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Autore: hart    29/06/2022    0 recensioni
Regina stringe un accordo con l'Oscuro per sfuggire alla vita che sua madre ha progettato per lei, ma di certo non pensava di finire in un mondo così bizzarro...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il poliziotto la sbatté contro il maggiolino giallo. 
«Agente, glielo giuro, non l’ho rubato, me l’ha lasciato mio nonno in eredità!» 
«Mh-mh, tuo nonno doveva essere parecchio precoce per avere solo quarant’anni oggi...»
«Ma io non so chi sia questo Steven Moffat di cui parla! Ci dev’essere un errore, deve trattarsi di un’altra macchina!»
«Certo, perché ci sono così tanti maggiolini gialli del ‘73 in giro per Boston...»
«Non so quanti ce ne sono, ma di sicuro almeno due!»
Lui le strinse una manetta attorno al polso e lei strillò.
«Ahi! È troppo stretta e non mi ha letto i miei diritti!» 
«Ah, vuol dire che ti sei decisa a fornirmi le generalità?»
Emma sentì un tonfo, poi la presa dell’uomo che si allentava e svaniva. Si girò in tempo per vedere il poliziotto scivolare a terra, privo di sensi, e una specie di principessa Disney con un pezzo di pallet in mano. La fissò, sbattendo le palpebre.
«State bene?» chiese la ragazza, lasciando scivolare il pezzo di legno.
Emma inarcò le sopracciglia. 
«Ehm...» Si girò, appoggiandosi al maggiolino per mantenere le distanze. Guardò il poliziotto, poi la principessa. Forse era un abito da sposa... una sposa impazzita? Una sposa killer? Magari era una cosplayer. In ogni caso, le aveva appena evitato l’arresto, quindi... «Credo di sì.» Distolse lo sguardo da lei solo per un attimo, il tempo che le ci volle per rubare la chiave delle manette al poliziotto e liberarsi il polso. Fece cadere chiavi e manette sulla schiena dell’uomo svenuto mentre tornava a fissarla. Alcuni passanti le guardavano, alcuni facevano foto o video col cellulare, ma nessun o stava intervenendo, per fortuna. La cosplayer o sposa pazza sembrava parecchio confusa. Forse era ubriaca? O fatta?
«Quell’uomo voleva derubarvi?» le domandò, con quel suo accento strano.
Emma spalancò gli occhi. Okay...
«Ehm, n-no...» Se era una cosplayer, comunque, avrebbe dovuto fare un provino per il cinema. Aprì lo sportello della macchina. «Meglio se sparisco adesso, però...»
«Sapete dirmi dove mi trovo?»
«B-Boston» balbettò. Okay, era completamente squinternata quella.
«È vicino alla foresta incantata?»
I solchi sulla sua fronte si fecero sempre più profondi. 
«Non credo.» 
Il poliziotto gemette e si mosse appena. Il cuore di Emma schizzò ad un ritmo da montagne russe. «Okay, senti, dobbiamo sparire da qui. Vieni con me!» Non sapeva nemmeno come le fosse venuto in mente di portarsela appresso, ma forse quella poveretta aveva sbattuto la testa e stava delirando. 
«Dove volete portarmi?»  le chiese guardandosi intorno. E poi: «Cos’è questa?» indicando il maggiolino.
Il poliziotto gemette di nuovo. Emma imprecò tra i denti e la prese per mano. 
«Vieni con me» disse in fretta mentre la spingeva dentro la macchina. 
«Fate piano!» protestò la ragazza mentre Emma faticava per far entrare quel popò di gonna nel maggiolino. «Che cos’è? Fa male?»
Emma incrociò il suo sguardo spaventato per una frazione di secondo prima di saltare dall’altro lato del veicolo e lanciarsi al posto di guida.
«È solo una macchina!» Mise in moto e partì facendo stridere le gomme del maggiolino. Il rumore svegliò del tutto il poliziotto che, dopo un attimo di confusione, le mise a fuoco e scattò in piedi cercando inutilmente di rincorrerle. Emma fece sobbalzare l’auto e scattò via come un furetto mentre la cosplayer urlava.
«Aiuto! Che...? Si muove!»
«E meno male!» Accelerò e ancora per un po’, ma quando cambiò quartiere rallentò adeguandosi al traffico.
La cosplayer fuori di testa sembrò calmarsi. O, almeno, la smise di tenersi aggrappata alla maniglia come se stessero per buttarsi giù da un dirupo. Guardò fuori dal finestrino e Emma vide il riflesso dei suoi occhi farsi sempre più grande. «Ma è magia? Cosa sono?»
Emma le lanciò un'occhiata piuttosto sconvolta. 
«Ehm... macchine? Non è magia, hanno il motore, le ruote eccetera...»
«Macchine? Sono come le carrozze? Ma i cavalli dove sono? Sono invisibili?»
«I cava...» Fece per risponderle, ma poi ci rinunciò con uno sbuffo. «Lascia stare. Senti, come ti chiami? Ce l’hai una casa? E dove hai preso quel vestito, sei una cosplayer o qualcosa del genere?»
«Mi chiamo Regina, sono scappata da casa... Questo vestito è mio. Cos... cosa? Cosa sono?»
Stava fissando un gruppo di motociclisti. Emma la guardò per un lungo momento, poi sospirò e tornò a guardare la strada. 
«Hai battuto la testa per caso?»
«No» rispose l’altra, come se fosse ovvio. «E voi come vi chiamate?»
Rifletté per un secondo se fosse o meno una buona idea dirle il suo nome. Ma quella ragazza pareva svampita come una bionda in un film di serie B, quindi tanto valeva... Certo, aveva steso un poliziotto, ma pareva non avere nemmeno idea che quello fosse un agente.
«Emma. Ce l’hai un cognome? Genitori, parenti, amici, qualcuno da cui possa portarti?»
«I miei...non posso tornare da loro.»
«Okay, ma dove abitano, tanto per sapere?»
«Nella Foresta Incantata. Sono ospiti del re in questo momento, sono scappata perché non voglio sposarmi.»
Emma rimase zitta e continuò a guidare. Quindi non era una cosplayer, ma era davvero una sposa impazzita.
«Forse il vostro sovrano potrebbe darmi asilo e ospitarmi…»
Emma si schiarì la voce. 
«Da che ospedale psichiatrico arrivi?»
«Ospedale? Cosa sono?»
Sbuffò.
«Lascia stare.» Svoltò in un quartiere vicino al porto, fatto di capannoni e magazzini. Si fermò proprio davanti ad uno di questi e spense il motore. «Resta qui» le intimò prima di scendere dall’auto e andare ad aprire una saracinesca mezzo arrugginita che fece un fracasso infernale mentre si alzava a fatica sotto la sua spinta. Poi tornò in macchina, mise di nuovo in moto ed entrò nel garage in ombra. Spense, scese di nuovo e richiuse la saracinesca, facendo piombare l’ambiente nel buio più totale.
 
   
 
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