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Autore: An13Uta    09/07/2022    2 recensioni
[Leggende Pokémon: Arceus]
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Ad Andy sarebbe bastato anche solo un abbraccio.
(I capitani del Monte Corona sono uomini molto soli.)
Genere: Angst, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Corpo a Corpo
(alternativamente: Asessualità, questa sconosciuta)







Ad Andy sarebbe bastato anche solo un abbraccio.

Anche solo una mano sulla spalla, un qualche vago tocco.

 

Aveva passato un anno troppo nervoso e conscio del suo stato di sconosciuto anche nei confini del clan per richiedere ad alcuno tra coloro che lo avevano accettato un minimo conforto, la più pallida idea di un qualche gesto anche solo apparentemente affettuoso. Aggiungendo il danno alla beffa, la sua ritrosia aveva convinto i suoi salvatori che fosse totalmente avverso al tatto (cosa che forse pareva quasi sacra, o perlomeno molto pia, considerato che il loro dio aveva creato lo spazio in cui ogni creatura risiede), e per il suo stesso bene avevano preso ad evitare di toccarlo: anche Perula, dolce ragazza che era, così zelante e convinta di fare la cosa migliore, manteneva sempre una certa distanza per rispettare la sua aria.

Incapace di spiegarsi dall'imbarazzo di apparire sciocco ora subiva gli effetti delle sue azioni e indecisioni, patendo una fame disperata simile a quella un Gabite durante un'orribile stagione di magra.

Aveva solo bisogno di tenere stretto, di essere tenuto, di sentire il calore e il peso di un'altra persona accanto a sé.


Ma Melio gli aveva preso le braccia in una grotta e aveva sibilato che in fondo non era un tradimento, perché lui poteva anche non essere considerato parte di quel clan opposto, e ansimando forte come se avesse corso e fissandolo negli occhi gli aveva chiesto se lo voleva, e se gli andava bene.

Andy non aveva mai voluto e sentiva che mai avrebbe; ma se voleva dire che un'altra anima umana in quella terra dannata lo avrebbe anche solo sfiorato, gli andava più che bene.

 

Fu gentile, in fondo. A chiederglielo quando avrebbe potuto imporsi a tutti i costi, a cercare di prepararlo con le sue dita quanto meglio potesse per non fargli troppo male nonostante avesse quasi la bava alla bocca dal desiderio.

Melio lo scopò sulla nuda terra fino a fargli vedere le stelle, e Andy si convinse che a farlo quasi svenire non furono i colpi alla prostata ma sentire la pelle di qualcun altro attaccata alla sua.

 

Il Monte Corona era assolutamente deserto per quanto riguardava qualsiasi forma di vita che non fossero Pokémon. Tra pareti rocciose impossibili da scalare e rovine brulicanti di pesti letali, non c'era alcun altro segno di presenza umana oltre ai capitani eremiti vincolati dalle nobili bestie a cui prestavano servigio. Era un luogo miserabile e solitario, freddo, duro, crudele.

E Melio era tanto, tanto solo.

 

Terribilmente solo.



Non lo guardava nemmeno - piantava il bel viso borioso contro la sua spalla e là lo teneva: là restava tutte le volte che Andy cercava di coglierne lo sguardo.

Tutte le volte Melio si muoveva contro e dentro il capitano più vecchio come se non avesse mai fatto sesso prima in vita sua, agitandosi sconclusionato e sgraziato contro l'altro, spingendo rapido con tutte le sue forze, impaziente, senza la minima idea di come fare quello che voleva.

Andy si concentrava sulla mano annegata nei capelli morbidi per cercare di accarezzargli la testa, su come i polpastrelli scorrevano su scapole coperte di buchi da bruciature d'acido e lunghe cicatrici filiformi, sul modo in cui il sudore li faceva appiccicare l'uno all'altro, e dimenticava completamente l'amplesso per sentire solo contatto.

A volte lo sentiva stringere e stringere e stringere fino quasi a fargli male, ma non arrivava mai a lasciargli lividi.


In cambio, Andy lo baciava sulla testa, sulla fronte.

Lo baciava a piccoli rapidi sorsi, quanto più silenziosamente potesse, pensando mortificato che era a malapena sufficiente per ripagarlo - come se Melio lo facesse per lui, come se in cambio di questo tocco umano ruvido e impersonale e quasi crudele non si prendesse tutto quello che il corpo sotto il suo potesse offrire. Ma nella sua mente era il capitano più giovane a fargli un favore, e lui voleva solo ringraziarlo, voleva solo scusarsi, colpevole di usarlo in quel modo per colmare un infantile desiderio.
 

Forse, se lo avesse baciato, avrebbero potuto fare finta di essere innamorati coinvolti in una tresca clandestina invece che eremiti disperati.
 

Lo baciava sulla testa, sulla fronte; poi cominciò a baciarlo sui polsi che gli offriva premendoli sulla sua guancia, poi sul collo quando lo speronava più forte per andare più a fondo. Lo baciava sulle spalle e sulle dita, sui palmi, sulle nocche, lo baciava ovunque glielo lasciasse fare. Non mordeva, non succhiava, appoggiava le labbra e le faceva schioccare pianissimo soltanto. Non aveva mai realizzato quanto gli mancasse baciare qualcuno in quel modo, con affetto vero e spassionato nonostante la situazione.


Se non fosse stato che il tutto era cominciato e continuava ad avvenire in modo così crudo forse a questo punto avrebbe pensato all’uomo più giovane quasi come a un fratello minore, qualcuno di cui prendersi cura.

 

Melio gli chiese una volta sola di scoparlo, e Andy lo fece perché pensava di doverglielo, anche se non sapeva come, anche se gli sembrava di non respirare mentre quello lo stringeva tra le gambe, dentro di sé, nella tenda che gli sembrava d’improvviso claustrofobica; aveva sentito il denti umidi digrignati contro la sua gola e aveva cercato di aiutarlo mentre l’altro guaiva e guaiva e guaiva come in preda ad un’agonia inspiegabile, forzando il suo corpo a scivolare malamente su e giù, su e giù, su e giù, schiacciando il capitano di Sneasler come faceva sempre, e lo aveva baciato sulla guancia ancora e ancora e ancora per rincuorarlo, per calmarlo, per rassicurarlo, accarezzandogli la testa, le spalle, disegnando cerchi gentili sulla sua schiena tanto massacrata, mormorando che andava tutto bene, tutto bene, tutto bene.

Gli si spezzava il cuore a sentirlo. Gli mancava il fiato dal dolore.

E lui continuava, continuava, continuava.

Non arrivava mai al suo sollievo.


Andy lo sentiva tremare sempre più forte e lacrimare dalla stimolazione eccessiva, e cercava di tenerlo fermo per permettergli un respiro, un po’ di tregua; ma Melio insisteva ancora, e ancora, e ancora, anche se era rosso in viso e aveva le gambe che crollavano e stava male, male, male, continuando a schiacciare e mugolare con una foga che non tradiva nulla di piacevole.

 

Le belle dita lo strinsero forte con un lamento lancinante. Con una fatica erculea, Melio alzò la testa e lo fissò negli occhi, dritto nelle pupille, con la sclera arrossata e le guance incrostate di lacrime: “Ti amo,” singhiozzò soltanto.



Andy lo fissò di rimando, sbalordito, senza dire una parola.

Gli spinse il viso contro la spalla e gli baciò la tempia con tutto il bene possibile.


Melio scoppiò a piangere.


Si fermò; si lasciò afflosciare ancora teso fino all’agonia sul suo petto e pianse a dirotto, occhi serrati da cui sgorgavano lacrime su lacrime, bocca digrignata in una smorfia inconsolabile, bei capelli bagnati di sale, pugni chiusi ma deboli, senza forze, senza cattiveria. Piangeva e sussultava, scuotendo il corpo intero con i suoi singhiozzi, mugolando, guaendo, ululando.

Le mani bianche di Andy lo strinsero a sé, confuse, preoccupate, cercando quasi di cullarlo, di confortarlo. Sentì labbra rotte baciargli la tempia, dita graffiate accarezzargli i capelli mentre lui piangeva, piangeva, piangeva, nudo e inconsolabile; sentì una coperta scivolargli addosso, offrirgli un po’ di decoro, un ulteriore abbraccio. Pianse più forte, cercando debolmente di graffiare le braccia diafane, mugugnando qualcosa piano, troppo piano perché l’altro riuscisse a sentirlo chiaramente.

Rimasero in quella stasi sconvolta per un tempo che gli parve interminabile. Andy, terrorizzato dalla possibilità di aver fatto qualcosa di sbagliato, ascoltava il respiro singhiozzante di Melio e cercava di non andare nel panico.

Un filo di voce si infilò nel suo orecchio.


“Perché?” gli chiedeva piano, piano, alla ricerca disperata di una risposta. “Cos’ho che non va?”

 

Melio era solo.

Era tanto, tanto solo.

E non aveva pensato prima di agire, quando gli aveva afferrato le braccia nelle mani per non farlo scappare in quel cunicolo e aveva sibilato che in fondo non era un tradimento, perché lui poteva anche non essere considerato parte di quel clan opposto, e ansimando forte come se avesse corso e fissandolo negli occhi gli aveva chiesto se lo voleva, e se gli andava bene.

Non sarebbe potuto essere amore quello di Andy, quella sua concessione che doveva sentire come il sollievo di una voglia che altrimenti sul quel monte deserto non avrebbe potuto soddisfare, quella sua molle accettazione di tutto quello che Melio gli faceva. Ma erano disperati, e andava bene.

 

Non si era illuso che lo potesse diventare, amore, all’inizio: rassegnato aveva fatto finta, per rendere quella danza sudata da far schifo meno appiccicosa, meno fastidiosa, come gli veniva descritta da chi la faceva da anni. Si era detto che gli mancava esperienza, che gli mancava la persona giusta, e che l’altro capitano era una buona bambola su cui fare pratica fantasticando di una qualche relazione vera finché non sarebbe piaciuto anche a lui farlo come piaceva agli altri; si era detto che a furia di continuare, gli sarebbe dovuto piacere alla fine.

Poi Andy gli aveva baciato la fronte, ed era stata la fine.


Doveva essere stato un lapsus, un errore; aveva cercato di spiegarlo così quell'improvviso impeto di affetto. Ma non si era fermato ad una volta sola - lo aveva fatto ancora, continuamente, continuamente, prima un bacio sulla tempia, poi sui capelli, sulla fronte, sul polso (aveva provato una volta sola ad offrirglielo, per vedere se l’avesse fatto, e lui lo aveva baciato come fosse stata la sua bocca, e da allora aveva continuato ad offrirglielo come se egli fosse stato un Gligar assetato del suo sangue) con una mano tra le ciocche ondulate, sulle spalle butterate, sulla nuca, sempre piano, sempre gentile. Non muoveva un muscolo nell’amplesso, ma lo baciava senza sosta.


Come un idiota, un imbecille, aveva pensato che forse lo avrebbe baciato anche fuori da quella situazione soffocante.


Se lo avesse baciato anche fuori, allora forse avrebbe potuto smettere di costringerlo a letto e incastrarsi nella sua spalla aspettando di finire il tutto; allora forse si sarebbero potuti sdraiare insieme e basta, e respirare.

Non aveva avuto un’idea chiara di cosa volesse da quell’amore tanto agognato che non riusciva ad avere attraverso il sesso, ma più di tutto ora desiderava rimanere sdraiato e respirare con lui, e sentire la sua bocca baciargli il capo piano, piano, mentre le sue dita gli lisciavano i capelli.


Ma Andy non lo baciava fuori da quegli incontri insopportabili. Era gentile, come lo era con tutti, e lo guardava senza odio, quasi con una specie di emozione benigna sebbene incomprensibile, ma non lo baciava, né gli toccava i capelli. Non gli mormorava qualcosa all’orecchio, non lo toccava, non gli afferrava le braccia, non gli stringeva i fianchi tra le mani, non era mai lui a invitarlo con un sibilo nella sua tenda.

E quando Melio lo prendeva e cercava di schiodarlo dalla sua immobilità, guardando in basso solo per un secondo, notava con orrore che anche se il suo corpo accoglieva tutto quello che vi veniva spinto dentro senza offrire alcuna resistenza non si degnava neanche di irrigidirsi.

Forse era quello il problema. Forse, se fosse riuscito a cavare una reazione dalla sua mollezza, forse lo avrebbe amato. Forse, se si fosse per una volta sola fatto sbattere e si fosse impegnato veramente a fargli piacere, anche a costo di distruggersi il corpo, forse lo avrebbe amato.

 

E si era impegnato, si era impegnato davvero, davvero, ci aveva messo tutto sé stesso, si era fatto venire le lacrime agli occhi a furia di farlo scivolare dentro e fuori di sé senza posa, si era trattenuto per aspettarlo, aveva provato in tutti i modi, si era impegnato, si era impegnato, aveva provato davvero, davvero, anche se faceva male, e forse ancora un colpo e sarebbe venuto, forse ancora una volta e sarebbe venuto, forse solo un gemito ancora, un altro, un altro, forse questo, forse questo sarebbe stato abbastanza, ma non succedeva nulla, non succedeva nulla, solo gli baciava la guancia e gli diceva che andava tutto bene, cercava di farlo stare fermo, di farlo scendere, ma non poteva - non poteva, non poteva, non era ancora venuto, non ancora, se non fosse riuscito a farlo bene non lo avrebbe mai amato, mai, mai, doveva, doveva, doveva--


Le parole gli erano cadute dalla bocca a tradimento.

Lo aveva guardato con quegli occhi spaventati e gli aveva solo baciato la tempia, e quello lo aveva convinto che non lo avrebbe mai potuto amare.


Ora Melio piangeva, piangeva a dirotto, e sentiva quel peso gentile sulle sue spalle, quelle braccia coperte di graffi strette attorno a lui; cercava di farle a brandelli mentre ne veniva baciato, di distruggerle e rimanere solo e miserabile in quel dannato letto senza nessuno che potesse vederlo.

 

Andy aveva il cuore che batteva a mille, terrorizzato, lo sentiva con l’orecchio contro il suo sterno. Gli prese il viso e se lo portò alle labbra: “Niente,” rispose piano, con la bocca contro la sua palpebra, per scrostarla dalle lacrime.



Si fissarono per alcuni secondi infiniti, respirando affannati. Occhi bianchi avevano uno sguardo dispiaciuto oltre ogni misura, chiedendo scusa per qualcosa che non potevano controllare. Quelli acquosi davanti a loro erano vuoti, senza pensieri, quasi confusi.

Cosa poteva saperne lui? Come poteva immaginare, povero ragazzo animato dalla sua stessa disperazione, che si sarebbe innamorato dell’unica persona che anche volendo con tutto il cuore non avrebbe potuto ricambiarlo, non per costrinzioni di origine ma semplicemente perché per come era nato non poteva ricambiare nessuno? Che colpa ne aveva, di non poter controllare qualcosa su cui non aveva scelta?

Che colpa ne avevano?

 

“Non hai niente che non va,” e lo baciò piano sui capelli, con un affetto così vero e onesto da far star male. “Assolutamente niente.”

 

Lo abbracciò a lungo, senza riuscire a dire una parola di più. Melio singhiozzava piano sul suo petto, con una voce sottile, a malapena udibile; Andy disegnava lento larghi cerchi sulla sua schiena, tanto affranto quanto lui. Fuori non pioveva, nonostante gli ululati del vento gelido contro la porta della tenda: ne avrebbero sentito i tuoni e la cascata di gocce contro le pareti di stoffa.

Faceva freddo anche sotto la coperta.

Il più giovane strofinò la guancia ancora incrostata di sale contro il petto bianco cercando di scaldarsi e venne accolto senza esitazione. Ascoltarono in silenzio l’aria cercare di tagliare a metà il monte.
   
 
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