L’antico castello era immerso nella più
completa oscurità.
Lo stile, imponentemente gotico, si
accostava splendidamente con le altissime vetrate e le colonne austere.
Le vetrate viravano dal lilla
all’azzurro, ma quei colori chiari non donavano affatto luce e vitalità a quel
luogo di tenebra, al contrario, ne accentuavano la sobria eleganza.
Lungo tutto il perimetro del castello
crescevano dei rampicanti di cristallo, appuntiti e feroci.
La sala del trono era dotata di una sedia
imponente, giallo acido, intrecciata di altri cristalli dalla durezza fiera,
quasi metallica.
Sopra quella sedia, c’era seduta una
creatura altrettanto imponente.
Era un alicorno, un pony dotato sia di
ali che di corno, qualcosa che non si vedeva da svariati secoli.
Il lungo corno magico era leggermente
incurvato verso l’alto.
Il pelame era magenta intenso, un colore
che faceva contrasto con quello glaciale dei crini acconciati in maniera
raffinata, con le treccine raccolte attorno alle orecchie e i boccoli vaporosi
a coprire le spalle.
Gli occhi avevano il colore delle fosse
marine, ed erano ben accentuati da pennellate di ombretto glitterato di una
tinta più chiara.
Agli zoccoli,
l’alicorno calzava scarpe d’argento decorate a balze appuntite, le quali
conferivano a darle un’aria altera, se non addirittura ostile.
Accanto all’alicorno c’era il suo
sgherro, un unicorno azzurro pallido dal pelo finissimo, talmente liscio da
sembrare scolpito nel marmo.
Aveva occhi di smeraldo dall’espressione
innocente, e folti capelli afro pettinati dal lato destro, in un susseguirsi di
tinte acquatiche, dal blu, all’azzurrino, al verde alga.
L’alicorno si chiamava Shadow Prism,
mentre l’unicorno Alabaster Vine.
Shadow anelava ai Cristalli dell’Unità.
Il Cristallo dei Pony di Terra
assomigliava ad un grosso diamante, ed era ovale, il più grande dei tre, il
perno.
Il Cristallo dei Pegasi aveva la forma di
un paio di ali turchesi, slanciate, leggiadre.
Il Cristallo degli Unicorni era un rombo
blu scuro, intriso di potere, più denso degli altri due.
Shadow li anelava tutti e tre, in quanto alicorno.
Si sentiva superiore a tutte le altre tre
razze, anche se quando era unicorno aveva considerato questi ultimi come
superiore ai pegasi e ai pony terrestri.
D’altronde, a che servivano le ali se si
poteva levitare con la magia?
A che serviva avere una connessione con
la natura e gli animali quando la magia era sempre e comunque la risposta?
Shadow Prism concentrò il proiettore
magico verso il Faro di Maretime Bay.
Quella costruzione era stata distrutta e
poi ricostruita, ed ora esibiva un concentrato di colori e stili diversi tra di
loro, che tuttavia coesistevano senza calpestarsi a vicenda.
Shadow si focalizzò sulla bella pony di
terra dal manto arancione, i suoi lunghi crini violetti increspati da fili
d’arcobaleno, gli occhi turchesi vivaci e innocenti.
Quella pony le faceva rabbia.
Alabaster notò il turbamento della sua
padrona:
“Signora, vi sentite bene?”
La bella alicorno si ricompose, assumendo
la sua classica aria da ricca snob.
“Ma certo Vine, senza ombra di dubbio…”
Il suo tono era velenoso, era come se ce
l’avesse in modo particolare con l’alicorno fittizio che era quella ragazza
dall’aria allegra e gentile.
“Signora…” proseguì Alabaster,
guadagnandosi un’occhiata sostenuta dalla sua padrona.
“… Lei non crede che quei ragazzi possano
costituire i nuovi Guardiani dell’Amicizia?”
Shadow la guardò come se avesse detto
chissà quale castroneria.
“Chi? Loro?
I pony che sognano in grande sono sempre esistiti, mia cara Vine, ma quelle
belle bolle di sapone sono sempre inesorabilmente scoppiate.”
L’unicorno color azzurro polvere non si
era lasciata scoraggiare da quelle parole, ma si era focalizzata con tenerezza
sul gruppetto di amici, sui loro larghi sorrisi, sul piccolo drago che
sembravano aver adottato, sui loro Cutie Mark che brillavano all’unisono.
I suoi occhi verdi si erano indirizzati
principalmente su Izzy Moonbow, che saltellava attorno ai suoi amici con la
chioma ricciolina a rimbalzarle sulle spalle in una danza ipnotica.
Il pelo era lilla e gli occhi magenta.
Era molto carina e Vine avvertì un moto di nostalgia.
Shadow se ne accorse, e prese a
stuzzicarla.
“Siamo sentimentali, vedo…”
Alabaster era ormai completamente persa
in quella proiezione, e la felicità di quei pony l’assorbiva come una malia
della quale non poteva e non voleva sbarazzarsi.
Finché… La proiezione scomparve con un
luccichio bianco, risucchiando nell’oblio le voci e la luce calda del sole con
sé.
“Alabaster Vine! Basta così.”
Era sempre così quando si mettevano a
sbirciare nelle vite di coloro che avevano radunato i Cristalli. Shadow Prism
diventava lunatica, ancora più del solito, insofferente e facile ai commenti
aspri. Non solo, si aspettava che pure Alabaster la seguisse nella sua
giravolta di emozioni contrastanti, ma l’unicorno si lasciava sopraffare dalla
dolcezza, e questo l’alicorno non lo poteva a sopportare.
“Signora…”
“Ti devi dimenticare di quella vita,
Vine. Noi abbiamo la nostra missione e se dovremo usare quei pony per i nostri
scopi noi lo faremo senza tirarci indietro, intesi?”
La pony afro chinò il capo; lo sapeva, lo
sapeva molto bene.
C’era stato un tempo in cui anche lei era
stata un unicorno gioiosa, al contrario della maggior parte degli abitanti di
Bridlewood.
Quel periodo era ormai morto, lei ora viveva nell’oscurità
assieme alla sua maestra e signora Shadow Prism, che le aveva insegnato un
sacco di nozioni magiche e la storia affascinante di Equestria e dintorni.
Vine conosceva Prism da vent’anni, da
quando aveva appena diciotto anni, e per lei era una maestra di vita.
Non sapeva nulla della sua oscura
signora, nulla che lei stessa non lasciasse trapelare con le azioni e le
parole, ossia che considerava la magia come qualcosa che le spettava e che
amava il lusso, anche ostentato.
“Fra poco sarà ora di cena. Farò
preparare le aragoste secondo la tua ricetta favorita. Ti do un’ora di tempo
per farti un bagno rilassante e presentarti in sala da pranzo. Non tardare.”
Shadow Prism aveva introdotto Alabaster
al consumo di carne e pesce, e l’unicorno aveva apprezzato. L’alicorno non
vedeva perché privarsi di quei sapori esotici e dai nutrienti consistenti.
A passi sostenuti, la signora e la sua
dama di compagnia uscirono dalla sala del trono, e il silenzio avvolse ogni
cosa con la sua tetra litania.