Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: DanzaNelFuoco    12/06/2022    1 recensioni
BakuDeku
spoiler chapter 327
COW-T #12
--- Alla fine Kacchan lo aveva trovato.
Izuku non poteva dire di non essere sollevato, in parte. La responsabilità non era più sua, anche se sapeva di essere un pericolo per tutti, di mettere a rischio l’intera classe, l’intera scuola. Di mettere a rischio Kacchan.
Ma Katsuki era sempre stato testardo. Era andato a cercarlo e a riprenderselo anche se Izuku glielo aveva scritto in quella lettera il perché se ne stava andando.
"Non puoi decidere per me", gli aveva risposto lui quando finalmente erano stati faccia a faccia, da soli, mentre lo accompagnava nella sua camera, perché era talmente tanto stanco da non riuscire a reggersi in piedi da solo.
"Lo so", gli aveva risposto Izuku con un sorriso stanco. "Quando mai ho potuto dirti di fare qualcosa."
"Ecco, bravo, vedi di non dimenticartelo."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

COW-T #12, w2, m2: I pilastri della terra

 


Are you laying down bricks or are you building a cathedral? 

 

Alla fine Kacchan lo aveva trovato. 

Izuku non poteva dire di non essere sollevato, in parte. La responsabilità non era più sua, anche se sapeva di essere un pericolo per tutti, di mettere a rischio l’intera classe, l’intera scuola. Di mettere a rischio Kacchan. 

Se chiudeva gli occhi non poteva fare a meno di vederlo. Il sangue e il quirk di Shigaraki che lo trapassava da parte a parte. 

Eppure Kacchan era sempre stato testardo. Era andato a cercarlo e a riprenderselo anche se Izuku glielo aveva scritto in quella lettera il perché se ne stava andando. 

Non puoi decidere per me, gli aveva risposto lui quando finalmente erano stati faccia a faccia, da soli, mentre lo accompagnava nella sua camera, perché era talmente tanto stanco da non riuscire a reggersi in piedi da solo. 

Lo so, gli aveva risposto Izuku con un sorriso stanco. Quando mai ho potuto dirti di fare qualcosa. 

Ecco, bravo, vedi di non dimenticartelo, e poi dopo un lungo silenzio, L’altra cosa che hai scritto nella lettera… 

Izuku non avrebbe voluto parlarne. 

L’aveva scritto, certo, perché non poteva andarsene senza dire a Kacchan quello che provava, senza cercare di spiegargli perché il suo sacrificio lo avesse dilaniato, che l’idea di perderlo aveva fatto tremare le fondamenta del suo universo. Aveva custodito per sentimento per anni, eppure non gli sembrava giusto lasciarselo alle spalle senza nemmeno una spiegazione, non con quello che Katsuki aveva fatto per lui, non con il rischio di non rivedere Kacchan mai più. 

Ma adesso che era al sicuro, adesso che lo aveva rivisto, non si aspettava che Kacchan volesse parlarne. 

Dopo quello che si erano detti, dopo aver tirato fuori le viscere e curato le piaghe di dieci anni di rapporto, dopo le sue scuse, parlare di quello che aveva scritto Izuku nella lettera era una nuova crudeltà. 

Non ce n’è bisogno, Izuku aveva scosso la testa. 

Io dico di sì. 

Kacchan… 

Izuku. 

Si era fermato. Al centro del corridoio, davanti alla porta della sua camera, il braccio ancorato alle spalle di Kacchan e le gambe che gli tremavano. 

Provi ancora quello che mi hai scritto? 

Izuku avrebbe voluto ridere, come poteva chiedergli una cosa del genere, dopo tutti gli anni in cui aveva tentato di smettere di amarlo. Invece si era limitato ad assentire. 

E se… se anche io -? 

Izuku aveva sgranato gli occhi. 

Non so dirlo come lo hai detto tu, Izuku. Non sono bravo con i sentimenti, con le parole, non sono…

Non importa. A me va bene così. 

Lo aveva visto sul viso di Kacchan in quel momento, il dubbio, la paura che lo attanagliava da anni di non essere all’altezza, solo che quella volta non si trattava di diventare un eroe. 

Izuku aveva sfilato il braccio da attorno alle sue spalle per aggrapparsi al bavero della giacca della sua divisa. Gli aveva dato il tempo di allontanarsi, di cambiare idea, aveva esitato con le loro bocche così vicine da respirare la stessa aria. Poi, quando gli era sembrato evidente che Katsuki non sarebbe scappato, lo aveva baciato. 

Le sue labbra erano calde e Izuku si era immaginato quel momento migliaia di volte, senza poter mai sperare che potesse diventare niente più di una fantasia. 

Katsuki aveva risposto al suo bacio, muovendo le labbra sulle sue, infilandogli le dita tra i ricci della nuca, fino a che non era mancata l’aria ad entrambi. 

Va bene, aveva detto poggiando la fronte contro la sua. 

Vieni dentro. 

Va bene. 

Katsuki lo aveva aiutato ad aprire la porta della sua stanza. Era esattamente come l’aveva lasciata mesi prima, i vestiti piegati sulla sedia, le lenzuola leggermente stropicciate. 

Izuku lo aveva trascinato verso il letto e vi si era lasciato cadere sopra, portandoselo dietro.

Dovrei lasciarti riposare, Kacchan gli aveva detto, senza accennare ad alzarsi, senza smettere di abbracciarlo e Izuku gli si era stretto contro, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.

Non lasciarmi. 

Non ci penso nemmeno

Izuku aveva posato le labbra sulla pelle calda della sua gola e poi lo aveva assaggiato, facendo scorrere la lingua lungo il rilievo del muscolo. Katsuki aveva emesso un gemito strangolato e poi gli aveva sollevato la testa per baciarlo, la bocca socchiusa per leccare la rima delle sue labbra. 

Gli aveva posato le mani sui fianchi, dove la maglietta si sollevava a lasciare scoperta una striscia di pelle e, quando Izuku aveva approfondito il bacio, esplorando con la lingua il contorno della sua bocca, il profilo dei suoi denti, Katsuki si era sentito il cuore esplodere in petto. 

Ci aveva pensato a quella dannata lettera mentre era costretto in un letto d’ospedale, alle dannate parole tracciate con mano tremante sulla carta, a tutto quello che avrebbe detto se Deku ce lo avesse avuto davanti, a tutte le parole che non sapeva dire, i sentimenti che non sapeva esprimere. 

Ma prima di poter rispondere a quel sentimento, aveva dovuto rispondere delle sue azioni. E dopo essersi fatto un esame di coscienza, si era detto che a quel sentimento non aveva davvero diritto, non dopo tutta la rabbia e il risentimento e l’odio che aveva gettato addosso ad Izuku negli anni. Si era piccato di tenerselo per sé quell’amore codardo che lo aveva spinto a ferire la persona a cui più teneva per non soffrire lui stesso. 

Non lo aveva preparato quel discorso, come aveva invece fatto con le sue scuse, perché non aveva intenzione di farlo. Ma poi quando si era ritrovato a sostenere il suo peso, perché era troppo debole e stanco per camminare da solo fino al suo letto non era riuscito a stare zitto anche se non aveva niente da dire. 

Fortunatamente Izuku non aveva mai avuto bisogno di parole per sapere cosa lui stesse davvero dicendo. 

In quel momento, steso nel letto, con Izuku tra le braccia, Kacchan aveva pensato che avrebbe dovuto alzarsi e andarsene, che avrebbe dovuto lasciarlo riposare perché Deku doveva essere stremato, in piedi da fin troppe ore, visto le condizioni in cui l’aveva ritrovato .

Eppure non riusciva a staccarsi da lui. 

Troppi mesi aveva passato senza sapere dove fosse e se stesse bene, non poteva andarsene ora. 

Kacchan, Deku si era lasciato sfuggire contro la sua bocca, e poi aveva strattonato via la sua maglietta per far passare le mani, callose e piene di cicatrici, sul suo addome. 

Ti fa ancora male? aveva chiesto quando le sue dita avevano raggiunto la ferita. 

No. 

Izuku aveva sfiorato esitante i contorni ruvidi del tessuto rimarginato. 

Mi dispiace. 

A me no.

Katsuki lo aveva baciato di nuovo, lentamente, e Izuku si era aggrappato al suo fianco attento a non premere sul tessuto fragile della cicatrice. 

È guarita in fretta, aveva detto, senza spostare la mano, La tua pelle sempre stata più resistente, per compensare l’esplosività del tuo quirk probabilmente. 

Nerd, Katsuki lo aveva preso in giro e Izuku si era rallegrato del fatto che non avesse improvvisamente smesso di essere sé stesso per trattarlo con i guanti come se fosse di cristallo. Ma Kacchan aveva sempre saputo quanto poteva tirare la corda, quali erano i suoi limiti, forse meglio di Izuku stesso con la sua autodistruttività. 

Resti? 

Che cazzo di domande fai, Katsuki lo aveva spinto via quel tanto che bastava per spostare le coperte. 

Deku si era addormentato con un sorriso sulle labbra. 

Alla fine Kacchan lo aveva trovato.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: DanzaNelFuoco