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Autore: Satasana_    02/05/2022    0 recensioni
Luana, 26 anni, vive e lavora nella Trento in cui è nata e cresciuta, fra la sua famiglia, i suoi amici e i suoi amori.
Ma, come per tutte le eroine dei nostri tempi, gli eventi non gireranno sempre a suo favore, spinta a dover affrontare ogni missione che la vita propone.
Questa è la storia di Luana, una normale ragazza, con normali giornate, un normale lavoro e una spiccata tendenza a trovarsi sempre nei guai, con la conoscenza inconsapevole che opinioni altrui e pensieri marci finiscono con il mangiarti dalla parte più profonda del tuo essere.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 3: When the party is over
 
Don't you know too much already?
I'll only hurt you if you let me
Call me friend but keep me closer
And I'll call you when the party's over


-Amore, io vado al bar- mi sussurrò all'orecchio Davide, interrompendo il mio ascolto all'interessante flusso di coscienza di Cassie. Mi alzai veloce e lo presi per mano, trascinandolo lontano dal gruppo. Con la coda dell'occhio vidi che Giacomo ci fissava attento dal suo posto,
-Che significa che vai al bar? Non puoi rimanere qui con noi? Per una volta che siamo tutti insieme un minimo sforzo lo puoi fare... - gli dissi a denti stretti, per evitare che qualcuno potesse vedermi alterata
-E tu invece, mia cara, non puoi fare uno sforzo per venire con me vero? Devo essere sempre io ad accontentarti! - ribatté lui, senza preoccuparsi di esser sentito da qualcuno. Sbuffai e iniziai a battere nervosamente il tallone per terra. L'ennesima situazione scomoda stava nascendo e il mio cervello insieme al mio corpo iniziavano a non reggere più,
-Spero tu stia scherzando, io non ci credo che non ti fa piacere passare del tempo con i tuoi amici. Se proprio vuoi il bar mi sembra che anche qua ci sia abbastanza rifornimento! -
-Non è la stessa cosa, senti fai quello che vuoi ma non costringermi... -
-Ragazzi! Luana! Da quanto tempo non ti vedevo! Come stai?- Carlo, il padre di Francesco, si era avvicinato a noi, poggiando una mano sulla spalla del mio compagno. Mi guardai intorno ed effettivamente notai che la musica dello stereo si era sostituita a quella dal vivo. Davide salutò educatamente e si diresse verso l'uscita, seguito dallo sguardo vigile di Giacomo che, dalla sua postazione, aveva controllato tutti i nostri movimenti. Tornai nella situazione e salutai Carlo: nonostante i suoi 60 anni rimaneva un signore giovanile e in forma, l'opposto sicuramente del figlio,
-Bene! E soprattutto complimenti per la bella serata! Per colpa vostra il pub si è svuotato prima questa sera e sono stata costretta a venire qui a bere e ballare- scherzai, facendo cin cin con il mio interlocutore. Cassandra aveva concluso il suo monologo e venne da me per trascinarmi in pista. Mentre andavamo a ballare sotto il palco una banalissima canzone da discoteca, cercai con lo sguardo Davide, ma ormai ero quasi certa che fosse già arrivato alla sua destinazione. Ricacciai dentro le lacrime e cercai di concentrarmi per divertirmi il più possibile.
Sentii delle mani calde stringermi la vita e per un momento chiusi gli occhi e sorrisi, contenta che il mio fidanzato avesse, per una volta, fatto un mea culpa. Mi girai sorridendo ma quello che avevo davanti non era lui. Al mio sorriso si sostituì una smorfia di sorpresa, cercai di aprire la bocca per dire qualcosa ma la voce era svanita: Francesco, dopo settimane, si era avvicinato di sua spontanea volontà per dirmi, evidentemente, qualcosa. Lo osservai meglio: il sio viso era molto serio, ma i occhi languidi e l'andatura scomposta suggerivano che l'alcool che aveva ingerito fosse più di una birra. Mi scostai dalla sua presa e continuai a guardarlo perplessa.
-Cazzo Lu, non riesco a toglierti gli occhi di dosso- le sue parole iniziarono a riecheggiare nella mia testa fino a divenire un fischio, per un attimo mi sembrò che anche la musica era svanita. Sentii il viso bruciare e i fianchi esplodere, ma rimasi calma e impassibile,
-Fra che cosa stai dicendo? Credo che tu abbia bevuto abbastanza per oggi. Dovresti tornare a casa da Giada, tua moglie. Se vuoi guido io e torno a piedi poi- proposi, cercando di cambiare argomento. Si strofinò il  viso con una mano e barcollò, così decisi di cingergli la vita per trascinarlo al nostro tavolo. 

Fu' poi Giacomo, con la mia presenza, a guidare la macchina di Francesco fino a casa sua. Non mi avrebbe mai lasciata tornare a piedi da sola.
-Senti... Io credo che tornerò a casa a riposare adesso - esordii dopo l'intero viaggio di andata in silenzio.
-Eh no, bella mia. Mi dici che è successo? Avevate entrambi una faccia turbata. O avete litigato con qualcuno a lavoro, o fra voi si sta aprendo uno spiraglio- ridacchiò, stringendosi il giubbotto sul petto per ripararsi dal freddo. Lo imitati, effettivamente la temperatura sembrava sempre più bassa, o forse era la sua frase che mi aveva fatto raggelare il sangue.
-Cazzo Lu, non riesco a toglierti gli occhi di dosso- Dissi. Nonostante quella che sentii uscire dalla mia bocca fosse la mia voce, nel cervello l'immagine era vivida e chiara: il suo viso, il suo profumo, le sue mani calde sui miei fianchi.
-Oh..wow! Effettivamente sei sexy stasera, anche se puzzi di fritto- Giacomo sdrammatizzò l'evento, e io per ringraziarlo gli diedi un pugnetto sul braccio.
-Mi si è spezzato il cuore, nei miei sogni se avesse detto qualcosa del genere sarei caduta ai suoi piedi...- inspirai e mi strinsi ancora più nella giacca,
-Ma in quel momento l'ho trovato squallido e fuori luogo. Credo mi veda solo come un oggetto sessuale!- Alzai leggermente la voce, scuotendo Giacomo per la spalla. Lui rise e si fermò in mezzo alla strada,
-Proprio tu dovresti stare zitta guarda! Cerca di ignorare questi suoi comportamenti e continua a idealizzarlo se ti fa stare meglio. Ti ricordo che anche lui è umano e ha i suoi problemi- Rimanemmo un istante a fissarci seri e poi continuammo diretti al locale in silenzio.




-SEI UNA PUTTANA!- mi svegliai di soprassalto mentre sentivo il mio braccio indolenzito. Non riuscivo a capire dove mi trovassi e che cosa stesse succedendo. Aprii gli occhi di scatto e guardai dritto avanti a me. Davide era in piedi al mio fianco, con il viso illuminato dallo schermo del telefono. Gli occhi fuori dalle orbite, visibilmente sudato e agitato. Il dolore al braccio che sentivo era la sua mano stretta sul mio bicipite
-Che...succede?- rantolai, ancora mezzo addormentata, cercando di mettermi seduta sul letto.
-Ti sei divertita questa sera eh! Non ti sei nemmeno permessa di venire al bar prima di tornare a dormire! Qualcuno ti ha già riempito vero? Sei una troia! Hai pure cancellato i messaggi nel telefono!- Davide continuò visibilmente in paranoia, lanciando il mio telefono lontano, colpendo il vetro della finestra. Mi alzai in preda al panico e cercai di allontanarmi, ma Davide mi prese per i capelli e mi tirò a lui,
-Non hai il coraggio di rispondere giusto? Perché sei un troia e ne sei a conoscenza,ecco perché- il suo alito e la sua pelle puzzavano tremendamente d'alcool. Cercai di divincolarmi e di farlo ragionare,
-Cosa stai dicendo Davide? Mi sembra che tu non stia tanto bene! Perché hai controllato il mio telefono? Non l'hai mai fatto! I tuoi cari amici del bar ti hanno suggerito questa geniale idea?- Sussurrai a denti stretti e lui, ancora con i miei capelli fra le mani, mi diede uno strattone, facendomi finire seduta sul letto. La testa mi pulsava e sentivo il sangue scorrere veloce verso il mio viso. Il respiro iniziava a farsi corto e il buio della stanza non mi aiutava a ragionare. Davide iniziò a girare avanti e indietro, prendendo poi la sedia della scrivania per lanciarla dove il mio telefono aveva fatto la sua fine.
-Sei una scema e stupida. Io ti amo e tu non puoi mai fare quello che ti chiedo io!!!-
-NON CAMBIARE DISCORSO. NEL TELEFONO MAGARI NON HAI TROVATO NULLA PERCHE' NON C'E' NULLA??- Urlai, cercando di afferrarlo per le spalle. Giacomo irruppe nella stanza, seguito da Sammy che rimase sulla porta.
-Che succede qui?- Accese la luce e si avvicinò velocemente a Davide, prendendolo per le spalle mentre lui si dimenava.
-Adesso mi fai il favore di andartene da qui e calmarti A CASA TUA!- Nonostante i toni aggressivo, Giacomo non si scompose di un millimetro, mentre gli tendeva la mano per farsi ridare la chiave di casa. Aprì la porta e Davide uscì senza proferire parola.


Sammy nel frattempo si era avvicinata a me ma me ne accorsi solo quando anche Giacomo tornò da noi. Scoppiai a piangere, tutto ciò che avevo trattenuto fino a quel momento uscì con furia dai miei occhi. Giacomo e Sammy rimasero in silenzio al mio fianco, abbracciandomi. Anche la mia micia uscì da sotto il letto e si accoccolò sulle mie gambe, unendosi al gruppo di consolazione.
Forse alla fine non avevo bisogno di lui, forse alla fine avrei vissuto meglio eliminando le mie abitudini e creandone delle nuove da sola, senza dovermi appoggiare a nessuno. Il cuore non accennava a fermarsi, a ritmo con i singhiozzi strozzati. La gola bruciava come gli occhi, che ormai non sembravano poter produrre più lacrime. Il freddo che pervadeva il mio stomaco si trasformò in una morsa stretta, come se tanti piccoli ormeggiatori continuassero a fare nodi alla corda.
L'ultima sensazione che mi cullò, fu' il calore dei miei due amici al fianco.
   
 
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