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Autore: Gaia Bessie    05/05/2022    3 recensioni
«A che serve essere la bella del ballo, se poi stai qui ferma?».
«Non sono bella».
«Però potresti ballare».
[Ballo scolastico | Suga/Shimizu]
Partecipa alla "May the inspiration be with you" challenge indetta da VigilanzaCostante sul forum Ferisce più la penna]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiyoko Shimizu, Koushi Sugawara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«A che serve essere la bella del ballo, se poi stai qui ferma?».
«Non sono bella».
«Però potresti ballare».
 
Quella scusa per farti un po’ ridere

 
Sarò tra le luci di mille città
Tra la solita pubblicità
Quella scusa per farti un po' ridere
E io sarò quell'istante che ti porterà
Una piccola felicità
Quella stupida voglia di vivere sempre
(Elisa, O forse sei tu)
 
 
Si è messo in testa che le deve strappare un sorriso, non essendoci riuscito con il cuore: in tutto l’anno scolastico, Suga ha chiesto a Shimizu di uscire circa centododici volte, quasi a giorni alterni, ricevendo sempre la stessa risposta – un no incastrato tra i denti che, però, non è servito a fargli passare quella speranza un po’ fastidiosa che colora di tramonto i suoi giorni: dice che non si tratta di speranza, ma di probabilità. Si mette sempre davanti ai suoi occhi perché di certo non può farla camminare senza vedere dove si sta dirigendo e, a forza di guardarlo, prima o poi Kiyoko dovrà dargli una risposta vera, che non sia un non ho tempo, mi fa male la testa, ma ti pare il caso?
Così, Suga continua a chiederle se possono andare a fare una passeggiata, se può accompagnarla a casa, se possono bere un tè insieme. Non ci cava un ragno dal buco e, giorno dopo giorno, iniziano le scommesse: Daichi cerca di scoraggiare i ragazzini dal fondare una bisca clandestina, con scarsi risultati, mentre Nishinoya scommette persino i propri calzini sull’impossibilità di Suga (e di chiunque altro) di sciogliere il ghiaccio che circonda Shimizu. Ci vuole pazienza, sibila Daichi il giorno in cui trova Hinata a puntare un pallone da pallavolo, una scatola di mentine e le scarpe di Kageyama sulla prima opzione, dato che nemmeno ha capito su cosa sta scommettendo: ci vuole pazienza ma, quando vede Suga vagare svagato per la scuola, un po’ lo vorrebbe ammazzare.
Glielo chiedono tutti, che senso abbia insistere con una causa persa in partenza, ma Suga sembra essere immune a ogni tipo di logica: due più due può dare come risultato un pesce, quindi centotredici è la svolta, la possibilità. Poi, centoquattordici.
Non scommette contro sé stesso ma, a onor del vero, non riesce nemmeno a scommettere a proprio favore – Suga brilla per umiltà, il più delle volte, ma in questo caso è pura onestà intellettuale: continua a provare ad entrarle nella mente solamente perché pensa che ci sia una marea di spazio, ma vive nella consapevolezza che Shimizu, tra i suoi pensieri, non ce lo vuole nemmeno per scherzo. Vivrebbe con più serenità, se solamente lei lo odiasse, perché almeno cadrebbe nella rassegnazione di saperle suscitare un sentimento sbagliato – comunque meglio dell’indifferenza con cui lei declina invito dopo invito, nella presunzione di non essere in grado di spaccargli il cuore.
Dicono tutti che Shimizu è fredda come tutta la Groenlandia, e altrettanto difficile da raggiungere: pensi di averle lasciato un segno addosso, scopri che il ghiaccio si riforma sempre uguale – Suga non ci crede nemmeno un po’: tutti quanti abbiamo dei sentimenti, spiega, anche lei. Ammette che potrebbe non essere lui, quello che ne trarrà beneficio, e nemmeno ci spera.
Scopre che ha poche pretese e tutte infondate, gli basterebbe vederla sorridere per davvero, almeno una volta. Ma Shimizu, anche quando sorride, non lo fa mai per davvero.
Si fa trascinare una volta a settimana da Asahi e Daichi a mangiare al primo fast food che incrociano sul loro percorso, seguiti a ruota dai piccoli del gruppo, con Asahi che beve un litro di coca zero e Hinata che sbafa un panino dopo l’altro: le chiede sempre se vuole venire con loro, ma Shimizu dice sempre no, grazie tante.
Il resto dei giorni, Suga li passa a tampinare Kiyoko nella speranza di strapparle un sorriso dalle labbra e null’altro – le chiede di uscire a giorni alterni: lei non perde mai la pazienza e lui non molla l’osso. Tranne quando arriva il momento che nessuno aspettava e che di certo non si meritavano ma che, al pari di una pugnalata, ferisce tutti quanti.
Nella bisca clandestina del Karasuno, gli allievi iniziano a mormorare contro quell’americanata un po’ bohemien che è il ballo della scuola: un’idea del cazzo, sbuffa Tanaka a chiunque lo ascolti per più di tre secondi e mezzo, davvero una stupenda idea del cazzo e complimenti a chi c’ha pensato.
Ma, quando sentono che l’idea è partita dai rappresentanti di classe e quindi anche da Shimizu, si rimangiano tutto – Suga la invita al ballo cinquantadue volte in due settimane, che è una specie di record. Si inizia a scommettere riguardo la quantità di inviti di Suga che Shimizu dovrà declinare prima che Suga si arrenda (cioè mai): ma, il giorno in cui la pioggia sa di gelato sciolto e ghiacciolo alla menta, Suga glielo chiede per la volta numero cinquantatré. E Shimizu dice di sì.
 
***
 
Si aspettano tutti quanti un mazzo di fiori e una dichiarazione che strappa il cuore – Suga non ha intenzione di far niente di tutto questo: si accontenta di lei che gli prende il braccio e si reca a far da tappezzeria in fondo alla palestra. Sa che nessuno la inviterebbe a ballare, perché chiunque sa che la risposta sarà sempre e solo una: no.
Suga non fa subito il tentativo – lascia scorrere i minuti, con lei che, canzone dopo canzone, diventa sempre più inquieta: quando infine lui si avvicina, porgendole la mano, la fa ridere (per davvero).
«A che serve essere la bella del ballo, se poi stai qui ferma?».
Lei lo guarda, a disagio, la mano tesa.
«Non sono bella».
«Però potresti ballare» risponde Suga, senza contraddirla. «E, per me, saresti sempre la bella del mio ballo».
In quel momento, Nishinoya si toglie le scarpe per passare i propri calzini Kageyama e Hinata tende la mano verso Asahi, pronto ad allungargli una banconota. Ma, improvvisamente, Kageyama lascia cadere i calzini e Hinata non prende la banconota, che Asahi lascia a penzoloni.
Perché Shimizu, ancora una volta, sorride e dice di sì.
 
***
 
«Dicono che non ridi mai».
«No, infatti».
Però, mentre Suga la stringe a sé su quella che diventerà la loro canzone preferita, sorride.
(Nishinoya gira per la palestra lamentandosi che Asahi non lo sta invitando a ballare. Ha le piante dei piedi sporche di polvere).
   
 
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