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Autore: Maggie_Lullaby    07/09/2009    11 recensioni
- Aiuto! Qualcuno ci aiuti! -strillò Joe, mettendosi le mani sulla faccia.
- Joseph, non c'è nessuno in casa, non ci può sentire nessuno! - sbottò Lexi, sedendosi con uno sbuffo a terra.
- Moriremo tutti!
- Non essere così melodrammatico!
- Aiuto!
- Joe, apri ancora quella bocca per urlare e giuro sulla tua piastra che ti ammazzo seduta stante!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
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Ciao ragazze,

questa è una shot dedicata alla coppia Jexi, una delle mie coppie preferite, semplicemente adoro Lexi, Joe e i loro contiunui scherzi.

Spero vi piaccia!

Grazie in anticipo a tutti quelli che leggeranno e/o commenteranno!


Album

- Lexi, cara, grazie per essere venuta – sorrise Denise Jonas, facendo entrare nella propria casa la sedicenne dai capelli rossi davanti a lei.

- Non preoccuparti, Denise, è stato un piacere, sono uscita di casa volentieri! Maggie sta avendo una mezza crisi isterica perchè domani ha un test di matematica e non si sente pronta, mentre Maryl è in crisi mistica perchè sta riflettendo da sei ore se Moda&Design sia un indirizzo adatto per l'università – spiegò la ragazza.

La donna la ascoltò volentieri e le offrì un bicchiere di aranciata.

- Cosa devo fare? - domandò Lexi dopo averla ringraziata.

- Oh, beh se te la senti potresti aiutare Joe a dare una pulita su in soffitta, è da tempo che nessuno ci mette piede e bisogna dare una spolverata e fare un po' di ordine – disse la signora Jonas.

- Certo, nessun problema, ma dov'è Joe?

Denise fece un sorriso complice.

- Dorme – dissero insieme ed entrambe scoppiarono a ridere.

- Nick e Kevin vi avrebbero aiutati – disse poi la signora Jonas, - ma oggi hanno un controllo medico di routine, Joe l'ha già fatto e... oddio, sono in ritardo! Lexi, ci vediamo fra due o tre ore, dopo il controllo mi fermo con gli altri ragazzi a fare delle commissioni.

La ragazza la seguì fino alla porta, rassicurandola che sarebbe andato tutto bene e che per lei non era un disturbo fare un po' di lavoro e infine, quando Denise fu uscita, chiuse la porta e fece scattare la serratura.

Con un sorriso allegro la ragazza saltellò fino al piano di sopra, canticchiando una melodia della quale non si ricordava il titolo, ma non prima di aver preso da un tavolo un vasetto con dei fiori al suo interno.

La casa era silenziosa e Lexi percepì un rumore solo quando si fu trovata davanti alla camera di Joe, dalla quale proveniva un dolce russare.

Aprì la porta e subito un'ondata di puzza di chiuso e di maschio la avvolse, ovvero di cipolla, sudore e deodorante.

Con una smorfia di disgusto entrò nella camera buia e si avvicinò di soppiatto al letto, sul quale era disteso Joe, la bocca semi aperta e un'aria pacifica dipinta sul viso da bambino.

Lexi gli fece un piccolo sorriso e, mentre teneva il vaso ancora in mano, scosse lentamente il ragazzo con il braccio libero.

Lui non si mosse.

- Joe, tesoro, avanti si deve andare a lavorare! - esclamò la ragazza con entusiasmo, ma quello che ricevette fu solo il russare che divenne ancora più forte.

- Piccolo, se non ti muovi ti butto giù dal letto – lo minacciò, la voce calma e micidiale che la rendeva ancora più inquietante.

Nessun movimento.

Con un sorrisetto malefico Lexi prese il vasetto con entrambe le mani, con una tolse i fiori, mentre con l'altra rovesciava l'acqua in esso contenuta sulla capigliatura del povero diciannovenne ignaro, facendolo scattare all'improvviso.

- Csuced? - biascicò, gli occhi semi chiusi, la bocca asciutta e i capelli bagnati.

- Forza, al lavoro, scansafatiche! Ti aspetto in soffitta entro quindici minuti e porta dei sacchetti. Ah, e Joe, tesoro bello, riempi di nuovo questo grazioso vasetto d'acqua e rimettici dentro i fiori che altrimenti appassiscono, grazie! - gli scoccò un bacio sulla fronte e schizzò fuori dalla stanza, lasciando Joe solo e alquanto perplesso.

*

Lexi era seduta sul pavimento della soffitta, in mezzo a decine e decine di scatoloni di ogni peso e forma, che contenevano degli oggetti sempre più strani che passavano da un luau, ovvero una collana fatta di fiori ormai molti secchi di quelle che si danno alle Hawaii a quello che almeno in apparenza era un

Estrasse una foto incorniciata da uno scatolone accanto a lei e la guardò con attenzione: ritraeva Joe da bambino, gli occhiali tondi e la frangetta corta che gli conferivano un'aria da secchione.

Lexi rise guardandola e la sfiorò con la punta delle dita.

- Eh sì, ero davvero bello – commentò Joe, facendo il suo ingresso nella soffitta e venire un mezzo infarto alla rossa, - come ora del resto.

Lexi lo fulminò con un'occhiataccia.

- Io ti devo insegnare seriamente cosa sia la modestia – proferì. - Eri proprio un bel bambino.

Joe sorrise e si sedette accanto a lei per darle un sonoro bacio su una guancia.

- Forza, mettiamoci al lavoro – disse poi, - che altrimenti mi avrai svegliato per nulla.

- E se si sveglia Joseph Adam Jonas per nulla sono guai, giusto?

- Certo!

Lexi gli fece un piccolo sorriso e lo scansò con una spallata amichevole per poi iniziare a fare il suo lavoro.

Per l'ora successiva la rossa spolverò ogni angolo, crepa e buco della soffitta, mentre Joe accatastava gli scatoloni in quello che secondo lui poteva essere definito ordine.

- Joe, sei proprio pigro – disse la ragazza, una volta aver riposto la scopa al suo posto in un angolo, - ma direi che va bene così come ordine.

Ora la soffitta era molto più spaziosa e più accogliente senza quelle macabre ragnatele che pendevano giù dal soffitto.

Il diciannovenne la cinse per la vita e le baciò i capelli.

- Ti va di vedere un film, ora? - le chiese.

Lei annuì.

- Un horror, vero? Di quelli tutto sangue? Propongo Profondo Rosso, mi hanno detto che merita di essere visto! - esclamò entusiasta.

Joe, che avrebbe preferito una commedia romantica, però non si lamentò e sempre stringendola si avvicinò alla porta per aprirla.

Chiusa.

Il diciannovenne abbassò con forza la maniglia e spinse, ma la porta rimase ferma.

Lexi alzò lo sguardo su Joe e lo trafisse con i suoi occhi verdi.

- Qualcosa non va? - chiese.

- La porta – sbuffò lui, continuando a spingerla, - non si apre!

La rossa sgusciò via dalla sua presa e provò a sua volta lì dove lui aveva fallito, ma non ebbe risultati migliori dei suoi.

- Oh porca... - bisbigliò spingendo con forza. - Non si apre!

Un brivido di terrore percorse la schiena di Joe.

- Vuoi... vuoi dire che siamo bloccati?

Se Lexi avrebbe immaginato la sua reazione non avrebbe risposto, ma non essendo una indovina non lo poté prevedere e annuì, continuando a spingere con forza.

Il diciannovenne fece due respiri profondi, prese fiato e...

- Aiuto! Moriremo tutti! Di fame, di sete, saremo costretti a mangiarci fra di noi e a bere il nostro sangue per non morire! - strillò il ragazzo, anche se la voce in quel momento era quello di una ragazzina.

- Joe! Stai calmo!

- Aiuto! Aiuto!

- Joe...

- Salvatemi!

- Ah, e non pensi a me, bifolco che non sei altro! Ma quando sei egoista... - sbuffò la ragazza, che continuava a spingere la porta con forza.

Il diciannovenne la ignorò e continuò a urlare, preso dal panico.

- Aiuto! Qualcuno ci aiuti! -strillò Joe, mettendosi le mani sulla faccia.

- Joseph, non c'è nessuno in casa, non ci può sentire nessuno! - sbottò Lexi, sedendosi con uno sbuffo a terra.

- Moriremo tutti!

- Non essere così melodrammatico!

- Aiuto!

- Joe, apri ancora quella bocca per urlare e giuro sulla tua piastra che ti ammazzo seduta stante!

Fu solo dopo quella minaccia che il ragazzo smise di gridare e si raggomitolò a terra, stringendosi le gambe al petto e si dondolò avanti e indietro, preso dal panico.

- Moriremo tutti, moriremo tutti, moriremo tutti – continuava a sussurrare.

Lexi appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi: non sapeva se ammazzarlo in quel momento o magari in un modo più opportuno.

A un certo punto lui smise di parlare, ma continuò a dondolarsi, terrorizzato. Aveva il viso pallido e gli occhi grandi dalla paura.

Lexi lo guardò: faceva tenerezza.

- Joe... - iniziò, ma lui la zittì con un gesto secco della mano.

Lei lo guardò stranita.

- Joe...

Di nuovo lui le fece segno di stare zitta.

- Joe!

- Zitta! - esclamò lui. - Non dobbiamo consumare ossigeno!

Lexi inarcò un sopracciglio, fantastico, ora non poteva nemmeno parlare.

- Ascoltami bene, tu, io ci potrei anche vivere qui dentro per quanto è grossa questa stanza, l'aria passa benissimo da sotto la porta, non moriremo asfissiati, su questo puoi starne certo – cercò di tranquillizzarlo.

Il vocalist la fissò terrorizzato.

- E come moriremo, allora?

Lei alzò gli occhi al cielo.

- Beh, tu di sicuro per mano mia, se non chiudi subito quella ciabatta che ti ritrovi per bocca. Risparmia il fiato per le tue canzoni – gli consigliò vivamente.

Joe la guardò, vivamente preoccupato e continuò a dondolarsi sul posto, tentando di fare pochi respiri veloci.

Vedendolo in simili condizioni Lexi si ricordò in quel momento di avere il cellulare nella tasca dei pantaloni e lo tirò fuori per provare a chiamare Denise per aiutarli ad uscire.

Ma in tal caso sarebbe stata troppo fortunata, quindi, ovviamente, scoprì che non solo non aveva campo, ma aveva anche finito i soldi. Quando si dice sfiga...

- Joe, hai il cellulare? - domandò, rimettendo il proprio nella tasca.

Lui scosse la testa e indicò con un dito il pavimento sotto di loro.

- L'hai lasciato di sotto? - tentò la ragazza e il diciannovenne annuì.

Sospirò e si avvicinò a lui, per stringerlo forte.

- Joe – disse, quando le loro bocche erano così vicine che quasi si sfioravano, - parla, ho bisogno di sentire la tua voce e stai certo che l'aria non manca. Tua madre sarà di ritorno fra un'ora o due, stai calmo.

Il vocalist la guardò un'istante e poi posò le sue labbra su quelle di Lexi, dandole un dolce bacio.

Lexi gli strinse le braccia al collo e lui le cinse la vita, presi entrambi da quegli attimi di estasi e si tennero stretti anche quando le loro labbra si separarono.

- Non ti lascerò mai – bisbigliò Joe, - mai, mai, mai.

Lei annuì e appoggiò la testa nell'incavo del collo, per aspirare il suo odore.

- Vale lo stesso per me.

Poco dopo Lexi si staccò da lui e si avvicinò a uno scatolone sul quale era scritto con una scrittura sbilenca e disordinata “Foto” ed estrasse un album che aveva un'aria vecchia e usata.

L'aprì e notò che le pagine erano in alcune parti strappate e altre ingiallite dal tempo, doveva essere davvero vecchio.

La prima foto ritraeva un uomo e una donna giovani, molto giovani, lei vestita in bianco e lui con lo smoking nero, una rosa bianca all'occhiello.

Sfiorò la foto e alzò lo sguardo su Joe, che l'aveva seguita come un fido cagnolino e si era seduto accanto a lei.

- Chi sono? - chiese Lexi.

- I miei nonni – rispose lui, - vedi la data, diciotto luglio del '60, sono i miei nonni materni, qualche anno dopo è nata mia madre.

Lexi fissò la donna, non doveva avere più di vent'anni e sul volto era dipinto un grosso sorriso, stava guardando il marito quando la foto era stata scattata e i suoi occhi brillavano.

Lo stesso era per l'uomo, che teneva la moglie per mano e le sorrideva.

Il loro amore era così forte che si notava anche in una foto vecchia di quarantanove anni.

- Stanno ancora insieme? - chiese Lexi.

- Sì e mia nonna sta già preparando il viaggio a Las Vegas per il loro cinquantesimo anniversario! Sembrano una coppia di ragazzini e non degli ottantenni! - rispose Joe, con un sorriso a trentadue denti mentre scostava una ciocca di capelli dagli occhi della sua ragazza.

Lei lo guardò un'istante, poi tornò a fissare la foto con interesse.

- Anch'io voglio un futuro così – mormorò.

Joe le diede un bacio sui capelli e le alzò la testa con la mano, per farle fissare il suo viso.

- E io te lo voglio dare.

Lexi lo baciò con foga, per poi riemergere e stringergli la mano.

- Un giorno – sussurrò.

- Un giorno – ripeté lui.

Lexi voltò le pagine dell'album, guardando tutte le foto con attenzione, finché a guardarne una non scoppiò a ridere.

Era moderna, doveva avere una decina d'anni e poco più e ritraeva un Nick piccolissimo, di tre anni forse, che teneva in mano un microfono e sembrava cantasse, al suo fianco Kevin un poco più grande reggeva una chitarra e in disparte c'era un giovane Joe, con il viso imbronciato.

- Che avevi? - chiese la ragazza.

- Oh, ero gelosissimo di Kevin e Nick da bambino! Nick fin da piccolissimo aveva una voce bellissima e voleva diventare un cantante, mentre Kevin sapevo che l'avrebbe seguito e avrebbe lasciato il suo sogno di fare l'astronauta. E poi, invece, c'ero io, quello senza la musica nel sangue, che voleva fare il comico – spiegò il diciannovenne.

- Beh, direi che hai esaudito il tuo sogno. Fai il comico ventiquattr'ore al giorno! - esclamò la ragazza.

- Grazie, tesoro – disse lui stringendola a sé e facendole appoggiare la testa sul suo petto. - Ma ho esaudito anche un altro sogno.

- Sì? E quale? - chiese Lexi.

- Ho trovato te – sussurrò, - e questo è molto importante per me, credimi. Il sogno più grande di tutti. Per te rinuncerei a tutto: alla mia carriera, alla mia casa, verrei a vivere con te sull'Everest se solo me lo chiedessi e lo farei senza ribattere.

- Oh Joe – sospirò lei abbracciandolo e dandogli un bacio a fior di labbra, - io farei lo stesso e non ti chiederei mai di fare qualcosa che tu non vorresti fare!

Lexi appoggiò di nuovo la testa sul petto di Joe e chiuse gli occhi, mentre lui si mise a canticchiare la loro canzone.

- When you look me in the eyes, I find my paradise – sussurrò nel suo orecchio e lei si fece cullare da quelle parole.

Joe la strinse e chiuse anche lui gli occhi.

Tutto sommato era un bene che fossero rimasti bloccati in soffitta, se non fosse stato così non avrebbero mai vissuto un momento più magico.

Qualche attimo dopo, o almeno così li parve dato che ormai erano profondamente addormentati, udirono un rumore di passi e poi un lampo di luce li avvolse.

Lexi grugnì e si accoccolò ancora di più a Joe, stringendolo forte.

Il diciannovenne appoggiò di rimando una guancia sulla testa della ragazza e tentò di rimettersi a dormire.

- Sono così carini – bisbigliò una voce femminile.

- Faccio un'altra foto? - rispose una voce questa volta maschile.

- No, altrimenti si svegliano, vado a preparare qualcosa per cena – continuò ancora la voce femminile.

Joe grugnì a perì gli occhi; ci mise qualche istante per rendersi conto che quello davanti a lui era suo fratello Kevin, mentre la donna che se nera appena andate era sua madre.

- Buongiorno bello addormentato – commentò il fratello maggiore.

Anche Lexi aprì gli occhi e guardò Kevin con aria storta.

- Kevin?

- Esatto, Lexi cara, ma posso farvi una domanda? Perchè avete dormito sul pavimento e non approfittato dei letti che ci sono in tutta la casa? - chiese lui, con un sorriso ancora stampato in faccia.

- La porta... - grugnì lei, - è bloccata.

Kevin storse la faccia.

- No, non lo è – disse.

- Sì – annuì Joe, - non si apriva – ora era completamente sveglio.

- Come?!

- Già – si intromise Lexi, - spingevamo ma non si apriva.

Kevin inarcò le sopracciglia, li guardò un'istante e poi scoppiò a ridere di gusto.

- Che c'è? - chiese Joe. - Abbiamo passato venti minuti a spingere quella maledetta porta, ma non si apriva!

- Joe! - rise Kevin.

- Eh?! Che vuoi?

- Bisognava tirare!


Epilogo


La foto che Kevin scattò a Lexi e a Joe li ritraeva così com'erano quel giorno: lei che teneva la testa appoggiata sul petto del ragazzo mentre lo abbracciava e lui le cingeva le spalle, come per tenerla stretta e per proteggerla da tutto e tutti. Venne sviluppata pochi giorni dopo e, come desiderato da Joe, fu attaccata sull'album accanto a quella dei suoi nonni materni, con una sua dedica tutta per Lexi:

L'attimo che ha catturato questa foto è magico, ma senza ti te

non lo sarebbe mai stato. Un giorno saremo come i miei nonni,

vecchi e rugosi, ma pieni di vita.

Non ti lascerò mai, amore mio, anche quando mi vorrai lontano

io ci sarò, perchè ora ne sono certo.

Ti amo”




  
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