Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: kamony    29/05/2022    3 recensioni
Una missione da compiere: riportare la terra alla vita. Un uomo distrutto dal rimorso che ha bisogno di un motivo per tornare a sperare e a lottare. Due nuovi arrivi sull'Arcadia: una ragazza dal passato nebuloso, costretta a fingersi ciò che non è, e un ragazzo che ha qualcosa da nascondere. La loro presenza scombinerà le dinamiche a bordo della nave pirata più famosa della galassia, il cui capitano si troverà a dover fare i conti con sentimenti che credeva morti per sempre. Storia ambientata totalmente nel movieverse con alcune contaminazioni dal multiverse di Capitan Harlock
|Harlock, nuovo personaggio, Yama, Meeme, Yuki Kei, Yattaran e un po' tutti i personaggi|
|Romantico, avventura, introspettivo, shi-fi|
Fic rivista e corretta. Postata nel 2014, cancellata da me nel 2018
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Yama
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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  .37.

 

LA DIAGNOSI

I giorni passavano e Joy sembrava stare benino, nonostante avesse avuto una piccola ricaduta, un’altra scossettina come quelle che avevano preceduto la grossa crisi. Aveva subito preso le medicine e aveva parlato con Zero.
Il dottore non era molto tranquillo. Non gli bastavano più le analisi fatte, ma non aveva gli strumenti adatti per fare ulteriori approfondimenti. 
Era ancora molto indeciso se parlarne con Harlock, perché sapeva quanto fosse delicata la situazione e quanto sarebbe stato pericoloso portare quella ragazza su un pianeta per farla visitare in un centro specializzato. Era un azzardo perché era certo che il Capitano sarebbe voluto andare con lei e si sarebbe esposto ad un rischio inutile. Essendo il ricercato numero uno dell’intera Galassia, per lui, andare in giro fuori dell’Arcadia poteva essere molto rischioso.
Aveva traccheggiato per qualche giorno, anche in virtù del fatto che Joy, per fortuna, stesse meglio, ma ora con questa nuova piccola crisi s’era deciso a parlarne con Meeme.

Tra lui e l’aliena esisteva un rapporto particolare, indefinito, ma di profonda e reciproca stima. Ci fu un momento, tanti anni prima, quando passavano molto, troppo, tempo insieme a bere sakè, che c’era stato quasi un guizzo di tenerezza tra loro. Meeme un giorno, all’improvviso, gli aveva chiesto un bacio
(1), che però lui si era rifiutato di darle. Non aveva mai capito quella bizzarra richiesta. Ubriaca non poteva essere, dato che lei si nutriva esclusivamente di alcool, e quindi si era sempre domandato il perché di quella uscita così singolare. Lui non si era mai sentito all’altezza di quell’essere alieno quasi mistico, e non era voluto entrare in così grande intimità con lei, ne aveva timore. Era una creatura così particolare, così leggiadra ed eterea che gli sembrava asessuata, come una sorta di angelo, che dovesse rimanere al di sopra delle cose degli uomini. Come sapeva per certo, che la sua abnegazione per il Capitano, non era e non sarebbe mai stata un legame tipicamente umano, né tanto meno di natura romantica. Meeme di fatto era come una specie di coscienza vivente per Harlock, era come se fosse stata la sua parte interiore personificata, così come Tochiro era l’anima dell’Arcadia. 
La devozione dell’aliena era puramente e decisamente platonica, perché al di sopra delle debolezze umane, sebbene all’inizio, come tutti, anche lei fosse stata vittima del potente fascino di Harlock, a cui non sfuggiva nessuno. Per questo quella volta era rimasto così sconcertato da quella insolita richiesta, che però era subito svanita nell’aria, come una bolla di sapone e che non fu mai più ripetuta.
La stima tra loro era rimasta intatta, seppure negli ultimi tempi si fossero visti molto poco e frequentati anche meno.
L’aveva fatta chiamare e adesso lei era lì, nel suo studio, elegantemente seduta, in modo piuttosto rilassato, con una gamba accavallata e un braccio appoggiato al tavolo.
“Gradisci del sakè?” le chiese il medico, mentre apriva uno stipetto in cui teneva gli alcoolici.
“Sai che ho un debole per quel liquore, volentieri Zero” disse Meeme sorridendogli amabilmente. Era stata sempre piacevole per lei, la compagnia di quell’umano. Era una mente semplice e tranquilla, non intricata e contorta come quella di Harlock. Con Zero poteva rilassarsi e non pensare a niente. Le regalava una sensazione di leggerezza che le piaceva molto.
L’uomo versò da bere e l’aliena lo trangugiò tutto d’un fiato, era golosa di quel liquore.
Se ne fece versare ancora e poi gli chiese “Dunque Zero, a che debbo l’onore di questo invito, dopo così tanto tempo, nel tuo studio?” e riprese a bere il sakè.
Il medico gli spiegò a grandi linee quale fosse il problema e Meeme lo ascoltò senza fiatare, una volta che l’uomo ebbe finito, parlò “Potrei portarla io stessa da un vecchio amico di Harlock, che potrebbe fare in una giornata tutti gli approfondimenti del caso. Però dobbiamo convincere il Capitano a non esporsi al rischio di lasciare l’Arcadia” commentò.
Zero annuì e le versò altro sakè “Sono d’accordo con te, ma come intendi fare? Non hai visto com’è iperprotettivo con quella ragazza? Non credo che acconsentirà tanto facilmente a lasciarvi andare da sole”.
Meeme finì il suo liquore e si passò la punta della lingua sul piccolissimo labbro superiore in un gesto del tutto spontaneo, privo di ogni malizia umana, per non lasciare neppure una goccia di sakè, che fece comunque arrossire il dottore come uno scolaretto, quindi sospirò “Parlerò io con Harlock. Una cosa è certa, non possiamo opporci alla sua volontà; quindi, bisognerà convincerlo” e si alzò “Appena saprò qualcosa mi farò viva. Grazie della bevuta, dovremmo farne più spesso”.
L’uomo sorrise lievemente imbarazzato “Perché no?” buttò lì, prima che si congedassero definitivamente. Ma quando se ne fu andata, si rilassò di colpo. Era troppo bella e troppo strana per lui, sarebbe stato meglio se avessero continuato a mantenere le distanze.

Meeme aveva tentato di parlare con Harlock, ma lui, soprattutto sentendo che Joy doveva fare una visita specialistica, era stato irremovibile.
Avrebbe accompagnato la biologa e non avrebbe ammesso intromissioni di alcun genere, da parte di nessuno.
Il problema era che sarebbero dovuti andare su Cerere
(2) dove c’era il più grande centro di cura di tutto il sistema solare, in pratica era una sorta di pianeta ospedale, voluto dalla Gaia Saction ai tempi della Guerra di Come Home, per far fronte alle esigenze di cura dovuta alle aspre battaglie. In seguito i medici operanti si erano pacificamente ribellati e avevano ottenuto che tutti potessero andare a curarsi lì, non solo i soldati, i membri della Gaia Fleet e della Gaia Sanction, ma chiunque, civili compresi. L’unica condizione per accedere a quel pianeta era non avere pendenze con la legge, né tanto meno con il governo della coalizione.

Harlock e Meeme avevano conosciuto il dottor Heizo qualche anno prima, a causa di una brutta ferita che era stata inferta a Yattaran durante un abbordaggio. Si era infettata e il primo ufficiale aveva rischiato grosso, così anche loro avevano deciso di azzardare e l’avevano portato su Cerere per salvargli la vita.
Da allora, dopo un inizio burrascoso, era nata una bella amicizia con il medico che li aveva aiutati e che si era sempre messo a loro disposizione, ogni qual volta ne avessero avuto bisogno. Dall’Arcadia però, difficilmente ricorrevano all’aiuto di Heizo se non costretti, come questa volta, perché era troppo pericoloso, sia per loro, che per lui, dato che rischiava la forca ogni volta che li faceva atterrare in segreto su quel pianeta.
Avendo catturato Ezra, sicuramente da parte della Gaia Fleet erano stati intensificati anche i controlli e per Harlock sarebbe stato un mezzo suicidio atterrare su Cerere, ma non voleva sentire ragioni. 
Fu così che Meeme lo lasciò perdere e andò a parlare direttamente con Joy.
“Devi convincerlo a non venire. Possiamo accompagnarti io e Yattaran, o io e chiunque altro, ma non Harlock” le disse decisa e molto risoluta, dopo averle spiegato la stretta necessità di nuove analisi.
La biologa si era molto preoccupata, ma non lo aveva dato a vedere all’aliena e cercò di risponderle il più tranquillamente possibile.
“Non ti preoccupare, ci parlerò questa sera. Farò in modo che mi dia retta”.
Meeme annuì e ritornò da dove era venuta.
La biologa invece se ne tornò in laboratorio. Aveva puntato i piedi e ottenuto di tornare alle sue normali occupazioni.
Non aveva detto niente ad Harlock della sua nuova piccola crisi e aveva pregato Zero di tacere, sapeva che si sarebbe preoccupato inutilmente, anche se adesso cominciava a non essere tranquilla neppure lei, non riuscendo a capire che cosa le stesse capitando. Cercava di distrarsi con il lavoro per non cedere allo sconforto e alla paura.
Quella sera, come si era ripromessa, parlò con lui.
“Devo fare questa visita specialistica su questo pianeta…” cominciò a dirgli.
“Sì lo so, si chiama Cerere ed il medico è il Dottor Heizo” la interruppe lui.
“Il punto è che non voglio che tu venga” gli disse senza mezzi termini.
Lui la incenerì con un’occhiataccia “Io faccio quello che è giusto fare” le rispose tagliente.
Era arrabbiato, sicuramente Meeme o Zero le avevano parlato, ma non avevano capito che lui non l’avrebbe lasciata da sola neppure a rischio della sua stessa vita. Era preoccupato, questa faccenda non gli piaceva per niente, voleva vederci chiaro e di persona, perché avvertiva che c’era qualcosa che non andava.
Lei capì che avrebbe dovuto aggirare l’ostacolo e avere molta pazienza, perché sembrava davvero irremovibile.
Gli si avvicinò e a sorpresa, lo abbracciò, spiazzandolo completamente. Infatti rimase un po’ irrigidito.
La ragazza allora alzò lo sguardo verso di lui e disse “Che c’è? Ti do fastidio?”.
“No…” rispose guardingo. Non che fosse propriamente un tontolone, poteva benissimo intuire la motivazione di quel gesto, infatti le prese le mani e la obbligò a sciogliere quell’abbraccio.
“Non mi convincerai” disse serio.
“In realtà, penso proprio che ti convincerò e comunque ti avevo abbracciato perché hai il muso più lungo del solito e pensavo ti facesse piacere, ma tu a volte sei davvero peggio di un istrice!” gli disse un po’ piccata.
“Non volevo essere scostante”.
“Ma lo sei stato e lo sei spesso” lo rimproverò.
Lui arricciò il naso. Aveva ragione. Già, lei era quella che aveva quasi sempre ragione…
“Mi dispiace” disse sincero avvicinandosi, ma lei si ritrasse.
“Ora non ho voglia io delle tue gentilezze”.
“Che c’è, dobbiamo litigare?”.
“Magari ci farebbe bene” sentenziò Joy. “Io non ti voglio con me. E se tu insisti, allora io non andrò a fare la visita” gli spiattellò. Si era innervosita, quella sera non era incline a dargliele tutte vinte, come invece faceva di solito e a dire il vero, era anche un po’ stufa di essere sempre lei quella condiscendente, accomodante e comprensiva.
Lui s’incupì molto.
“Se non vuoi andare, temo che farò qualcosa che andrà contro i miei principi. Ti obbligherò”.
“Prima o dopo avermi sculacciata e mandata letto senza cena?” gli chiese lei sarcastica.
“È inutile che tu faccia dello spirito. Si tratta della tua salute e su questo argomento non transigo”.
“A parte che è la mia salute, ma parli proprio tu? Non ti ricordi che quando eri moribondo facevi di testa tua, trasgredendo tutti gli ordini del medico?”.
E continuarono a discutere animatamente per un bel po’, fino a quando lei fu molto chiara.
“Non permetterò che tu rischi la tua vita per portarmi a fare una visita! E non mi obbligherai, perché non è nella tua indole comportarti così, perché mi vuoi bene e mi rispetti, quindi mi farai fare a modo mio. Andremo io Meeme e Yama”.
“Neanche per idea!” sibilò lui.
“Sì invece. Lo farai per me, perché io desidero così e sto male, e tu non mi farai arrabbiare, né mi farai venire un’altra crisi solo perché vuoi essere testardo come tuo solito. E poi ragiona, daremo meno nell’occhio noi tre”.
“Oh certo, con una nibelunga al seguito, non darete nell’occhio proprio a nessuno!”.
Ma stava per cedere, perché lei aveva toccato i tasti giusti.
“Meeme non è una stupida, sa come fare, fidati di noi. Non mi far diventare un problema, ti prego, io non voglio essere quella che crea situazioni di pericolo. Mi faresti un grave torto, vuoi davvero che abbia rimorsi per tutta la vita?” gli disse davvero accorata.
“E poi, se tu per primo non riesci a trattarmi come un qualsiasi membro della tua ciurma, come potremmo portare avanti questa cosa?”.
Lui si passò una mano tra i capelli frustrato, poi le si avvicinò.
“Come ti viene in mente anche solo di pensare, che tu per me sia come un qualsiasi membro di questa nave?” le disse, con lo sguardo attraversato come da una scintilla.
Lei lo abbracciò di nuovo e questa volta lui la lasciò fare.
“Se devo restare qui, devo per forza essere come chiunque altro Harlock, altrimenti divento troppo pericolosa per te e per tutti gli altri. Quindi, ora farai il bravo e mi dirai che abbiamo il tuo permesso per andare su Cerere, che tu ci monitorerai e ci guarderai le spalle dall’Arcadia”.
Dopo qualche mugugno e sbuffo, alle fine si arrese, ma solo per compiacerla non perché fosse d’accordo. Non voleva davvero farla arrabbiare, anche perché Zero si era raccomandato di non farla stressare e così, seppur a malincuore, cedette, ma solo a beneficio della sua salute. Non si sarebbe dato pace finché non fossero rientrati e se fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, ma aveva promesso e avrebbe mantenuto la parola.

 

Due giorni dopo, Meeme Joy e Yama salirono su un areo navalizzato e si diressero su Cerere.
Arrivarono dalla parte più remota e meno controllata del pianeta. Appena atterrati, trovarono ad attenderli una navetta-ambulanza attrezzata per le malattie infettive, pronta a caricarli e portarli direttamente da Heizo. Era uno stratagemma che usavano sempre. Nessuno scagnozzo della Gaia Saction si prendeva quasi mai la briga di controllare quei velivoli, che si supponeva trasportassero qualche umano infettatosi in chissà quale pianeta e in chissà quale cantiere, o miniera aliena.
Dopo i soliti convenevoli, Heizo si affrettò ad iniziare i dovuti controlli su Joy. Partì con esami del sangue, ma anche esami cellulari, esami elettrostatici, scannerizzazione molecolare, eco tac celebrale, rilevazione laser della polpa del midollo spinale, insomma un vero e accurato check-up completo
(3).
Ovviamente non erano esami che si potessero fare in breve tempo e come previsto, soprattutto per avere i primi riscontri, sarebbe stato necessario rimanere su Cerere almeno per l’intera giornata.
La ragazza fu chiusa in una stanza con dei fidatissimi collaboratori del medico. Yama rimase fuori della porta a fare la guardia e Meeme si appartò con Heizo, per metterlo a conoscenza di ciò che Zero le aveva detto su Joy.
“Le hai fatto la tua scansione del DNA?” s’informò l’uomo, conoscendo le abilità dell’aliena. 
“No. Non volevo impressionarla. Ma c’è qualcosa di poco chiaro che sfugge al medico, sembra una reazione scatenata da qualcosa, ma non capisce in realtà che cosa possa essere”.
Heizo si riservò di aspettare i risultati e fece qualche domanda a Meeme, tanto per informazione, soprattutto su quel chip che la ragazza aveva impiantato in testa e che lui aveva subito notato. L’aliena gli riferì quello che le aveva detto Yattaran.
Il medico fin da subito aveva avuto un sospetto, ma non ne parlò perché voleva vederci veramente chiaro prima di esporsi, tanto sarebbe solo stata questione di tempo.
Però volle fare una domanda a Meeme “Questa ragazza è umana. Hai la certezza matematica che lo sia?” gli chiese.
Meeme annuì “Assolutamente sì”.
Heizo si grattò pensoso il mento “E allora temo che ci sia davvero qualcosa che non va… speriamo che non sia un processo irreversibile…” commentò a voce alta, corrugando la fronte.
Meeme si preoccupò “Che intendi dire?” gli chiese.
“Te lo spiegherò ad analisi fatte, non mi piace parlare per ipotesi” tagliò corto lui.
Intanto Joy si faceva studiare ed analizzare, non senza un sottile e serpeggiante senso d’angoscia che aumentava ogni qualvolta passavano ad un nuovo tipo di esame, sperava di finire presto, che le dicessero che tutto andava bene. Voleva tornare da Harlock, sperando che non fosse troppo agitato. 
Cominciava ad avere paura ed a temere di avere davvero qualcosa di grave. 

Yama intanto continuava a fare la guardia ed era piuttosto teso, perché ovviamente non è che non si rendesse conto che stavano rischiando grosso. Su Cerere c’erano un sacco di soldati che, se li avessero scoperti, probabilmente li avrebbero fatti fuori, o presi in ostaggio per catturare Harlock, quindi era costantemente in allerta e non vedeva l’ora che avessero finito, perché anche lui era impaziente di rientrare.

Una volta terminate le analisi, Heizo chiese di parlare in privato con Meeme.
Le confermò i dubbi che aveva avuto in origine e l’aliena rimase a dir poco scioccata.
“Ma sei sicuro?”.
“C’è un margine d’errore del venti per cento circa, ma sono abbastanza sicuro e ti dirò di più. Lei sarebbe meglio che non sapesse niente, questo per preservare la sua salute. Non deve davvero agitarsi. Ad ogni modo, ti darò dei medicinali più efficaci e più adatti di quelli che le ha somministrato Zero. Ve ne darò una buona scorta, ma come potrai capire, l’unica soluzione valida sarebbe rischiare un intervento, che però non può certo avere garanzie di riuscita. Questa ragazza sta rischiando la vita. Più tempo passa, più il pericolo aumenta, questione di mesi direi, uno, ad essere ottimisti due” le spiegò.
Fu a quel punto che Meeme gli spiegò da dove venisse Joy e che non era di quell’arco temporale.
Il medico sembrò sollevato “Allora credo la sua unica vera speranza di salvezza sia tornare indietro nel tempo e risolvere a monte il problema, facendosi disinstallare quel chip”.
Parlarono a lungo di questo e molto altro e l’aliena si convinse della cosa, poi si congedò.
Ora su di lei gravava un peso veramente enorme.
Joy non doveva sapere tutta la verità… ma allora, come convincerla a tornare indietro nel tempo?
E ad Harlock che cosa doveva dire? La verità, o no? 
Era certa che l’avrebbe presa malissimo e come al solito se ne sarebbe attribuito tutta la colpa… un vero dilemma.
Per ora decise di non pensarci, avrebbe studiato uno stratagemma e avrebbe dovuto farlo da sola, perché gli equilibri di tutta quella situazione erano delicatissimi. Aveva una responsabilità enorme e questa volta non avrebbe commesso errori, avrebbe agito con la lungimiranza e la saggezza che la contraddistinguevano.

Intanto Joy era stata congedata e stava spettando Meeme con i risultati, per poter rientrare anche insieme a Yama sull’Arcadia.

L’aliena però non sapeva proprio che fare con Joy, sebbene qualcosa dovesse pur dirle.
Il medico le aveva dato il suo consiglio e lei, seguendo la sua logica tutta particolare, le disse l’unica cosa che poteva veramente sapere senza sconvolgerla, o rompere il suo equilibrio psichico che era poi, in quel momento, la cosa più pericolosa per la sua salute.
“Sei stata contaminata” le disse asciutta, come se le comunicasse di avere il raffreddore.
“Come? E da cosa?” chiese la ragazza impaurita, guardando prima lei e poi il medico con aria interrogativa e angosciata. Questa proprio non se l’aspettava.
“Da una sorta di virus alieno” rispose Meeme, lanciando un’occhiata d’intesa al medico.
Il medico annuì “Purtroppo il tuo fisico sta reagendo molto male. C’è questa sorta di auto difesa in corso, per cui sarai ancora soggetta a queste crisi. Ora io ti darò una cura più forte e più specifica di quella di Zero, per rallentare questo processo, ma la cosa più saggia da fare sarebbe quella di tornare indietro nel tempo. Potresti bloccare questo processo che si è innescato per via di quel chip che collide con il virus e avresti la certezza che non soffriresti più, perché ciò che hai ti potrebbe causare anche tanta sofferenza fisica” le disse l’uomo. Le stava dicendo una mezza verità, nascondendo una cosa importante di quella specie di processo di metamorfosi, solo ed esclusivamente per il suo bene e la sua incolumità. Doveva tassativamente tornare indietro e salvarsi, ma non poteva assolutamente essere messa in agitazione, perché era estremamente pericoloso per la sua vita, avere altre crisi molto forti. 
La sua tranquillità aveva la priorità su tutto.
Joy rimase molto interdetta, non era molto propensa a considerare l’idea di tornare indietro nel tempo, aveva appena deciso restare e poi non capiva.
“Ma che significa? Che virus? E dove lo avrei contratto?” chiese per nulla convinta.
“Qualcuno te lo ha trasmesso” disse vagamente il medico.
“Qualcuno?” chiese lei, cominciando a capire.
Poi si girò verso Meeme “È come penso?”.
L’aliena pensò che quello in fondo fosse il male minore e annuì.
“È stato Harlock e credo che tu possa capire come e che cosa” tagliò corto.
“Quindi non è un virus…” chiese lei piuttosto spaesata.
“È stata la dark matter” tagliò corto Meeme. Non avrebbe dovuto dirlo ma lo fece.
Il medico la guardò malissimo, ma ormai il danno era fatto.
Joy si sentì morire.
E ora?
Che cosa sarebbe accaduto?
Che ne sarebbe stato di lei?
Sarebbe dovuta davvero tornare indietro nel tempo?
Qualunque cosa sarebbe stata per lei una tragedia, perché aveva fatto la sua scelta ed era felice e convinta; invece, il destino le stava giocando un bel tiro mancino, azzerando tutto e rimescolando ancora una volta tutte le carte in tavola.

 

NOTE:
(1) Omaggio alla serie classica del 1978, episodio n.29 in cui Met/Meeme/Miime bevendo allegramente con il Dottor Zero gli chiede un bacio, per noia, lui si rifiuta e lei lo rincorre! :D
(2) Cerere è l'asteroide più massiccio della fascia principale del sistema solare; fu inoltre il primo ad essere scoperto, il 1º gennaio 1801 da Giuseppe Piazzi, e per mezzo secolo è stato considerato l'ottavo pianeta. Dal 2006, inoltre, Cerere è l'unico asteroide del sistema solare interno ad essere considerato un pianeta nano, alla stregua di Plutone, Makemake, Haumea ed Eris. L’ho preso in prestito e ho fatto finta che fosse un pianeta terraformato, mi piaceva il nome latino :) (Fonte Wickipedia)
(3) Serie di termini “medici” totalmente inventati a random dalla sottoscritta :P

 

 

 

  
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