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Autore: sasdavvero    02/06/2022    0 recensioni
Isao aveva un dilemma, un bel dilemma, uno di quelli che ti fanno accapponare la pelle e ti fanno arrossire fino al midollo.
Era da circa due anni che si era messo a ragionarci su, ed era arrivato alla conclusione che forse, in fondo, li amava.
Difficile, difficile, soprattutto pensando che Nuie e Tenji erano fidanzati ormai da tre anni.
Un casino.

[solo BNHA OCs]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay Isao, puoi farcela, si ripeteva l’uomo mentre tentava di far star ferme le gambe tremanti.

Si era laureato da pochi giorni, era ancora preso dall’euforia di quella specie di festa dopo la cerimonia.

Euforico.

Isao aveva un dilemma, un bel dilemma, uno di quelli che ti fanno accapponare la pelle e ti fanno arrossire fino al midollo.

Era da circa due anni che si era messo a ragionarci su, ed era arrivato alla conclusione che forse, in fondo, li amava.

Difficile, difficile, soprattutto pensando che Nuie e Tenji erano fidanzati ormai da tre anni.

Un casino.

Isao sarebbe volentieri arrivato alla fine dei suoi giorni senza dir loro niente, non voleva rovinare quel rapporto di amicizia così bello che si era creato in quegli anni.

Isao, Nuie e Tenji si erano conosciuti per caso in uno di quegli incontri per matricole organizzati dall’università. Pur essendo tutti e tre in corsi diversi, erano rimasti in contatto tra loro, e anzi, erano riusciti a diventare grandi amici, nonostante non si vedessero tanto spesso.

Al terzo anno di università, Tenji aveva preso coraggio e si era dichiarato a Nuie, e i due avevano iniziato a uscire insieme. A Isao non dispiaceva. Certo, essere il terzo incomodo in quelle occasionali uscite di gruppo lo faceva sentire come un qualcosa in più, di superfluo, diciamo, inutile nella loro più importante relazione, ma era felice che i suoi due amici fossero insieme, fossero felici, l’uno con l’altra. In più non si facevano scrupoli a ricordargli quanto fosse importante lui per loro, quanto non fosse superfluo.

E Isao stava bene, non capiva cosa fosse quella strana sensazione nel petto ogni volta che Nuie e Tenji si guardavano, ma non ci faceva troppo caso.

Solo successivamente, però, provò a pensarci un attimo. In qualche modo era geloso di loro, pensava che fosse perché magari anche lui voleva una relazione, come la loro, ma ogni volta che provava ad attaccare bottone con qualcuno si sentiva a disagio. Le relazioni, in verità, non gli erano mai importate molto, e dopo vari tentativi falliti pensò che forse non stesse funzionando perché non conosceva minimamente le persone con cui ci provava, forse doveva conoscere qualcuno senza aspettarsi subito un qualcosa, ma la sensazione nel petto gli tornava sempre, quando pensava a questo e quando pensava a loro.

Isao era un ragazzo molto tranquillo, gentile, calmo, ma che sapeva rispondere a tono, quando serviva. Si era appena laureato in giurisprudenza, ma aveva ancora alcuni dubbi: il fondamentale era con quanta facilità fosse in grado di dimenticare le cose. Più che altro, gli avvenimenti. Aveva fatto la giusta fatica ad imparare tutti gli ordinamenti e le regole del caso, ma spesso non si ricordava cose, storie raccontategli pour parler, cosa era successo la settimana precedente, sentimenti.

E qui arriviamo al punto. Isao, anni prima, si era innamorato, qualche volta, ma, nel presente, non era in grado di ricordare ciò che aveva provato, come l’aveva provato. Aveva il dubbio di essersi innamorato di nuovo, ma non ne era sicuro, non riusciva a capire.

Non capiva, eppure moriva dentro ogni volta che i suoi due migliori amici si abbracciavano davanti a lui.

Non era perché volesse un qualcosa come il loro, o almeno, non del tutto. Era geloso di loro, di come Nuie potesse accarezzare con facilità i capelli di Tenji e di come Tenji potesse con non chalance baciare sul collo Nuie. Voleva esserci lui, lì, ad accarezzare i capelli di Tenji, e baciare sul collo Nuie, voleva poter stringere loro la mano come la stringevano loro l’uno all’altra, voleva che loro abbracciassero lui come si abbracciavano tra loro.

Voleva essere parte di ciò che avevano.

Ma non poteva.

Come avrebbe potuto?

Col tempo iniziò ad inventare sempre più scuse per evitare di uscire, e col tempo i due mollarono un po’ la presa.

Eppure anche questo non andava bene, a Isao non andava bene portarsi questo segreto nella tomba, si era laureato, Nuie anche, Tenji stava per farlo, entro poco tempo se ne sarebbero andati senza più dire una parola, e lui non voleva perderli. Voleva parlare ancora con loro, avrebbe voluto non provare queste cose per poter far tornare tutto come prima.

Ma.

Voleva dirglielo.

Voleva dirglielo perché in due anni, pur essendosi un po’ allontanati, non era cambiato niente in lui, e sapeva che se non avesse detto niente avrebbe vissuto con il rimorso.

Male che vada lo rifiutavano e andava tutto a puttane, ma almeno Isao avrebbe avuto una risposta, una conferma.

Era impossibile che lo amassero.

Suona il campanello.

Sono arrivati.

Respira Isao, ce la puoi fare.

Eccoli.

Da quanto tempo non li vedeva. Due mesi? Forse tre? Tanto, troppo tempo.

Nuie aveva il suo solito sorriso leggero sul volto, Tenji sempre quello sguardo divertito. Occhi blu, profondi, catturanti. Occhi verdi, smaglianti, lucenti. Isao non riuscì a evitare il sorriso che si fece spazio sul suo viso, sempre loro, qui, ora, di nuovo.

Mi basta avervi visti un’ultima volta.

Bugiardo.

Gli sorrisero, si salutarono. C’era un’aria calma, ma una impercettibile tensione.

Li fece accomodare al tavolino del salotto.

Non erano mai stati a casa sua.

Per quanto volesse poter scherzare, parlare di nulla e di tutto, Isao voleva togliersi questo peso.

Voleva parlare.

Gli ospiti aspettavano, lo guardavano, Nuie quasi seria, preoccupata, forse, diversa, Tenji diverso, preoccupato anche lui, li ha fatti preoccupare? Va tutto bene, sto bene, sento già le lacrime, come al solito.

Isao respirò, sentiva il loro profumo, Nuie aveva sempre quel profumo di fiori, sempre, il solito, quello familiare, Tenji sembrava aver messo troppo dopobarba. Nulla era cambiato. Tutto era cambiato.

Che confusione.

Le mani sotto al tavolino gli tremavano, non riusciva a farle stare ferme.

Respirò di nuovo.

“C’è una cosa che— che devo dirvi, cioè, che voglio dirvi, che… è da tanto che— che so e che boh, magari adesso posso dirvela. Non c’è bisogno che commentiate o altro, solo— solo, ve la dico, e basta…”

E ora sembravano ancora più preoccupati.

Isao respirò ancora.

Ora o mai più.

Stemmerda di lacrime.

“Vi amo.”

Silenzio.

Respirò ancora.

“Tutti e due, io… me ne sono reso conto circa un anno fa, credo. Sapevo— sapevo solo che boh, ci stavo male, quando voi… boh, ero felice per voi, sono felice per voi anche adesso, ma— non lo so, ci stavo male e vi vedevo e—“ respiro, strozzato, “— e volevo esserci anch'io, con voi, ma non posso e— scusate, non voglio mandare in crisi la vostra relazione, potete solo— ignorare quello che ho detto, ma adesso, boh, ho pensato che potevo dirvelo, non lo so.

“Scusate.”

Silenzio.

Le sue parole rimbombavano nell’aria e Isao non aveva il coraggio di guardarli negli occhi.

Tenji e Nuie si scambiarono uno sguardo.

Nuie sorrise un poco.

“Isao,” lo chiamò.

Isao pensava solo a come non far notare le lacrime agli occhi.

“Isao, dammi le mani.”

Lentamente, dopo qualche attimo, Isao poggiò le mani sul tavolino.

Aveva il vizio di grattarsi le mani quando era nervoso. A volte un po’ troppo.

Mani grandi, con qualche cicatrice qua e là.

Nuie gli stringeva le mani. Erano fredde, davano sollievo a Isao che si sentiva bruciare vivo.

Tenji rimaneva a guardare Isao, uno sguardo triste, preoccupazione, nei suoi occhi. “Isao, va tutto bene, okay? Va tutto bene, non devi scusarti per quello che provi.”

E Isao sentiva le lacrime che cominciavano a scorrere e le spalle tremavano e strizzava gli occhi e—

Una mano, esitante, leggera, sulla sua spalla.

Un gesto che non capiva se lo facesse stare meglio o peggio.

Tenji lo abbracciava, e Isao si sentiva un idiota a cercare, in qualche modo, di imprimersi quella sensazione addosso.

Che stupido.

Nuie fece come Tenji e si sedette anche lei al suo fianco, gli accarezzava dolcemente la schiena con una mano mentre l’altra teneva ancora le sue.

“Mi dispiace che ti sei tenuto dentro questo tuo star male, Isao, mi dispiace davvero,” disse Tenji.

A quanto pare voleva che piangesse di più.

“Fa niente, fa— fa niente, ci sono abituato.”

Sentì Nuie stringergli le mani.

Non disse nulla.

Rimasero in silenzio per un po’, solo, così, loro, insieme, e Isao riuscì piano piano a calmarsi.

Mentre non riusciva a non pensare a come fosse così bello essere con loro, anche solo in questo semplice modo, anche se in un’occasione così.

Dio

Dio.

“Come ti senti?” chiese Tenji, vedendolo respirare in un modo meno strozzato.

Isao alzò le spalle. “Non lo so, ma grazie.”

Gli sorrideva e dio—

Dio.

“Tieni,” Nuie gli passò un fazzoletto, “almeno ti asciughi un po'.”

Isao accettò il fazzoletto, si soffiò il naso e si asciugò sommariamente le guance. “Dio, sono un disastro.”

“Sei il nostro disastro, va tutto bene, Isao, davvero.”

Isao era immobile.

Cosa…?

Nuie gli accennò un lieve sorriso. “Sai, ecco, anche noi vorremmo dirti quakcosa.”

La vide fare uno sguardo a Tenji, che si limitò a continuare a sorridere.

“È da… un anno, circa, che ci pensiamo, e… da quando hai iniziato ad allontanarti, io…” Nuie portò una mano al cuore, “ho sentito come un vuoto, come se… una parte importante di me se ne fosse andata. Non sapevo spiegarmelo, in alcun modo, perché pensavo a Tenji e pensavo che era sbagliato, avere una sensazione così dopo averti… perso.”

“Ne abbiamo parlato, qualche mese fa,” continuò Tenji, “io, devo ammettere, avevo una cotta per te, Isao, come per Nuie, ma te sembravi sempre così indaffarato, come se ogni mio tentativo di provarci ti scivolasse sempre addosso, e allora mi sono arreso, e io e Nuie ci siamo messi insieme, non l’ho fatto per rimpiazzarti, ma perchè ero comunque davvero innamorato di lei, e non ti avrei perso, se non ti avessi detto quello che provavo.”

E improvvisamente tutte quelle volte in cui Tenji si era avvicinato un po' di più, tutte quelle volte in cui gli sfiorava un braccio, in cui ridevano così, così, insieme, tutte cose dimenticate, tutte, riaffioravano nella sua testa.

Dio, che stupido.

“In pratica,” Nuie sorrideva così dolce, così dolce, “il succo del discorso è che anche noi ti amiamo, Isao, e sapere che anche tu ci ami mi riempie il cuore di gioia.”

Isao era immobile.

Immobile.

Davvero…?

“Non mi state prendendo in giro, giusto?”

I due si diedero uno sguardo, scossero la testa in contemporanea.

Dio.

Dio.

E altre lacrime scorrevano sul suo viso, mentre non ci credeva, non ci credeva, ma era—

Era vero.

Era vero.

Dio santissimo—

“Isao?” Nuie sembrava quasi spaventata, “tutto okay?”

Sentiva la mano di Tenji massaggiargli ancora la schiena, mentre annuiva.

Dio.

Gli scappò una risata.

“Sto bene, sono— sono solo felice, io—” non riusciva nemmeno a parlare.

E quando sentì le braccia esili di Nuie e quelle sicure di Tenji avvolgersi attorno a lui, Isao non ci vide più.

Li strinse, li strinse a sé e non li lasciò andare, tenendoli saldi, stretti, loro, loro, tra le sue braccia, loro, loro, loro.

Alla fine, quel giorno non fu l’ultima volta che si videro.

Due mesi dopo Tenji si laureava, e cinque mesi dopo Isao poteva tornare a casa e sentire il profumo di quello che lui cucinava e il chiacchiericcio di Nuie che commentava qualche serie in TV.

Poteva sentire loro, poteva stare con loro.

E non poteva essere più felice di così.

   
 
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