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Autore: Brume    20/06/2022    6 recensioni
20 giugno 1810. Axel di Fersen segue un corteo funebre. Seduto in carrozza, è calmo, pacato. Sa che la sua vita è giunta quasi al termine perchè lui stesso ha accettato il rischio della presenza al funerale di Carlo Cristiano, erede al trono di Svezia...e non ha paura. No, non ce l' ha.
Piccolo omaggio a Fersen, un misto tra fatti realmente accaduti e invenzione.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hans Axel von Fersen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 giugno 1810
 
 
Sento la carrozza procedere lenta, lungo la via.

C’è una atmosfera irreale intorno a me e no, non è solo a causa di questo funerale. E’ come se il tempo avesse improvvisamente ed inaspettatamente rallentato il suo incedere di solito così veloce , paragonabile solo alla  sabbia che scivola tra le dita.
Sento…sento che qualcosa sta per accadere; è una strana sensazione o forse…forse è la mia razionalità a trovare giustificazione al pensiero che, da qualche tempo, è fisso nella mia mente.

Sto per morire.

No, non ne ho la certezza; ma l’ istinto, il cuore, la mente…tutto mi porta a pensarlo; nonostante questo , però, non ho voluto ascoltare né le tue parole, cara sorella, né quelle dei nostri parenti e amici. Forse sono troppo ligio al dovere o magari , magari è solo il desiderio di mettere fine a questa lunga, lenta agonia e rivederti, cara Maria,  dopo tutti questi anni.
 
Un colpo alla carrozza mi distoglie dai pensieri. Non mi scompongo.

Scusatemi , Signore, la strada è dissestata dice il cocchiere.

Non è un problema, Harald gli rispondo e poi… gli dico fermati qui, procedo a piedi. Lui ferma la carrozza; scendo, nello stesso istante mi si para davanti agli occhi.

Signore, è pericoloso. Vostra sorella mi ha dato ordine di scortarvi ovunque….dice.
Ha le lacrime agli occhi, il ragazzo.

Gli sorrido, mi aggiusto il cappotto leggero, infilo la mano in tasca e ne traggo delle lettere.

Hai un figlio giovane, se non erro… tieni, Harald. Sono lettere di cambio, portano il mio nome: regalati un futuro, regalalo alla tua famiglia. Prendi tua moglie e vai via di qui, credo che anche la mia famiglia lo farà…ti porterò nel cuore, insieme ai tuoi cari e devoti genitori che tanto hanno fatto per me.

Harald,il viso lentigginoso e i capelli rossicci che spuntano da sotto il cappello, lascia cadere qualche lacrima sul suo viso. Ha capito, finalmente: gli sorrido  ancora poi inizio a camminare e lo sento, ripartire. Spero ascolti le mie parole. Io ascolterò i miei passi ed il mio respiro.

Seguo a piedi questo corteo, con lo sguardo fiero, il cuore stretto in una morsa.

Osservo il feretro, lontano, di Carlo Cristiano di Augustenburg, l’ uomo che a detta di tutti avrei ucciso: compio solo pochi passi pensando alla malignità della gente  quando la prima pietra cade sulla mia testa, presto seguita da un’ altra, ed un’ altra ancora.
Poi…bastoni.
Parole. Urlate.
Pietre. Ancora.

Mentre il sapore ferroso del sangue entra nella mia bocca, penso ad Harald: spero sia abbastanza lontano, non voglio che se la prendano con lui.

La mia Sofia..l’ ho già salutata.

Lascio che la rabbia mi colpisca; è una buona occasione, questa, per porre fine alla mia vita e raggiungerti, Maria. Lo aspetto da anni: ti prego, allarga le tue braccia, sii pronta ad accogliermi.

Presto sarò da te. 

   
 
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