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Autore: amy_hime    07/05/2022    0 recensioni
-Mi dispiace, Yuma, è proprio da buttare.
Yuma gonfiò le guance, seccato, incrociando le braccia sul petto:-Me ne compri un altro, vero, papà?
Suo padre annuì e lo seguì fuori dalla stanza, lasciando solo Mihael, abbandonato sul pavimento.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Kazuma Tsukumo, Michael Arclight/ Three, Yuma/Yuma
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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-Mi dispiace, Yuma, è proprio da buttare.

Yuma gonfiò le guance, seccato, incrociando le braccia sul petto:-Me ne compri un altro, vero, papà?

-Può darsi. Dipende da come andrai a scuola.

-Ma ho passato l’ultimo esame con il massimo dei voti! È stato solo il mese scorso!

-Allora va bene. Settimana prossima te ne compro uno nuovo.

Yuma sorrise, entusiasta, poi si alzò:-Vado a vedere il catalogo allora, così decidiamo cosa prendere!

Suo padre annuì e lo seguì fuori dalla stanza, lasciando solo Mihael, abbandonato sul pavimento. Il ragazzo fissò il soffitto con l’occhio sano, quello in cui Yuma non aveva versato le formiche prima, e l’acido poi. Era esausto, e spaventato. Non capiva cosa volesse dire, cosa gli sarebbe successo, ora che era da buttare. Molto probabilmente, non sarebbe stato rivenduto… non nelle sue condizioni, almeno. Poteva ancora muovere la testa, certo, ma non voleva farlo. Non voleva trovarsi a fissare le braccia, che Yuma aveva tirato all’inverosimile, fino a lussargli le articolazioni, fino a strappargli la pelle e i muscoli sottostanti, lasciandogli addosso delle orribili zone gonfie e violacee. O le gambe, stortate e piegate ad angolazioni impossibili, come quelle di una marionetta o di una bambola di pezza. O, peggio ancora, il ventre, dove la pelle livida si tendeva innaturalmente, sopra la carogna.

Mihael si sentì la nausea, ricordando il cucciolo di cane rognoso che Yuma gli aveva mostrato la settimana prima. Ricordava i lamentosi guaiti emessi dall’animale moribondo, mentre il ragazzo lo cuciva dentro il suo corpo. Gli faceva schifo, sapere di avere dentro un qualcosa di estraneo, qualcosa che gli stava marcendo dentro. Gli era venuta la febbre alta, mentre il pus continuava a stillare, filtrando sotto i punti che Kaito gli aveva applicato.

 

La porta si aprì, e Mihael si ritrovò a fissare proprio Kaito. Forse lui lo avrebbe salvato, ancora. Dopotutto, lo aveva sempre aiutato a sopravvivere. Lo aveva curato, lavato, aveva passato mesi a imboccarlo, paziente, dopo che Yuma gli aveva strappato i denti. Mihael gli era grato, per tutto quello che aveva fatto per lui.

Senza una parola, Kaito si piegò su di lui, avvolgendolo in un lenzuolo, poi lo sollevò da terra, portandolo via. Mihael gli appoggiò la testa sulla spalla. Si fidava di lui. Lo avrebbe portato da qualche parte, un posto sicuro, un ospedale forse, o forse lo avrebbe semplicemente ucciso, ponendo fine alla sua lunga agonia.

 

Dopo avergli allacciato la cintura di sicurezza, Kaito si mise al volante, poi accese la musica. Mihael chiuse gli occhi, godendosi il viaggio. Sarebbe sopravvissuto, allora. Kaito lo stava davvero portando in un posto sicuro… un posto sicuro, lontano dalla città, a giudicare dal paesaggio che stava scorrendo fuori dal finestrino. Ormai era passata più di un’ora, l’asfalto era scomparso, trasformandosi in una polverosa strada sterrata. Kaito non aveva ancora aperto bocca, e Mihael non si azzardava a spezzare il silenzio.

-Siamo arrivati.

Kaito estrasse una pistola dal vano portaoggetti, inserendo il caricatore. Rivolse a Mihael uno strano sorriso:-Non preoccuparti, è per la mia incolumità.

Mihael annuì, confuso. Kaito si era fermato nei pressi di una scarpata, intorno a loro non c’era nulla, né edifici, né alberi. Un luogo abbastanza isolato, in fondo, ma senza posti in cui nascondersi. Non se la sentiva di dubitare di lui, però. Lo aveva già salvato, in fondo, trascinandolo via dalla casa della famiglia Tsukumo. Chissà, forse in fondo alla scarpata c’era un rifugio, magari con delle medicine. Il dolore si era fatto insopportabile, nel frattempo, ma il ragazzo tenne duro. Kaito sapeva quello che stava facendo.

 

C’era puzza, una puzza tremenda che gli stava facendo venire il vomito. Mihael invidiò Kaito, che usava una mascherina per coprirsi naso e bocca. Tenendolo tra le braccia, il più grande si diresse verso il bordo della scarpata, e Mihael poté finalmente guardare giù. Rimase sconvolto, fissando quella discarica a cielo aperto, piena di rottami e… persone. Cadaveri, ma anche qualcuno ancora vivo che si lamentava debolmente, circondato da torme di ratti enormi. Mihael scosse violentemente il capo, sforzandosi per muovere le braccia su cui non aveva più il controllo. Voleva aggrapparsi a Kaito, implorarlo, chiedergli di non farlo. Di non buttarlo via.

-Atterrerai sul morbido.

Dopo quelle parole, Kaito lo lanciò.

 

 

 

Angolo autrice:

Ed eccomi qua. Avevo in programma di pubblicare un’altra fanfiction, ma poco prima di cena mi è venuta in mente questa, così l’ho scritta. Non so bene perché. Non ho mai veramente ucciso Mihael, almeno credo, e questa volta invece ho deciso di cambiare un po’ (sì, okay, sono stata un pochino brutale, ma odio Yuma). A quanto pare in questo AU è assolutamente legale comprare e torturare altre persone, e ovviamente è toccato alla mia vittima sacrificale preferita. Quanto a Kaito, beh… fa il lavoro sporco al posto di Yuma, e non gliene frega niente di Mihael. L’unica cosa, mi dispiace per il cane, ma non avevo altri animali da sacrificare. Mi dispiace se questa ff ha urtato la sensibilità dei lettori, per il mese prossimo posterò qualcosa di ben più leggero.

A presto, Hime.

   
 
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