Con un sospiro stanco, Alejandro si lascia cadere accanto a me.

— Dimmi come sta Mercedes... — chiede. La sua voce è flebile e stanca e sembra che il peso del mondo sia crollato sulle sue spalle.

E' un uomo meraviglioso e forte, ma una simile tragedia è difficile da tollerare.

Poche ore prima, in un terribile conflitto a fuoco, suo fratello Reynaldo è morto tra le braccia della mia amica Mercedes.

Un brivido dilania la mia schiena, nonostante il caldo. Rivedo ancora le lacrime di lei, mentre stringe a sé il corpo agonizzante di quell'uomo tanto complicato, capace di inenarrabili bassezze e nobiltà sublimi.

E ora anche Alejandro soffre per la sua tragica fine e cerca di dimenticare quello che è accaduto.

— Beh, te lo puoi immaginare poveretta... Sta molto, molto male. Perfino Argenis, adesso, è preoccupato. A suo parere, se la febbre continuerà a salire, c'è addirittura il rischio di una meningite. — rispondo, sincera. Non voglio ammetterlo, ma troppe persone a me care stanno soffrendo, per colpa di queste violenze insensate.

E il loro dolore distrugge anche me e mi restituisce l'immagine della mia impotenza.

Perché non riesco a fare nulla per confortarli?

Deboli singhiozzi attirano la mia attenzione e io guardo Alejandro.

Sospiro. Ha sempre la testa girata verso destra e si copre gli occhi con la mano, in un gesto di estremo pudore.

La sua schiena è scossa da tremiti, mentre cerca di mantenere un autocontrollo impossibile.

Gli cingo le spalle con un braccio e gli accarezzo l'avambraccio. Mi fa troppo male vedere la sua pena.

Si sta tormentando per una tragedia di cui non ha nessuna colpa.

E' stato Reynaldo, con la sua condotta dissennata e criminale, a condannarsi a morte.

Tuttavia, taccio e gli sfioro i capelli neri con la mano. Alejandro non ha bisogno di acuire il suo dolore e rievocare particolari crudeli.

Non posso aggiungere sale sulle sue ferite già sanguinanti.

— Reynaldo... E' morto... Rey... Rey.... — sussurra, disperato. Sembra quasi che voglia chiamare il fratello dall'Aldilà.

— Ti capisco... — mormoro. Poco dopo, mi pento delle mie parole.

Come ho potuto dire una simile idiozia?

No, io non posso capire la sofferenza di Alejandro, anche se ho conosciuto anche io il trauma di una famiglia lacerata.

Senza alcuna colpa, lui ha dovuto vedere la natura torbida di suo padre e suo fratello e ha conosciuto il sapore amaro di una vergogna immeritata.

I suoi ricordi d'infanzia sono diventati per lui fonte di dubbio tormentoso.

Quante persone sono state ammazzate, per consentire a lui e ai suoi fratelli di vivere nel lusso?

Lo stringo ancora più forte e gli faccio appoggiare la testa contro la mia spalla. Un tempo, lui mi ha salvato, mentre stavo per annegare.

Ora, è giunto per me il momento di ricambiare il suo gesto.

Non permetterò al suo cuore di annegare nella sofferenza, perché lui merita di essere felice.

Non parlo. Non servono parole, per questo atto, solo i gesti.

E lascio che lui si sfoghi tra le mie braccia.