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Autore: Stillathogwarts    30/05/2022    2 recensioni
"Dalle ceneri della guerra erano rinati ed erano rinati più forti, perché erano rinati insieme."
(Dalla Storia)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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DISCLAIMER: I personaggi e il mondo di Harry Potter in generale non mi appartengono. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

These Violent Delights


“These violent delights have violent ends.”

William Shakespeare, Romeo and Juliet

 
 
 
Avevano vinto la guerra e dalla guerra avevano imparato.
Avevano imparato a discernere il bene dal male.
Avevano imparato a conoscersi e ascoltarsi.
Avevano imparato ad ammettere i propri sbagli.
Avevano imparato l’importanza di venirsi incontro.
Avevano imparato a fare ammenda e a perdonare.
Avevano imparato ad aprirsi.
Avevano imparato ad amarsi.
Dalle ceneri della guerra erano rinati ed erano rinati più forti, perché erano rinati insieme.
 
Si erano avvicinati durante l’ottavo anno scolastico.
Lui, obbligato a ripetere l’ultimo anno come condizionale per la sua libertà.
Lei, perché era tutto ciò che le era rimasto.
Lui, rotto e con l’animo in tempesta.
Lei, ferita e con lo spirito spento.
 
Si erano odiati tanto, in passato, ma nessuno dei due lo aveva ritrovato quell’odio, quando si erano rivisti.
Si erano trovati una sera di ottobre, da soli.
Lui, perché le scelte del suo passato lo avevano isolato da una parte e quelle del suo presente lo avevano allontanato dall’altra.
Lei, che invece quella solitudine la ricercava, perché la gente la soffocava.
Si erano seduti insieme, in silenzio, nei resti di una Stanza anch’essa rovinata dalla guerra.
 
E il giorno dopo erano tornati, così come quello dopo e quello dopo ancora.
Avevano iniziato a studiare insieme, senza dire una parola; arrivavano, si accomodavano, studiavano, andavano via.
Lei, che era l’unica a non cambiare direzione quando lo vedeva.
Lui, che era l’unico a non cercare di avvicinarla.
E come avrebbe potuto, avvicinarla, dopo quello che aveva fatto?
 
Avevano iniziato anche a parlare; di scuola inizialmente, del più e del meno poi.
Avevano iniziato a confidarsi, raccontandosi a bassa voce dei loro demoni interiori e incubi ricorrenti; avevano condiviso i loro dolori e si erano leccati le ferite a vicenda; avevano aperto all’altro il proprio cuore, rivelandosi senza maschere e senza filtri, perché tutto quello sarebbe comunque rimasto in quella Stanza.
E poi un giorno, quella bocca, la stessa bocca che l’aveva schernita e umiliata tante volte, aveva implorato il suo perdono; lacrime salate sul suo volto; lei aveva sorriso e glielo aveva accordato.
Il primo abbraccio, in una fredda notte di dicembre.
 
Le loro labbra si erano scontrate per la prima volta una domenica di marzo, quasi per errore; non avevano più smesso di cercarsi.
Si erano amati tra le lenzuola di un letto che non era il loro, nel silenzio e la penombra della Stanza che tante volte li aveva avvicinati, consolati e confortati.
Si erano amati anche dopo, intensamente, totalmente, immensamente.
Si erano amati con passione, dedizione e devozione reciproca.
Incondizionatamente.
Avevano guardato al futuro, quel futuro che avevano lottato per avere e che desideravano condividere; un futuro da costruire insieme.
Avevano condiviso i loro sogni e i loro desideri, sussurrandoli durante la notte, temendo che il giorno potesse portarglieli via.
 
Si erano innamorati contro ogni previsione, contro ogni opposizione, nonostante le avversità.
 
E poi era arrivata un’altra guerra.
La loro guerra, quella che contava veramente.
Una guerra contro la famiglia, la guerra per il loro amore.
Onore e rispetto.
Orgoglio e pregiudizio.
Avevano lottato di nuovo, con le unghie e con i denti; avevano lottato con tutta la forza che avevano in corpo e nella mente.
E poi, con un lampo verde, i loro cuori si erano ridotti a uno.
Lo aveva stretto tra le sue mani, il suo cuore; immobile, pallido, freddo, mentre la sua controparte continuava a battere senza saperne neanche più il motivo.
Il suo urlo disperato non aveva incrinato l’ostilità del padre ormai consumato dall’odio, che incolpava quell’amore per la perdita del figlio, invece di incolpare sé stesso.
Riversa sul terreno, senza armi, né fisiche né metaforiche, senza difesa alcuna, né bacchetta né armatura, continuava a stringerlo e a gridare il suo nome.
E alla fine il braccio del padre crudele si era alzato di nuovo, pronto a fermare anche l’altro cuore.
 
Erano diventati un simbolo della guerra, i due amanti sfortunati.
Erano stati ritrovati abbracciati, in un letto di rose insanguinate.
Lo stesso sangue per il quale si erano odiati e combattuti; lo stesso sangue per il quale si erano perdonati e poi amati; lo stesso sangue per il quale erano stati disdegnati e contrastati.
Lo stesso sangue in nome del quale erano stati spenti.
Per la sola colpa di essersi amati.
Erano stati ritrovati tra sospiri sgomenti e lacrime versate, per la bellezza di quei due cuori incatenati e la crudeltà con la quale erano stati fermati.
Un amore spezzato dall’odio e dal pregiudizio, un amore maledetto, quello dei due amanti sventurati.

 
 

“Una triste pace porta con sé questa mattina:
il sole, addolorato, non mostrerà il suo volto.
Andiamo a parlare ancora di questi tristi eventi.
Alcuni avranno il perdono, altri un castigo.
Ché mai vi fu una storia così piena di dolore
come questa di Giulietta e del suo Romeo.”
William Shakespeare, Romeo and Juliet
   
 
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