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Autore: Eneri_Mess    11/04/2022    1 recensioni
“… questo matrimonio finirà con un funerale.”
Genere: Angst, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chuuya Nakahara, Kouyou Ozaki, Osamu Dazai, Ougai Mori, Ougai Mori
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Warning: menzione di abusi passati.
Note: post Fifteen ma pre-Stormbringer. Diciamo il periodo di assestamento della Port Mafia sotto la nuova direzione di Mori e l’arrivo di Chuuya. Kouyou-centric. 




 

Quel matrimonio iniziò con un omicidio.

La stanza intera piombò nel silenzio totale, l’attenzione completamente catalizzata dalla figura di Ozaki Kouyou in piedi di fronte all’uomo riverso a terra, la cui gola era appena stata recisa da un colpo così rapido e netto che, per un momento, nessuno se ne era accorto, se non dopo che il sangue era arrivato addosso agli invitati circostanti.

Ops. Questa volta è scivolata a me la mano” mormorò la donna, impassibile nel tono quanto del sangue che le stava gocciolando dal viso sul décolleté dell’abito da cocktail.

Nessuno si mosse. Persino Dazai e Chuuya restarono pietrificati a fissare la scena, tentando di capire se fosse successa davvero. Si scambiarono uno sguardo sgranato - neanche fossero stati loro due i fautori - ma a rompere il silenzio fu un’altra persona ancora, schiarendosi la gola.

“Temo che la cucina dovrà rivedere il menù” affermò Mori, adocchiando il buffet, non risparmiato dal sangue. Nel mentre, con un fazzoletto, si tolse dalla guancia l’unico schizzo arrivatogli addosso, essendo tra i più distanti. “Il nuovo rinfresco lo offrirà la Port Mafia, se per gli sposi sarà un gradito rimborso a fronte dell’accaduto. Consiglierei della cucina francese.”

Realizzato che un uomo era appena stato ucciso a sangue freddo nel bel mezzo di un aperitivo pre-matrimoniale, il resto degli invitati riprese a respirare molto lentamente e in maniera guardinga. Nessuno di loro era stupido. Sapevano che quell’atto avrebbe potuto trasformarsi nella miccia di una guerra tra organizzazioni in meno di cinque secondi. Ognuno infilò la mano o sotto la giacca o sotto la gonna, pronti a sfoderare le armi nel peggiore dei casi. Dazai si portò un passo dietro a Chuuya, bisbigliandogli qualcosa, tenendo la guardia alta.

Tuttavia, dal nulla, un applauso fece sobbalzare chi non era abituato a scene del genere, ma servì anche a spezzare la tensione. Persino Kouyou e il suo sguardo gelido furono attirati da quella improbabile reazione.

Si trattava della sposa.

Si fece avanti nel suo abito color cremisi, dove le macchie di sangue parvero donarle un tocco in più, grottesco seppur accattivante. Dette uno sguardo schifato all’uomo in terra, superandolo con un saltello sui tacchi vertiginosi, per portarsi davanti a Kouyou e porgerle un tovagliolo.

“Zucchero, che regalo splendido mi hai appena fatto” sussurrò, ma nella sala c’era un silenzio tale che si sarebbe sentito cadere uno spillo. “Spero che anche il tuo umore ne esca migliore, più tardi. Ti ripagherò con un abito nuovo, promesso.”

La Dirigente della Port Mafia accettò il fazzoletto, ma con una rigidità che non passò inosservata ai tre che erano con lei. Non disse una parola. Lei e la sposa si scambiarono uno sguardo che parlò e scavò a fondo, senza però rendere partecipe nessun altro.

“Miei splendidi ospiti” cinguettò la sposa un attimo dopo, rivolgendosi alla sala come un anfitrione che rimediava a uno spiacevole contrattempo. “Vi prego, spostiamoci nella sala adiacente mentre qui puliscono. Per chi avesse bisogno, la boutique dell’albergo sarà lieta di cambiare i vostri abiti a spese della sottoscritta. Non fate complimenti. Torniamo a divertirci!”

Un po’ goffamente, gli invitati si scambiarono sguardi circospetti, ma iniziarono a incamminarsi scemando verso le porte laterali che portavano alla suddetta sala, mentre altri si diressero verso i bagni per darsi una prima ripulita.

“Mori-san, non la prenda a male se declino la sua generosa offerta per il buffet” iniziò la sposa, stringendosi nelle spalle. “Sono anzi io a dovermi scusare. Temo che questo spiacevole incidente sia totalmente colpa mia. Mi occuperò personalmente del cambio d’abito di Ozaki-”

“Non ce ne è bisogno. Grazie.”

Kouyou sembrò riacquistare la voce - non senza provocare un leggero sussulto in Dazai e Chuuya, ancora tesi dalla situazione e dalla curiosità di capire. Col tovagliolo la donna si pulì il viso, per poi riconsegnarlo in mano alla sposa, stringendole il polso.

“E prego.”

Lasciò la sala nella direzione opposta, il solo rumore dei tacchi ad accompagnarla.



 

“Dazai” sospirò paziente Mori, in piedi in uno dei salottini appartati della hall, vicino agli ascensori. “Ne so quanto te di questa storia, per tanto gradirei che la smettessi di fissarmi con insistenza.”

Il giovane Demone Prodigio era appollaiato su una poltrona, incurante delle scarpe sul cuscino, e il suo unico occhio non bendato si era fissato sulla schiena del Boss per tutto il tempo che si erano spostati lì ad aspettare il ritorno di Kouyou.

Quando Mori si voltò, avendo speso tutto il proprio interesse per il dipinto in stile Rinascimento italiano posto a coprire la maggior parte della parete dell’albergo, la sua espressione non fu molto contenta.

“Il fatto che abbiate quindici anni non vi autorizza a sedervi così scompostamente.”

Il rimprovero era rivolto anche a Chuuya, svaccato mezzo lungo su uno dei divani, le mani piantate in tasca e l’espressione corrucciata di chi stava pensando e ripensando a qualcosa. Il partner gli scoccò un’occhiata pietosa, scivolando a sedere in modo più decoroso.

“Sei rimasto così scioccato da una gola tagliata, Lumaca?”

Il rosso lo ricambiò con uno sguardo infastidito, ma si tirò su e sovrappensiero si stirò con le mani le pieghe della giacca, ignorandolo.

“Perché l’ha fatto, Boss? Ane-san non perde mai il controllo in questa maniera.”

“A me è sembrata molto calma” si intromise Dazai, facendo spallucce. “Non mi sono accorto di nulla finché non è successo. Davvero, wow.”

“Nessuno vuole la tua opinione” lo rimbeccò l’ex Re delle Pecore.

“Sicuro? Io so perché l’ha fatto.”

Chuuya gli piantò uno sguardo irato addosso.

“Guarda che se hai voglia di prendermi per il culo ti gonfio di botte!”

“Calmatevi.”

Bastò una parola di Mori e tornò il silenzio. Sospirò, spostandosi più vicino ai due. Li guardò entrambi, per poi soffermarsi su Dazai con la faccia di qualcuno troppo abituato a certe uscite.

“Dazai, che cosa hai dedotto? Che è diverso da sapere.”

L’aspirante suicida fece spallucce, dando a intendere di non trovare differenza tra i due termini.

“Quell’uomo che ha ucciso era un tizio legato alla vecchia Port Mafia.”

Chuuya raddrizzò la schiena, sorpreso.

“E tu come lo sai?!”

“Gli hai frugato in tasca, dico bene?” tagliò corto Mori, allungando una mano. Dazai confermò, facendo la linguaccia e lanciandogli un portafoglio che commentò come dozzinale. Il Boss lo ispezionò, vedendo le carte di credito e i documenti. Squadrò meglio il volto sulla patente di guida e assentì.

“Comincia a essermi più chiaro il quadro generale.”

“A me no!” saltò su il rosso, passando lo sguardo dall’uno all’altro e finendo poi sul capo.

“Che cosa c’entra quell’uomo con Ane-san?”

“Povero, piccolo cagnolino, la tua padrona non ti racconta le cose…” lo prese in giro Dazai maligno.

Chuuya fu sul punto di colpirlo, afferrandolo per la camicia e strapazzandolo.

“Piantatela, i vostri vestiti sono miracolosamente salvi. Se li strappate o macchiate vi prometto che vi farò attraversare nudi la navata della chiesa” borbottò Mori, massaggiandosi una tempia.

Non oserebbe, Boss!” dissero all’unisono i due, sorprendendosi a vicenda. Si voltarono di nuovo verso l’adulto, con più foga.

Ne andrebbe dell’onore della Port Mafia!

Di nuovo, dissero la stessa cosa in sincrono, finendo col tapparsi la bocca come fossero stati vittima di un incantesimo.

“Quando andate d’accordo su qualcosa siete anche più inquietanti” rifletté Mori, andando a buttare in un cestino il portafoglio ormai inutile. Si prese qualche momento per riflettere, per poi tornare con l’attenzione sui due ragazzi.

“Dazai, tu sai com’era la vita di Kouyou prima, vero?”

Non ci furono espressioni di scherno o leggerezze da parte del Demone Prodigio. Assentì e basta, guardando altrove. Il rosso percepì la serietà e serrò la mandibola, ma l’intero suo essere esigeva spiegazioni, anche se non si espresse a parole. Il suo sguardo, non di meno, cercò di trasmettere il bisogno di essere messo al corrente e di essere degno di confidenze importanti.

“Chuuya… ricordi il discorso che facemmo quando sei entrato a far parte della Port Mafia?”

Scettico, il ragazzo sbatté le palpebre.

“Certo, Boss.”

“Un capo cerca sempre di compiere le scelte migliori per la propria organizzazione. Non quelle giuste o sbagliate, ma quelle che nel tempo decideranno la rotta che l’intera nave seguirà.”

Pss, se vuoi ti traduco le metafore” bisbigliò Dazai a Chuuya, spezzando il momento solenne, ma beccandosi solo un manrovescio in bocca di riflesso. Il rosso era troppo concentrato sulle parole di Mori per distrarsi.

“Ho scelto Kouyou tra tutte le persone che avrebbero potuto ricoprire il ruolo di Dirigente perché lei porta i segni della vecchia Port Mafia.”

La fronte di Chuuya si corrugò e le sue labbra si mossero per formulare il dubbio che gli venne in mente, ma si trattenne. Stava imparando che la prima domanda era sempre la più sciocca. Tuttavia, non ne trovò una seconda, non teso com’era. Mori proseguì senza aspettarlo. 

“È cresciuta all’interno dell’organizzazione ed è seconda solo a Hirotsu ad esperienza - non ad anni di servizio, bada bene, perché troverai altri veterani fedeli all’organizzazione molto più grandi di lei. Tuttavia, è l’esperienza quella che ti forma e ti concede di avanzare, tienilo a mente” spiegò Mori, che era tornato con gli occhi alle pennellate del quadro, vagando su di esso nel ricostruire i pensieri che aveva in mente. “Kouyou ha vissuto le ombre più tetre della Port Mafia e si è vista strappare via l’innocenza e l’onore. Capisci cosa intendo, Chuuya?”

Il livore dato dalla rabbia sul suo viso, insieme all’accettazione di una verità che prese forma nella sua mente in maniera più vivida e cruda, furono la sua risposta. Annuì e basta.

“L’uomo che ha ucciso non lo avevo visto bene, ma ora si spiegano diverse cose. Era nei racconti di alcune prostitute che venivano a cercare il mio aiuto. Se scavo nella memoria devo averlo incontrato due volte al massimo e non ha mai lasciato una piacevole impressione. Ma il punto è un altro. Sapete perché siamo qui?”

La domanda li colse impreparati ed entrambi i ragazzi si scambiarono uno sguardo.

“Per presenziare a un matrimonio tra organizzazioni della malavita e consolidare la nostra posizione…?” tentò Chuuya incerto. Dazai si prese del tempo per ragionarci su.

“La sposa conosce Ane-san e viceversa” disse a voce alta e Mori annuì.

“Tristemente, non sono io l’invitato a questa festa. Sono il più uno di Kouyou. Ha chiesto lei che veniste anche voi perché fosse un’esperienza costruttiva, ma temo non avesse idea che sarebbe finita così.”

“Quel tipo non era più nella Port Mafia però, o sbaglio?” intervenne Chuuya, seguendolo nel mettere insieme i pezzi.

“La sposa ha detto che l’incidente era colpa sua e che Ane-san le ha fatto un regalo” riportò Dazai pensieroso. “Quindi ha orchestrato l’incontro?”

“Possiamo dedurre” li interruppe Mori, scostando il polsino della giacca per osservare l’orologio. “Che la vittima, vecchia conoscenza di entrambe, sia stata invitata appositamente per non arrivare viva alla cerimonia. Uno spiacevole antipasto.”

Ci fu un nuovo applauso e stavolta sobbalzarono tutti e tre, voltandosi verso l’ingresso del salottino. Kouyou era sulla soglia, in un nuovo abito elegante, la borsetta sotto il braccio e neanche un capello fuori posto. Non dava minimamente l’idea di aver ucciso un uomo appena un’ora prima.

“State giocando a fare i detective?” commentò con un sorrisetto ferino.

I due ragazzi si tapparono la bocca, puntando lo sguardo sull’adulto della situazione e lasciando a lui l’onere di rispondere.

“Abbiamo questa pessima abitudine di voler conoscere i dettagli” spiegò Mori, onesto e garbato, ma questo non lo salvò da un forte pizzicotto sulla guancia quando Kouyou si avvicinò.

“Equivale a dire che vi piace ficcare il naso” replicò asciutta la donna, con un tono non particolarmente lieto. Spostò lo sguardo sui due teenager, che sussultarono sentendosi colpevoli e sedendosi ancora più composti.

“Ha cominciato Chuuya.”

Ehi, stronzo!” ribatté il rosso, guardando sconvolto il partner per averlo venduto in mezzo secondo. “Io non ho cominciato proprio niente! Eri tu che fissavi il Boss in cerca di risposte!”

“Sì, ma lo facevo in silenzio. Non hai ancora capito cos’è che ti salva nella vita? Vuoi impararlo da un suicida?”

Kouyou roteò gli occhi al cielo all’inizio dell’ennesimo bisticcio.

Batté le mani una sola volta, ristabilendo l’ordine e l’attenzione su di sé.

“Ho già buttato un abito che mi piaceva, non farete fare la stessa fine anche a questo” li redarguì, passando uno sguardo minaccioso dall’uno all’altro. Occhi che si colmarono di disappunto.

“In piedi” ordinò e i due scattarono.

Kouyou lanciò a Mori la propria borsetta per avere le mani libere. Con dita avvezze, iniziò a sistemare il colletto della camicia di Chuuya - che per un attimo sudò freddo e cercò di riprendere a respirare normalmente sotto la cura della propria mentore.

“Io e la sposa ci conosciamo da anni. Un tempo era nella Port Mafia anche lei” iniziò a raccontare e tre paia di occhi la ascoltarono. “Non c’è bisogno che vi spieghi cosa facevamo, immagino?”

Quando né Mori né Dazai risposero, Chuuya si sentì in dovere di scuotere la testa. Il partner sillabò un Era retorico, ma il rosso non osò muoversi per picchiarlo con la donna intenta a dargli una sistemata.

“Be’, per farla breve” riprese Kouyou. “Lei riuscì a scappare con un amante di un’altra organizzazione qualche mese prima che il nostro Ougai-dono mettesse su il suo teatrino da medicastro di corte.”

Ma, mia cara” ribatté Mori, colpito dall’affermazione, restando però ignorato.

“Non riuscirono a riportarla indietro e io fui punita al posto suo.”

L’atmosfera si incrinò, quasi letteralmente. Chuuya rilasciò una lieve onda gravitazionale, stringendo i pugni.

Calmo” mormorò pacata Kouyou, dandogli un buffetto sulla guancia con un sorriso dedicato a molti pochi.

“È stato quel tizio?” sibilò il rosso.

Lo sguardo di lei si abbassò e fece solo più male.

“Anche lui. Sono stati diversi, non conosco neanche tutti i loro volti” spiegò lei senza alcuna inflessione. Tornò a guardarlo negli occhi, e tornò a essere lei. “È acqua passata e tu devi imparare a controllarti, hai capito?”

Chuuya annuì rigidamente, mentre la Dirigente passava a dare una sistemata anche a Dazai. Lui non si fece remore a fissarla apertamente.

“Quell’uomo però era anche altro. Avevate un legame stretto.”

Il Demone Prodigio non risparmiò premure, ma Kouyou sembrò apprezzare quell’essere diretto tanto quanto aveva fatto con la premura del suo protetto.

“Quell’uomo” ripeté lei. “Era il nostro carceriere. Aveva una predilezione per la sposa. Poi divenni io la sua preferita quando lei scappò.”

Non c’era soddisfazione nello sguardo di Dazai per aver di nuovo intuito la verità.

“Quando il vecchio Boss è morto, lui è sparito” nel dirlo, puntò lo sguardo su Mori, facendolo sentire colpevole.

Quest’ultimo sospirò avvilito, abbassando le spalle.

“Ho soltanto dato ordine che l’attuale Settore 3 venisse smantellato per ripristinarlo da capo con nuove regole. Dio solo sa quante malattie veneree e aborti ho dovuto trattare negli anni nei giovani che si presentavano alla mia clinica e che provenivano dai bordelli della vecchia Port Mafia.”

Smantellato” ripeté Kouyou, guardandolo come una maestra avrebbe fissato un bambino che aveva appena detto una bugia. “Ricordo chiaramente la Black Lizard fare irruzione nelle nostre camere con l’ordine di giustiziare tutti i protettori.”

La piega delle labbra di Mori fu compiaciuta, lì dove il suo tono fu mascherato.

“Dovevo prendere confidenza con le direttive. Avrò erroneamente calzato la mano nell’esprimermi.”

Persino Chuuya lo guardò con una punta di biasimo per come stesse rigirando la frittata.

Poi tornò al fulcro della questione.

“Perché quel tizio era tra gli invitati?”

Le risposte che ricevette furono tre sospiri condiscendenti e qualche risatina.

“In fondo è l’ultimo arrivato, è con noi solo da poco” lo giustificò Mori.

“Il suo ambito è più l’azione” continuò Kouyou, ridacchiando.

“Proprio non ci arrivi” si unì Dazai, facendogli pat-pat sulla spalla per compatirlo.

Chuuya lo allontanò con una manata.

“Che cazzo ho detto!? Era solo una domanda!” ma questo non gli impedì di diventare rosso come i capelli.

“Una domanda stupida” sottolineò lo Sgombro con un ghigno saccente.

“Sentiamo la risposta intelligente allora!” lo rimbeccò la Lumaca, incrociando le braccia.

Dazai lo tenne sulle spine senza proferire parola, finché Mori non ricordò loro che la cerimonia stava per iniziare.

“Va bene, va bene. Facciamola breve. Era una trappola. La sposa l’ha invitato e ha lasciato l’onore ad Ane-san di farlo fuori, così entrambe hanno avuto la loro vendetta. Era così difficile da capire?”

Evidentemente sì perché Chuuya lo fissò ancora incerto.

“Ma perché avrebbe dovuto accettare un invito del genere? Se una persona che una volta torturavi ti invita a un matrimonio è certo che ci sia sotto qualcosa!”

Dazai fischiò, fingendosi colpito.

“Quindi quando ti inviterò al mio prossimo suicidio non accorrerai?”

“Che cazzo c’entra adesso!?”

“Niente, ma mi faceva ridere.”

Evitò per un soffio un calcio indirizzato alla sua testa.

“Se vedo una grinza sulle vostre camicie prima di entrare in chiesa scorrerà altro sangue” li avvertì la donna, mentre si riprendeva la borsetta dalle mani di Mori. Poi sbuffò, guardandoli entrambi ma focalizzandosi sul rosso.

“È materia per le prossime lezioni, Chuuya, ma inizia a tenerlo in mente da adesso. Non importa quanti anni passino, i bassi istinti di certe persone non conoscono ragioni o spiegazioni. Quell’uomo non era diverso e pensava di potermi mettere le mani addosso come un tempo.”

Poi fece una smorfia, scuotendo la testa.

“Avrei solo preferito essere avvisata che me lo sarei trovato davanti. La conclusione non sarebbe stata diversa, solo, avrei evitato di buttare un vestito.”

“A questo punto” intervenne Mori, facendo cenno a tutti di incamminarsi. “Preferirei che esponessimo le nostre rimostranze dopo il taglio della torta. Vorrei evitare altre interruzioni. Inizio ad avere fame.”

 

“Perché siamo in una chiesa cristiana?”

“Perché devi sempre fare domande?”

Dazai e Chuuya scelsero di seguire la cerimonia in fondo alla navata, seduti sulle ultime panche, lontani dagli occhi vigili di Mori e Kouyou. E liberi di scannarsi, per quanto sottovoce per non dover anche litigare con la sicurezza. Erano stati buoni a sorbirsi l’entrata della sposa in un abito così bianco da accecare, insieme a uno strascico che arrivava quasi al posto dove si erano seduti.

Il rosso continuò a giocherellare con il pacchetto di sigarette, evidenziando ancora di più il suo nervosismo e la voglia di sfogarsi fumando. Di fianco a lui, l’aspirante suicida scivolò ulteriormente sulla panca, puntellandosi coi piedi su quella davanti per tenersi in equilibrio.

“Smettila di pensare a quello che hai scoperto.”

Chuuya gli lanciò un’occhiata di sbieco.

“Tu lo sapevi.”

Dazai non negò, né confermò, né gli diede peso.

“Se invece di buttarti a capofitto in tutto e schiamazzare ai quattro venti facendo casino ti fermassi a osservare ci eviteremmo la metà delle domande con cui te ne esci.”

Per quanto la Lumaca si sarebbe sfogata volentieri riempiendo di botte il partner, il peso che aveva nello stomaco gli tolse il brio.

“Ho i miei modi per capire le cose” biascicò, anche se suonò ingenuamente come un ho i miei tempi, che non giocò a suo favore, ma non aveva davvero voglia di litigare, anche se Dazai continuava a dargli rispostacce. Ingoiò uno dei tanti piccoli groppi che aveva in gola, mentre la voce del prete riempiva la chiesa di frasi prefabbricate.

“Non avevo mai visto Ane-san così” si lasciò scappare, ricordandola nella sala del buffet con lo stiletto in mano e lorda di sangue. L’indifferenza gelida sul suo viso gli aveva lasciato i brividi.

“Nemmeno io” sospirò Dazai, onesto, scoccandogli un’occhiata. “Ma penso che sia un episodio isolato. A meno che non si trovi di nuovo davanti qualcuno del suo passato.”

“Non succederà.”

Stavolta lo Sgombro lo guardò apertamente, corrugando la fronte. L’intenzione dietro quelle due parole era più che chiara.

“Hai capito che sei nella mafia e non nell’ordine dei cavalieri? Non ha bisogno che la proteggi.”

“Se quella gente non è più nell’organizzazione sono traditori, no? Se li becco per caso in giro e li ammazzo sarà ordinaria amministrazione.”

Dazai fece per ribattere, ma si bloccò, ci ripensò e finì con lo sbuffare e scuotere la testa.

“La gente pacchiana a cui piace ostentare la propria ricchezza adora fare pagliacciate del genere nelle chiese occidentali.”

Chuuya lo guardò come se avesse appena affermato che la luna fosse verde.

Dazai lo ricambiò con noia.

“Hai chiesto tu perché ci troviamo qui.”

“Ma tu il cervello lo spegni mai? Non hai un tasto da qualche parte? Posso provare a romperti una di queste panche in testa se può aiutarti.”

Lo Sgombro finì col rannicchiarsi sulla seduta in posizione fetale.

“Stai alimentando la mia voglia di suicidarmi insieme a questa farsa religiosa, ma Mori-san me l’ha proibito finché non torniamo a Yokohama.”

Nel mentre, nel brusio della cerimonia si sentì un primo Lo voglio.

“Un vero problema” commentò sarcastico Chuuya, finendo con l’infilarsi la sigaretta tra le labbra e giocherellarci facendole fare su e giù. “Se ti butti dalla scogliera prima del pranzo la tua portata non andrà sprecata.”

“Mangiare troppo non ti aiuterà a crescere, Lumaca.”

“… questo matrimonio finirà con un funerale.” 




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Volevo ricamare un po' sul passato di Kouyou da taaaanto e questa fic del COWT me ne ha dato l'occasione, oltre a permettermi di scrivere di questo quartetto "famigliare" che mi ispira un sacco. 
Non c'è molto altro da aggiungere XD Di nuovo, dopo questo Romics mi sento abbastanza carica e ho voglia di scrivere, speriamo non mi passi subito! 
Nene
   
 
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