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Autore: shadows_in_the_moon    06/06/2022    0 recensioni
Presi il cellulare facendo un bel respiro. Le mani mi tremavano,strano,non era da me essere così agitato. Ma quella decisione forse avrebbe cambiato tutto..
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GERARD'S POV Non so da quanto tempo ero lì, fermo,immobile, appoggiato sulla finestra, guardando fuori. Forse secondi, forse minuti, o forse ore. La pioggia batteva forte. Erano giorni che non smetteva. Ma era ottobre e quindi era normale che il tempo fosse così grigio e umido. Ma a me piaceva, mi è sempre piaciuto il clima invernale perché rispecchiava esattamente il mio stato d'animo. Grigio. Freddo. Mi ero perso a riflettere sulla mia vita, su me stesso. Di quello che ero stato e di quello che ero diventato. Ho fatto tanto e ho dato tanto, ma ho tolto anche tanto. Ecco, il togliere sicuramente sarebbe stato il mio fardello da portare per tutta la mia vita. Ma chi siamo noi per dover essere perfetti? Io non lo sono, anzi, sono stato il più egoista, eccentrico, e stronzo di tutte le persone che vivono sulla faccia della terra. Avevo tutto, e ho tolto tutto, a me stesso e anche agli altri. In primis a mia moglie e a mia figlia. Quanti mesi erano passati da quando stavo lì? Forse 3 o forse di più.... Ha importanza? Per ogni cosa ci vuole sempre il tempo necessario, ma ora quel tempo era scaduto. Erano mesi che mi ero chiuso in quello chalet di montagna, lontano da tutti e da tutto.A migliaia di chilometri dalla città, da tutta quella frenesia, da tutto quel vociare. Solo mio fratello Mikey sapeva dove ero. L'unico ad essermi sempre stato vicino in qualunque circostanza. Avevo bisogno di andarmene, di stare in un luogo tranquillo e lui senza domande mi procuró subito questo posto. Questa solitudine imposta da me stesso era necessaria. Ne avevo un bisogno disumano. Ma come ho sempre detto io, ci si può sentire soli anche stando in mezzo a tanta gente, ma quella è un'altra storia. Tolsi lo sguardo dalla finestra indirizzandolo al cellulare posto sopra il tavolo. Era il momento. Quel giorno era IL GIORNO. A dire la verità avevo deciso già da tempo, ma aspettavo questo in particolare. Volevo farlo, dovevo farlo e per riuscirci mi serviva l'aiuto di mio fratello. Presi il cellulare facendo un bel respiro. Le mani mi tremavano, strano, non era da me essere così agitato, ma quella decisione forse avrebbe cambiato tutto. Cercai il nome di Mikey in rubrica. Chiamai.
-     Gee...
-    Sono pronto.
-    Ok. -    Sai cosa devi fare.
Chiusi la chiamata e avevo il cuore a mille.La verità è che doveva essere tutto perfetto. Volevo che fosse tutto perfetto. Si. Sarebbe andato tutto bene. Circa due ore dopo arrivò mio fratello con tutto quello che gli avevo chiesto di portare.
-Gee... sicuro di quello che fai?
Era preoccupato. Glielo leggevo negli occhi. Ma anche io lo ero anche se riuscivo a nasconderlo. Annuìi alla sua domanda e presi ad aprire tutte le buste che aveva portato e che aveva appoggiato sopra il tavolo.
-    Forza Mikey ! Al lavoro!
Trascorremmo tutta la mattina e metà del pomeriggio a preparare quella che doveva essere una sorpresa. Un nuovo inizio. La sala dello chalet lo avevamo trasformato in uno di quei posti infestati da fantasmi. Avevamo messo delle ragnatele finte sugli angoli della casa con tanti ragni da sembrare veri, candele in ogni dove e di tutte le misure e colori, maschere di streghe appese, candelabri, pipistrelli che scendevano dalle travi con il filo da pesca il che faceva effetto perché sembravano reali. Per non parlare poi della tavola al centro con tovaglia rigorosamente nera, piatti e bicchieri neri e arancioni, imbandita con così tanta di quella roba da sfamare un esercito, compresa una torta fatta fare a tema per quell'occasione. Io e Mikey ci fermammo a vedere quello che avevamo realizzato e ne fummo davvero soddisfatti. Ci guardammo sorridendo e dandoci il cinque. Continuavo ad osservare per vedere se c'era qualcosa di sbagliato o fuori posto ma più guardavo e più rimanevo soddisfatto di tutto il lavoro fatto. Ci sedemmo un attimo. Era Halloween. Era il 31 ottobre. E il 31 ottobre, si sa, era il compleanno di Frank.
Erano quasi le 20. Mi ero vestito di tutto punto. Fatto la barba. Sistemato i capelli. Ora dovevo solo aspettare.
Pochi minuti dopo infatti qualcuno suonó alla porta. Mikey mi guardò. Entrambi ci guardammo e io annuii con la testa. Mi avvicinai alla porta sapendo già chi poteva essere. Infatti quando aprii non mi stupiì di trovarmi di fronte.... Ray e Bob.
—    Gerard..??ma che cazz...
—    Ciao Ray...Bob..
Ray restó immobile senza dire più nulla. Ci guardammo soltanto. Bob fece lo stesso anche se potrei giurare di avergli visto un mezzo sorriso.
—    Io...io non pensavo di trovarti qui Gee.. cioè... che succede?
Ray in quel momento lo vidi guardare dietro le mie spalle. C'era Mikey che alzó la mano per salutarli.
—    Gerard mi dici che cazzo ci fai qui? Cioè.. che ci facciamo noi??
Ray aveva un espressione tra lo stupore e la delusione. Ma era troppo freddo fuori quindi Mikey li invitó ad entrare. Una volta entrati titubanti, cominciarono a guardarsi intorno. Sui loro volti notai una serie di espressioni indecifrabili. Fu Ray a rompere quel silenzio che si era venuto a creare. —    Mi dite che significa tutto questo?.. Mickey?..abbiamo ricevuto un invito trovato nella cassetta della posta che diceva di una festa di Halloween in questo indirizzo... cosa c'entra Gerard? E cosa c'entra tutto questo?— Indicando tutti gli addobbi e annessi e connessi in quella stanza.
Bob rimase in silenzio aspettando una risposta da parte di entrambi. Erano visibilmente scioccati, di certo non se lo aspettavano di vedere me. Vidi mio fratello avvicinarsi a loro per spiegare, ma lo anticipai.
—    Ray, Bob.. lo so che ci siete rimasti di merda ma lasciate che vi spieghi..—
Cercai di restare più calmo possibile anche se sentivo il cuore uscirmi dal petto.
 —    Sono mesi che sono chiuso dentro questo chalet...lontano da tutti e da tutto.. avevo bisogno di silenzio, di guardarmi dentro... di pensare. Nessuno tranne Mikey sapeva che ero qui. Ho pensato tanto e so che voi tutti siete arrabbiati con me e non vi biasimo per questo, ma vorrei poter rimediare... —
Vidi Ray con la coda dell'occhio che voleva interrompermi e cosi gli diedi modo di parlare
—    Forse "arrabbiati" non è la parola giusta...
Bob si mise a sedere su una sedia, era serio, lui che era sempre stato il burlone del gruppo. Ma più che serio forse era triste, amareggiato.
—    Ascoltatemi, so che sono anni che non ci vediamo, che non ci sentiamo, ma... ma ho preparato tutto questo... volevo fare una festa per voi e festeggiare il compleanno di Frank... e poi..

Presi fiato perché non riuscivo nemmeno a dirlo...

  E poi perché avrei voluto dirvi che volevo riunire di nuovo il gruppo..
Ecco, l'avevo detto... Tutto silenzio. Nessuno disse niente. Nessuno muoveva un muscolo. Di certo non se lo aspettavano.Solo mio fratello era in un certo senso tranquillo. Lui sapeva. Continuai a parlare in modo che capissero.
—    Ragazzi... so di aver commesso diversi errori ma... voglio poter rimediare e con Mikey avevamo deciso di fare questa cosa in modo da portarvi qui, altrimenti se ve lo avessi chiesto io non sareste venuti—
—    Poco ma sicuro!— Sentenziò Ray. Ma come dargli torto? Ero stato io 7 anni fa a sciogliere la band senza nemmeno dare una spiegazione plausibile. In tutti questi anni non una chiamata, o una serata insieme. Mi ero allontanato da loro come un fuggitivo. E cosa avrei dovuto pretendere adesso? Forse niente o forse tutto... sapevo solo che in questi anni senza di loro sono stati i peggiori della mia esistenza . Per non parlare di Frank. Frank, l'amore più importante... Frank, la ragione di tutta la mia vita.
— Quindi, se non ho capito male, sono mesi che stai qui per riflettere e hai deciso di fare questa festa per Frank?...E Per riunire la band?

Bob mi guardava e voleva una risposta. Io annuii solamente. Avrei potuto dire tanto, ma invece non mi veniva nessuna parola, nessuna frase di senso compiuto. Avevo tante aspettative per quella serata, le avevo bramate, le avevo sognate. E non volevo dire o fare qualcosa che potesse mettere a rischio tutto questo.
—    Vi chiedo solamente di restare insieme e passare una bella serata. E anche con Frank... quando arriverà. E così potremo parlare della band e...
Vidi Ray guardare Bob e poi alzarsi.
—    Mi dispiace Gee... io ti voglio bene, noi ti vogliamo bene, davvero. Ma sono anni che non ti sei fatto né vedere e né sentire. Hai fatto le tue scelte e noi siamo stati costretti a fare le nostre.. non ce l'ho con te, credimi, ma io non voglio far parte di questa....— guardandosi intorno— pagliacciata. Capisco che vuoi fare pace con Frank, anche perché credo che tra tutti noi è quello che ha più sofferto. Ma.. —
Io rimasi gelido. Sentivo ma senza ascoltare. Cosa stava succedendo? Non era questo che volevo, non era questo che mi aspettavo.
—    Gerard non credi che sia un po' tardi per questo? Cioè.... Sono passati tanti anni e ognuno di noi ha fatto la sua vita. Siamo andati avanti. Frank è andato avanti...—
Bob non mi guardava nemmeno nel pronunciare quelle parole. Sapevo quanto male facevano a lui dirmele e altrettanto a me ascoltarle. Ma dovevo fare qualcosa, per loro, per la band.. e per me. Perché se avessi continuato così nella mia vita sarei sicuramente morto, morto di solitudine, di rimorsi, di dolore. Volevo rimediare. Cosa c'era di così sbagliato nel volerlo fare? Incontrai lo sguardo di Mikey e ci lessi dentro solo compassione. Mio fratello provava compassione per me. Per me. Guardai di nuovo quelli che consideravo miei amici ma che forse non lo erano più.. o per lo meno erano diventati soltanto dei conoscenti. E questo faceva male.
—    Vi prego ragazzi... restate qui...— Ma li vidi prendere il giacchino. —    Bob ti prego, rimani almeno tu..—
Mi guardava come si guarda un cane bastonato. Facevo pena pure a lui. Assurdo. Ray lo vidi prendere un braccio a Bob come per dargli la forza di uscire da lì.
—    Gee.. apprezziamo davvero quello che hai fatto, ma noi ce ne andiamo. Mi dispiace.

No no no!! Non possono andarsene. Ho fatto tutto questo per loro! No no no!! Guardai Mikey implorando di fare qualcosa, ma lui alzó le braccia in segno di resa. Nemmeno lui in quel momento poteva aiutarmi. Lo capivo, ma volevo aggrapparmi a qualsiasi cosa pur di non farli andare via. Tentai di fermarli prendendo Ray per un braccio
—    Ti prego Ray...
Ma lui si divincolò dalla mia presa.
—    Mi dispiace Gerard... davvero.
Li vidi uscire. Rimasi fermo davanti la porta non so per quanto tempo. Non avrei mai immaginato che sarebbe andata così. Avevo riposto ogni speranza in quella serata. Ma mi ero sbagliato. Mi ero illuso di poter cambiare le cose. Avevo fallito, avevo miseramente fallito. Sentìi la mano di Mikey poggiare sulla mia spalla. So che mi avrebbe voluto consolare ma in quel momento nessuna parola mi avrebbe dato conforto.
Erano le 21.
Frank doveva ancora arrivare.
—    Hey Gee..mi dispiace per come è andata con Ray e Bob.. forse hanno solo bisogno di tempo.— Mio fratello avrebbe venduto l'anima al diavolo pur di non vedermi in quello stato.
—    E comunque Frank deve ancora arrivare quindi...
Guardai di nuovo l'ora. Le 21.30. E qualcosa dentro di me mi diceva che non sarebbe venuto. Ma anche lui aveva ricevuto l'invito di una ipotetica festa di Halloween, non sapeva di chi fosse o chi l'avesse organizzata. Quindi perché non venire? Lui andava matto per queste cose! La mia speranza ancora non era svanita del tutto. Io e Mikey ci sedemmo sul divano ad aspettare. Forse ancora era presto, in fondo le feste di Halloween cominciano sempre tardi.
Mikey accese la tv nel frattempo che aspettavamo. Io mi misi sulla poltrona. Dovevo rilassarmi un po'.

Le ore passavano e di Frank nemmeno l'ombra. Cominciai a sudare freddo e l'ansia prese il posto di tutto l'entusiasmo che avevo avuto fino a qualche ora prima. Credo di essermi addormentato perché ad un certo punto sentii qualcuno strattonarmi una spalla.
—    Hey fratellone.. svegliati! La festa è finita.
Era Mikey.
—    Mi sono addormentato.. ma che ore sono?

Non mi ero reso conto di niente.
—    Gee... è mezzanotte passata.. e...
—    Frank non è venuto..— finii io la frase. Era evidente che non venisse. Stupido io a pensare il contrario.
—    Senti, resto qui con te stanotte ok?—
—    No.. vai a casa.. io sto bene. Davvero. Anzi vado subito a letto. Tranquillo.
Gli sorrisi. Ma mentii. Non stavo bene. Non stavo affatto bene ma non potevo dirglielo. Dentro mi sentivo come un vulcano in eruzione. Misto di rabbia e delusione.
—    Sei sicuro?
Annuii di nuovo. Prese la giacca e lo accompagnai alla porta. Mi abbracció e io mi cullai per un momento tra quelle braccia. Dio come avevo bisogno di un abbraccio! Vidi dalla finestra Mikey allontanarsi con la macchina per poi sparire. Ero rimasto solo. Di nuovo. Mi girai e mi soffermai un attimo a guardare tutto quello che avevamo fatto con mio fratello quel giorno. Sentivo la rabbia salirmi. Saliva sempre di più. Fino ad esplodere incontrollata. Cominciai ad urlare e a distruggere tutto quello che mi stava intorno. Senza remore. Buttai per terra tutto ciò che stava sul tavolo, piatti, bicchieri, vassoi pieni di roba da mangiare. Presi a strappare gli addobbi sul muro con una ferocia mai avuta prima. Non riuscivo a smettere. Continuavo imperterrito. Con colpi secchi distrussi tutte le candele, i pipistrelli che con tanta cura avevo appeso ora erano finiti calpestati, schiacciati a terra. Sentivo il respiro farsi corto. Affannato. Il pulsare del sangue mi era arrivato al cervello e lo sentivo, lo sentivo arrivare fino alle tempie. Tutta quella rabbia repressa per così tanto tempo ora era venuta fuori come uno tsunami. Difficile da controllare. Diedi sfogo fino a quando mi accasciai a terra stremato. Mi guardai intorno e vidi quello scempio come fossi uno spettatore. Come se nemmeno fossi stato io a farlo. Stavo per terra in ginocchio con le mani sul pavimento. Respiravo ancora affannato e sentivo piccole gocce di sudore scivolarmi sulla pelle. Alzai lo sguardo e senza accorgermene le lacrime cominciarono a bagnarmi il viso. Prima una e poi due... fino a cedere. Un pianto liberatorio prese possesso dei miei occhi. Di me. Cominciai a bere. Raccattai tutte le bottiglie ancora intatte. E mi resi conto che erano ben poche ma quanto bastavano per stordirmi. Bevvi fino ad accasciarmi sulla poltrona. Esausto ed ubriaco. Incurante di tutto quel disastro intorno a me.
Non so quanto tempo passó.. Sicuramente mi ero addormentato perché ad un certo punto a svegliarmi furono la luce di due fanali riflessi sui vetri della finestra. Misi una mano sugli occhi per proteggermi da quella luce fastidiosa. Cazzo! Era sicuramente Mikey che era tornato a vedere come stavo. Ma che ore sono? Fuori era ancora buio. Non mi scomodai più di tanto anche perché mio fratello aveva le chiavi. Non feci in tempo a pensarlo che bussarono alla porta. Una volta.. due volte. Ma cazzo!! Perché non prende le chiavi? Mi alzai controvoglia senza tenere conto di tutto il macello che avevo fatto. Inciampai ovunque prima di arrivare a quella maledetta porta e imprecai non poco. Il mio equilibrio traballava ancora, ma sentivo l'alcool cominciare man mano a sciamare. L'avevo detto che le bottiglie rimaste erano poche. Aprii la porta sbadatamente, convinto di trovarmi di fronte mio fratello, ma il destino aveva deciso di giocare ancora una volta con me. Davanti ai miei occhi c'era.. Frank!
Il mio cuore si fermó di colpo. Tutto si fermò di colpo. Non so per quanti secondi continuai a guardarlo davanti a quella porta mentre folate di vento gelido ci attraversavano da parte a parte. Non disse niente, ma non era nemmeno sorpreso di vedermi lì. Entró senza che io glielo dicessi mentre mi colpì prepotentemente una spalla. Lo osservai da dietro mentre lui si soffermò a guardare tutto quel casino che ero stato io a provocare.
—    La festa è finita a quanto vedo.
Era bello. Bello più che mai. Forse con qualche chilo in più ma cazzo! Era pur sempre Frank ! Restai ancora dietro di lui. Non sapevo cosa fare o cosa dire. Ma una domanda assillava la mia mente un quel momento "cosa cazzo ci faceva Frank lì a quell'ora di notte?" Cominciai a balbettare, come sempre quando mi trovavo in una situazione di disagio. Erano passati anni e non lo avevo più visto se non a qualche suo show senza farmi notare. Ma in quel momento, avendolo così vicino mi accorsi subito che il suo sguardo era cambiato, era freddo. Quegli occhi dolci che tanto ho amato non c'erano più. Avevano dato spazio a due pupille glaciali.
—Quando ho letto l'invito ho pensato che solo a una mente come la tua poteva venire l'idea di una festa di Halloween in questo posto sperduto in culo al mondo, Gerard!
 Deglutii, ero come pietrificato. Frank era lì, davanti a me, davanti ai miei occhi e io non ero capace di reagire. Ero come bloccato. Come una forza a me sconosciuta mi tratteneva da dietro. Non riuscivo a respirare regolarmente. Ma la cosa più agghiacciante era che non riuscivo a guardarlo negli occhi. Io che non riuscivo a guardare gli occhi di Frank.
Assurdo.
Presi respiro. Ero rimasto nella stessa posizione. Mentre lui invece si era girato e ora era di fronte a me e sentivo il suo sguardo penetrarmi l'anima. Non mi ero sbagliato, i suoi occhi erano come iceberg. Ed era stata tutta colpa mia se quegli occhi così belli non splendevano più di luce propria. Io rimasi lì, senza muovere un muscolo. Anzi, mi resi conto che stavo stringendo talmente tanto forte i pugni da farmi male.
—    Chi oltre a me avevi invitato?
Risposi con un filo di voce che nemmeno io mi sentii.
—    Bob e Ray... e c era anche Mikey...
—    Bèh.. vedo che vi siete divertiti!!
Alludendo sicuramente allo scempio che avevo fatto distruggendo ogni cosa. Lo vidi infatti guardarsi di nuovo intorno. Poi si avvicinó al tavolo dando un'occhiata curiosa per vedere cosa ne fosse rimasto di tutta quella roba. Diede un piccolo calcio a ciò che di intatto fosse rimasto in terra. Lo vidi piegarsi per raccogliere un ragnetto di plastica rimasto ancora intrappolato sulla ragnatela finta. Lo osservó per un po' tra le mani per poi gettarlo a terra e avvicinarsi di nuovo.
—Allora? Vi siete divertiti?
Il suo tono era sprezzante. Tutto di lui era un gelo assoluto. Scossi la testa avvicinandomi allo schienale della poltrona. Avevo bisogno di sostenermi in qualche modo perché sentivo le mie gambe cedere.
—    Ray e Bob ... non sono rimasti.. sono andati via subito.
Non riuscivo ancora a guardarlo in faccia. Codardo testa di cazzo. Ecco cosa ero... solo questo. Avevo fatto tutto questo per lui e ora che ce lo avevo davanti ero terrorizzato.
—    Ah si? E come mai? Avevano altri impegni? Alzai appena lo sguardo, giusto il minimo indispensabile per vedere la sua espressione tra il sarcastico e il soddisfatto.
—    No. Non sono voluti rimanere dopo avergli detto il motivo della festa... ma credo che non sarebbero rimasti lo stesso. Anzi, se avessero saputo che ero io l'artefice di tutto non sarebbero proprio venuti.
Sorrisi appena.
Sarcastico.
Consapevole di quello che avevo appena detto e rendendomi conto solo in quel momento della malsana idea che avevo avuto. Frank si guardó di nuovo intorno e vidi il suo volto cambiare espressione. Sicuramente si stava chiedendo come mai allora tutto quel casino visto che nessuno c'era stato e nessuno aveva così tanto bevuto da fare un macello simile. E difatti la domanda non tardó ad arrivare.
—    E tutto questo allora?
Indicando con il dito lo scempio.
—    Sono stato io.
Le parole mi uscirono prima di pensarle. Frank si giró di scatto verso di me con sguardo interrogativo. E senza nemmeno dargli il tempo di dire qualsiasi cosa lo anticipai.
—    Ascolta Frank.. devo parlarti, dirti delle cose.. —    E io non credo di avere voglia di ascoltarle. Non c è niente che tu debba dirmi.

Era serio.
Troppo.
I suoi occhi, non trapelavano nessuna emozione. Cercai di avvicinarmi un po', solo un po', per potermi dare la forza di cui avevo bisogno per parlare. Doveva ascoltarmi. Non avrei avuto un'altra occasione per poterlo fare. Dopo tutti questi anni Frank era lì davanti ai miei occhi e non potevo farlo andare via senza avergli detto tutto. —    Ti prego ascoltami.. Si allontanó di un passo da me, come fossi un appestato e questo mi provocó non poca amarezza, ma continuai comunque a parlargli.
—    Sono mesi che sono chiuso qui dentro.. lontano da tutto e da tutti e da ciò che mi impediva di pensare, riflettere...
—    BASTA!! Non voglio ascoltarti! Non voglio più avere niente a che fare con te!! Cosa non ti è chiaro?
—    Ascoltami!! Volevo solo dirti che mi dispiace per tutto e che avevo fatto questa festa per te e per dirvi che volevo riunire la band!!

Ecco... glielo avevo detto e non so nemmeno come ci ero riuscito perché per dirlo non avevo preso fiato nemmeno una fottuta volta. Lo vidi stringere i pugni e per un attimo credetti che me ne avrebbe dato uno in faccia... ma come biasimarlo? Me lo sarei meritato e non avrei fatto nemmeno nulla per fermarlo. Chiusi gli occhi attendendo un colpo secco in pieno viso. Ma non ci fu. Allora aprii gli occhi di nuovo e lo vidi lì davanti a me. Inespressivo. Scosse solo la testa. —    Ma davvero credevi veramente che una festicciola avrebbe risolto tutto? Sei patetico..
Poi si allontanó da me, ma questa volta verso la porta,forse per andarsene.
—    Non andartene!
Stavo per prenderlo per un braccio ma lui si divincolò ancor prima di riuscirci
—    Non toccarmi!!
Deglutii.
—    Che sei venuto a fare allora? Sapendo che qui c'ero io?
Forse sarebbe stato meglio non chiederglielo. Si giró verso di me con una tale furia negli occhi che rimasi senza fiato per qualche secondo.
—    Solo per dirti quanto ti disprezzo, Gerard!! E hai fatto bene a chiuderti qui dentro. È l'unico posto in cui devi stare. Solo. Perché ti meriti solo questo!!!
Gelo.
Sgranai gli occhi.
Fermo.
Impassibile.
Ascoltai le sue parole e come lame sottili trafissero ogni centimetro del mio corpo. Un disprezzo così pungente non me lo sarei mai aspettato da Frank. Era come venire risucchiato in un'altra dimensione, come se quella realtà non mi appartenesse.
Ma fu un attimo.
Non emisi nessun fiato fino a quando non lo vidi avvicinarsi alla finestra. Mi piombai su di lui con tale forza da spingerlo contro il vetro.
—    Ho lasciato Lynz...
Glielo dissi con urgenza. Dovevo fargli capire che volevo rimediare. Che volevo Lui. Ma non ci fu la reazione che mi aspettavo. Si girò prepotentemente verso di me prendendomi per il collo della camicia e mi si scagliò addosso fino ad arrivare al tavolo al centro della sala, lo stesso che avevo così accuratamente preparato per la sua festa. Ero letteralmente impaurito perché un Frank così non lo avevo mai visto in così tanti anni che lo conoscevo. Non feci niente. Non mi ribellai nemmeno. Aspettavo solo la sua prossima mossa. Aveva ancora una mano sul mio collo e con l'altra mi puntava un dito contro.
—    TU! Tu credi davvero che dicendomi tutto questo potrebbe cambiare qualcosa ? Come cazzo ragioni? Che cazzo di problema hai, Gerard? Tu..tu.. non puoi nemmeno lontanamente immaginare quello che ho provato in tutti questi anni!! Sei stato una maledizione per me! Sei una maledizione per tutti !! Ogni singolo giorno, da quando ti ho conosciuto, hai prosciugato dentro di me ogni goccia di sangue nel mio corpo... il mio amore per te e la tua indifferenza per me mi hanno ucciso poco alla volta in tutti questi anni! Dopo tutto quello che ho fatto per te!! Dopo tutto quello che ho dato per te!! E tu? Cosa hai fatto tu per me??—
Mi sputava addosso parole al veleno senza mai abbassare i suoi occhi dai miei. E io senza forza alcuna mi lasciavo annientare come uno scarafaggio sotto la suola delle scarpe.
Mi feriva.
Ogni parola pronunciata dalla sua bocca era un coltello che si affondava sempre più dentro la carne. Ero paralizzato sdraiato quasi sopra quel tavolo. La schiena cominciava a farmi male ma era niente al dolore che provavo nell'anima. Lo sentii allentare la presa sul mio collo e cominciai a respirare più regolarmente, ma non mi mossi di un centimetro. Era ancora sopra di me. Forse aspettava una mia reazione o qualsiasi altra cosa, ma non fui capace di nulla. Volevo urlargli il mio amore ma non sarebbe servito a niente perché il suo odio verso di me era più potente di ogni mio sentimento verso di lui. Poi in un attimo senza accorgermene sibilai qualcosa di incomprensibie, così piano da non sentirmi nemmeno .
—    Cosa cazzo hai detto?? Parla più forte che non ti sento!
Presi fiato.
—    Ti ho sempre amato tanto.. Frank..
Mi guardò quasi disgustato.
—    Mi hai così tanto amato da lasciarmi, sposare un'altra, farci una figlia e sciogliere la band??? È COSÌ CHE DIMOSTRI IL TUO AMORE??
Urló talmente forte da frastornarmi.
Aveva ragione.
Avevo fatto tutto quello che mi aveva appena detto. E forse anche peggio.
Perché dalla prima volta che lo vidi mi ero innamorato di lui. E quando mi confidó una sera fuori dal tour bus che anche lui mi amava, eravamo così felici. Cominció la nostra storia così intensa e passionale. Due anime dannate che si incastravano benissimo come pezzi di un puzzle. Frank era diventatato la mia droga. Una droga dolcissima di cui non potevo fare a meno. E lui a non fare a meno di me. Stare con lui era come stare sulle montagne russe. Imprevedibile ed eccitante. Il nostro amore, la nostra storia durata quasi 5 anni. Cinque anni della mia vita in cui darei qualsiasi cosa pur di farli tornare indietro. Poi incontrai Lynz.
Lynz, al contrario di Frank, era un porto sicuro. Una vita totalmente diversa. Forse monotona, ma stabile. Cominciai a vacillare e ad essere insicuro. Frank da una parte e Lynz dall'altra. Frank prendeva tutto di me e io di lui, un amore così intenso da far quasi paura.. da far quasi male. Lynz invece era la stabilità fatta persona. Alla fine il mio essere codardo, vigliacco, fece la scelta più comoda:Lynz. Mandando così in frantumi prima il cuore di Frank, poi la band. Ma quando mi resi conto della scelta sbagliata che feci, fu tardi... troppo tardi. E intanto gli anni passavano ma io non facevo niente. Mi andava bene così. In fondo avevo una moglie e una figlia che adoravo. Forse è stata proprio mia figlia a darmi la forza di andare avanti tutto questo tempo. Ma da quello che ho capito in questi anni è che non si può scappare da quello che sei e da quello che ami veramente. Ci si nasconde per tanto tempo credendo che tutto vada bene. Perché in fondo è quello che uno vuole. Che vada tutto bene. Ma cosa significa veramente stare bene? Ora io lo so. Era Frank il mio stare bene. Con me stesso e con tutto il resto del mondo.
I miei pensieri furono accantonati quando Frank mi strattonó come per invitarmi a rispondere, ma non mi ricordavo nemmeno cosa mi avesse chiesto. Cercai di divincolarmi da lui perché cominciavo ad essere esausto in quella posizione. Mi diede solo modo di muovermi ma ero ancora braccato da lui. Presi respiro e lo guardai dritto negli occhi. Ma stavolta i miei stavano cedendo. Io stavo cedendo. E lacrime silenziose inondarono il mio viso. La stretta di Frank era sempre la stessa. E io non riuscivo a fermare quel pianto. Piangevo in silenzio. Senza quasi nemmeno respirare. Sentivo le lacrime scivolarmi sul viso per poi morire sulla mano di Frank che ancora mi teneva sul colletto della camicia. Credetti un attimo di aver visto i suoi occhi cambiare espressione. Ma era solo un illusione. Continuai a non distogliere il mio sguardo da lui mentre quasi singhiozzando gli dissi quelle parole
—    Frank... darei la vita per te...
Nessuna espressione.
Un colpo secco.
Deciso.
Un colpo di pistola.
Sgranai gli occhi guardandomi il petto che in un lampo il mio sangue si espandeva sempre di più sulla camicia. Un dolore quasi soffocante mentre sentivo la mia vita scivolare via.
Frank sopra di me.
Frank mi aveva dato il colpo di grazia. E in quel momento l'ho vista. Ho visto la sua lacrima che scendeva lentamente mentre io me ne andavo da lui per sempre..
—    Ti amo Frank...
Il buio.
   
 
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