentativo, te lo concedo."
Lei riconobbe la voce, e come poteva non farlo. Il tono basso, che le provocava dei brividi dentro, e ruvido come la carta vetrata su pelle. Quella voce se la portava nella memoria da 200 anni.
 
"È passato molto tempo. E ho molto... da recuperare. Sei sempre uno schianto, pasticcino!" 
"Kellogg, maledetto bastardo."
 
Che cosa aveva fatto? Perché aveva permesso a questo mostro di entrare nella testa di Nick? Ne era a conoscenza, delle conseguenze, ma Amari le aveva dato la certezza che tutto sarebbe andato bene. 
"Perso peso? Ti trovo in forma, pasticcino."
"Vai a farti fottere, stronzo."
Non avrebbe dovuto lasciarglielo fare, avrebbe dovuto trovare un altro modo per capire dove fosse l'Istituto. Ma Nick, cazzo, era stato così gentile che lei non aveva avuto il coraggio di dirgli no. 
 
Nick -con la voce di Kellogg- schioccò la lingua scuotendo la testa. "Vedi, lo farei, ma una certa abitante del Vault ed un carismatico Detective mi hanno messo in un bel casino. Con i morti non si gioca, pasticcino, dovevi lasciarmi stare." Emise un sospiro. "Però, posso sempre divertimi, anche con questo corpo decrepito."
 
Mosse la mano libera verso il nodo della cravatta che Nick indossava, le dita che strattonavano la stoffa fino ad allentarla, mostrando la pelle sintentica. Non ci voleva molto a capire cosa intendesse per divertirsi.
"No!"
"No cosa, pasticcino?" Le dita risalirono sulla parte di pelle sfregiata, che mostrava una parte del 'collo' metallico di Nick. Fece scorrere l'indice lungo un filo scoperto, e tutto il corpo di Nick tremò a quel contatto. Per un attimo, lei vide un cambiamento negli occhi del sintetico, mostrando un tremolio che poteva essere associato alla paura. Ma durò un istante.
 
"Togli le tue cazzo di mani da lui-"
"Ma io non lo sto toccando." Unì anche il medio per pizzicarne il filo, come una corda di violino tesa. Il capo di Nick fece un improvviso scatto all'indietro, emettendo quello che sembrava un gemito strozzato. Ma con la voce di Nick. La presa sulla calibro non vacillò per un attimo, il bastardo sapeva quali punti toccare per tormentarlo.
 
"Sai bene cosa intendo, stronzo. Sei così figlio di puttana da approfittare di chi non riesce a difendersi!" Sbottò lei, la mascella così serrata dalla rabbia che le faceva male. "Dunque pensi che stia facendo questo?" Tirò lentamente il filo tra le dita, le palpebre di Nick tremarono come se avessero un tic, prima di tornare fisse su di lei. "Si sta divertendo, pasticcino. Quanto vuoi scommettere che faccia lo stesso quando è solo? Forse... pensando a quella troia della sua fidanzata morta. Posso continuare quanto voglio, la notte è giovane."
 
Gli occhi di lei guizzarono per il vicolo in cui si trovavano, per cercare di elaborare un piano. Forse... forse poteva sparare all'insegna dietro di lui, l'impatto avrebbe fatto volare qualche pezzo di vetro su di lui, distraendolo abbastanza da sparargli in un punto non mortale. Le gambe? Così non poteva scappare. E l'avrebbe trascinato a Goodneightbor, da Amari, e scacciare Kellogg dalla sua testa, per sempre questa volta.
 
"Cosa stai pensando, pasticcino?"
"Stai zitto." 
 
No, forse era troppo avventato, Kellogg non era un novellino, e sapeva sparare fin troppo bene. L'avrebbe superata in velocità, sparandole sicuramente in faccia. Cosa peggiore, qualunque cosa avrebbe fatto Kellogg, lei non poteva permettersi di far del male a Nick.
 
Forse le guardie di Diamond City...
 
No, probabilmente avrebbero sparato Nick a vista, ritrovandosi nel familiare scenario del 'sintetico che impazzisce e minaccia una persona.' Che fosse Nick Valentine o un altro sintetico non gli avrebbe importato. Maledizione, se non fosse in città avrebbe agito subito! Forse, se l'avrebbe tenuto così, ancora un po', parlandogli, forse Nick l'avrebbe sentita, avrebbe avuto la forza di contrastare la parte di Kellogg dentro di lui. 
 
Lui fece un passo in avanti, lei sobbalzò all'indietro, toccando il muro con le spalle. "Dimmi un po', cos'è per te?"
"Cosa..."
"Nick Valentine. L'hai assunto per trovare tuo figlio, e me. Lui mi ha trovato. Ha fatto esattamente quello che volevi ma, per quanto ne so, tu non l'hai mai pagato."
 
Lei strinse le labbra, a che gioco mentale stava giocando? Che cosa c'entrava?
"Lui... non ne ha mai chiesto uno." Rispose. Nick, Kellogg, ridacchiò. "Troppo educato e buono per chiedere, immagino." Fece un cenno basso col capo, l'ombra tornò sul suo viso. "Forse tu stai approfittando della sua gentilezza."
 
"Maledetto psicopatico, ho capito il tuo giochino mentale. Ma non ci casco. Lui sa che non lo farei mai, è il mio migliore amico-" 
Si portò la mano alla bocca, pentendosi immediatamente di quelle parole. Gli aveva detto quello che voleva sentire.
Lo sentì ridere. "Si? Sono contento di sentirlo, mi rende più semplice il lavoro." Disse, puntandosi la calibro alla tempia, lei gemette un 'no' soffocato, cosa che lo soddisfo molto.
 
"Allora ti darò una scelta," fece, "Puoi sparare me, o io sparo te. Non fa alcuna differenza. Se ti ammazzo, avrò la mia vendetta. Se tu mi spari, io morirò, ma anche Valentine. Ed è il tuo migliore amico, vero?" chiese, il sarcasmo nella voce. "E non lo vuoi morto." 
 
"Dio, ma che cazzo vuoi, Kellogg?" 
"Proprio quello che ho detto, pasticcino. Voglio che tu muoia, o che tu uccida Valentine e, di conseguenza, me. Ho usato parole ben precise."
 
"No... no Kellogg. Possiamo... dio," le mancò il respiro, non poteva credere di dover far una scelta del genere. "posso... se vuoi un corpo, posso fartene dare uno da... Amari, si! Pensaci, ognuno per... per la nostra strada... non ci vedremo mai piu-"
"Non credere di poter trattare con me come un dannato mercante." La interruppe lui.
"Ti credevo più sveglia, pasticcino. Pensaci, io rimmarrei comunque nella sua testa, per sempre. Ed è troppo tardi per cambiare ciò." Il sorrisino compiaciuto svanì dal suo viso, sostituito da uno sguardo freddo. "Non puoi più separarci, non più."
 
"No! Non puoi saperlo!"
A quelle parole lui fece uno scatto verso di lei, che sentì il proprio cuore saltarle in gola. Per la prima volta, da quando lo conosceva, quei occhi gialli luminosi le incutevano paura, privi del bagliore di gentilezza che caratterizzava Nick Valentine. Era terrificante.
"Non pretendere di sapere molto più di me." La sua voce era gelida come il ghiaccio, e lei fece del suo meglio per non piangere. Non voleva dargli un altra soddisfazione.
 
Aveva sbagliato tutto, questo errore se lo avrebbe portato con sé per sempre, e si sarebbe tormentanta a vita. Se... fosse uscita viva.
Ma doveva tentare, giocare l'ultima carta. Perché sapeva che Nick era lì, sicuramente combattendo per riprendere il controllo della propria mente.
 
"Nicky... so che sei ancora lì, da qualche parte." Sussurrò, trovando la forza di alzare le mani e posarle sulle sue spalle, il tessuto del suo cappotto che le diede un senso di familiarità. "E so che... stai sentendo tutto. Diavolo, combattilo, Nicky!" 
Calò il silenzio tra loro, dove si poteva udire il respiro tremante di lei, i ronzii leggeri e il suono di metalli in movimento che provenivano dal petto di lui. Come prima, ci fu un tremolio in quei occhi gialli, questa volta durò molto di più, e la mascella di Nick tremò per qualche istante.
 
"Io... ci sto... provando, bambola." le parole uscirono a fatica, però era la voce di Nick, ma simile come una traccia audio disturbata. "Nicky..." fu lei, questa volta, a fare un passo in avanti, e lui indietro. "N-no. Per favore... non so per... q-quanto ancora... posso cont-tinuare!" 
"Nicky, devi dirmi tu cosa fare!"
"B-bambola, penso che tu... lo sappia già..."
 
Le lacrime le offuscarono gli occhi. "No, no! Il tuo dannato spirito di sacrificio non aiuterà! Dimmi cosa devo fare! Come posso fermalo!"
"Io... forse... p-potresti provare..." tremò la voce di Nick mentre abbassava il capo, nascondendo gli occhi luminosi, la testa smossa da qualche tic che lo rendeva spaventoso. Le mani di lei strinsero di più le sue spalle. "Nicky, coraggio, parla! Potrei cosa?" 
 
"Potresti... ah p-potresti...!" I tic sparirono in un attimo, tetramente rimase fermo come una statua per qualche istante. Si era forse spento? Ma ecco che si mosse. Lentamente, alzò di nuovo il viso, tutta la paura che stava trasmettendo completamente sparita, mostrandole un viso inespressivo, e con la voce... che non era quella di Nick, disse, 
 
"Potresti andare a farti fottere."
Il cuore di lei sprofondò, terrificata. L'ultima speranza era andata in frantumi, e Kellogg, ancora una volta, le aveva portato via un altro pezzo importante della sua vita. Staccò le mani dalle sue spalle, e cominciò a singhiozzare come una bambina. "No... no!"
 
Nick si limitò a fare un largo sorriso divertito. Fece scattare la mano di metallo e la serrò intorno alla gola di lei sbattendola violentemente contro il muro. Gemette di dolore mentre lacrime copiose scorrevano libere sul suo viso, senza vergogna. "Sei uno spettacolo, pasticcino." sussurrò Nick, Kellogg, cominciando a ridere di gusto. "Devi vedere la tua faccia. Dio, era più divertente di quanto pensassi. Ne avevo dannatamente bisogno!" 
 
"Per favore... lascia che gli parli...!" tentò lei, cercando di allontanare la mano di Nick dalla gola, ma rimase irremovibile. "Oddio, dio... ti prego, K-Kellogg... almeno... permettimi di dirgli addio!" 
Per tutta risposta Nick caricò la calibro puntando la canna gelida contro la tempia di lei, che cominciò a singhiozzare dalla paura.
"Visto che non vuoi decidere, lo faro io. Ucciderò prima te, poi il tuo prezioso detective. Hai tre secondi."
"No! Non farlo!" 
 
"Uno..."
"K-Kellogg! Lascialo stare!"
Quasi si pentì di aver perso un pomeriggio per avergli dato delle piccole modifiche alla mano metallica, forse avrebbe avuto qualche possibilità di fargli allentare la presa.
 
"Due..."
"Ti... ti prego, non... fargli del male!"
Si diede della stupida per aver pensato di perdonare Kellogg nonostante tutto, dopo essersi resa conto che, infondo, loro due non erano così diversi. Con l'unica differenza che lei non ha mai smesso di crede nella gentilezza delle persone, e non si era fatta consumare dalla rabbia, perché aveva avuto la possibilità di avere un Preston, una Piper, un Nick, persino uno come Hancock... ricordandole che bisogna aiutare il sempre prossimo, che a tanti serve solo porgere la mano, che i deboli devono essere protetti e i prepotenti fatti cadere, e che rischierebbe la vita per un compagno, che sia uomo o sintetico. 
 
"Tre..."
"Nicky... Nicky, mi... dispiace!"
Aveva serrato le palpebre fino a sentire dolore, non voleva morire col'immagine di Nick che le sparava in testa. Forse il tempo si era fermato, perché non si udì nessun colpo di pistola. Ne il suono di sangue che gocciolava sul pavimento. Non seppe dove trovò il coraggio, ma riuscì ad aprire gli occhi solo per vedere un Nick, Kellogg, che stava esitando nel spararle.
 
Sembrò quasi sorpreso quando la mano di Nick, lentamente e tremate, si allontanò dalla tempia di lei. Di propria volontà. "Che cazzo... stai facendo, Valentine?" sbottò la voce di Kellogg, ringhiando frustato quando la mano metallica lasciò il collo di lei che, sentendo l'aria finalmente rientrare nei polmoni, si accasciò contro il muro come un sacco di patate, tremante.
 
"No! Cazzo, Valentine... non osare privarmi... della mia vendetta!" Ringhiò come un animale, risultando più inquietante a causa di un improvviso effetto statico, mentre non riusciva a controllare il corpo di Nick che, lentamente, stava indietreggiando, in preda a tremolii incontrollati. 
 
La vista di lei era offuscata dal pianto disperato di prima e la testa le girava vorticosamente, ma riuscì a vedere mentre Nick e Kellogg erano impegnati in quella che era una battaglia psicologica, su chi sarebbe stata la mente predominante.
Con un grandissimo sforzo, la mano metallica di Nick strinse il polso dell'altra mano, quella con l'arma stretta tra le dita e premette, tremando ma con forza, la canna sotto il mento.
 
E Kellogg, col viso di Nick mostrò, forse per la prima volta dopo tempo, un espressione molto vicina a quella del terrore. E la voce, nonostante la rabbia, sembrò vacillare.
"Non t'azzardare, stupido detective... NON OSARE PREM-" 
Il tutto si interruppe, drammaticamente, con un forte colpo di arma da fuoco, un urlo soffocato di lei ed un cappello da detective che, come una piuma, cadeva sul terreno.
 
L'impatto fu così violento che il corpo di Nick cadde rovinosamente all'indietro strisciando lungo il muro. Una tetra chiazza di colore nero si era espansa sul muro seguito da una linea sottile che proseguiva fino alla testa, piegata in avanti, gli ultimi spasmi che abbandonavano il corpo. 
 
"Nick...!" Urlò lei raggiungendolo e chinandosi per afferrargli il viso, non importandosene del nero che le macchiò la pelle.
Metà viso era... distrutto, la pelle sintentica sembrava essere strappata via per quanto forte fosse stato il colpo, mostrando l'intero volto 'scheletrico' di Nick, da sintetico. Qualcun'altro sarebbe corso via, terrorrizato da tale immagine, ma non lei. Lei che vide gli ultimi bagliori negli occhi gialli di Nick, lei che lo vide muovere la mascella, lei che sentì la sua voce, quella di Nick e non più Kellogg, morire pronunciando un unica parola. Un unico nome, quello dell'abitante del Vault 111.
 
Charlotte...
 
 
 
 
   
   
 
        
 
 
  
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