Aveva appena salutato Discord.
Quel pomeriggio aveva avuto un tea party
con l’amico nel suo reame, ma subito dopo essere stata teletrasportata nel suo
cottage, una strana forza magnetica l’aveva attratta all’interno della casetta,
e senza alcun preavviso degli artigli azzurri, lucenti come l’argento più fino,
l’avevano afferrata per intero. Cos’era? Un drago, un umbrum? Si era
addormentata all’improvviso e stava sognando?
“Che delusione,
la nuova prediletta di Discord è una specie di principessina dai capelli
fluenti… Davvero sconcertante…”
Era una voce femminile, bassa e profonda
come quella di Chrysalis, con un riverbero diverso, quasi demoniaco.
Fluttershy lottò per liberarsi da quella
presa.
“Dimenati finché
ti pare, farfallina, ora andiamo a trovare Discord, ti va?”
Corna di capra, curvate all’indietro. Il
volto di un feroce felino tigrato, gli occhi guizzanti da predatore. Il
cappuccio del cobra, gli artigli del rapace, le costole segnate dalle stesse
zebrature del volto, gli zoccoli equini e la coda lunga e forte come una
frusta. A vederla, Cosmos poteva essere scambiata per un altro esemplare di
draconequus, ma non era così. Non era originaria di Equus, il pianeta di
Equestria, era un’aliena, una
Cosmica.
Ora i suoi denti da squalo erano ben in
mostra, sottolineati da un sorriso crudele, mentre esibiva Fluttershy in una
gabbia da canarini.
“Come stai, tesoruccio? Ti sono mancata?
Direi di no, a giudicare dall’usignola contenuta in questa gabbia…”
Il tono di Cosmos era virato velocemente
dalla dolcezza mielosa a una sotterranea minaccia, come se avesse voluto
uccidere Fluttershy immediatamente.
“Pensavo di non rivederti mai più…”
ringhiò Discord, cupo.
Cosmos rise, chiudendosi la bocca con la
zampa, e le sue pupille verticali si focalizzarono su di lui con un’espressione
folle.
“Pensavi male, sciocchino. Per essere lo Spirito del Caos e della Disarmonia sei
piuttosto prevedibile…”
Il suo atteggiamento divertito cambiò
all’improvviso, e la demone artigliò Fluttershy, facendola uscire dalla gabbia
per uccelli. Quest’ultima cadde con un fragore metallico spaventoso e si
dissolse in una nuvoletta rosa.
Cosmos aveva puntato un artiglio alla
giugulare della pony, e questa sudava freddo.
“Dimmi, che cos’ha questa sgualdrinella
che io non ho? Forse qualche decina di migliaia di anni in meno? O sono forse i
crini lucenti? O ti sei stancato delle bellezze ribelli e ti sei dato alle
principessine tutte composte e gentili?”
Discord non sapeva assolutamente che cosa
ribattere, Cosmos era forse l’unico essere in tutto l’Universo capace di
rubargli parole e pensieri.
Una cosa, però, era certa: lei era vile,
senza freni, ed avrebbe ucciso Fluttershy se l’avesse lasciata fare.
Con uno schiocco di dita, quindi, fece
apparire un vassoio con una teiera di fine porcellana decorata e un paio di
tazzine.
“Latte di ranuncolo. Ti ricordi? Era il
tuo preferito, qui su Equus…”
Quel semplice gesto fece andare l’essere
cosmico in brodo di giuggiole: smise di essere ostile e cambiò atteggiamento
una terza volta, legandosi Fluttershy alla zampa destra con una pesante palla
di piombo. Sul suo volto ora c’era la stessa gioia di Pinkie Pie alle feste di
compleanno.
“Te ne sei ricordato, che sollievo!”
“E’ passato solo un millennio, mica un
milione di anni!”
Cosmos ridacchiò come una puledrina alla
prima cotta.
Discord si passò la coda sulla fronte,
pulendola dal sudore che aveva cominciato ad imperlarla, dopodiché decise di
agire mentre la sua ex fidanzata era impegnata a bere il latte. Con la punta
della coda, aprì un piccolo squarcio dimensionale e fece schioccare tra di loro
le punte irregolari della stessa, come fossero dita.
“Mi stai ascoltando, tesoro? Ti stavo
raccontando di quando ho staccato la testa a quell’alieno del pianeta Xesos…”
“S-Sì, molto interessante, cara…”
“Davvero? E dire che il cosmo è così
dannatamente banale… Solo sassi, polveri e alieni stupidi! Uffa!”
Ora Cosmos
appariva una puledrina di dieci anni costretta a una razione extra di compiti a
casa…
“Passami la torta sul davanzale, Spike!”
Il drago diciassettenne aveva trascorso il
pomeriggio a casa della giumenta bionda, ad aiutarla in mansioni quali dar da
mangiare ai maiali e impastare con lei i dolci. Gli piacevano quelle mansioni,
si rilassava e aveva modo di gustare l’ottima cucina degli Apple.
Spike stava quasi per agguantarla, quando
questa si mise a parlare:
“Non c’è tempo per cucinare, bisogna
andare!”
“Er… Aj, da quando sei capace di far
parlare le tue torte?” esclamò il drago, sgomento.
“Grazie per il complimento, Spike, ma ora
passami la torta per favore, devo decorarla!” gli urlò la giumenta dalla
dispensa appena fuori dalla cucina. Non aveva sentito nulla.
La torta si mise a saltellare, proprio
mentre Applejack rientrava in cucina.
La cowgirl e la sua creazione rimasero
immobili, una di fianco all’altra.
Poi la torta aprì la sua grande bocca, e
risucchiò i due amici in un vortice potente, che fece cadere per terra qualche
pentolino appeso ad asciugare.
“Applejack! Spike! Va tutto bene in
cucina?” urlò Granny Smith dal salotto.
Nessuna risposta.
Pinkie Pie era andata nel Nostro Villaggio
ad animare una festa assieme a Party Favor.
“Miss Pinkie, io vorrei un dromedario!”
“Va benissimo, Flaky, ma chiamami solo
Pinkie!”
La giumenta rosa aveva afferrato un
palloncino rosso dalla forma allungata, ci aveva soffiato dentro e aveva
armeggiato fino a formare la caratteristica gobba sulla schiena. La piccola
puledra era felicissima.
“Sei bravissima, un talento puro!” l’aveva
omaggiata Party, facendola arrossire.
“Anche tu non sei male!” aveva risposto
lei, con un occhiolino.
“Ma che carini! Basta con i convenevoli,
dirigetevi subito a Chaosville!” urlò la pompetta per gonfiare i palloncini,
rimbalzando da una parte all’altra del pavimento del locale dov’era in corso la
festa.
“Wow, siete anche dei maghi!” esclamò
Hoofy Cuddles, un piccolo unicorno.
“Non siamo stati
noi!” gli rispose Party Favor, poco prima di essere inalato, assieme all’amica,
dalla pompetta.
Nel frattempo, Rainbow Dash stava discutendo
con i draghi delle Terre omonime.
“Non competerò con chi non può neppure
tuffarsi nella lava senza finire arrosto!” sbuffò Garble, snobbando la pegaso.
“Oh, quindi i draghi fanno così quando
hanno paura? Voltano le spalle e incrociano le braccia?” lo canzonò Rainbow,
sorridendo sorniona.
Toccare l’ego smisurato di Garble era il
modo migliore di ottenere la sua attenzione.
“Due giri della morte. Vediamo chi li fa
più in fretta!” sibilò il rettile.
“Contaci!”
Proprio mentre stavano per mettersi in
posizione di partenza, una rupe rocciosa si animò, assumendo occhi e bocca
mostruosi.
“GRUOOOOH! RAINBOW DASH! E TU, SALAMANDRA
ROSSA! ANDATE A CHAOSVILLE!”
“Salamandra a chi?!” si offese Garble.
“Ma chi è questo mostro?”
Rainbow e Garble provarono a scappare
dalla rupe in movimento, ma fu impossibile, e questa se li divorò in un sol
boccone. Gli amici del drago rosso rimasero immobili, attoniti, finché Clump
non irruppe in una domanda:
“Quello non è un
altro cugino di Crackle, vero?”
Rarity era andata a trovare la sua amica
Strawberry Sunrise.
La sarta era brava anche nella cura
personale, per cui aveva lavato i capelli della pegaso e li stava risciacquando
accuratamente.
“Sul serio, Rare, non capisco come tu
faccia ad andare d’accordo con quella villana. Parla sempre senza ragionare!”
Si stava rivolgendo ad Applejack, con la
quale aveva avuto uno screzio su mele e fragole.
“Oh, Applejack è meglio di quanto possa
sembrare. Certo, la sua onestà alcune volte passa per maleducazione, ma è una
brava ragazza.”
“Ah.” mormorò Strawberry, con una smorfia
di fastidio.
La pegaso chiuse gli occhi per rilassarsi,
quando il pettine rosa posto sulla mensola della specchiera prese la forma
della cowgirl nominata in miniatura.
“Ehi, Rarity! E tu, smorfiosa riccioluta!
C’è un emergenza, seguitemi!”
“Co-Co-Cosa?” borbottò Rarity, con il
labbro tremulo.
“Sei venuta qui a tormentarmi?” s’irritò
la pegaso, senza considerare il fatto che quella Applejack fosse grande quanto
un Breezie.
“Sì!” rispose la
falsa Applejack, prima di trasformare Rarity e Strawberry in mele con un tocco
del suo minuscolo zoccolo. Fatto ciò, prese le dimensioni reali della cowgirl e
si mangiò le mele in un sol boccone.
Twilight Sparkle si era recata a
Hippogriffia assieme a Princess Celestia e Princess Luna, in visita a Queen
Novo, vecchia amica della principessa solare.
Mentre le due sorelle stavano parlando con
la sovrana degli Ippogrifi, la corona sulla testa di Twilight si animò
all’improvviso.
“EHI! TESTA DI SECCHIONA! E’ ORA DI
ANDARE!”
“Eh?!”
La voce, aspra e sgraziata, era risuonata
nell’elegante stanza del castello, ma quando le tre sovrane si erano voltate
verso l’alicorno lilla la corona non era più animata. Queen Novo, fra l’altro,
osservava la ragazza con un cipiglio severo. Ancora non l’aveva del tutto
perdonata per aver tentato di rubare la sua perla magica.
“Ehm… scusate.” disse soltanto, prima di
correre in un’altra stanza. Celestia, Luna e Novo si guardarono senza capire.
Twilight, nel frattempo, stava cercando di
togliersi la corona senza riuscirci.
“Ma che scherzo è?” si domandava.
“Non è uno scherzo, stupida, è
un’emergenza!”
“Gnnnnn!”
Twilight tirava, ma la corona sembrava
attaccata con la colla più forte di tutto il mondo.
“Uhm… Twilight? Sei tu?”
“Skystar! Potresti aiutarmi a togliermi la
corona, per favore?”
“Ma certo!”
L’Ippogrifo color crema si mise a tirare
anche lei con energia, ma senza successo.
“Urgh! Ma perché non si toglie?”
“Iiih!”
“AAAAH!”
Le due principesse vennero entrambe
risucchiate dal vortice creato all’interno della corona. Quando queste furono
scomparse, il turbine emise un rutto e la corona restò inerme sul pavimento di
alabastro.
“Twilight?”
Celestia era entrata nell’arioso salone,
ma aveva trovato solo il suo regale gioiello.
Lo raccolse,
guardando sua sorella con aria preoccupata.
Quando Applejack riaprì gli occhi, una
forte fitta alla testa le diede la nausea.
“Ouh…”
Si toccò la fronte, notando qualcosa di
insolito…
Non era un foruncolo, né un bernoccolo…
Era un corno!
La cowgirl entrò nel panico e cacciò un
urlo.
“Ma che fieno!”
“Non urlare, è già tutto così spaventoso!”
“Huh?!”
Accanto a lei, c’era Pinkie, con la
criniera stranamente allisciata. Aveva i lacrimoni agli occhi e la guardava
come se fosse sul punto di avere una crisi di nervi.
“Pinkie! Dove siamo?”
“Rarity! Sei tu?”
“No, Spike, sono Applejack!” rispose
istintivamente la giumenta arancione, colpita da quella strana domanda. La
risposta stava nella sua voce, modulata e zuccherina come quella della sarta.
Allungò gli arti superiori e vide che erano
grigio perla.
La realizzazione la gettò nel panico.
Si era trasformata in Rarity! Che ne era stato di quella vera? Doveva scoprirlo.
Cominciò così a chiamarla a gran voce:
“RARITY! RARITY! RARITY, DOVE SEI?”
“Qui, Applejack! Nei tuoi panni!” le aveva
risposto la ragazza, che effettivamente aveva le sembianze di Applejack, solo
con i caratteristici riccioli dell’unicorno e gli occhi color zaffiro.
Quanto alla vera Aj, aveva l’aspetto di
Rarity con i capelli raccolti in una coda liscia, e gli occhi smeraldo.
Spike guardava entrambe le giumente,
sconcertato.
Una aveva l’aspetto della pony dei suoi
sogni, ma l’anima di Applejack, l’altra il contrario.
“Ma si può sapere cosa sta succedendo?”
domandò ancora la ragazza delle mele.
“Questo vorrei saperlo anch’io! Perché
siamo in questo strano spazio fluttuante e perché Rarity ha il tuo sgradevole
aspetto?” ringhiò Strawberry Sunrise, per nulla spaventata da quella situazione
anomala.
“Sono io quello con l’aspetto sgradevole!”
proruppe una voce irritata. Apparteneva ad un pegaso mai visto prima, rosso
scuro con il ventre giallo chiaro, i crini arancioni in piedi, alcune penne
delle ali color giallo scuro, gli occhi con la sclera giallina, le iridi viola
e alcune lentiggini rosate.
“Tu chi sei?” gli domandò Rarity.
“Err- E’ Garble!”
La voce, ben conosciuta, apparteneva ad
una dragonessa dall’aria fiera e il fisico snello, dalle squame color del cielo
e l’inconfondibile cresta d’arcobaleno.
“R-Rainbow?!”
Erano tutti increduli. Cosa stava
succedendo?
“Dov’è finita Twilight? E Party? Perché
oggi gira tutto male?”
Pinkie stava versando fiumi di lacrime, e
in quel momento apparvero sia Discord che Cosmos, la quale teneva Fluttershy
nuovamente in gabbia.
Dalle gole degli amici emersero rantoli di
orrore.
“Fluttershy!”
“Brutto
mostro!”
“Discord, vuoi spiegarci?”
A quel punto, Cosmos si tramutò in fenice
e propagò una potente ondata di fuoco nell’aria, cosa che fece ammutolire tutti
i presenti.
“SILENZIO! Creature patetiche e chiassose!
Vi trovate a Chaosville, il vicinato di questo essere altrettanto patetico!
Adesso giochiamo un po’, vi va? Scombino un po’ le carte nel vostro noiosissimo
pianeta e se alla fine riuscirete a ritrovarvi vi ricompenserò facendovi fare
da damigelle al mio matrimonio con Discord! Che ne dite, proposta divertente,
eh?”
Nessuno osò fiatare ulteriormente. Ci
sarebbe stato il tempo delle spiegazioni, ma non lì e non in quel momento.
Fluttershy era intrappolata, e Discord era
impossibilitato a ribellarsi, pena l’uccisione della sua migliore amica.
Non si sapeva che fine avesse fatto
Twilight, e anche la principessa Skystar era dispersa.
Era una situazione disperata.