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Autore: Medhp    17/06/2022    0 recensioni
L'ultimo anno dei Malandrini e Lily Evans a Hogwarts, tra guerra e nuovi amori.
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"Eros e Thanatos sconfinano l'uno nell'altro per consentire alla vita di evolversi, ma solo se la coscienza del soggetto può partecipare consapevolmente a questa eterna danza è possibile mantenere la tensione tra le due forze senza che l'una arrivi ad annientare l'altra."
- Aldo Carotenuto, Il fascino discreto dell'orrore, 1997
Genere: Generale, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 1

Lily Evans non aveva mai avuto molte amiche a Little Whinging. Da bambina era estremamente timida e la sua dedizione allo studio non aveva certo aiutato. In più di un’occasione si era ritrovata esclusa dai compagnetti di classe e una volta arrivò addirittura a chiedere alla sua mamma se secondo lei le avrebbero voluto più bene se avesse smesso si impegnarsi tanto con i compiti a casa. La signora Evans si era limitata ad accarezzarla e a dirle che mai nessuno dovrebbe cambiare se stesso per piacere agli altri. Quelle stesse parole le erano rimbombate un milione di volte nella testa durante le litigate con Petunia. Si era chiesta più e più volte se per sua sorella non sarebbe stato il caso di fare un’eccezione, in fondo era sangue del suo sangue. Tuttavia una voce ostinata dentro di lei continuava a dirle che proprio perché unite da un tale legame la più grande delle Evans non avrebbe dovuto chiederle quello. Abbandonare la magia sarebbe stato come rinunciare alla vita stessa. Eppure sapere quanto fosse inconcepibile una cosa del genere non la consolava e non leniva quel senso di colpa. Le estati passate a casa erano piano piano diventate un incubo. La vista di un gufo o il minimo accenno a qualsiasi cosa non fosse terribilmente ordinario facevano scatenare la terza guerra mondiale a casa Evans. L’unica ancora di salvezza per diverso tempo era stata Severus, ma ormai anche lui era diventato unicamente fonte di tormento. In quel caso era stata lei a chiedergli di cambiare, ad appigliarsi alla possibilità che potesse scegliere lei. Invece lui si era dimostrato sempre più ammaliato dalle arti oscure e si era lasciato coinvolgere dai suoi compagni di dormitorio sino ad arrivare a chiamarla Sanguesporco. Allora aveva compreso: neanche lui avebbe mai scelto di cambiare, nemmeno per lei. Era ormai passato più di un anno e la rabbia era pian piano scemata lasciando il posto solo a una cocente delusione.

Per questo quel giorno era sola in quel parchetto davanti casa: la sua unica compagnia ormai erano i libri. Quelli era certa che non l’avrebbero mai delusa. Poteva passare giornate intere tra le pagine senza stancarsi. Poteva chiudere gli occhi su una realtà che le faceva sempre più spavento per immergersi in tempi e luoghi lontani.
In quel caldo giorno di metà agosto però la tranquillità non era destinata a durare. Stava infatti volteggiando con la mente in un grande salone settecentesco quando un urlo la strattonò via da quelle pagine. Un urlo incredibilmente simile a quello di sua madre. Per un attimo restò paralizzata. Il suo mondo sembrò smettere di girare e l’aria sembrava faticare a raggiungere i polmoni. Si diceva di dover far qualcosa ma non sapeva come fare a sbloccarsi. Continuava a ripetersi: non a me. Non era possibile. Ci pensò un secondo urlo, questa volta maschile, a scuoterla. Strinse forte la bacchetta e iniziò a correre. Prima di entrare in casa esitò solo un attimo e decise di mandare un patronus al dipartimento Auror. Prese fiato ed entrò. Doveva solo assicurarsi di distogliere l’attenzione da loro per il tempo sufficiente affinché i soccorsi li raggiungessero.

Dalla porta spalancata riusciva a vedere distintamente cinque figure incappucciate. Mangiamorte.
Si disilluse e, costeggiando la parete, lanciò uno Schiantesimo non verbale contro quella che stava torturando sua madre. Dovette racimolare tutta la sua razionalità per evitare di urlare tutta la sua rabbia. Doveva assolutamente contenersi e cercare di resistere il più a lungo possibile. Da morta non avrebbe potuto fare nulla per i propri genitori. Proprio in quel momento sua madre singhiozzava: sollevata della fine di quel tormento ma terrorizzata dal fatto che potesse ricominciare da un momento all’altro. Ma ormai gli altri Mangiamorte avevano spostato la sua attenzione su di lei.
— Bene, bene. Sembra che qualcuno ci abbia raggiunto. — ghignò uno nella direzione da cui era provenuto l’incantesimo. Peccato che lei si fosse spostata e che lo colse alle spalle con un Incerearmus. Purtroppo gli altri tre erano riusciti a individuarla e l’attaccarono. Riuscì a generare uno scudo appena in tempo ma perse la protezione che le dava la disillusione. Vide gli occhi di suo padre sbarrarsi per la paura, ma lei non aveva tempo di rassicurarlo. I maghi che avevano assalito la sua famiglia erano senza dubbio più esperti di lei e non poteva permettersi distrazioni. Ne andava della vita della propria famiglia. Per un po’ riuscì ad attaccare e a resistere bene agli attacchi ma era evidente che da lì a poco sarebbe stata sopraffatta, doveva solo pregare che gli Auror arrivassero presto. Vedendo le brutte si arrischiò a fare cenno a suo padre di scappare dalla porta sul retro, ma questo le costò una disattenzione di troppo e un incantesimo di taglio le colpì la gamba. Cadde a terra e, con una lacrima che le percorreva il viso si rassegnò a dover morire.
— Portala via! — gridò con disperazione al padre, il quale era vicinissimo alla porta e teneva tra le braccia sua madre sanguinante, ma era tenuto sotto tiro da uno dei tre seguaci di Voldemort. Usò le sue ultime forze per lanciare un incantesimo scudo che gli permettesse di fuggire e sorrise nel vedere che i Mangiamorte non li inseguirono. Probabilmente erano più interessati a lei, la lurida Sanguesporco.

Presto conobbe i dolori lancinanti tipici della cruciatus. Ogni nervo del suo corpo le sembrava andare in fiamme e la sua mente perse ogni capacità di ragionare. Fece solo in tempo a sentire il crack della materializzazione e poi un volto sfocato che le sorrideva. Era salva. Poi perse i sensi.
   
 
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