Bisognava capire cos'era realmente quella robaccia, Nora non aveva altra scelta se non quella di avvicinarsi. La console dei comandi di emergenza era proprio lì davanti, non poteva fare marcia indietro, neanche se la paura le faceva tremare le gambe ad ogni passo fatto.
Una spia si accese, l'allarme di sovraccarico dei sistemi risplendeva nel buio in un inquietante rosso acceso. Nella sala motori della Vessel la temperatura si era alzata ben oltre il normale consentito e ormai le era rimasto poco tempo per attivare la valvola di raffreddamento. In una situazione più... comune, Nora si sarebbe precipitata a riparare il danno, ma qualcosa che era lì con lei la costringeva ad essere più cauta del solito. L'aveva sentita strisciare nei condotti di ventilazione, emettere sibili simili a quelli di un serpente. All'inizio credette di essere impazzita, che quei farmaci le avessero fatto perdere del tutto la bussola della realtà, ma poi l'equipaggio iniziò a sparire nel nulla. Uno dopo l'altro.
O'Neil glielo aveva confermato. 
Nonostante quell'orrore, il terrore di una possibile forma ostile clandestina, l'operaia era stata mandata lì sotto a porre rimedio al danno climatico. 
Altrimenti la Vessel sarebbe implosa nello spazio. 
Perché ogni volta che accettava un lavoro nella Vessel c'era sempre qualche problema? Non aveva mai visto una nave mercantile interspaziale così tanto sfortunata. Una volta erano i serbatoi rotti da una pioggia di detriti, un'altra volta i terminali della plancia infettati da un virus e un'altra ancora fu l'abbordaggio di un gruppo di mercenari. 
Adesso alla lista si aggiungeva una forma di vita aliena sconosciuta che stava allegramente banchettando con i poveri stronzi bloccati sulla nave. 
Sarebbe stato utile uno di quei lanciafiamme N7 che il comandante aveva ordinato all'Alleanza qualche settimana prima della partenza... sul pavimento della sala motori erano comparse quelle che sembravano uova di animale, grosse quanto lei, pulsavano di vita e rilasciavano dall'apertura in alto una specie di liquido nero ed oleoso. 
Qualunque cosa fosse ricopriva ogni superficie, perfino lei ne era inzaccherata da capo a piedi e nella coda in cui aveva raccolto i capelli biondi vi erano filamenti di bava aliena. 
Un altro allarme prese a risuonare impazzito da dietro il portellone dalla quale era entrata, segno che era stato rilevato altro movimento attorno alle quattro strette mura metalliche. 
Adesso doveva davvero muoversi, doveva avvicinarsi ancora. Non poteva fare diversamente. La cloche era proprio lì, installata nella tastiera del computer. Doveva solo tirarla verso di lei e avrebbe attivato i sistemi di raffreddamento per i motori sovraccaricati. Non doveva fare altro. Allungò la mano tremante, uno spruzzo di liquido organico fuoriuscì dall'uovo macchiandole la manica della tuta. Trattenne il respiro, il caldo era insopportabile. Rivoli di sudore le appiccicarono la stoffa alla pelle, ma non fece nulla per darsi un minimo di sollievo. Gli occhi azzurri erano puntati sulla cloche. Fece ancora un passo avanti, con la punta del piede toccò la consistenza molliccia dell'uovo alieno e qualcosa all'interno di esso si mosse. L'olezzo che alzò nell'aria quel gesto fu terrificante, un misto di carne putrefatta ed esalazioni fognarie. Nora storse il naso, ma non si ritrasse, ormai poteva sfiorare la console in punta di dita. Il pensiero di essere così vicina dal salvare la Vessel la rassicurò talmente tanto da farle commettere l'unico errore che non avrebbe dovuto fare: distogliere l'attenzione dall'uovo. E fu questione di un momento, il Facehugger appena nato uscì fuori dal suo vecchio involucro embrionale, puntando dritto verso l'unico scopo per cui era stato dato alla luce dalla Regina: il volto dell'umana.