Anime & Manga > Detective Conan
Ricorda la storia  |      
Autore: Placebogirl_Black Stones    15/04/2022    1 recensioni
Dover sparare a qualcuno o guardarlo morire non era mai facile, ma la necessità di farlo per permettere alla giustizia di trionfare doveva sempre essere messa al primo posto. Quando poi il bersaglio diventava il tuo peggior nemico, c’era persino una sorta di retrogusto nel vederlo soffrire. Lei stessa si era ritrovata più volte a pensare che Vermouth non meritasse di vivere dopo ciò che aveva fatto alla sua famiglia. Un pensiero poco onorevole, che mai come in quel momento la faceva sentire un mostro. Conan rappresentava il lato puro della giustizia, quello clemente che sapeva punire anche i più grossi sbagli senza per forza stroncare una vita. Loro rappresentavano quella giustizia che a volte abusava troppo del proprio potere, permettendosi di decidere il destino delle vite degli altri.
**ispirata al movie 24**
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Black, Jodie Starling, Shuichi Akai
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SOTTO LA SUPERFICIE
 
 
Seduta sul sedile passeggeri della Mercedes di James, fissava dal vetro il panorama che scorreva davanti ai suoi occhi, seguendo la velocità dell’auto. Tokyo al tramonto sapeva regalare scorci da mozzare il fiato, forse anche più belli di quelli che offriva New York, ma in quel momento i suoi occhi non riuscivano a concentrarsi sulle meraviglie che avevano dinnanzi. Certo, lei era lì, ma la sua testa stava viaggiando alla stessa velocità della macchina sulla quale si trovava.
Di fianco a lei un taciturno James guidava dritto davanti a sé, guardandola di tanto in tanto con la coda dell’occhio. Aveva capito che era assorta nei suoi pensieri, ma come spesso faceva non si era spinto oltre il chiederle se stesse bene. Sapeva che se avesse voluto parlargli lo avrebbe fatto quando e se ne avesse avvertito la necessità. La verità era che probabilmente quell’uomo che per lei era come un padre acquisito aveva già capito a cosa stesse pensando, pertanto non aveva bisogno di indagare oltre. “La saggezza che viene con l’età”, le diceva sempre.
La Mercedes si fermò davanti a un semaforo rosso, lo stesso colore del cognome dell’uomo a cui stava pensando. Si erano parlati al telefono mezz’ora prima, una conversazione di lavoro ma che nel profondo nascondeva più cose personali di quante ne fossero state apertamente dette.
 
 
É degno di te, Shu. Nonostante la grande difficoltà a sparare sfruttando i binari del treno, hai evitato di colpire i punti vitali. Non ci saremmo mai riusciti senza di te.”
 
“Non è stato merito mio, ma di quel ragazzino. Anche il più atroce dei criminali merita di vivere: è questo il principio che segue. È completamente diverso dal modo di agire dell’FBI.”
 
 
Aveva sorriso di fronte alle sue parole, ma era un sorriso di quelli amari che ti lasciano il peso della malinconia addosso. Shuichi non aveva detto altro che la verità, anche se quest’ultima andava contro il loro stesso lavoro e ciò che rappresentavano. Dover sparare a qualcuno o guardarlo morire non era mai facile, ma la necessità di farlo per permettere alla giustizia di trionfare doveva sempre essere messa al primo posto. Quando poi il bersaglio diventava il tuo peggior nemico, c’era persino una sorta di retrogusto nel vederlo soffrire. Lei stessa si era ritrovata più volte a pensare che Vermouth non meritasse di vivere dopo ciò che aveva fatto alla sua famiglia. Un pensiero poco onorevole, che mai come in quel momento la faceva sentire un mostro. Conan rappresentava il lato puro della giustizia, quello clemente che sapeva punire anche i più grossi sbagli senza per forza stroncare una vita. Loro rappresentavano quella giustizia che a volte abusava troppo del proprio potere, permettendosi di decidere il destino delle vite degli altri.
Il semaforo scattò e l’auto ripartì con un leggero rombo di motore, mentre la sua testa continuava quel lungo viaggio nei meandri della coscienza e dei ricordi. Le tornarono alla mente le dure parole che il colpevole aveva rivolto all’FBI, definendo il loro modo di agire come “egoista e meschino”: non era riuscita a trattenersi di fronte a quelle affermazioni e si era sentita in dovere di difendere ciò di cui lei stessa era parte.
 
 
“Si rende conto di come la sua famiglia abbia potuto fuggire dalle critiche di tutta l’America o di come lei abbia avuto modo di architettare tutto questo?!”
 
“Che cosa intende?”
 
“È stato grazie al cambio di nome che ha ottenuto entrando a far parte del programma di protezione testimoni! Anche quello è uno di quei patteggiamenti che lei ha definito meschini!”
 
 
Aveva speso parole di riconoscimento verso quel programma che anni addietro aveva inizialmente rifiutato ma che alla fine le aveva salvato la vita. Lo aveva fatto con il cuore e probabilmente James, che l’aveva sentita tramite il telefono con cui erano in contatto, si era sentito orgoglioso di lei.
Eppure, dopo le parole pronunciate da Shuichi, non si sentiva più così sicura che il loro modo di agire non fosse in certi casi davvero meschino. Anche la legge nascondeva i sui lati oscuri e accettarlo era difficile per chi come loro era portavoce di quella stessa legge. Forse, in fondo, erano davvero dei bugiardi come li aveva definiti il colpevole, dipingendo come oro colato qualcosa che invece nascondeva tracce impure.
 
- Siamo arrivati- la riportò alla realtà la voce di James.
 
Si girò verso di lui colta di sorpresa, per poi guardarsi intorno e accorgersi che la Mercedes era di nuovo ferma, stavolta davanti al palazzo dove si trovava l’appartamento che aveva preso in affitto quando erano arrivati in Giappone.
 
- Scusami, ero sovrappensiero. Grazie di avermi accompagnata, James- gli rivolse un debole sorriso.
- Sei sicura che vada tutto bene? Non hai detto una parola da quando siamo saliti in macchina e sembri dispersa in un universo parallelo-
- Sono stanca e un po’ provata, tutto qui. Non preoccuparti, mi farò una bella dormita e domani starò bene- lo rassicurò.
- Cerca di riposare allora. Buona serata-
- Anche a te-
 
Scese dall’auto e si diresse verso il portone di entrata, poi prese l’ascensore e salì fino al suo appartamento. Una volta entrata il silenzio la accolse come ogni sera quanto faceva ritorno dopo il lavoro. Con gli anni ci aveva fatto l’abitudine e non le pesava più tanto come in passato, ma quella sera lo percepiva come un macigno sulle spalle.
Dal momento che i pensieri le avevano tolto l’appetito, decise di saltare la cena e di andare direttamente a farsi una doccia. Avrebbe bevuto qualcosa di caldo prima di andare a dormire.
Si diresse nella sua camera da letto e prese dei vestiti puliti dall’armadio, poi andò in bagno e preparò l’accappatoio vicino alla doccia. Si spogliò e aprì il rubinetto per far scendere l’acqua calda, ma proprio in quel momento il suo cellulare iniziò a squillare.
Chiuse l’acqua, si avvolse velocemente un asciugamano intorno al corpo e si avvicinò al mobiletto sopra il quale aveva posato il telefono, leggendo il nome sul display: era Shuichi.
 
- Pronto? Shu?- rispose.
- Ti disturbo?- chiese l’uomo dall’altro capo della linea.
- No, dimmi pure. È successo qualcosa?-
- Dovrei essere io a chiedertelo. Ho appena sentito James, mi ha detto che sembravi strana quando ti ha riportata a casa-
 
Si strinse una mano al petto, sorridendo alla sua stessa immagine riflessa nello specchio: ogni volta che Shuichi le dimostrava apertamente che si preoccupava per lei il cuore le batteva forte e sentiva un piacevole tepore all’animo. Il fatto che si fosse preso il disturbo di chiamarla solo perché James gli aveva detto che non era la solita Jodie di sempre dimostrava che, nonostante tutto, era ancora importante per lui in qualche modo. Le bastava questo, anche se non l’avesse mai più amata.
 
- Non è nulla, non preoccuparti- cercò di rassicurarlo.
- Te la sei presa per la questione del programma protezione testimoni?- azzardò.
- Eh?-
- So che ci tieni a difendere quel programma dopo averne fatto parte anche tu. Ti ha salvato la vita. Purtroppo però chi non vive certe cose sulla propria pelle non può capirle; inoltre ci sono anche persone che pur vivendole le rinnegano solo per giustificare le proprie azioni. Non prendertela troppo, non ne vale la pena-
 
Restò in silenzio per qualche minuto, riflettendo su ciò che Shuichi aveva detto. Era pienamente d’accordo con lui, ma non era quello il motivo per cui si sentiva amareggiata. Quello a dire il vero era l’unico orgoglio che sentiva di poter provare in quel momento.
 
- Shu?- rispose infine.
- Sì?-
- Pensi che il nostro modo di agire sia sbagliato?- gli chiese a bruciapelo.
- Che cosa intendi?-
- Quando eravamo al telefono hai detto che il modo di agire e i principi che segue Conan sono completamente diversi da quelli dell’FBI, che secondo lui anche il peggior criminale al mondo merita di vivere. Credi che i nostri metodi siano sbagliati, Shu? Io ho sempre pensato che l’FBI agisse in nome del bene, ho sempre voluto essere come mio padre e fare giustizia sulla sua morte…In passato mi sono trovata spesso a desiderare che Vermouth morisse. Ad essere sincera, a volte lo desidero ancora oggi. Secondo te sono sbagliata?-
 
Aveva lasciato uscire quelle parole come un fiume in piena, tempestandolo di domande. Non voleva annoiarlo con i suoi sciocchi pensieri, ma al tempo stesso sentiva il tremendo bisogno di ricevere il suo parere, perché lo stimava più di chiunque altro.
Ci fu un prolungato silenzio dall’altra parte del telefono, che le mise ancora più dubbi e sconforto addosso. Poi, finalmente, Shuichi rispose.
 
- Non c’è niente di sbagliato in te, non assillarti troppo per queste sciocchezze. E non dimenticare che Conan, per quanto intelligente, resta pur sempre un bambino: è normale che non veda il mondo con gli stessi occhi con cui lo vediamo noi-
- E come lo vediamo noi?- chiese, non del tutto convinta.
- Con gli occhi di chi ha vissuto sulla propria pelle quanto possa essere meschina e ingiusta la vita. Con gli occhi di chi ha avuto la sfortuna di incontrare dei diavoli sul proprio cammino e per combatterli ha scelto di rinunciare a quella purezza d’animo che il ragazzino conserva ancora-
 
D’un tratto la nebbia che nelle ultime ore l’aveva avvolta si diradò, lasciando spazio a un sole luminoso. Un lampo di chiarezza, ecco cosa le aveva appena regalato il suo ex fidanzato. Sapeva sempre cosa dire al momento opportuno, nonostante i suoi trentadue anni era già riuscito ad acquisire la famosa “saggezza che viene con l’età” di cui parlava James. Anche se ciò che le aveva appena detto fosse stata soltanto una bugia per tranquillizzarla, lei era disposta a credergli. Voleva credergli, con tutto il cuore, perché non farlo avrebbe significato ammettere che l’FBI aveva delle ombre torbide incollate addosso come etichette che nessuno poteva togliere.
 
- Grazie- rispose infine, quasi timidamente.
- Adesso va’ a riposarti e non pensarci più. Buonanotte Jodie-
- Buonanotte Shu-
 
Depose il telefono e si apprestò a entrare nella doccia, pronta a sciacquarsi via di dosso le ultime tracce che restavano di quel senso di colpa che si era impadronito di lei. Voleva tornare ad essere semplicemente quell’agente orgogliosa di ciò che rappresentava, seppur con l’acquisita consapevolezza che a volte, sotto la sua ingannevole superficie, anche la giustizia poteva essere ingiusta.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Questa storia è stata ispirata dal 24esimo film. Ringrazio lo staff del DC Family che ha tradotto i dialoghi in italiano (le battute in corsivo sono prese dalla traduzione che hanno fatto e rielaborate con qualche modifica qua e là).
Spero vi sia piaciuta!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Placebogirl_Black Stones