05/07/2022
4 recensioniAllora, questa OS non era in programma, semplicemente stamattina mi sono svegliata e ho pensato "voglio scrivere qualcosa per il compleanno di Kita", quindi eccomi qui.
Alla trama si è unito Gen, quindi anche questa fa parte della serie dei bambini (per chi non conoscesse Gen, è l'adolescente che Kita e Aran hanno deciso di adottare nella mia serie "future fic with babies", se volete sapere di più di lui potete trovare la sua storia "Gen" all'interno della serie).
Buona lettuta e alla prossima!
Deh
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Esprimi un desiderio!
Quando Kita e Aran entrarono in casa quella sera, di ritorno dai rispettivi lavori, il luogo era troppo silenzioso. Avevano fatto tardi quel giorno, ma non era raro che capitasse, Gen però era sempre lì ad attenderli.
-Gen?- chiese Aran ad alta voce per farsi sentire dall’adolescente che da quando avevano adottato viveva con loro.
Non ci fu alcuna risposta e, prima che potessero preoccuparsi, Kita vide un bigliettino sul tavolino dell’ingresso dove erano soliti lasciare le chiavi:
“Sono uscito, torno per cena! -Gen”
I due adulti si scambiarono uno sguardo, l’orologio segnava che erano quasi le dieci e l’orario in cui erano soliti cenare superato da un pezzo.
Aran riprese le chiavi della macchina e affermò –Vado a rimettere a moto, andiamo a cercarlo.
Kita non ebbe nulla da obiettare, ma mentre lo seguiva commentò –Domani gli compriamo un telefono.
Girarono in tutti i luoghi della città che conoscevano e che sapevano Gen sarebbe potuto andare, chiesero in giro a commercianti e passanti ma nessuno seppe dirgli nulla.
Infine, riuscirono a trovarlo dopo quasi un’ora, quando ormai Kita era sul punto di chiamare la polizia per denunciare la scomparsa del loro bambino.
-Fermo, fermo, fermo!- esclamò ad Aran indicando davanti a loro.
Gen era lì, seduto a una fermata dell’autobus, i piedi penzoloni che dondolavano e una scatola di cartone stretta tra le braccia.
Aran accostò con la macchina, poi entrambi si precipitarono dall’adolescente.
-Gen! Stai bene!- esclamò Kita raggiungendolo per primo e stringendolo tra le sue braccia.
Il ragazzo spalancò i suoi occhi verdi e chiese –Cosa ci fate qui?
-Ti stavamo cercando! Hai idea di che ore siano?- rispose Aran visibilmente sollevato a sua volta.
Gen arrossì, poi balbettò –Oh… io… mi dispiace… penso di essermi perso. Stavo aspettando il bus per tornare a casa.
Kita lanciò uno sguardo alla fermata e lo informò –il bus che passa da qui ti porta dall’altra parte della città. Comunque domani andiamo a comprarti un telefono, così non perdo altri dieci anni di vita e ti sarà più facile contattarci o controllare la strada su internet se ti perdi.
Gen arrossì ancora di più –Scusatemi… non volevo farvi preoccupare, mi dispiace.
-Va tutto bene, è normale che ancora non ricordi la strada- lo consolò Aran –andiamo a casa adesso.
Mentre tornavano alla macchina, Kita chiese –c’era qualcosa in particolare che dovevi fare?
Gen abbassò lo sguardo e strinse di più la scatola in cartone che teneva tra le braccia –So che oggi è il tuo compleanno- ammise Gen facendo fermare Shinsuke sul posto sorpreso –e sapevo anche che avreste lavorato fino a tardi, quindi ho pensato di comprarti una torta che potevamo mangiare a cena tutti insieme. Ma ho solo fatto casini perché vi ho fatto preoccupare, la torta ormai sarà sciolta e il tempo che arriviamo a casa non sarà neanche più il tuo compleanno.
Gli occhi di Kita si fecero lucidi. Non aveva neanche pensato di comprare una torta per quel giorno. Aveva già avuto gli auguri e il regalo di Aran quella mattina presto, l’uomo infatti gli aveva consegnato le chiavi di un nuovo furgone per il lavoro affermando “so che preferisci i regali utili, con questo ti verrà più facile fare le consegne” e Shinsuke l’aveva baciato e ringraziaro prima di dover scappare a lavoro. Durante la giornata aveva anche ricevuto una serie di messaggi, video e chiamate da parte di tutti i suoi amici, di coseguenza pensava di aver già ricevuto tutto quello di cui aveva bisogno.
Non aveva però messo in conto Gen, perché quando aveva deciso, insieme ad Aran, di diventare genitore aveva sempre e solo che sarebbe stato lui quello a dover organizzare compleanni, loro due quelli a doversi occupare di quel piccolo essere umano. Ma Gen era qualcosa di speciale, Gen aveva deciso di uscire a compargli una torta perché era giusto così, perché dovevano festeggiare tutti insieme.
-Grazie- mormorò Kita mentre lo raggiungeva e lo stringeva tra le braccia –è stato un pensiero bellissimo.
Gen mise il broncio –Non doveva essere solo un pensiero…
-Va bene, cambio di programma- esclamò Aran cambiando direzione della sua camminata –venite con me.
Camminarono per circa cinque minuti prima di raggiungere un konbini, Aran disse loro di aspettarlo sul muretto di fronte e poi entrò nel supermercato. Tornò dopo qualche minuto con una busta tra le mani, la poggiò sul muretto dove gli altri erano seduti e iniziò a prendere le cose al suo interno: dei cappellini da festa in cartone, dei piccoli spara coriandoli, delle fiaccole, delle posate, un accendino e delle candeline.
Gen spalancò gli occhi sorpreso, Kita invece rise –immagino che stiamo festeggiando qui allora.
-Immagini bene- rispose Aran ricambiando il sorriso –mettetevi i cappellini, io preparo la torta. Gen, vuoi aiutarmi?
A Gen era tornato il sorriso, i suoi occhi verdi erano di nuovo luminosi e si affrettò ad annuire velocemente, felice di poter aiutare.
La torta in effetti aveva la panna un po’ sciolta e la scritta con il cioccolato si capiva a stento, ma non sembrava importare a nessuno mentre sistemavano le candeline accese su questa e la passavano al festeggiato.
-Esprimi un desiderio!- gli ricordò Gen.
Kita li guardò entrambi e sorrise, aveva già il suo desiderio.
-Gen?- chiese Aran ad alta voce per farsi sentire dall’adolescente che da quando avevano adottato viveva con loro.
Non ci fu alcuna risposta e, prima che potessero preoccuparsi, Kita vide un bigliettino sul tavolino dell’ingresso dove erano soliti lasciare le chiavi:
“Sono uscito, torno per cena! -Gen”
I due adulti si scambiarono uno sguardo, l’orologio segnava che erano quasi le dieci e l’orario in cui erano soliti cenare superato da un pezzo.
Aran riprese le chiavi della macchina e affermò –Vado a rimettere a moto, andiamo a cercarlo.
Kita non ebbe nulla da obiettare, ma mentre lo seguiva commentò –Domani gli compriamo un telefono.
Girarono in tutti i luoghi della città che conoscevano e che sapevano Gen sarebbe potuto andare, chiesero in giro a commercianti e passanti ma nessuno seppe dirgli nulla.
Infine, riuscirono a trovarlo dopo quasi un’ora, quando ormai Kita era sul punto di chiamare la polizia per denunciare la scomparsa del loro bambino.
-Fermo, fermo, fermo!- esclamò ad Aran indicando davanti a loro.
Gen era lì, seduto a una fermata dell’autobus, i piedi penzoloni che dondolavano e una scatola di cartone stretta tra le braccia.
Aran accostò con la macchina, poi entrambi si precipitarono dall’adolescente.
-Gen! Stai bene!- esclamò Kita raggiungendolo per primo e stringendolo tra le sue braccia.
Il ragazzo spalancò i suoi occhi verdi e chiese –Cosa ci fate qui?
-Ti stavamo cercando! Hai idea di che ore siano?- rispose Aran visibilmente sollevato a sua volta.
Gen arrossì, poi balbettò –Oh… io… mi dispiace… penso di essermi perso. Stavo aspettando il bus per tornare a casa.
Kita lanciò uno sguardo alla fermata e lo informò –il bus che passa da qui ti porta dall’altra parte della città. Comunque domani andiamo a comprarti un telefono, così non perdo altri dieci anni di vita e ti sarà più facile contattarci o controllare la strada su internet se ti perdi.
Gen arrossì ancora di più –Scusatemi… non volevo farvi preoccupare, mi dispiace.
-Va tutto bene, è normale che ancora non ricordi la strada- lo consolò Aran –andiamo a casa adesso.
Mentre tornavano alla macchina, Kita chiese –c’era qualcosa in particolare che dovevi fare?
Gen abbassò lo sguardo e strinse di più la scatola in cartone che teneva tra le braccia –So che oggi è il tuo compleanno- ammise Gen facendo fermare Shinsuke sul posto sorpreso –e sapevo anche che avreste lavorato fino a tardi, quindi ho pensato di comprarti una torta che potevamo mangiare a cena tutti insieme. Ma ho solo fatto casini perché vi ho fatto preoccupare, la torta ormai sarà sciolta e il tempo che arriviamo a casa non sarà neanche più il tuo compleanno.
Gli occhi di Kita si fecero lucidi. Non aveva neanche pensato di comprare una torta per quel giorno. Aveva già avuto gli auguri e il regalo di Aran quella mattina presto, l’uomo infatti gli aveva consegnato le chiavi di un nuovo furgone per il lavoro affermando “so che preferisci i regali utili, con questo ti verrà più facile fare le consegne” e Shinsuke l’aveva baciato e ringraziaro prima di dover scappare a lavoro. Durante la giornata aveva anche ricevuto una serie di messaggi, video e chiamate da parte di tutti i suoi amici, di coseguenza pensava di aver già ricevuto tutto quello di cui aveva bisogno.
Non aveva però messo in conto Gen, perché quando aveva deciso, insieme ad Aran, di diventare genitore aveva sempre e solo che sarebbe stato lui quello a dover organizzare compleanni, loro due quelli a doversi occupare di quel piccolo essere umano. Ma Gen era qualcosa di speciale, Gen aveva deciso di uscire a compargli una torta perché era giusto così, perché dovevano festeggiare tutti insieme.
-Grazie- mormorò Kita mentre lo raggiungeva e lo stringeva tra le braccia –è stato un pensiero bellissimo.
Gen mise il broncio –Non doveva essere solo un pensiero…
-Va bene, cambio di programma- esclamò Aran cambiando direzione della sua camminata –venite con me.
Camminarono per circa cinque minuti prima di raggiungere un konbini, Aran disse loro di aspettarlo sul muretto di fronte e poi entrò nel supermercato. Tornò dopo qualche minuto con una busta tra le mani, la poggiò sul muretto dove gli altri erano seduti e iniziò a prendere le cose al suo interno: dei cappellini da festa in cartone, dei piccoli spara coriandoli, delle fiaccole, delle posate, un accendino e delle candeline.
Gen spalancò gli occhi sorpreso, Kita invece rise –immagino che stiamo festeggiando qui allora.
-Immagini bene- rispose Aran ricambiando il sorriso –mettetevi i cappellini, io preparo la torta. Gen, vuoi aiutarmi?
A Gen era tornato il sorriso, i suoi occhi verdi erano di nuovo luminosi e si affrettò ad annuire velocemente, felice di poter aiutare.
La torta in effetti aveva la panna un po’ sciolta e la scritta con il cioccolato si capiva a stento, ma non sembrava importare a nessuno mentre sistemavano le candeline accese su questa e la passavano al festeggiato.
-Esprimi un desiderio!- gli ricordò Gen.
Kita li guardò entrambi e sorrise, aveva già il suo desiderio.
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