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Autore: Flofly    05/06/2022    6 recensioni
Ci sono stati giorni difficili nella vita di Remus Lupin. Giorni terribili che avrebbe voluto dimenticare, cancellare per sempre. Ma tutti lo hanno portato a quel momento, la sera del 2 maggio 1998, la sera della Battaglia di Hogwarts.
E quel terribile unico giorno come tutti quelli che lo hanno preceduto hanno solo una ragione di esistere. E si chiama Nymphadora Tonks.
La storia partecipa alla challenge indetta da Bessie e Ciuscream sul forum Writing Games - ferisce più la penna “Perché San Remus è San Remus”
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sei tu motivo per cui la mia vita è cambiata
Sei tu che hai visto i miei sbagli ma non l’hai giudicata
E sei tu quel confine fra il giorno e la notte
 
Nella vita di ogni persona ci sono giorni che cambiavano tutto, quelli che dividono la storia in un primo o un dopo. C’era chi ne ricorda un suono, una voce, o persino una sensazione. Per lui era stato diverso. L’odore, quello gli era entrato dentro e non gli aveva più dato tregua.
Ricordava bene l’odore del giorno in cui aveva smesso di essere come gli altri: era un bambino eppure sapeva bene che niente sarebbe stato più lo stesso. E non era tanto la stanza troppo chiara e troppo luminosa a impaurirlo, o tutte quelle persone attorno al suo letto che lo scrutavano preoccupato. Aveva aperto la bocca per parlare ed era come se tutti gli odori della stanza lo avessero riempito, attaccandosi alla sua lingua come la piuma di zucchero che gli comprava sempre suo padre quando andavano a fare compere a Diagon Alley.
C'era il sapore aromatico e pungente delle erbe, quello forte dell’alcol, quello appiccicoso e metallico del sangue, lo stesso che aveva sentito prima che il mondo diventasse buio. Il suo sangue, per essere precisi: prima del dolore del morso era arrivato un grande calore, come se si fosse avvicinato troppo al fuoco. Poi più nulla.
E poi un odore più forte di tutti che non gli dava tregua: quello della paura. La paura era ovunque attorno a lui, talmente potente da lasciarlo senza parole. Mischiata all'odore di iris di sua madre e quello quasi animale del bosco che rimaneva sempre addosso a suo padre dopo essere rientrato dalle sue missioni alla ricerca delle creature oscure. Erano così forti, ora, così potenti da farlo quasi sentire male, avvolti com'erano da quel mantello di orrore e incredulità.
Quel giorno Remus Lupin compiva cinque anni.
Quello era stato il giorno in cui aveva deciso che nessuno lo avrebbe più amato.
 
C’era poi stato il giorno in cui per la prima volta aveva capito che poteva fidarsi di quelli che erano i suoi migliori amici, di poter rivelare loro il suo più grande segreto. Quel giorno sapeva di terra, dell’aria già tiepida della sera di inizio primavera di un aprile incredibilmente caldo, di eccitazione. Era la prima volta che l’odore del giorno che scivolava piano verso la notte non faceva più paura.
E poi c'era stato il giorno di Halloween dopo la notizia della morte di Lily e James in cui aveva vagato per le strade, solo, mentre attorno a lui il mondo esplodeva di gioia. Ma per lui c’era solo l’odore della solitudine, un sentore ammuffito di giochi lasciati troppo tempo in un posto umido e buio.  L’odore che lo avrebbe rincorso ovunque, tormentandolo tanto quanto l’ultimo quarto di luna crescente.
E il giorno in cui aveva ritrovato Sirius, l’odore famigliare del suo corpo, quell'energia che neanche un decennio ad Azkaban aveva potuto sopprimere: incenso misto a labdano, l’inconfondibile sentore dell’ultimo erede della nobile e antichissima famiglia Black. L’irrefrenabile, incurante, arrogante Sirius Black. Quello cui dovevano ripetere mille volte, inutilmente, di pensare prima di parlare. E che come sempre non dava retta a nessuno. Troppo orgoglioso, troppo intelligente, troppo... Sirius. Era stato come tornare a casa.
 
E di nuovo la solitudine, il dolore che ora sapeva di quella stanza al ministero, il metallo liquido del velo, un odore indescrivibile, impalpabile, lo stesso dell’urlo di Harry: cenere, sangue, lacrime. E l’ultima scia di fumo denso e sacrale che scompariva.


E poi era arrivato il giorno in cui il buio non faceva più paura, quando aveva smesso di nascondersi. Il giorno in cui aveva sentito per la prima volta la sua pelle sotto la lingua, un gusto salino, il sapore della stessa aria che gli permetteva di vivere. Le sue labbra che lo cercavano con urgenza e la paura che si dissolveva. E finalmente poteva tornare a respirare, libero, come quando era ancora un bambino normale, quando il mondo non aveva iniziato a guardarlo come un mostro.
 
 
Oggi è un giorno per credere in te
Oggi lasciami senza parole
 
Un profumo di pulito, una nota di neroli e una punta di agrume unito a quello dolce e talcato che solo i bambini piccolissimi hanno. Il suo bambino per essere precisi.
«Dora cosa ci fai qui? Ti avevo chiesto, pregato direi, di rimare a casa con Ted!» aveva provato a dire prima che lei gli si buttasse in braccio baciandolo con foga. Il sapore della felicità, nonostante la paura che aleggiava attorno a loro.
«Sei tu che hai bisogno di me ora. E potresti dirmelo cento volte ancora e ancora cento e altre cento e verrei sempre qui da te» rispose, i capelli sempre più rosa e gli occhi scintillanti.
Dora si strinse a lui, più forte, posandogli un bacio sulle labbra, sorridendo.
«Sai amore, c’è una cosa che devo confessarti. Non mi sono innamorata di te quando ci siamo visti a Grimmauld Place.» gli sussurrò
«Vuoi dire che il mio charme di trentenne squattrinato e ricoperto di cicatrici dalle trasformazioni in lupo mannaro non è stata una calamita? Merlino, la mia vita è stata una menzogna allora» rispose sorridendo, un ritaglio di normalità in quella follia.
La strega sorrise contro le sue labbra: «A dire la verità ho deciso che ti avrei sposato quando avrò avuto sì e no otto anni, anche se non l’ho mai detto a nessuno. Avevo trovato una foto del Primo Ordine della Fenice e non la finivo più di fare domande su di voi, su tutti voi ai miei. Ma in realtà ero affascinata da te. E quando mamma mi ha detto che eri un lupo mannaro ho deciso che un giorno ti avrei convinto a sposarmi. E come vedi… credo che sia il retaggio Black, nonostante i geni mezzosangue e mutaforma. Dicono che siano particolarmente testardi»
Remus rise mentre l’aria si illuminava per gli attacchi dell’esercito di Voldemort. Ormai non c’era più tempo.
«Quindi mi staresti dicendo che sono caduto in una trappola? Per Godric Grifondoro, ho sempre saputo che fossi bellissima e intelligente… ma regina degli inganni ancora no. Una donna piena di sorprese, non c ‘è che dire»
«Per te? Sempre. E ora andiamo a riprenderci il mondo che spetta a nostro figlio»
Nessuna paura. Neanche una traccia. E le sue di paure erano state spazzate via ancora una volta dal suo tocco gentile.
 
Lui era Remus Lupin, Grifondoro, Malandrino, marito di Nymphadora Tonks, padre di Ted Lupin e Lupo Mannaro.
Era tutto quello e di più, perché lo era tramite lei, l’unica che poteva riconciliarlo con quell'universo che si era preso gioco di lui per troppi anni.
Non sapeva se avrebbe avuto modo di ricordarsi dell’odore di quella notte, ma di certo se il mondo aveva una speranza quella aveva il suo profumo, l’unico con cui valesse la pena morire
Il giorno in cui Remus Lupin seppe di essere amato, senza riserve.



 
E sei tu che mi inietti nel sangue il destino
E accompagni i miei passi come fossi un bambino
Sei la cosa più bella che ho sempre difeso
E hai sconfitto i miei dubbi quando io mi ero arreso
 
 
Non sentiva più niente: nessun odore, per la prima volta in vita sua. La guerra era finita, Voldemort era stato sconfitto, ma a quale prezzo? C’erano solo macerie attorno a loro, fumanti rovine dalle quali si intravedevano i corpi di tutti coloro che non ce l’avevano fatta. Sentiva le urla di chi era sopravvissuto, quel dolore sordo che conosceva fin troppo bene. Sarebbero stati ricordati come eroi ma erano troppe le vite falciate ancora prima che potessero sbocciare.
E tra tutti quei corpi c’erano i loro, pallidi e sereni, come se stessero solo dormendo, cercando di riposare prima che Ted li svegliasse urlando per reclamare la sua dose di attenzione. Lasciarlo era stata la cosa più difficile che aveva fatto, ma un giorno Ted avrebbe capito, sarebbe stato fiero di loro. Perché se c’era una cosa per cui Remus Lupin aveva giurato di difendere con ogni grammo del suo essere era la sua famiglia.
E poteva dirlo di aver adempiuto a quella promessa, stavolta.
Lui era stato fortunato, aveva avuto il tempo non solo di soffrire, ma anche di amare e di essere amato. Cinse la vita di Nymphadora dandole un bacio tra i capelli, mentre lei stringeva Fred che urlava accanto al fratello, cercando inutilmente di farsi sentire.
«Dobbiamo andare, non possiamo stare qui. Non puoi fargli questo, lascialo andare» sussurrò la strega all'orecchio del giovane, combattendo quello stesso desiderio che avevano loro di rimanere lì come fantasmi per non lasciare coloro che amavano.
Ma non era giusto. Per Nessuno.
Peeves apparve accanto a loro, in silenzio. Nessun grido, nessun sberleffo, nessun ghigno. Si limito a levarsi il cappello da giullare, guardandoli un’ultima volta.
Infestava quel maniero dai tempi dell’alto Medioevo ma prima di Nymphadora Tonks e dei gemelli Weasley non c’era mai stato nessuno come loro. Né ci sarebbe stato.
Ma avrebbe pensato lui a portare avanti la loro leggenda
«Giuro solennemente di non aver buone intenzioni» disse con voce rotta, simulando un inchino prima di scomparire tra la folla, tra i vivi, lontano.
Il mondo attorno a loro si fece sempre più sfocato, i lamenti più distanti, l’aria colma di fuliggine diventava chiara come quella dell’alba sul mare.
E mentre quelli che lasciavano perdevano i loro contorni, si trovarono sulla riva del Lago Nero mentre il vento dolce di un’estate impossibile che li accarezzava dolcemente.
 
«Benvenuti a casa».
 
Conosceva quella voce. Era sepolta nella sua mente e nella sua anima da anni. Remus si parò gli occhi dal sole brillante ma era impossibile non riconoscere quei capelli neri arruffati e quell'aria eternamente da adolescente. Accanto a lui, nella piena bellezza dei suoi vent'anni, i grandi occhi verdi di Lily lo squadravano felici mentre si avvicinava per abbracciare Fred.
«Mi prenderò cura io di te, tesoro. Come Molly si è presa cura del mio bambino» disse accarezzandogli la schiena, mentre il ragazzo si concedeva di cadere finalmente in terra, esausto.
«Papà!» Nymphadora si era staccata da lui per la prima volta da quando erano morti, per correre tra le braccia di Ted che l’aspettava poco distante, l’aria tranquilla che gli aveva sempre visto sin dal primo giorno.
Dietro, il solito sorriso eternamente distante e scanzonato e gli occhi grigi sarcastici, Sirius Black, sereno come non lo vedeva da tempo.
Gli occhi gli si riempivano di lacrime mentre James e Sirius lo stringevano in un abbraccio.
Teddy sarebbe stato bene, nonostante il dolore. Era certo che Andromeda e Harry avrebbe fatto di tutto per proteggerlo e fargli sapere ogni giorno quanto i suoi genitori l’avessero amato.

Scambiò uno sguardo con Nymphadora e dietro il velo di lacrime la vide annuire.
 
Di tutti i giorni che aveva vissuto quello era stato il più importante.
Il giorno in cui aveva capito che credere nell’amore era stata la scelta giusta.
Il suo ultimo giorno.



 
La distanza fra un uomo che ha vinto ed un uomo sconfitto
Sei tu

Quando ho scelto "Sei Tu" di Fabrizio Moro per la challenge Perche San Remus è San Remus avevo in mente un altro tipo di storia, più fluffy e meno triste. Poi però ho lasciato che le parole prendessero la piega che volevano e si adattassero a quello che provoca in me questa canzone, senza forzarle. Spero di aver reso giustizia a questa coppia spesso dimenticata ma che trovo di una forza e di una dolcezza incredibile. E per una volta non ci sono Serpeverde di mezzo.
   
 
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