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Autore: LorasWeasley    23/05/2022    4 recensioni
future|fic [kuroken]
"Kenma aveva passato tutta la sua infanzia ad avere la febbre dopo ogni sforzo che faceva.
Diventando grande i suoi anticorpi erano migliorati e la febbre era diventata più rara, ma non scomparsa del tutto.
Così, quando quella mattina si svegliò ma faticò ad aprire gli occhi e si sentì uno schifo perché gli faceva male ogni singola parte del corpo… capì subito che stava male."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Scambio di ruoli


Kenma aveva passato tutta la sua infanzia ad avere la febbre dopo ogni sforzo che faceva.
Diventando grande i suoi anticorpi erano migliorati e la febbre era diventata più rara, ma non scomparsa del tutto.
Così, quando quella mattina si svegliò ma faticò ad aprire gli occhi e si sentì uno schifo perché gli faceva male ogni singola parte del corpo… capì subito che stava male.
La sua testa stava scoppiando e sentiva il suo corpo irradiare fin troppo calore.
-Papà?
Sentì nuovamente quella voce e capì chi lo aveva svegliato: il suo bellissimo e adorabile bambino di tre anni.
Kenma sentiva il materasso abbassato proprio accanto a lui, segno che Kea era in ginocchio proprio al suo fianco.
-Kea…- borbottò con la bocca impastata, aprendo faticosamente gli occhi -chiama papà.
-É a lavoro- fece presente il bambino -andiamo a fare colazione?
-Sì- rispose Kenma in un mormorio mentre si sforzava di mettersi seduto.
Nonostante lo fece con calma, la sua testa iniziò lo stesso a girare mentre lo faceva.
Si portò una mano alla fronte cercando di riprendersi e borbottò -Dov’é il mio telefono?
Doveva chiamare Kuro e dirgli che stava male, non perché avesse bisogno che qualcuno si occupasse di lui, ma perché Kea non poteva stare insieme a lui, non poteva rischiare che prendesse l’influenza a sua volta e comunque qualcuno doveva prendersene cura.
Si mise in piedi con fatica e barcollò, confusamente sentì la voce di Kea che adesso si era fatta preoccupata e che urlava il suo nome.
Aprì la bocca per dirgli che andava tutto bene, che non doveva essere preoccupato, ma non riuscì a dire nulla perché tutto si fece immediatamente nero.
 
Kuro era a una riunione aziendale quando lo schermo del suo cellulare si illuminò per la chiamata di Kenma. Corrugò la fronte confuso e chiuse la chiamata inviando uno di quei messaggi programmati “sono in riunione”. Nonostante ciò, qualche secondo dopo arrivò una nuova chiamata sempre dal marito.
A quel punto iniziò a preoccuparsi. Si alzò e disse in fretta -Scusate, è importante- prima di correre fuori dalla sala senza aspettare una risposta.
-Kenma?- rispose in fretta e con la voce agitata.
-Papà!- pianse Kea al telefono.
-Kea? Amore? Che succede? Dov’è Kenma?- il corpo di Kuro si era già mosso per andare verso il suo ufficio e recuperare le chiavi della macchina.
-Papà non si sveglia!!- continuò a piangere Kea -è a terra e non si alza!
-Sto arrivando Kea, sta tranquillo piccolo.
Il viaggio di ritorno a casa fu uno dei più veloci della sua vita, la sua mente aveva pensato a milioni di scenari apocalittici e, a ognuno di questi, il suo piede premeva un po’ di più l’acceleratore.
Non appena varcò la porta di ingresso, Kea corse verso di lui che stava ancora piangendo, due gatti invece lo fissavano dalla porta della cucina.
-Dov’é?- chiese urgentemente al bambino mentre si toglieva le scarpe.
Kea si limitò a indicare con un dito tremante la loro camera da letto.
Kuro trovò Kenma a terra su un fianco, il volto corrucciato, le labbra socchiuse e il respiro pesante. C’era un altro dei loro gatti che gli stava annusando la faccia confuso, forse cercando di capire perché non gli avesse ancora dato il suo cibo.
Quando si inginocchiò al fianco del marito il gatto iniziò a guardare lui in attesa, ma Kuro lo ignorò e prese tra le braccia Kenma sentendo quanto fosse caldo.
Sospirò di sollievo nel rendersi conto che era solo febbre, non che avrebbe preso la cosa alla leggera, ma era diventato bravo a gestire quei momenti.
-Cosa ha?- chiese Kea in piedi al suo fianco con gli occhi lucidi e spaventati e le mani strette tra la pelliccia di quello che adesso Kuro ricordava doveva chiamarsi Mio.
-Papà ha solo la febbre, si riprenderà presto, stai tranquillo.
Si alzò prendendo l’uomo in braccio, poi lo portò a letto coprendolo con diversi strati di coperte.
-Davvero?
Sistemato Kenma, Kuro si dedicò al figlio.
-Vieni qui- disse chinandosi e allungando le braccia verso di lui, prendendolo in braccio subito dopo non appena questo si gettò tra di esse.
-Papà starà bene- lo rassicurò di nuovo stringendolo e baciandogli la fronte -ha la febbre come quando la prendi anche tu, l’importante è farlo riposare così che possa riprendersi in pochi giorni.
-Ma lui è caduto a terra e non rispondeva, quando la prendo io non succede questo.
Kuro gli asciugò le lacrime e lo rassicurò ancora -quando tu prendi la febbre noi ci prendiamo cura di te, giusto?
Kea annuì.
-Se facciamo lo stesso con Kenma, allora questo non capiterà più.
Kea smise di piangere e rifletté un po’ su quelle parole, infine disse risoluto -Allora ci prenderemo cura di lui!
Kuro sorrise e gli diede un nuovo bacio in fronte -Bravo amore.
A quel punto lo rimise a terra e tornò ad occuparsi di Kenma: gli mise un panno bagnato in fronte per far scendere la temperatura, cercò di farlo bere anche se non era del tutto cosciente e poi lo lasciò dormire mentre gli preparava un pasto leggero in cucina, il tutto sempre e immancabilmente aiutato da Kea. Poi sì, diedero da mangiare anche ai gatti.
Fu tre ore dopo che Kenma si svegliò, la temperatura non era scesa, i suoi occhi erano lucidi e le guance rosse, ma sembrava lucido.
-Kuro?- domandò incerto nel vederlo.
-Ehy gattino, come ti senti?- sussurrò sedendosi al suo fianco mentre gli scostava i capelli sudati dal viso.
-Uno schifo- rispose sincero.
Kuro sorrise -Immaginavo, ti va di mangiare?
Kenma fece una smorfia -Magari dopo.
Il corvino annuì, sapeva già che gli avrebbe risposto in quel modo ma doveva pur sempre tentare.
-Perché sei qui?- domandò Kenma corrugando la fronte -non ricordo di averti chiamato.
-L’ha fatto Kea, era terrorizzato e mi ha fatto preoccupare parecchio.
L’espressione dello streamer si fece triste.
Kuro provò subito a risollevargli il morale -Ti va di indossare la mascherina? Kea vorrebbe stare con te.
-Va bene- sussurrò in risposta.
Kuro sorrise e annuì, si alzò a prendere la mascherina chirurgica e, prima di fargliela indossare, gli rubò un bacio a stampo.
-Kuro!- si lamentò il più piccolo -potresti ammalarti!
-I miei anticorpi sono più forti dei tuoi.
Kenma lo guardò male, ma evidentemente era troppo stanco per rispondergli verbalmente.
Qualche secondo dopo, Kea si arrampicò sul letto e gli si rannicchiò contro -Papà dice che se dormi ti sentirai meglio- sussurrò il bambino mentre lo scrutava alla ricerca di qualcosa.
-Sì- rispose Kenma mentre gli accarezzava i capelli scuri -mi serve solo un po’ di riposo, mi dispiace di averti fatto preoccupare.
Kea sorrise rassicurante -Stai tranquillo papà, noi ci prenderemo cura di te!
Gli occhi di Kenma si fecero ancora più lucidi, poi si spostarono a cercare Kuro con lo sguardo. Non ebbero bisogno di scambiarsi alcuna parola, entrambi sapevano quanto erano stati fortunati ad aver portato quel bambino splendido nella loro vita.

[1158 parole]
  
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