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Autore: Autumn Wind    31/05/2022    2 recensioni
(Missing moment della storia Wish you were here)
Tanto è stato detto, pianto e riso sul vestito rosso con lo scollo a V che ha cambiato per sempre le vite di Hermione e Severus dopo aver sconfitto le ombre di Bellatrix alla battaglia al Ministero ... ma qual è davvero la storia dietro quel misterioso abito?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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1.
L'Invito

Severus sapeva sin dall’inizio che andare , in quella serata, era una pessima idea.
L’invito di Minerva era giunto, infido e sinistro, dopo la lezione di pozioni al quarto anno di Grifondoro e Serpeverde, notoriamente la sua accoppiata prediletta, considerato che poteva liberamente togliere punti ai primi e darne ai secondi. A ripensarci, probabilmente Minerva sapeva che quelle due ore lo mettevano quasi di buonumore … quasi, perché l’unica che riuscisse a farlo davvero sorridere, in quel momento, era stesa sul divano di Spinner’s End, avvolta in una calda coperta di lana, tutta presa dal revisionare le bozze del suo ultimo libro.
“Suvvia, Severus: sei il vicepreside ed il capocasa di Serpeverde da anni, oramai … non puoi continuare a rifiutarti di presenziare al Ballo di San Valentino, gli studenti si aspettano che tu ci sia!” lo aveva letteralmente implorato la preside dal fondo dell’aula buia e maleodorante dei sotterranei. “Qual è esattamente la parte della parola ‘no’ che non ti è ben chiara, Minerva?” aveva sibilato Piton, continuando a sistemare i tomi usati durante la lezione con un gesto noncurante della bacchetta. “Ci saranno anche Remus, Filius e Neville!” aveva ritentato la preside. “E ti sembro uno di loro, sinceramente?”
A quel punto, Minerva McGranitt, spazientita, aveva sfoggiato un sorriso falsamente accondiscendente, lo stesso che usava per convincere il Ministero. E già questo avrebbe dovuto allarmare Severus, ma, indubbiamente, tanti anni di pace e felicità dovevano aver intorpidito il suo sesto senso per i guai.
“Credo che ad Hermione farà piacere, invece.” aveva sparato la preside, godendosi l’espressione sbigottita del collega. “E perché mai, Minerva?” aveva sibilato Severus, intuendo il piano diabolico dietro il sorrisetto da povera anziana acciaccata. “Perché ho mandato l’invito a Spinner’s End via gufo: a quest’ora dovrebbe averlo già ricevuto. Oh, dimenticavo: quest’anno il ballo è aperto anche a consorti e fidanzate degli insegnanti … un’ottima occasione per mostrarvi finalmente in società, no?” aveva ridacchiato prima di svanire fuori dall’aula in un batter d’occhio, consapevole, forse, che l’inarrestabile ira di Severus avrebbe potuto incenerire chiunque gli stesse dinanzi in quel momento.
Per tutto il resto del giorno, i sotterranei avevano letteralmente tremato: il temibile professor Piton, si sussurrava per i corridoi, era decisamente di pessimo umore. Quando era tornato finalmente a casa dopo un’estenuante giornata con le sue odiate teste di legno, tremava quasi per lo sforzo di contenere la frustrazione: se c’era una cosa che detestava, era essere messo alle strette ed era decisamente ciò che Minerva aveva appena fatto. Ma gliel’avrebbe pagata, oh se gliel’avrebbe pagata …
Non appena aveva spalancato la porta di casa, aveva istintivamente guardato nel portalettere, sperando invano di riuscire ad intercettare la busta in tempo, ma, con suo estremo rammarico, non c’era.
“Cercavi gli inviti per il Ballo di San Valentino?” aveva trillato la voce fresca di Hermione, facendolo sospirare, rassegnato: sulla soglia del soggiorno, la sua fiera e bellissima Grifondoro, in leggins e maglione di lana, lo stava fissando, divertita, sventolandogli sotto al naso con i fieri occhi color nocciola due cartoncini color lavanda con sopra inciso lo stemma di Hogwarts. Per qualche istante, i due erano rimasti a fissarsi, immobili. “Minerva me la pagherà.” aveva poi sentenziato, lapidario, Severus, levandosi il mantello con gesti eleganti e misurati. “Immagino che, a questo punto, tu esiga di andarci insieme, giusto?”
“Solo se è quello che vuoi tu.” aveva ammesso Hermione, stupendolo, come sempre, di quanto meravigliosa fosse quella creatura che, per qualche assurdo miracolo del destino, era finalmente sua oramai da anni. “Tu adori i balli, Hermione …” aveva obiettato. “Sì, ma tu li detesti: non ti piace farti vedere in pubblico, detesti la folla, mal sopporti studenti e colleghi e … oh, certo, come dimenticarlo: non indosseresti mai niente che non sia rigorosamente nero.” aveva sorriso, trionfante, Hermione, avvicinandosi lentamente ed allacciandogli le braccia al collo, avvolgendolo con il suo dolce profumo di libri e muschio bianco. “Ed io non voglio obbligarti a fare nulla che ti renda infelice …”
Severus l’aveva scrutata, ammirandone, per l’ennesima volta, la bellezza, determinazione e l’innata sicurezza: quella giovane donna aveva sacrificato molto, troppo, per i suoi venticinque anni e soltanto per stare insieme a lui, un’ombra dalla gola squarciata che camminava, colmo di rimorsi e rimpianti, dal passato ingombrante, un aspetto logoro ed un pessimo carattere. Aveva affrontato a testa alta le rimostranze di tutti, dai suoi genitori ai Potter, senza alcun timore, come una vera Grifondoro. Forse, anche lui avrebbe dovuto compiere un sacrificio per lei, ogni tanto … per quanto gigante fosse.
“Andremo a quel ballo, invece.” aveva, così, detto, cingendole i morbidi fianchi e tirandola a sé. “E ci mostreremo a tutti per quello che siamo. Non mi pare di avere nulla da nascondere o di cui vergognarmi … o sbaglio, forse?”
Hermione, incredula, lo fissava come se avesse avuto davanti un alieno. Solo dopo parecchi minuti di silenzio, aveva deglutito e l’aveva abbracciato di slancio, stringendolo a sé. “Grazie.” gli aveva sussurrato all’orecchio e Severus, per una volta, si era sentito un po’ meno orribile del solito.
Ora che la fatidica serata era giunta, però, Piton non era più così sicuro della scelta che aveva fatto. “Hermione!” chiamò a gran voce, controllando l’orologio e sbuffando sonoramente. “Faremo tardi!”
“Un secondo solo e sono pronta …” trillò lei dalla loro camera. “Hai detto la stessa cosa venti minuti fa!”
“Uffa, arrivo, arrivo, va bene … quanto sei pedante!”
“Non è questione di scrupolo, bensì di ruoli: sono vicepreside e capocasa di Serpeverde, se proprio devo presenziare si esige quantomeno che io sia punt …”
Non appena sentì dei passi in cima alle scale e si volse per accogliere la giovane, però, le parole gli morirono in gola: sapeva già piuttosto bene che Hermione Jean Granger fosse bellissima. Aveva avuto modo di constatarlo ogni singolo giorno dei cinque anni che avevano trascorso assieme, gomito a gomito, dalla fine della battaglia al Ministero contro le ombre redivive di Bellatrix Lestrange ed il suo esercito, del resto e mezzo mondo magico ancora si chiedeva come quella meravigliosa creatura celestiale potesse stare assieme ad uno come lui, che di bello e luminoso non aveva proprio niente. Se lo chiedeva anche lui, ogni tanto, a dirla tutta.
Quella sera, però, Hermione era più che bella: ora capiva perché fosse una diretta discendente della strega Persefone, dal momento che sembrava una visione in grado di resuscitare anche i morti. Con indosso un lungo abito scarlatto dallo scollo a V e l’ampia gonna fatta di vari strati che si accartocciavano gli uni sugli altri, tingendosi di dorato ai bordi in piccoli ricami di piume di fenice, aveva gli avambracci tempestati di bracciali dorati che, come rami fioriti, s’inerpicavano sino ai gomiti, lunghi pendenti abbinati ed quei morbidi capelli castani e mossi in cui Severus tanto amava tuffarsi sciolti sulle esili spalle. Un rossetto carminio completava lo splendido abbinamento.
“Beh, che te ne pare?” rise Hermione, vedendolo imbambolato e facendo una breve piroetta su se stessa. “Sei … sei bellissima.” sussurrò con voce roca Severus, deglutendo a fondo prima di tenderla una mano pallida per aiutarla a scendere. “Anche tu!” rise lei, accarezzandogli la lunga giacca bordata d’argento con gli alamari ed i polsini abbinati che la strega aveva estratto dalla vecchia soffitta di Spinner’s End apposta per l’occasione. “Non essere ridicola …” commentò il mago, baciandole il dorso profumato della mano. “Il sole sei tu.”
“Ma il sole non esiste senza la luna, giusto? E quella sei tu.” gli sorrise la Grifondoro, rivelando uno sguardo spensierato, felice ed innamorato che mai e poi mai Severus Piton avrebbe pensato di vedersi rivolgere da nessuno, tantomeno da lei. “Ti piace il mio vestito?” domandò, raggiante, Hermione, mentre Severus l’aiutava ad infilare il pesante cappotto rosso, sciarpa e guanti. “Dire che mi piace sarebbe riduttivo.”
“Avevo proprio intenzione di piacerti, quando l’ho comprato …”
“Non ti serve un abito per piacermi, Hermione, lo sai.” sorrise, beffardo, scostandosi per lasciarla uscire nella gelida sera di febbraio per smaterializzarsi ai confini di Hogwarts.
Mentre la strega si lasciava condurre, non riuscì a fare a meno di pensare a quando aveva comprato quel vestito che aveva lasciato Severus letteralmente a bocca aperta, con uno scintillio nello sguardo che raramente gli aveva visto sfoggiare.
Con l’avvicinarsi del ballo, infatti, si era resa conto di non avere niente da mettere: l’unico vestito che aveva risaliva al Ballo degli Hart di ben cinque anni prima e, sebbene avesse portato loro una certa fortuna, era decisamente inadatto per una serata ad Hogwarts. Aveva guardato, nostalgica, le vetrine di Diagon Alley ogni giorno mentre tornava da loro, fermandosi ad ammirare gli splendidi abiti esposti. Le sarebbe piaciuto indossare una di quelle meraviglie, ma non poteva permetterselo: Severus, se gliel’avesse detto, glielo avrebbe comprato senza esitare, rinunciando a qualcos’altro per sé pur di farla contenta, lo sapeva bene, ma non lei voleva. Per quanto i suoi guadagni come scrittrice e libraia part-time non fossero stellari, aveva la sua indipendenza ed intendeva comprare da sé ciò che le serviva.
Alla fine, ad una settimana dall’evento, si era risolta a chiedere all’unica persona in grado di aiutarla …
“Oh, ma sicuro!” aveva esclamato, entusiasta, la vampira Mina, amica storica di Severus, eccellente Cupido e, da poco, moglie di Remus e madre della loro figlioletta Andromeda, al telefono, gli strilli della bambina in sottofondo. “Certo che ti accompagno … ma si va dove dico io, che tu, altrimenti, ti vesti da fatina dei boschi!”
“Mina è un ballo scolastico …”
“E chissenefrega, hai qualcosa da nascondere, cara? Mostra invece quanto siete sfolgoranti e belli insieme, per Dracula!”
E, così, appena due giorni dopo, una gelida sera dove il ghiaccio si accumulava agli angoli delle strade, Mina l’aveva trascinata a Notturn Alley, nello stesso negozio dove l’aveva forzata ad acquistare l’abito per il ballo di cinque anni prima.
Al solo ricordare quella serata, ad Hermione ancora veniva il mal di testa: erano rimaste due ore nella boutique, facendo letteralmente ammattire e sbuffare la pazientissima Heather, una versione aggiornata di Morticia Addams, mentre Mina, spaparanzata sul divanetto, scuoteva i lunghi capelli color pece e scopriva i canini al bocciare ogni singolo abito. “Questo è troppo corto, quello troppo lungo. Quell’altro, lì … sì, va bene che sei l’erede di Persefone, ma sembri un melograno. E quello? Oh, per Dracula, vuoi far ammattire il corpo docenti? Quei ragazzini ti salterebbero addosso! E Severus li ucciderebbe all’istante, quindi eviterei … oh, e quello? Sembra che abbiano scuoiato Remus durante il plenilunio, te l’assicuro!”
Alla fine, Hermione era talmente stanca e stordita che non aveva neanche fatto caso alle facce sconvolte delle due donne quando era emersa dal camerino con il fatidico abito rosso. “Questo va bene?” aveva sospirato, esasperata, allargando le braccia. Mina era schizzata in piedi, battendo le mani. “Perfetto: lo prendiamo. Heather, cara, ci faresti lo sconto ed una bella confezione? Grazie …”
“Aspetta … non sarà un po’ … troppo?” aveva mormorato Hermione, mordendosi il labbro. “No, cara, invece è esattamente quello che ti ci vuole: né troppo, né troppo poco. Il giusto per infiammare Severus, ma non gli altri …”
“Infiammare?” aveva deglutito Hermione. “Eh beh certo … altrimenti quando mai ti chiederà di sposarti, cara? Sono cinque anni che vivete assieme! Ed un bel bambino, niente ancora? Guarda che l’orologio biologico ticchetta … soprattutto per lui, ma non dirglielo.”
“Mina!” aveva esclamato la Grifondoro, sconvolta. “Stiamo benissimo così … e, poi, sai anche tu che Severus non è tipo da matrimonio … né da figli …”
“Sì, certo, certo … Heather, quasi dimenticavo: gioielli da abbinare a questa meraviglia ne abbiamo? Sì? Perfetto, mostraceli! E tu non temere, cara …” le aveva sorriso, scuotendo i pendenti celtici mentre le posava le mani gelide sulle spalle, invisibile al riflesso dello specchio. “Quando ti vedrà così, vedrai che verrà subito la voglia di fare un bel bambino anche a lui!”
“Hai freddo?” le chiese Severus, destandola dai propri pensieri. Hermione sbatté le palpebre, voltandosi a fissarlo. “No, sto bene …”
“Eri arrossita …”
“Sarà l’emozione!” liquidò lei, imbarazzata, stringendosi al braccio forte e sicuro di Severus: tutt’attorno a loro, la Foresta Proibita era avvolta dalla neve, che macchiava il sottobosco e aveva coperto le fronde dei sempreverdi con il suo silente manto candido. In lontananza, il castello di Hogwarts, illuminato contro un cielo buio, aveva acceso tutte le sue luci, rischiarando la notte. Una dolce musica veniva dalla scuola …
“Pronta?” le chiese Severus, stringendole la mano. Hermione si volse a fissarlo: avrebbe voluto dirgli che lo capiva e che, in fondo, temeva quello che sarebbe successo là dentro. Sicuramente avrebbero attirati sguardi e commenti acidi di mezza platea, forse persino qualche insulto. E, sebbene amasse Severus con tutto il cuore, a lungo andare quelle parole taglienti come lame stufavano …
“Siamo ancora in tempo per disertare ed andare a bere whisky alla Stella Nera, come ai vecchi tempi …” le sussurrò Severus. Lo fissò nelle iridi talmente scure che sembravano voler inghiottire la notte, in cui, tuttavia, brillava un luccichio di orgoglio e sicurezza che raramente gli aveva visto in passato. Lo aveva sfoggiato, fiero e battagliero, quando aveva difeso a spada tratta la loro relazione dinanzi ai Potter, a Lily ed ai genitori di Hermione. E, se lui, che aveva molto di più da perdere in termini di reputazione, era in grado di mostrarsi in pubblico con lei senza vergogna alcuna, poteva farlo anche la regina di Grifondoro.
“No.” gli sorrise, sicura, stringendosi a lui ed inspirando il suo rassicurante profumo che la faceva sempre sentire a casa. “Andiamo: non abbiamo nulla di cui vergognarci … o no?”

Angolo Autrice:
Bentornati/e!
Complice l'essere costretta a letto malata, non ho potuto esimermi dal lasciar correre un po' l'immaginazione ed ecco che ne è uscita l'idea di questa minilong, che occuperà credo 2 o 3 capitoli, su questo Missing Moment della mia long Wish you were here, di cui è comunque consigliata la lettura per capire la storia.
Spero possa piacervi, è più un divertimento che altro!
Alla prossima!
E.

 
  
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