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Autore: LightingThief    14/05/2022    0 recensioni
« Mi raccomando fate i bravi durante la festa a palazzo. Non vorremmo mica che mio padre ci butti fuori prima del previsto. » sentenzia entusiasta Oden mentre avanza con decisione verso la grande sala de palazzo dello Shogun.
« In realtà siamo noi a dover fare le raccomandazioni a lei, Oden-sama. Si ricorda com'è finita l'ultima festa? » sibila Kin'emon avvicinandosi a lui e fissandolo con sguardo truce.
« Ha quasi distrutto il palazzo di Kuri. » aggiunge Izo con tono severo seppur il portamento elegante.
« Ci siamo ritrovati donne nude a palazzo per ben due giorni. » s'intromette Shin con tono quasi stizzito.
« Quella era la parte migliore. » le fa eco Denjiro con un sorrisetto e lo sguardo di chi la sa lunga.
« Sei proprio un baka. » taglia corto la ragazza prima di superarlo rapidamente.
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Shin Ikeda, figlia del daimyo di Hakuma, è la protagonista di questa FF ambientata a metà fra il passato ed il presente, quando Lord Oden ed i suoi Foderi Rossi guidavano la nazione di Wano.
Fra disavventure, amicizia ed amore i Foderi Rossi ed i loro alleati pirati riusciranno nuovamente a portare la pace nella nazione con la storia più buia di sempre.
Oc x Denjiro
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5.
Yakuza

Nel presente...

La casa del Tè di O-Tsuru era uno dei posti più carini in città, od almeno questo era ciò che si dicevano tutti quanti. Quando qualcuno d’importante voleva passare del piacevole tempo a bere dell’ottimo tè ci si doveva recare dalla famosa donna che, in quella regione, sembrava dettare incontrastata le regole di una vita che difficilmente era riuscita a costruirsi nella solitudine dopo aver perso il marito. Ma quando finalmente Shin e Kiku erano tornate dal passato, facendo quel terribile salto temporale di vent’anni, ecco che tutti quanti i conoscenti avevano ripreso la speranza, compresa O-Tsuru che in presa alle lacrime aveva chiesto loro di Kin’emon. Sulle prime sia Shin che Kiku avevano cercato di mantenere la calma, provando a spiegarle che, a conti fatti, Kin’san era anche lui nel loro attuale tempo, ma non voleva farsi vedere per proteggerla. 
Si sa, l’amore non è mai facile da gestire e la storia fra Kin’emon e O-Tsuru era una delle più belle che la stessa Shin aveva visto nascere e crescere. Ricordava ancora quei pomeriggi passati con Kiku, Izo, Neko ed Inu intenti a spiare Kin durante il suo appuntamento, o tutte le lezioni di portamento e di galateo che gli avevano dato, oppure il loro primo ballo lontani da occhi indiscreti dopo aver passeggiato durante una festa nella Capitale dei Fiori, od ancora il loro bacio davanti a tutti, cosa che aveva provocato nella stessa ragazza una fitta dolorosa al petto perché conscia che mai, a sua volta, avrebbe potuto trovare un simile amore. In verità Shin aveva trovato a chi apparteneva il proprio cuore, solo che… non aveva avuto modo e tempo per dirglielo ed ogni volta sembrava volersi allontanare solo per evitare di ferirlo e di lasciarsi ferire, perché fra tutte le persone di quel mondo era proprio alla più impensabile che un giorno, terribilmente, aveva scoperto di essere innamorata. Ed era stata proprio quell’incapacità di accettare il proprio amore che l’aveva portata a perderlo prima ancora di potersi effettivamente confessare. 
E’ proprio verso quel fastidioso quattrocchi che le proprie attenzioni erano rivolte da quando era arrivata nel presente, perché odiava l’idea che quelle tombe potessero davvero essere le tombe sue e dei propri compagni. In fondo se lo avevano viaggiato nel tempo lui ed Ashura potevano essere sopravvissuti a tanto, giusto? Potevano averlo fatto nonostante non avessero loro notizie e nessuno sembrava sapere niente. 
Erano due fantasi nella notte oppure due cadaveri sotto terra. 
Fra le due opzioni ovviamente Shin sentiva di preferire la prima ma aveva paura che potessero davvero non avercela fatta. 
Quindi provare a ricercare informazioni le sembrava l’idea migliore di sempre, od almeno questo era ciò che inizialmente aveva fatto fingendosi uno dei ronin e viaggiando giornalmente dalla Capitale dei Fiori solo per assicurarsi che per Trafalgar, Roronoa e tutti gli altri le cose andassero più che bene. Robin stava diventando una bravissima geisha, il Dio Usopp, invece, avrebbe venduto olio di rana anche allo stesso shogun, se solo fosse stato possibile e Franky, invece, stava riuscendo sempre di più ad ottenere nuove informazioni per raggiungere le mappe del palazzo. Erano tutti sulla buona strada per il loro piano ed allo stesso tempo Shin andava in giro a cercare di raccogliere, proprio come Kin’emon, i pareri degli altri samurai che, ovviamente, si trovavano sempre più scontenti della situazione a Wano, soprattutto per colpa di Kaido. Era un qualcosa che avrebbero benissimo potuto sfruttare a loro favore ed è proprio dopo essere tornata dalla capitale che finalmente anche la stessa Shin riesce a mettere piede nella casa del tè di O-Tsuru dove attualmente viveva assieme alle altre due. Era una dimora piuttosto modesta, doveva ammetterlo, soprattutto perché si apriva sul retro dell’ampia sala del locale frequentato da così tanta gente. Fortuna voleva che quel pomeriggio, eccezione fatta per un paio di signore appena servite da Kiku non sembrava esserci nessun altro, anche perché a detta di tutti quanti quella sera sarebbe arrivato un carro pieno di cibo dalla capitale per cercare di sopperire alle mancanze di quell’ultimo periodo. Quindi questo voleva dire che finalmente tutti quanti avrebbero sofferto meno la fame, cosa più unica che rara. Di solito, a detta di tutti, quando quei carri pieni di vivande varie ed eventuali giungevano da donazioni anonime fatte dalla famiglia della Yakuza che cercava, ovviamente, di tenersi buoni i vari villaggi nella speranza che non si ribellassero allo shogun. Era un po’ un volersi accontentare, ovviamente, ma che altro avrebbero potuto fare in un contesto simile se non prendere ciò che gli veniva offerto? 
Ed è proprio quando finalmente Shin si lascia andare su una delle sedie sul retro, poco lontana dal letto, che si scioglie i capelli biondi, tenuti intrecciati fino a quel momento, mentre socchiude appena gli occhi. 

« Penso che potrei finalmente iniziare a dormire in piedi. » commenta a mezza voce la ragazza beccandosi una rapida occhiata divertita da parte di Kiku, intenta, invece, a prepararsi con cura ed attenzione. 
« Più che in piedi dovresti dormire sul letto, Shin, sei stanchissima e non riuscirai a reggere ancora a lungo se continuerai così. » è gentile come sempre, non a caso è la sua migliore amica. 
« Mi trovi a concordare con O-Kiku! Dovresti metterti a letto dopo aver mangiato qualcosa, cara. Sembri sfinita. »
Anche la voce di O-Tsuru è terribilmente gentile come sempre, in fondo si è presa cura di lei fin da quando era piccola, insegnandole tutto ciò che conosceva riguardo il genere maschile, quando si era sentita persa e non sapeva davvero cosa fare o come reagire, per questo le sue parole sono sempre ottimi consigli. 
« Sì, lo farò, non dovete preoccuparvi. Voi piuttosto cosa state facendo? Dovete andare da qualche parte? »
Perché nonostante fosse abbastanza stanca aveva notato la minuzia con cui entrambe le sue compagne si stavano preparando. La più grande stava sistemando con attenzione delle ciocche di capelli corvini mentre Kiku, come suo solito, stava andando ad adornare il proprio kimono giallo con quelli che erano i fiori raccolti giusto nel pomeriggio, segno che doveva andare da qualche parte.
« Certo, dobbiamo andare a fare le scorte per la casa del tè. Più tardi porteranno in città le provviste della yakuza e noi dobbiamo farci trovare li. Tu vuoi venire con noi oppure preferisci rimanere qui a controllare il locale? »
Domanda allettante quella di O-Tsuru che però non riesce a smuovere la giovane Shin ancora seduta sulla sedia mentre mima uno sbadiglio accompagnato da un sorrisetto. 
No, non aveva davvero voglia di andarsene in città per fungere da portantina per le cose di Kiku e di O-Tsuru, avrebbero benissimo potuto convincere qualcuno degli uomini che facevano palesemente la corte a Kiku per aiutarle, cosa di cui ne è palesemente certa. 

« Direi che preferisco rimanere qui a controllare il locale. » sentenzia, dunque, con una semplice scrollata di spalle la biondina prima di passarsi una mano a scombinarsi i capelli. 
« Perfetto. A quest’ora e con tutti concentrati in città non dovrebbe passare nessuno, quindi stai tranquilla ma non farti trovare vestita così—… i nostri clienti si aspettano delle bellissime ragazze pronte a servire il tè non un ronin che sembra essere appena uscito da una rissa. »
Ed effettivamente O-Tsuru aveva ragione riguardo quell’argomento, tanto che con una vena d’imbarazzo Shin abbassa lo sguardo sui propri vestiti iniziando, quindi a sfilarsi quelli che erano gli abiti maschili da samurai che nascondevano il proprio corpo sinuoso. 
« D’accordo—… mi cambio, non preoccupatevi. Voi, piuttosto, fate attenzione e mantenete un basso profilo. Se qualcuno chiede a Kiku di sposarla negate fino alla morte ed O-Tsuru-san non schiavizzare troppi uomini per farti portare le provviste fin qui. »
Ovviamente quelle parole rasentano un po’ la verità e tutte e tre le donne si ritrovano a ridere in maniera così genuina che quasi mancava loro tutto ciò. 
Era vero, passare la vita a pianificare la vendetta contro Kaido richiedeva molti più sforzi di quanti loro fossero pronte ad affrontare, riuscivano infatti ad essere sempre messe in discussione qualsiasi cosa facessero, eppure eccole li decise ad andare fino in fondo, ognuna per un differente motivo che riesce, ovviamente, ad animale anche in momenti come questi. 
Fare la guardia ad un locale mentre quasi tutti erano a prendere le provviste era sembrata a Shin la cosa più facile del mondo, soprattutto dopo che aveva sentito tutte le raccomandazioni possibili, aveva osservato come servire il tè, semmai fosse stato necessario, e da dove prendere i dolcetti fatti in casa nel caso fossero serviti. In realtà Shin aveva imparato quel posto solo per andarsi a rubare un paio di dango ancora morbidi e dolci, ma questo non lo avrebbe confessato tanto facilmente. Quindi quando alla fine O-Tsuru e Kiku al seguito avevano oltrepassato la soglia della porta, lasciando tutto nelle mani della biondina, ecco che Shin era corsa a cambiarsi per assumigliare, effettivamente, ad una delle ragazze della casa del tè. 
Certo, quello era esattamente ciò per cui lei non era tagliata: si trattava di compiti tanto femminili che pure la sola idea di tenere in mano un vassoio riusciva a farla ridere. Ma per lo meno avrebbe avuto l’aspetto di una ragazza sistemata e non di un buzzurro alla Roronoa o di Kin’emon dei tempi passati. Doveva essere una ragazza e confondersi con tutti gli altri, anche perché non poteva rischiare di essere scoperta. In fondo erano passati vent’anni ma nessuno si sarebbe mai potuta ricordare di lei. 
Aveva anche tagliato i capelli a Dressrosa, o meglio, per evitare i fili di Doflamingo era stata costretta a sacrificare alcune ciocche che avevano contribuito a diminuire la lunghezza dei propri capelli quindi adesso si ritrovava ad averli poco sotto le spalle. Una volta sistemati, lasciandoli sciolti sulle spalle, aveva indossato un kimono dalla fantasia rossa e bianca, andando quindi a mettere in risalto gli occhi scuri mentre cercava di rendersi più carina. 
Ma nessuno era previsto li dentro, almeno nessuno che lei aveva messo in conto, perché si era ritrovata palesemente a sperare che nessuno si avvicinasse così da permetterle di mangiare dei dango serenamente standosene dietro il bancone a portare avanti i propri affari. Aveva promesso alle altre due di fare attenzione e poi al tramonto chi mai avrebbe potuto voler prendere del tè quando distribuivano il cibo in città? La domanda sarebbe stata pure estremamente retorica ed assolutamente legittima se non fosse che il rumore di risate e di passi all’esterno della casa del tè riesce a catturare l’attenzione di Shin che, ovviamente, nasconde i propri dango come se fossero un vero e proprio tesoro nascosto. 
Dannazione, per forza da lei dovevano andare? E dire che secondo O-Tsuru non sarebbe dovuto passare nessuno, ma è chiaro che a conti fatti la fortuna non può mai essere dalla propria parte, tanto che si ritrova ad inspirare profondamente nel vedere avanzare oltre la porta un paio di samurai dall’aria divertita ed intenti a scherzare fra di loro. 
Posa i propri dolcetti, la ragazza, prima di metter su il migliore sorriso che Kiku le aveva insegnato a fare dirigendosi a piccoli passi verso i due, magari sarebbe anche riuscita a cacciarli. 

« Uhm—… cosa posso fare per voi, miei signori? » domanda quasi cinguettando la stessa Shin che, in tutta risposta si ritrova ad essere sotto la palese osservazione dei due uomini che annuiscono all’unisono. 
« Siamo le guardie personali di Boss Kyoshiro, l’attuale capo della famiglia della Yakuza e siamo qui per ordine del nostro signore così da assicurarci che il posto sia tranquillo per permettergli un po’ di riposo. »
Dannazione. 
Ma da quando i membri della Yakuza stessi si muovevano dalla Capitale dei Fiori? E poi, se non aveva capito male, quel Lord Kyoshiro era colui che gestiva tutti i bordelli nella zona a luci rosse della città, quindi doveva avere affari pressoché ovunque. Era ragionevole che lo Shogun se lo tenesse buono semplicemente per avere un cane da guardia che gli controllasse le città al posto suo e obbedisse a qualaèi ordine. Ma quello che davvero non capisce è il perché di essere passato da quelle parti. Insomma c’erano così tanti altri posti dove andare a rilassarsi ed a bere il tè, ed invece sfortuna vuole che dovesse andare proprio nella casa di O-Tsuru, il che l’avrebbe anche relativamente messa nei guai, considerato che la Yakuza era assoggettata dallo stesso shogun. 

« Ma certo, sarà un vero piacere accogliere voi ed il vostro boss. » cinguetta ancora una volta Shin con una palesemente finta aria ammaliata, cosa che non era certa di poter reggere ancora a lungo.
I due uomini si scambiano una rapida occhiata d’assenso mentre tornano a guardarsi attorno, quasi a volersi assicurare di essere davvero da soli ed alla fine uno dei due fa cenno all’altro di uscire così da permettere al loro capo di accomodarsi. Shin, rimasta in silenzio fino ad allora, si limita ad imitare Kiku in quei suoi momenti da cameriera ed è con un po’ di nervosismo che afferra uno dei vassoi rotondi così da stringerlo al petto, proprio come avrebbe fatto una meravigliosa e servizievole donna di Wano, soprattutto una pronta a servire il tè ad i propri ospiti. Sulla soglia, seppur si possa intravedere la luce del sole ormai giungere al tramonto, s’intravede una figura intenta a parlare con il proprio uomo dando rapidi ordini. Sente qualcosa riguardo il fare attenzione ed il non voler essere disturbato, ma nulla di più, almeno fino a quando quella stessa figura non avanza verso la porta andando così a far il suo ingresso in quella casa del tè. 
La prima cosa che Shin nota è la sua altezza, decisamente al di fuori dei normali standard, il tutto accompagnato da quel lungo mantello blu sgargiante che tiene sulle spalle come se fosse un vero e proprio re. I capelli sono di un turchese chiaro, quasi paragonabili alla carta dazucchero e gli occhi ricordano quelli di una volpe, forse anche per i lineamenti affilati. Tutto ciò che riesce a pensare, in quell’attimo la giovane samurai, è semplicemente quanto imponente ed affascinante sia quell’uomo a capo della Yakuza, tanto da lasciarla immobile per qualche secondo di troppo. 
Gli occhi di lei vanno ad intercettare le iridi chiare di lui per mezzo secondo ed è allora che si ricorda di doversi inchinare, proprio come avrebbe fatto chiunque al cospetto di un vero e proprio boss. Piega il capo in avanti, lascia che le ciocche di capelli bionde le ricadano attorno al viso ma non sa bene cosa dire e come comportarsi, anche perché vista la spada al suo fianco quell’uomo non era solamente ricco all’inverosimile ma doveva essere anche un vero samurai, considerato il legame nella Capitale dei Fiori. 

« Chi abbiamo qui? »
La voce dell’uomo sembra essere gentile, seppur qualcosa riesca a bloccare Shin in qualsiasi suo movimento, pure muovere un passo le pare difficile, dinnanzi lo sguardo indagatore di quell’uomo che avanza lentamente. 
« Sono—… la nuova ragazza che lavora per O-Tsuru-san, mio signore. » riesce a pronunciare lei prima di mostrare un sorrisetto deliziato da tutta quella situazione, cosa che invece riesce palesemente a metterla in difficoltà.
« O-Tsuru dovrebbe assumere più spesso nuove ragazze come te, mia cara, sono incantato di fare la tua conoscenza. » melliflua è adesso la voce mentre la figura dell’uomo si avvicina a Shin, fino a sovrastarla con la propria imponente statura ed è allora che la mano di lui abbandona l’elsa della propria spada per andare ad afferrare con una delicatezza inaudita le dita della samurai, così da avvicinare il dorso della mano alle labbra. « Hai un nome oppure devo tirare ad indovinare? » soffia sulla propria pelle prima di lasciar un delicato e gentile bacio che termina sul dorso della mano di Shin che, incredula, non riesce a sottrarsi a quella presa.
« Sono—… Ichigo, mio signore»
Ichigo. 
Ma davvero non le era venuto in mente nulla di meglio se non Ichigo? Eppure l’associazione di Shin era stata piuttosto semplice: non avrebbe mai potuto utilizzare il proprio vero nome, rischiando di mettere in pericolo tutti quanti e soprattutto se stessa ed il piano, quindi aveva deciso di optare per qualcosa facile da ricordare. E da li aveva pensato alle fragole, il suo frutto preferito, quindi… Ichigo. Semplice, indolore ed allo stesso tempo terribilmente imbarazzante. 
E l’uomo dinnanzi a se solleva appena il viso andando ad inarcare un sopracciglio mentre le labbra si vanno ad incurvare in un mefistofelico sorriso divertito. 

« Ichigo è un nome meraviglioso, mia cara. Scommetto che ti piacciono le fragole—… »
Dannazione, perché aveva pensato la stessa cosa che aveva pensato Shin?
Ed eccola li ad annuire lentamente, fingendosi più stupida di quanto non fosse normalmente. 

« Avete proprio ragione, mio signore, le fragole sono la mia debolezza—… e voi, invece, avete un nome? »
Sembra sorpreso dalla domanda di Shin tanto che si guarda attorno andando ad interrompere quel piacevole contatto visivo che aveva mantenuto fino ad allora ed una terribile sensazione allo stomaco aveva colto impreparata la ragazza. 
« Sono il Boss Kyoshiro, il cane da guardia dello Shogun e signore della Yakuza, delle case da gioco e del piacere nella Capitale dei Fiori, mia cara. »
Un nome che Shin non aveva mai sentito, se proprio doveva essere sincera con se stessa, anche perché l’ultima volta che era stata a Wano era ancor Hyogoro dei Fiori ad essere il Capo della Yakuza, seppur fosse in arresto per aver osato sfidare lo stesso Shogun senza promettergli fedeltà. I tempi cambiano, ovviamente, ed è ancor più ovvio che quell’uomo sembra saperne una più del diavolo. A Shin le basta una semplice occhiata per riuscire a capire una cosa simile e lui par nascondere così tanti segreti che non può che domandarsi che cosa ci faccia proprio li, in quella casa da tè piuttosto che essersene ritornato alla capitale. 
Il capo viene chinato elegantemente da parte della ragazza che, in tutta risposta, tende a mostrare un semplice sorriso gentile, proprio come le aveva insegnato Kiku. 

« Dunque, Boss Kyoshiro, cosa posso fare per lei? » si ritrova a domandare con un tocco di curiosità in più la ragazza che, a quel punto, inspira profondamente andando ad intercettare il suo sguardo. 
L’uomo rimane pensieroso per qualche attimo, come se la stesse studiando ed è con lentezza inaudita che va a prendere posto al bancone, senza però distogliere lo sguardo. 

« Vorrei del tè, ovviamente—… » specifica con tranquillità prima di aggiungere altro. « E la tua compagnia. »
« La mia compagnia? »
Sì, adesso Shin è decisamente confusa perché insomma lei non si era aspettata nulla del genere e soprattutto non aveva messo in conto niente di simile. Quando le avevano affidato il locale far compagnia al boss della Yakuza era l’ultimo desiderio d’ella eppure cerca di non dar a vedere l’espressione sorpresa. 
« Certo. I miei uomini sono così noiosi ultimamente e mi piace conoscere persone nuove. »
Oggettivamente non era raro che un uomo del suo calibro si ritrovasse a domandare la compagnia di qualche donna, seppur Shin non fosse totalmente avvezza a quell’idea ma, lavorando per O-Tsuru sa bene di non poterle rovinare l’attività commerciale che per anni ha mandato avanti senza di lor. Quindi cosa fare se non rivolgergli il suo miglior sorriso e dirigersi verso il bancone per preparare il tè?
« Iniziate a lusingarmi troppo, Boss Kyoshiro, sono una semplice lavoratrice di Wano. » ammette cercando si sminuire il tutto, anche solo per non ricevere troppe domande a riguardo. 
Ed è con movimenti un po’ impacciati che si muove dietro il bancone cercando tutti gl’ingredienti per poter fare quel meraviglioso tè che le sarebbe costato molto più della sua semplice copertura. Mettere a bollire l’acqua è semplice, ma miscelare le spezie un po’ meno anche perché di solito se ne occupava Kiku non di certo lei. Mentre si muove a lavoro sente però gli occhi dell’uomo su di sé e la cosa inizia a metterla vagamente in soggezione: la stava forse studiando?

« Però non credo di averti mai vista in città. Da dove vieni? »
Domanda molesta, quella di Kyoshiro, che però non deve scomporre la stessa Shin adesso intenta a sorridergli. 
« Sono nata a Kuri, mio signore. Lei, invece? »
Sì, meglio approfittarne un po’ per conoscere qualcuno che sicuramente avrebbe dovuto affrontare, essendo un alleato di Orochi, almeno avrebbe sfruttato quel proprio ascendente su di lui per ottenere qualche informazione in più, se necessario. 
« Oh, io vengo dalla Capitale dei Fiori, ovviamente. La conosco come le mie stesse tasche mentre Kuri—… beh, un vero peccato per ciò che è successo. »
Sicuramente si riferiva alla distruzione del palazzo cosa che per Shin è ancora troppo fresca ed infatti le viene più che spontaneo andare a stringere la presa sulla tazza, quasi a voler sfogare l’istinto di dare un poderoso pugno contro il bancone. Non avrebbe mai perdonato lo shogun per ciò che aveva fatto, ovviamente. 
« Un vero peccato—… » gli fa eco in un mezzo sussurro, cercando ovviamente di mantenere un’aria particolarmente composta, cosa che non le riusciva molto bene. 
« E che altro puoi dirmi di te? Hai una famiglia od un marito? »
Che razza di domande moleste erano quelle che le stava rivolgendo? Ed infatti è con un sopracciglio leggermente sollevato che Shin punta le iridi brune in direzione dello sguardo volpino di lui, intenta a studiarla mentre se ne sta appoggiato al bancone, decisamente interessato.
« No—… cioè—… » insomma non può andare nel panico per domande simili, quindi inspira profondamente. « Avevo una famiglia solo che il fato ci ha voluti dividere—… e no, non ho un marito od un uomo o qualsiasi altra cosa vogliate insinuare, Boss Kyoshiro.»
Le labbra di Shin si vanno ad incurvare in un sorriso a metà fra il malinconico ed il provocatorio mentre adesso è con discrezione, dopo aver lasciato immersa l’infusione di erbe e fiori, che ne versa una tazza che porge gentilmente all’uomo, in accompagnamento ad i dolcetti che O-Tsuru aveva preparato apposta per i suoi ospiti, proprio come aveva visto fare altre volte. Eppure, nonostante quell’uomo fosse terribilmente strano, non riesce a smettere di guardarlo. Sembrava sprizzare pericolo da ogni poro, aveva stampato in faccia il suo grado di pericolosità ma allo stesso tempo c’era qualcosa in lui che non riusciva a decifrare e che forse non voleva davvero capire la ragazza. 
« Quindi a nessuno dispiacerà se t’invitassi a prendere il tè in mia compagnia, giusto? » domanda incuriosito l’uomo che adesso, allungando la mano per prendere la propria tazza, va a sfiorare volontariamente le dita di Shin in un gesto così sfrontato dal quale la ragazza non riesce neanche a sottrarsi. Rimane immobile, infatti, con le labbra appena schiuse mentre lo guarda negli occhi. 
Davvero gli uomini adesso erano così sfrontati?

« Mio signore, cosa mai potrebbe trovarci uno come voi in—… una donna come me? » è la domanda che con gentilezza, ovviamente, la stessa Shin pone all’uomo prima di inspirare profondamente ed allontanare la mano, andando quindi a distogliere quel contatto così da potersi concentrare su altro. 
Ma lui rimane in silenzio, come se la stesse studiando, come se stesse osservando qualcosa d’inaspettato che non era certo avrebbe trovato in lei, tutto questo prima di riuscire a risponderle. 

« Non dovresti svalutarti tanto, mia cara. Sono certo di saper riconoscere qualcuno d’interessante quando lo vedo, credimi. »
Quell’ultima parola è mormorata al pari di un flebile sussurro che riesce a colpire Shin nel profondo. Perché stava succedendo tutto questo a lei che voleva solo rimanere a riposarsi dopo quella lunga giornata? Di certo non aveva messo in conto l’improbabile incontro con quell’uomo della yakuza e per questo motivo si ritrova a rimanere ferma, guardando verso il basso, quasi come a voler nascondersi da quegli sguardi di troppo che lui le stava rivolgendo. 
Aveva capito qualcosa su chi ella davvero fosse oppure era solo dotato di una terribile sfacciataggine tale da metterla in imbarazzo? Questo ancora non lo sa e probabilmente ha anche paura di scoprirlo. 

« E voi credete che io sia interessante? »
La domanda che di rimando lei sembra rivolgergli rimane sospesa in aria, quasi come fosse una misera provocazione che Shin si è divertita a fare. Un tempo le veniva difficile riuscire ad aprirsi tanto con gli uomni, aveva cercato di arginare i propri sentimenti per qualcuno di davvero importante, e solo alla fine, poco prima di scomparire si era resa conto che era giusto esternare tutto ciò che si pensava il prima possibile, altrimenti il tempo sarebbe venuto meno ed avrebbe continuato a perdere occasioni. 
« Decisamente sì—…» è la risposta di Kyoshiro che, finalmente, s’appresta a distogliere lo sguardo per limitarsi a bere il proprio tè, lasciando che adesso il silenzio cada fra di loro. 
Era come se Shin si sentisse sempre sotto esame e la sensazione non sembra farle piacere, tanto che rimane tutto il tempo in silenzio assoluto lasciando che di tanto in tanto lo sguardo vaghi sulla figura dell’uomo con quel mantello blu. Neanche lui, dopo quell’ammissione, sembra essere davvero disposto a parlare quanto più a godersi la miscela da lei scelta per un po’ di riposo e la stessa O-Tsuru le ha spiegato che, ovviamente, quando un uomo vuole del tè e non ha altro da dire loro dovevano semplicemente attendere qualsiasi cosa che potesse servire per smuovere le acque. 
E l’attesa era il forte di Shin, sempre pronta a far altro, sempre desiderosa di studiare chi aveva dinnanzi preparandosi ad ogni evenienza ed anche in quel caso durante la propria attesa ecco che viene ripagata quando, finalmente, dopo aver terminato la propria tazza di tè, ecco che l’uomo si alza lentamente dal bancone poggiando una mano su di esso, così da lasciare delle monete. 

« Mi dispiace, mia cara Ichigo ma—… i miei doveri mi attendono seppur avrei gradito continuare a parlare con te. » si sollevano le iridi volpine in direzione della figura di Ichigo che, in tutta risposta, piega appena il viso di lato. 
« Potrete farlo quando più vi aggrada, Boss Kyoshiro, io sono sempre qui. »
Il che è comunque una bugia, considerato che lei stessa è la prima ad allontanarsi il più possibile per avere invofmrazioni provenienti dalla capitale ma, in questo caso, era giusto tenere gli occhi aperti su di lui che essendo un uomo di Orochi avrebbe potuto rivelarle davvero tanto altro se solo fosse stato possibile. 
« Dite? Allora sappiate che verrai presto invitata nella Capitale dei Fiori, sarai la benvenuta. » le labbra si tendono in un sorriso mentre adesso eccolo li avvicinarsi a lei ed è con gentilezza che le dita di Kyoshiro vanno ad afferrare delicatamente il palmo di Shin, avvicinandolo alle proprie labbra. 
Un leggero bacio, soffiato al pari di un segreto, viene adagiato sulla propria pelle mentre lei non si azzarda a sciogliere quell’intreccio. E’ stranamente piacevole rimanere in quello stato quasi cristallizzato mentre sente appena le gote tingersi di rosso, perché insomma non aveva di certo immaginato nulla del genere. 

« Siete molto gentile—… »
« Un tempo nessuno mi avrebbe mai detto simili parole. » 
Commenta a mezza voce l’uomo mentre lascia andare la mano di Shin per distogliere lo sguardo e finalmente iniziare a dirigersi verso l’uscita del locale. 
Il portamento fiero, da vero samurai, la mente molto più distante di quanto lei avrebbe mai potuto immaginare ed una voce quasi distrutta sono ciò che rimane impresso nella mente della ragazza che adesso lo guarda andare via. Che cosa voleva dire che nessuno avrebbe mai detto simili parole in passato? 
Era davvero una persona tanto terribile? E perché, soprattutto, vedendolo andare adesso sentiva uno spiacevole senso di vuoto che fino ad allora ea riuscita a tenere a bada?
Non ha idea di chi sia quel tipo ma avrebbe dovuto indagare su di lui, ovviamente, perché era tutto terribilmente strano e non riusciva a toglierselo dalla testa. 
   
 
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