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Autore: Tetide    07/09/2009    3 recensioni
Un mistero secolare e spaventoso si nasconde tra i monti della Transilvania; dipanarlo sarà compito di un gruppo di temerari giunti da lontano; ma, forse, più che l'oscuro nemico, i nostri dovrebbero temere di più i propri fantasmi personali... Si troveranno così a combattere su due fronti!
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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ALBA DI SANGUE- STRANE RICERCHE
ALBA DI SANGUE




Disclaimer: questa è una fanfiction ispirata dall’anime “Alpen Rose” del 1986. Il diritto d’autore dei personaggi di “Rosa Alpina”, degli eventuali avvenimenti e frasi riportati da “Rosa Alpina” appartiene a Michiyo Akaishi, alla Flower Comics Wide (Shogakukan) ed alla Tatsunoko Pro. Il diritto d’autore è tutelato dalle leggi del copyright, e qui non ne è intesa alcuna violazione. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, è solo un racconto amatoriale. Il diritto d’autore dei personaggi originali presenti in questa storia, che non compaiono né nel manga, né nell’anime appartiene all’autrice Tetide.


1.STRANE RICERCHE

L’inizio dell’autunno, si sa, coincide sempre con un’ondata di fiacca generale; o per lo meno, questo è ciò che succede agli studenti che rientrano ai corsi.
E l’università di Ginevra non è immune da questo “contagio”.
Se ne era accorto subito il professor Lundi Cortot, docente di storia dell’arte nella facoltà di Lettere Classiche: quel giorno, nessuno sembrava interessato minimamente alla sua lezione.
“… Dunque, questa è l’evoluzione dello stile Gotico nell’Italia Centrale nel corso di due secoli. Domande?”.
Alzò gli occhi verso l’aula, vedendo soltanto volti sonnolenti o distratti, in ogni caso privi del più elementare interesse.
“Signori, io capisco bene che il ritorno dalle vacanze sia traumatico per chiunque, ciononostante mi permetto di ricordarvi che tra due mesi circa ci saranno gli esami, e che la lezione di oggi riveste un particolare valore a riguardo. Dunque, cercate di fare uno sforzo, nel vostro interesse!”.
Il giovane docente rimase assai deluso nel constatare che le sue parole non avevano sortito l’effetto voluto; scosse il capo e tornò a girarsi verso il proiettore di diapositive, con aria sconsolata.
“Almeno mi andasse meglio con Jeudi, a casa… piangerei con un occhio solo… ma così è! Scommetto che anche oggi dovrò affrontare la sua gelida indifferenza, e tutto per uno stupido errore vecchio di un anno!”, pensò.
Jeudi Brendell era la fidanzata di Lundi; i due convivevano da un paio di anni. All’inizio, la cosa era sembrata andar bene, andavano d’accordo e già si prospettava il matrimonio; ma l’anno precedente, lui aveva commesso uno sbaglio. Un grosso sbaglio: aveva avuto la classica scappatella con una ex-collega universitaria, tale Matilda Troncan; Jeudi lo aveva scoperto, e naturalmente era scoppiato un putiferio; lei se ne era anche andata di casa per un po’, ma poi, un po’ per inerzia, un po’ perché voleva bene a Lundi, era tornata all’ovile, mantenendo però un fiero atteggiamento di distacco nei confronti di lui.
“Mi chiedo perché allora sia tornata!” continuava a pensare l’uomo “Forse perché, se si esclude me, è sola al mondo”.

Definire Jeudi “sola al mondo” era in effetti una grossa imprecisione.
Anche lei era una docente, di storia medievale per la precisione, e nell’ambiente si era fatta molti amici che le volevano sinceramente bene e la apprezzavano per le sue qualità: tra questi, Edith, una grintosa collega dal carattere intraprendente e spigliato, molto bella e benestante, ma tuttora single.
La sua migliore amica dei tempi dell’università, invece, era letteralmente volata via, a Losanna, a lavorare per una casa editrice, e tutto in seguito ad una cocente delusione amorosa; Martha, si chiamava.
Ai tempi dell’università erano state molto amiche ed avevano condiviso tutto, dai segreti “incoffessabili” alla casa; così, quando Martha si era presa una solenne sbandata per uno dei docenti della loro facoltà, il professor Tavernier, Jeudi era stata la prima a saperlo; il brutto era che anche Jeudi aveva preso una stratosferica sbandata per lui, come molte altre studentesse della facoltà. E a vedere il professore, non c’era da meravigliarsene: alto, algido, lunghi capelli biondi ed occhi azzurrissimi dal particolarissimo taglio obliquo, abiti eleganti, mani e viso curatissimi, voce calda ed incisiva: in meno di due mesi dal suo arrivo, tutti i suoi corsi si erano riempiti di studenti di sesso femminile, per non parlare degli esami.
Era Francese, ma parlava benissimo quattro lingue.
Tutte le ragazze della facoltà avevano cercato di far colpo su di lui, perfino Jeudi, ma con scarsi risultati. Solo Martha vi era riuscita; come, non lo sapeva neppure lei. L’unica cosa che sapeva era che gli moriva letteralmente appresso e trovava ogni scusa per restare sola con lui, cose tipo testi in prestito o spiegazioni su argomenti poco chiari.
Così, un pomeriggio tardi, mentre Jeudi stava studiando, Martha era tornata a casa con gli occhi lucidi e l’aspetto stravolto.
Jeudi era saltata letteralmente sulla sedia.
“Martha! Tesoro! Ma che ti succede?”,
“Oh, Jeudi… non lo immagineresti mai! Patrice… io e lui… beh, sì, insomma… ci siamo baciati!”,
“Cheee??? Non dirmi che stai parlando del professor Patrice Tavernier!”,
“Invece sì! Era finita la lezione ed io ero ancora lì a chiedergli sciocchezze senza senso… tutti se ne erano andati… e lui mi ha guardata in un modo… dicendomi “Ti vedo sempre qui, in prima fila… la storia dell’Europa Orientale deve piacerti davvero o c’è un altro motivo?”… Ed io lo guardavo, con quello stupido libro aperto in mano, senza saper cosa rispondergli… e allora lui mi ha afferrato per i polsi facendomi cadere il libro e mi ha tirato a sé… e mi ha detto “Guarda che ho capito perfettamente cosa vuoi, l’ho visto come mi guardi, e lo voglio anch’io!”… e poi mi ha baciata, intrecciando la sua lingua con la mia! Io mi sono sentita svenire, ma l’ho contraccambiato, l’ho abbracciato, e quando ci siamo separati gli ho detto “Patrice, ti amo!”, e lui ha sorriso e mi ha chiesto se sarei tornata, domani, alla sua lezione!”,
“E tu che cosa gli hai risposto?”,
“Gli ho detto di sì, naturalmente! Ero al settimo cielo! Oh, Jeudi, finalmente si è accorto di me, non riesco ancora a crederci!”.
Jeudi era sconcertata; da un lato era esterrefatta e contenta ad un tempo per l’amica, pur essendo ben consapevole di quanto una simile relazione potesse essere irta di difficoltà; dall’altro, invece, era un po’ delusa per sé stessa, dato che ora l’affascinante professore sembrava aver fatta la sua scelta.
Decise allora di toglierselo definitivamente dalla testa, dato che Martha sembrava molto presa dal suo amore segreto, e lei, da buona amica, non aveva nessuna intenzione di colpirla a tradimento.

Il bellissimo docente e la sua allieva avevano iniziato così una relazione segreta, che era durata sei mesi; poi, un giorno, il professore venne d’improvviso trasferito a Parigi; così, si presentò da Martha dicendole che tra loro era tutto finito e che doveva dimenticarlo. Alla ragazza andò il cuore in frantumi, pianse per giorni tra le braccia della sua fedele amica Jeudi.
“Te lo avevo detto che non poteva durare!” era quello che continuava a ripeterle, pensando nel frattempo fra sé: “Meno male che l’ho lasciato perdere, visto che è stato capace di questo! Ora, a piangere al posto di Martha potrei esserci io!”.
Ma il colpo per Martha era stato davvero troppo forte, al punto che non riusciva più a studiare; rinunciò a laurearsi, e se ne andò via, a Losanna, ad accettare un lavoro presso una casa editrice come revisore dei testi.
E da allora, non si erano più riviste.

Curioso che quel giorno Jeudi stesse pensando a lei; era quello che Jeudi stessa si stava chiedendo seduta nella penombra della biblioteca della facoltà, una penna in mano a mezz’aria e lo sguardo perso nei ricordi.
All’improvviso, in un angolo della grande biblioteca deserta, nella penombra apparve una debole luminosità, che si faceva via via più marcata, fino ad assumere i contorni di una figura umana nitida.
Jeudi si voltò in quella direzione, con un sorriso stampato sulle labbra.
“Mamma” disse “sei venuta a farmi compagnia, vedendo che ero sola?”.
Il fantasma sorrise di rimando alla ragazza “No, tesoro. Sono venuta ad avvertirti di una cosa”.
Jeudi si sistemò meglio sulla sedia. Sin da quando era molto piccola aveva avuta la facoltà di vedere i morti, e di parlare con loro; i suoi genitori ed i nonni venivano spesso a trovarla, ed in tante situazioni le erano stati di grande aiuto, facendole evitare pericoli o spingendola verso situazioni che le avevano recato beneficio.
Naturalmente, non aveva mai rivelato a nessuno di possedere questa… facoltà, tranne a Lundi, il quale aveva dimostrato di non farne un problema; a dir la verità, una volta ne aveva parlato anche con Martha, ma poi, dopo la partenza dell’amica, Lundi era rimasto il solo depositario del suo segreto.
La ragazza stava fissando lo spettro, ansiosa di sapere cosa avesse da comunicarle di tanto importante.
“Dunque?”,
“Tra non molto verrai convocata dal dottor Gizan, per una faccenda delicata”,
“Gizan? Non è quel famoso studioso di occultismo di Vienna?”,
“Sì, è proprio lui, tesoro. Vuole condurre una ricerca molto particolare ed avrà bisogno di te e di altre persone come te”;
Jeudi si sporse in avanti “Vuoi dire per le mie competenze storiche o a causa di…”,
“Per tutte e due le cose, Jeudi. Starà a te se decidere di accettare. Ma è mio compito avvisarti che se accetterai, alla tua vita ne verranno grandi mutamenti”,
“Che genere di mutamenti?”,
“Riguardo il tuo rapporto con Lundi”,
“E che c’entra Lundi in tutto questo?”,
“Non posso dirtelo; la scelta spetterà solo a te”,
“Grazie, mamma. Ci penserò”,
“Ti voglio bene, bambina mia” fece lo spirito, svanendo in un sospiro.
Sulla biblioteca calò di nuovo la penombra. Jeudi rimase seduta, a riflettere.
Quali cambiamenti sarebbero mai potuti occorrere al suo rapporto con Lundi? In effetti, già da un po’ di tempo, il loro rapporto non era eccellente: si sarebbe potuto definirlo “logorato”; lei e Lundi si erano conosciuti appena dopo la sua laurea; dopo una simpatia reciproca che sapeva di infatuazione, e dopo alcuni mesi di frequentazione, avevano deciso di fare coppia fissa, dividendo anche lo stesso appartamento; e per qualche anno, tutto era andato bene. Ma alla prova dei fatti, Lundi si era dimostrato molto immaturo: non gli importava nulla della vivacità di un rapporto, si accontentava che questo fosse ripetitivo e tranquillo, anche se senza grosse emozioni; ma è risaputo che la noia e la monotonia sono fra le prime cause della fine di un amore, seconde solo alla violenza ed al tradimento; e così Jeudi aveva finito per accettare il proprio menage con Lundi vedendo in esso una di quelle unioni che si trascinano stancamente avanti per sola forza di inerzia e mancanza di prospettive migliori e più allettanti, consolidati anche dall’abitudine: delle parole “amore” e “passione” aveva smarrito anche il significato.
La ragazza si accese una sigaretta; sorridendo, ritornò con la mente ai ricordi del passato. Si chiedeva, ora, se le cose sarebbero andate diversamente assieme all’aitante professor Tavernier, se ai tempi dell’università lui l’avesse preferita a Martha; l’amica le parlava sempre di lui come di un amante straordinario ed instancabile, che si profondeva in amplessi a raffica fino a sfinire la partner (e questo, Jeudi aveva avuto modo di constatarlo quando, certe mattine, vedeva la sua coinquilina rientrare con il trucco ed i capelli nel più totale disordine, ma con gli occhi scintillanti per la gioia), e che la stupiva poi in modo sempre diverso, una volta riempiendole la stanza di rose rosse, un’altra presentandosi all’improvviso a casa per portarla a cena in uno dei ristoranti più raffinati della città, un’altra ancora facendole una dichiarazione in piena regola sul lungolago, poi seguita da travolgente amplesso in macchina. Certamente, Martha era stata molto fortunata.
Ma quanto era durata, poi, la sua fortuna?
Relativamente poco, se si pensa a tutto il tempo che la poverina aveva poi perso dopo, tra le lacrime ed i perché: Jeudi non aveva dimenticato di quanto la sua amica si fosse poi amaramente pentita di essersi lasciata andare fino al punto di perdere completamente la testa, rimanendo senza difesa alcuna al momento dell’abbandono da parte di lui. No, alla luce dei fatti, Martha non era stata poi così fortunata.

“Caro Lundi, se stiamo per rompere, sono contenta di farlo collaborando col dottor Gizan!” pensò la ragazza. Quindi spense la sigaretta, si alzò e, raccogliendo i libri ed i suoi appunti, uscì nel corridoio.

                                                       **********

Fu poco dopo le nove, quella sera, mentre lei e Lundi sedevano nel soggiorno a vedere la TV, che il telefono suonò inaspettatamente; a quell’ora, in effetti, non si sarebbero mai e poi mai aspettati una chiamata di lavoro.
Fu Jeudi a prendere il telefono.
“Pronto?” fece,
“Dottoressa Brendell?”,
“Sì, sono io. Chi parla?”,
“Buonasera, dottoressa. Mi scusi se la disturbo a quest’ora. Sono il dottor Gizan”.
Jeudi sorrise. “Che posso fare per lei?” chiese poi,
“Io avrei bisogno di parlare con lei e con il signor Cortot, domani mattina, se per voi va bene”,
“Certamente, dottore. Dove possiamo incontrarci?”,
“Venite pure nel mio studio” e le diede l’indirizzo.

                                                                   **********

Il mattino successivo, Jeudi e Lundi si stavano recando all’insolito appuntamento, lei con una curiosità che sfiorava il morboso dettata dalle parole dello spettro della madre; lui, invece, era tranquillo e distaccato, come al solito.
Le strade di Ginevra stavano tornando ad animarsi dopo la pausa estiva; auto con i finestrini ancora in parte abbassati, retaggio dell’estate appena finita, passavano loro accanto, facendo rombare il motore; passanti dall’aria mogia percorrevano le strade.
Jeudi si voltò verso il suo compagno, e lo vide con quell’aria eternamente distratta, avvolto nel suo cappotto grigio nella brezza mattutina: e si chiese cosa ci fosse ancora in lui da attrarla tanto da continuare a stare insieme; forse era davvero la forza d’inerzia, l’abitudine…
Varcarono un portone di pietra grigia, con due grossi battenti di legno di mogano. Il rumore dei tacchi di Jeudi risuonò per tutto l’androne.
Lundi indugiò un po’ sull’uscio, guardandosi intorno con aria incuriosita.
“Allora, saliamo o no?” gli chiese lei,
“Sai, stavo chiedendomi… che razza di aiuto potrà volere da noi un tipo come quello?” le rispose lui.
Jeudi fece un passo indietro e lo prese per un braccio “Se saliamo, lo sapremo, ti pare?”.
Pochi secondi dopo, erano davanti al portone d’ingresso di Gizan.
Bussarono. Una cameriera con grembiule e crestina in testa bianchi venne loro ad aprire “I signori Brendell, immagino?” chiese;
Jeudi fece una smorfia “Sono Jeudi Brendell e questo è il signor Lundi Cortot. Siamo attesi dal dottor Gizan”;
La cameriera fece una piccola, contrita riverenza “Scusatemi per l’imprecisione. Prego, seguitemi. Il dottore vi aspetta”.
La donna si avviò per un lungo corridoio, illuminato su di un lato intero da una serie di grandi vetrate; lo percorse fino in fondo; poi bussò ad una porta.
Da dentro si sentì rispondere “Avanti!”.
“La signora Brendell ed il signor Cortot sono arrivati”,
“Bene, li faccia pure entrare!”.
“Prego”, la cameriera tornò a rivolgersi ai nuovi venuti facendo loro un cenno con la mano.
Entrarono in una stanza, luminosa quanto il corridoio, dove un anziano signore dall’aria severa, ma amichevole, si fece loro incontro.
“Benvenuto. Sono lieto di vedervi” baciò la mano a Jeudi e strinse quella di Lundi.
“Prego, accomodatevi!”, indicò loro un paio di poltrone vuote di fronte ad un’antica scrivania di ebano.
I nostri presero posto; l’uomo si sistemò di fronte a loro.
“Dunque, signori” l’uomo iniziò a parlare “dato che perder tempo in convenevoli non è nel mio stile, verrò subito al dunque. Voi conoscete, immagino, quali sono le mie competenze”.
Fu Jeudi a rispondere “Certamente, dottore. Sappiamo che lei è un valente occultista, che spesso collabora anche con la polizia, ed il suo aiuto, insieme a quello dei sacerdoti della vicina cattedrale, è stato determinante per risolvere diversi casi di infestazione”,
“Mi sento gratificato dalle sue parole, dottoressa. Sì, in effetti, queste erano le mie occupazioni fino a qualche anno fa. Ma adesso, ho deciso di dedicarmi a qualcosa di più riposante, anche se non meno impegnativo: compio studi e ricerche ed offro consulenza”;
Jeudi accavallò le gambe “Interessante! E a che tipo di studi si sta dedicando, adesso?”,
“Mi è stato posto un caso inquietante in Romania, dalle parti di Brasov: la scomparsa di alcune giovani donne, che sono state poi ritrovate alcuni giorni dopo con degli strani segni sul collo”.
Jeudi ascoltava con attenzione.
“Le autorità locali non hanno saputo che pesci prendere. Hanno chiesto aiuto alle università dei Paesi confinanti; in effetti, per essere un serial killer era molto strano. Infatti, anche gli esperti delle università non hanno trovato risposta. Così, si sono rivolti ad un sacerdote, noto esorcista, il quale li ha classificati subito per casi di vampirismo; ed ha contattato me. Ed è a questo punto che entrate in gioco voi, signori”.
Jeudi corrugò la fronte “Che intende dire?”,
“Intendo dire, dottoressa, che ho deciso di metter su una task-force per lottare contro questo male oscuro che infesta l’Est”.
Lundi, che fino ad allora aveva ascoltato tutto in silenzio assoluto, a quel punto intervenne: “E lei vorrebbe includerci nella sua task-force, giusto?”,
“Esattamente, signor Cortot”,
“E potremmo conoscere la ragione di questa sua scelta? Io e la dottoressa Jeudi non siamo né sensitivi, né esorcisti: quale ruolo potremmo avere in un gruppo come quello che lei vuol mettere su?”.
Jeudi abbassò gli occhi, pensando al proprio “dono”.
Gizan si sistemò gli occhiali sul naso “Vede, signore, le facoltà paranormali, per quanto potenti siano, da sole non bastano a dipanare un mistero che affonda le sue radici nell’anima stessa delle tradizioni di quelle terre; occorre anche altro, occorre la conoscenza storica, di cui sia lei che la signora qui presente siete profondi conoscitori”,
Non esageri, dottore” si intromise Jeudi “il mio compagno è docente di storia, sì, ma dell’arte; quanto a me, pur essendo specializzata in storia medievale, non ho una particolare inclinazione per l’Europa dell’Est”,
“Di questo non dovrà preoccuparsi” riprese l’altro “avremo un esperto in materia nel gruppo”.
Jeudi e Lundi rimasero senza parole. Di fronte a tali argomentazioni, era difficile dir di no. Jeudi, poi, continuava a pensare alle parole della madre: un cambiamento radicale nel suo rapporto con Lundi! Forse che l’uomo avrebbe iniziato ad accorgersi di lei un po’ più spesso?
“Va  bene, dottore. Accettiamo la sua proposta” Jeudi rispose per entrambi, mentre Lundi si limitò a balbettare un confuso “Ma… ma…”.
Gizan si alzò e le porse la mano “Ne sono lieto, davvero! Grazie anche a lei, signor Cortot!”.
Come un automa, Lundi stava adesso stringendo la mano dello studioso.
“Gli altri del gruppo chi sono?” chiese ancora Jeudi,
“Se avrete la gentilezza di tornar qui domani alla stessa ora, ve li presenterò. E’ un gruppo di sette persone, in tutto, me escluso”.

Pochi minuti dopo, i due ragazzi si ritrovarono in strada; Jeudi sorrideva, mentre Lundi aveva le idee confuse.
“Ma perché hai accettato? Potevamo parlarne prima, non credi?”,
“La cosa mi alletta. E poi, voglio proprio vedere chi sono gli altri matti che hanno accettato un’avventura simile!”.

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Ed eccomi di nuovo con una nuova fanfic! Questa cornice che ho scelto è un pò insolita per Alpen Rose, ma ho voluto accostare questo bellissimo anime ad un personaggio oscuro che, dato il gran numero di fic sui vampiri presenti in questo sito, dovrebbe piacere a molti.
In ogni caso, non temete: i personaggi "canonici" dell'anime ci saranno, e le loro tormentate relazioni anche; in più, troverete momenti un pò "singolari" e (spero) divertenti.
Spero che anche questo mio lavoro vi piaccia: recensite numerosi, please!!!!!




 

  
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