L'unica cosa che posso dire è che l'ho scritta un pomeriggio, in pochissimo tempo pensando un pò a quello che mi succedeva intorno.
Più che altro ascoltando una mia amica, questa storia è la sua.
Spero vi piaccia!
A
lei la mia vita.
A
lui la sua vita.
E
al loro amore ancora acerbo.
~Raccontami.
Pensieri
che
volano in noi
ne
avrò bisogno
prima o poi
le
notti che
nascondono ciò che è in me
non
sei qui...
e
l'aria ormai
profuma di
un
equilibrio
instabile
cercando
in te
qualcosa che non c'è
c'è
qualcosa che
ho sbagliato
ma
tu di certo
non lo sai
che
anche odiare
è un dono
brucia
il
passato ormai perché è quello che vorrei
non
aspetto fin
che vuoi...
raccontami
quel
tuo modo di essere
una
persona che
non sei
sognando
un
traguardo inutile
c'è qualcosa che
ho sbagliato
ma
tu di certo
non lo sai
che
anche odiare
è un dono
brucia
il
passato ormai perché è quello che vorrei
non
aspetto
finché vuoi...
dimmi perché non
è abbastanza
la
mia
solitudine
dimmi
perché non
cambia il tempo
sono
quello che
vorrei...
c'è qualcosa che
ho sbagliato
ma
tu di certo
non lo sai
che
anche odiare
un dono
brucia
il
passato ormai perché è quello che vorrei
non
aspetto in
che vuoi...
lo
sai che brucia
il passato
sarai
immagine…
sono
quello che
vorrei.
Il
sole stava tramontando, lento e pigro dietro la miriade di palazzi che
le si
prospettavano all’orizzonte.
Alcuni
erano di costruzione recente, altri invece presentavano sulle facciate
eleganti
decorazioni, testimoni di anni e anni passate li.
Chissà
quante volte quelle strutture avevano visto il sole sorgere e poi
tramontare.
Il
colore arancione e luminoso del grande disco dorato le dava quasi
fastidio agli
occhi scuri, però era piacevole, la riscaldava.
Le
piaceva anche il contatto con la panchina in pietra fredda, per essere
un
pomeriggio di fine settembre non faceva poi così caldo.
Faceva
ciondolare le gambe avanti e indietro, osservando la sua ombra
allungata e
scura muoversi.
Alzò
lo sguardo.
Incontrò
i suoi occhi azzurri, glaciali, profondi.
Adorava
i suoi occhi.
Era
certa di potersi perdere al loro interno, e quante volte
l’aveva già fatto
senza rendersene conto.
A
volte azzurri, a volte verdi...a seconda del tempo, a seconda della
luce.
A
seconda dell’umore.
A
seconda del suo cuore.
Gli
sorrise, lui ricambiò nel modo più naturale
possibile.
Le
porse una mano dovevano andare.
L’afferrò,
la tirò su.
Il
contatto con la sua mano fredda, prima appoggiata sulla pietra fredda,
lo fece
sussultare.
Correvano,
correvano e si tenevano ancora per mano.
Ormai
erano calde entrambe.
Lui
le aveva trasmesso il suo calore, lei l’aveva accolto
rendendolo proprio.
Riuscirono
a prendere il loro treno.
Si
sistemarono in due dei tanti posti a sedere del vagone, lei vicino al
finestrino.
Lui
accanto.
Il
ragazzo si accorse delle loro mani.
Erano
ancora intrecciate, legate.
Lei
la stava stringendo involontariamente.
Quel
piccolo contatto fisico così raro, la faceva stare bene e
non voleva
separarsene.
Era
così che la sua parte razionale se ne andava a puttane,
bastava lui.
E
si odiava per questo.
E
cercava in lui quell’affetto che provava, non sapendo se
fosse amicizia, amore.
Probabilmente
le due cose hanno uno stretto legame tra loro.
Non
riusciva a capirlo.
A
capire i suoi gesti, i suoi sguardi.
A
volte distaccati.
Altre
dolci.
Pensava
di aver sbagliato ad affezionarsi così a lui.
Avrebbe
tanto voluto odiarlo, sbatterlo fuori dalla sua vita.
Sparire
lei dalla sua.
Lacrime
donategli, pregandolo di uscire una volta per tutte dalla sua mente,
dai suoi
pensieri.
Ma
questo ogni volta le procurava una fitta al petto.
Ci
pensava.
E più ci pensava
e più aveva voglia di lui.
Una
voglia matta di averlo per se.
Di
nessun’altra, solo suo.
Le
faceva male pensarlo accanto ad un’altra, ad qualsiasi altra
che non fosse lei.
Si
riteneva egoista per questo.
Doveva
solo pensare alla sua felicità e non alla propria.
Guardava
fuori dal finestrino, la strada accanto a loro correva.
Il
cielo scappava via, frettoloso di diventare scuro e accogliere la luce
della
notte.
Mandò
uno sguardo veloce al suo riflesso nel vetro.
Aveva
lo sguardo basso, un leggero sorriso.
Di
quelli che la facevano impazzire.
Perché
nello stesso tempo mordeva il labbro inferiore.
Esternando indecisione, tenerezza.
Si
rese conto che la sua mano era occupata a stringere ancora la sua.
Arrossì
notevolmente, cercando di non farsi notare.
E
se fosse successo avrebbe negato fino all’ultimo, dando la
colpa alla luce
arancione del sole.
Si
sentì stringere sempre di più, poi prendere per
il polso.
Sentirsi
avvicinare pericolosamente a lui.
La
abbracciò deciso.
La
sua mano dietro la nuca a prendere i capelli scuri tra le dita.
L’altra
mano ancora intrecciata nella sua.
Il
ragazzo avvicinò le labbra all’orecchio destro di
lei, sfiorandolo.
“Grazie
della splendida giornata”
Era
ancora immobile, sorpresa dalla sua reazione.
Non
se lo aspettava.
Lo
desiderava da tanto.
Cosa
poteva fare in quel momento?
Sarebbe
potuta rimanere così in eterno, le andava bene e non aveva
bisogno di altro.
Gli
occhi le bruciavano, non per la luce del tramonto, no.
Erano
bagnati, bagnati di lacrime, di gioia, d’amore.
E
intanto,una certezza si faceva strada insieme a quelle lacrime salate.
Lo
amava.