Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Flofly    10/07/2022    1 recensioni
"Quando aveva trovato quell’incantesimo aveva capito che era perfetto. Un legame di anime. Oltre ai galeoni, oltre alla facciata di mondanità, oltre all’accordo tra le loro famiglie.Solo lui e lei. Per sempre."
Lucius e Narcissa e una promessa d'amore eterno. Questa storia partecipa alla “Perché SanRemus è SanRemus! Challenge” indetta da Gaia Bessie e Ciuscream sul Forum Ferisce più la penna
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Soulmate!AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Potentia Par Vis'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia partecipa alla “Perché SanRemus è SanRemus! Challenge” indetta da Gaia Bessie e Ciuscream sul Forum Ferisce più la penna

Attenzione: Nella mia mente Lucius e Narcissa sono davvero innamorati, anzi Lucius è davvero un filo stucchevole. E ha pessime idee.

Lucius fa dei riferimenti non canon, perché idealmente per me questa storia si inserisce nella serie "Potentia Para Vis" ma si può leggere tranquillamente. Due righe di riassunto: Lucius aveva due fratelli maggiori (Arael e Nicholas) e inizialmente le famiglie Malfoy e Black avevano deciso che Narcissa dovesse sposare Nicholas.

Se invece hai letto le mie storie precedenti trovi due considerazioni in fondo alla storia.

 


 

 

 

A volte il silenzio brucia come una ferita

Il cuore perde un colpo, non respira sotto il peso della vita

 

Silenzio. Denso, pesante, quasi vivo. Si espandeva tutto intorno a lui, attraverso le stanze rinnovate di fresco a partire dal suo nuovo studio, lambendo le camere chiuse dell’ala nord, abbracciava i giardini coperti dalla neve di gennaio fino alla sorpresa che aveva preparato per la sua futura moglie, l’unica stanza che non aveva avuto modo di vedere. 

Sua moglie. Ripeté quelle parole dal suono dolce ed estraneo. 

Si, perché tra poche ore sarebbe diventato il nuovo Lord di Malfoy Manor, spazzando via l’ingombrante figura di suo padre insieme a tutti i fantasmi del passato. E cosa ancora più importante avrebbe sposato Narcissa Black.

Con un tocco di bacchetta aprì tutte le finestre della casa, sperando che l’aria gelida spazzasse quel dolore, l’orecchio teso nel vano desiderio che il vento di dicembre portasse con sé le voci dei suoi fratelli, delle notti passate a parlare a bassa voce per il timore di essere scoperti, il tintinnio dei bicchieri e le speranze di quell’ultimo compleanno tutti insieme.

Quello in cui aveva convinto Narcissa che fosse l’uomo per lei. Lo stesso in cui aveva guardato suo padre portargli via crudelmente il suo amore, annunciando il fidanzamento dell’unica ragazza che avesse mai amato con il suo stesso, amatissimo fratello. Era allora che era iniziato il silenzio, troppa la rabbia che provava e che aveva riversato nel servizio di Lord Voldemort, l’unico che aveva promesso di aiutarlo. L’unico che sembrava capirlo.

Quel silenzio gli bruciava dentro peggio di una Cruciatus, il rimorso di aver perso quegli ultimi mesi con Nicholas, troppo impegnato nel suo rancore. Lui aveva cercato più volte di parlargli, di ritrovare un contatto. Ma Lucius, testardo, si era sempre rifiutato, trincerandosi dietro un mutismo ostinato.

E poi Nicholas era morto e lui non aveva mai potuto dirgli grazie per tutto quello che aveva fatto per lui, tutte le volte che l’aveva protetto, per aver sopportato il suo rintanarsi sempre più tra le fila del Signore Oscuro, disapprovando ma standogli sempre vicino. Per avergli mostrato che poteva amare.

E due anni dopo il silenzio si era preso anche Arael, scomparsa una sera di Belthane, probabilmente affogata nel Lago Nero. Senza una parola, due righe appena e tre carte dei tarocchi inviate via gufo. Suicida, secondo la versione più accreditata.

E lui era rimasto solo, svegliandosi la notte in preda al panico, il cuore che batteva così forte che gli impediva di respirare. Solo quando era con Narcissa gli sembrava di poter davvero prendere aria, di essere capace di respirare le aspettative che si erano riversate su di lui, il dolore di quelle vite cui era così legate strappate troppo presto. Il suo respiro riusciva a calmarlo, riempiendo quel silenzio assordate.

Sorrise sfiorando i petali polposi dei fiori in tutte le sfumature di bianco che ornavano ogni punto della casa, già presente il tocco delicato di Narcissa che riusciva ad infrangere l’oscurità che finora aveva caratterizzato quel posto.

Solo poche ore e la sua nuova vita sarebbe iniziata.

Solo poche ore e finalmente avrebbe potuto respirare ogni giorno.

C’era solo un’ultima cosa da fare. Sempre che l’amore della sua vita avesse accettato.

«Lord Lestrange è qui, padrone» Krippy, ormai diventato l’elfo capo, chinò il testone ciondolante con deferenza.

Lucius emise un grugnito di disapprovazione di fronte a quell’orrido essere, sistemandosi gli alamari del mantello dirigendosi verso il caminetto dell’ingresso.

«Amico mio, sei sicuro? Non potremmo andare ad ubriacarci e a puttane come tutte le persone normali?» ghignò Rodolphus appena lo vide, in mano già un bicchiere ricolmo di whiskey incendiario.

«Mai stato così sicuro di qualcosa, Rod» rispose il nuovo padrone di casa, rifiutando con un gesto del capo la bottiglia che il suo quasi cognato gli offriva «E poi tu non sei andato a puttane la sera prima del matrimonio, se ben ricordo»

Lestrange rise «Oh per Merlino, certo che no. Bellatrix mi avrebbe scuoiato vivo. Ma ricordi quanti babbani abbiamo torturato quella sera? Rabastan sperava diventasse una nuova tradizione prima di sposare una Black. Sono sicuro che il vecchio Cygnus apprezzerebbe»

Un lampo di disgusto passò per un attimo negli occhi grigi di Lucius, subito mascherato. Non era un mistero che tra lui e il più giovane dei Lestrange non corresse buon sangue. E in quanto al suocero... beh era altrettanto evidente che Rodolphus sarebbe rimasto sempre il genero preferito, non importava che Lucius fosse altrettanto ricco, altrettanto purosangue, altrettanto influente.

E decisamente meno pazzo, a dirla tutta. Peccato che Andromeda fosse scappata con quel sanguemarcio, almeno ci sarebbe stato qualcuno meno apprezzato di lui.

«E’ per sempre Malfoy. Se fai questa cosa non ci sarà modo di tornare indietro. Senza di lei non potrai mai essere più felice, se lei ti lasciasse tu vivresti in un’eterna Azkaban» commentò Rodolphus buttando giù un secondo bicchiere in un gran sorso

Felice? Prima di lei non sapeva neanche di poter pensare di esserlo. E senza di lei la sua vita era poco più dell’ombra dei desideri Abraxas.

Non aveva mai avuto il minimo dubbio.

Quando aveva trovato quell’incantesimo aveva capito che era perfetto.

Un legame di anime. 

Oltre ai galeoni, oltre alla facciata di mondanità, oltre all’accordo tra le loro famiglie.

Solo lui e lei. Per sempre.

 

Insegnami come si fa

A non aspettarsi niente

A parte quello che si ha

A bastarsi sempre

 

C’era una scatola nascosta nel suo guardaroba, opportunamente incantata perché passasse inosservata anche a quella ficcanaso maniaca del controllo di sua madre. Una scatola di latta, banalissima, che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse anche solo catturare un secondo sguardo di Narcissa Black. Accarezzò piano i bordi stondati, dove lo smalto era rosicchiato dal tempo, fermandosi a ricordare con un sorriso il giorno in cui l’aveva vista per la prima volta, in una spiaggia spazzata dal vento dell’Oceano in cui lei, Andromeda e Bellatrix avevano deciso di darsi all’esplorazione dei dintorni della residenza, troppo annoiate per restare chiuse dentro quattro mura. 

Quel giorno le sue sorelle le avevano insegnato il suo primo incantesimo, il più semplice ma a loro dire estremamente utile

Alohomora. 

E il vecchio lucchetto di ottone aveva ceduto, mentre le sue sorelle la guardavano sorridendo dei suoi occhioni sgranati.

«Una vera Black, non c’è che dire» aveva commentato felice Bellatrix stringendola forte «Lo scorso anno c’erano degli idioti che non ci sono riusciti nonostante fossero già ad Hogwarts. Ma la nostra piccola Cissy è speciale»

«Non farmi pensare che io tra poche settimane mi ritroverò in classe con quei due trogloditi dei figli di Crabbe e Goyle, per Merlino. Se non ci fosse Malfoy ad abbaiare ordini dubito che riuscirebbero persino a non perdersi sul treno per la scuola. Stupidi imbecilli» commentò con tono esasperato Andromeda, annoiata al solo pensiero di dover passare i successivi sette anni con dei troll del genere.

«Beh potresti sempre essere smistata in un’altra casa… pensa se finissi a Tassorosso» la stuzzicò la maggiore riprendo dalle mani della sorellina la bacchetta ricurva. 

Dopo un secondo di silenzio entrambe scoppiarono a ridere, piegate in due alla sola idea di una Black tra gli amanti di semi e gli stucchevoli Tassorosso.

Narcissa sentì una morsa stringerle lo stomaco… poche settimane ed anche Andromeda sarebbe andata via, come Bellatrix due anni prima.

E lei sarebbe rimasta sola, in una Villa Black sempre più silenziosa che nessuna lezione privata avrebbe mai potuto riempire.

Andromeda e Bellatrix parvero accorgersene perché divennero improvvisamente serie, e la strinsero forte in un abbraccio, pur continuando a litigare tra di loro perché a detta dell’una l’altra stava stringendo troppo e viceversa.

«Solo due anni Cissy. Due anni e saremo di nuovo tutte e tre insieme» le bisbigliò Andromeda dandole un bacio sulla tempia.

«A Serpeverde, ricordatelo. Se quel vecchio cappello ammuffito prova anche solo a pensare di mandarti da un’altra parte giuro che sarà l’ultima cosa che farà vita sua, non me ne frega niente se è stato stregato dai fondatori in persona» aggiunse Bellatrix con veemenza, prima di aggiungere come un ghigno «Povero Dippet, non sa a cosa andrà incontro.»

«Non mi abbandonerete mai vero?» le parole erano uscite dalla sua bocca prima che riuscisse a ricacciarle in gola, troppo veloci per poter essere cancellate.

«Mai» aveva detto solennemente Bellatrix

«Mai» aveva ripetuto Andromeda.

Entrambe avevano mentito.

Prese in mano la fotografia che avevano scattato il giorno in cui anche per lei, finalmente, si erano aperte le porte di Serpeverde, nonostante il tentativo del Cappello Parlante di dirottarla a Corvonero.

Forse era stata l’ultima volta in cui erano state così felici, cosi unite. 

Così…pure. A dispetto del motto di famiglia.

Non sapeva come fossero passati velocemente così tanti anni, così in fretta. 

Bellatrix, su quella stessa spiaggia, aveva incontrato il vero amore della sua vita e si era persa dietro le ambizioni di quell’uomo carismatico ma di cui Narcissa non si era mai fidata.

Ed Andromeda… faceva male solo a pensarci. La sua bellissima, coraggiosa ed intelligente sorella l’aveva abbandonata per un sanguemarcio, senza voltarsi più indietro. Le aveva mentito, guardandola in faccia per anni. E poi se n’era andata, senza salutarla, senza dirle niente, l’ultima sera del suo settimo anno.

Solo un biglietto e tre parole, lo stesso che ora teneva in mano

Ti amerò sempre

Bugiarda. Falsa. Traditrice del suo sangue.

Nonostante amasse le sue sorelle profondamente era sempre stata diversa da loro. Dall’impavida, carismatica e ardente Bellatrix e dall’intelligente, brillante e acuta Andromeda.

Loro erano sempre bastate a loro stesse, incuranti di quello che il resto del mondo pensava di loro, delle aspettative dei loro genitori.

Avrebbe voluto imparare, carpire il loro segreto a bastarsi sempre. A non aspettarsi nulla da nessuno.

Lei si sentiva completa solo quando era con Lucius.

Ed era sbagliato, lo sapeva benissimo. 

Ma non poteva farci niente.

Era per questo che non vedeva l’ora di diventare sua moglie, per lasciarsi la vecchia lei, le sue insicurezze, i suoi dolori e tradimenti alle spalle.

Sarebbero stati una famiglia, pensò prendendo in mano la pallina di Natale che lui le aveva regalato quella sera di dicembre di un tempo che sembrava così lontano. La luce della musica al suo interno brillò fiocamente.

Ma la cerimonia pubblica non c’entrava niente. Con quella sarebbe diventata la nuova Lady Malfoy.

Ma quella di quella sera sarebbe stata diversa.

Sarebbe diventata metà della sua anima.

Sorrise tra sé, mettendosi al collo una catenina d’oro bianco con bucaneve smaltato, il regalo di Andromeda per i suoi sedici anni, simbolo di purezza e di nuovi inizi. Di sicuro se fosse stata presente le avrebbe detto che era una stupidaggine, una cosa pericolosa e che nessuno sano di mente avrebbe fatto una cosa del genere.

Beh neanche scappare con un sanguemarcio Tassorosso rinnegando la sua famiglia era una cosa troppo intelligente a dirla tutta.

Abbandonando lei, soprattutto.

Quindi era giusto che non avesse voce in capitolo.

Ma voleva averla vicino.

Perché nonostante tutto, Andromeda Black sarebbe stata sempre la sua sorella preferita


 

Fioriamo adesso, prima del tempo

Anche se è inverno

 

Quell’odore sembrò portarlo indietro nel tempo sino ad un pigro pomeriggio di autunno che aveva aspettato con così tanta ansia, fremente per quel primo tatuaggio magico di cui sua sorella parlava da anni. Aveva scelto tutto lei, dal disegno alle parole, sino al giorno. Sorrise guardando lo stupore negli occhi brillanti di Narcissa che gli strinse la mano incredula. 

Anche lui aveva avuto la stessa reazione quando aveva scoperto che a tatuarli sarebbe stata una vecchia canuta dall’aria di aver esalato troppi fumi delle piante. Eppure una volta che iniziava ci si scordava di essere in uno strano appartamentino di Hogsmeade ricolmo di piante e rune incise su ogni oggetto.

«Non devi farlo per forza» si chinò a sussurrarle in un orecchio «Non è importante»

Per un attimo ebbe il dubbio di aver rovinato tutto ancora una volta. Chiederle di prendere parte ad un rituale del genere era stato troppo, si era fatto sopraffar dalla paura di perderla, di svegliarsi un giorno senza di lei. Ancora una volta si era perso dietro i suoi mostri, lasciandolo che l’unica cosa che davvero importasse nella sua vita sfiorisse davanti a lui.

«Non essere sciocco, Lucius. Certo che è importante. È la cosa più importante che abbia mai fatto a dire il vero» rispose con quello che era certo fosse più eccitazione che timore.

La vecchia canuta sorrise benevola guardandoli con uno strano sorriso.

«Bambina mettiti li, ci penserà Loghraine a te» disse dolcemente indicandole un letto fluttuante nel mezzo della stanza, legato al soffitto da quattro tralci di vite, mentre accanto alla scrivania apparve una giovane donna in una tunica verde smeraldo con in mano due pergamene talmente sottili che avrebbero potuto sbriciolarsi sotto il tocco più leggero «Mentre io mi occuperò di te. Tua madre si è raccomandato molto»

Lucius e Narcissa si scambiarono un ultimo sguardo, le dita intrecciate che lentamente si lasciavano momentaneamente per sistemarsi ciascuno al loro posto.

«Siete sicuri bambini? Una volta fatto non si torna indietro» chiese di nuovo la donna, titubante.

Le stesse parole di Rodolphus. Le stesse che aveva detto Severus quando gli avevano chiesto di officiare la cerimonia. La versione più edulcorata del commento di Bellatrix.

«Non c’è gusto a tornare indietro» rispose Narcissa risoluta togliendosi la maglia e sdraiandosi, lo sguardo determinato rivolto verso il futuro marito.

Le due streghe scambiarono un’occhiata divertita, aprendo un astuccio di argento sbalzato con tralci di edera e tirando fuori due penne d’oca identiche.

«E allora lasciamo che fioriate» disse prima di iniziare a disegnare sulla pagina, mentre linee sottili iniziavano a disegnarsi sulla loro pelle, piegandosi e storcendosi fino a formare delle parole che si aprivano delicate come petali in primavera.

 

Merlino però se faceva male.


 

Tu insegnami come si fa

Ad imparare la felicità

 

Quella sera tutti i partecipanti a quel rituale pensavano che Lucius Malfoy e Narcissa Black stessero facendo il più grande errore della loro vita. Eppure erano tutti li.

 

Severus aveva provato a dirle che era una stupidaggine. Ad essere onesti l’aveva detto da subito, in tempi ancora non sospetti quando su una panchina Narcissa Black gli aveva confidato di provare qualcosa per Lucius Malfoy. E l’aveva ripetuto quando avevano iniziato a vedersi di nascosto. Ed ancora quando il fidanzamento era diventato ufficiale. E da ultimo, ma non meno importante, glielo avevo ribadito quando avevano annunciato le nozze.

E di certo l’aveva sottolineato quando quella che in teoria era una strega dotata ed intelligente sembrava essersi trasformata in una stupida ragazzina che si faceva riempire la testa di idee strampalate. E pericolose. Probabilmente neanche il suo incantesimo di protezione l’avrebbe salvata quella volta.

Per questo aveva deciso di aiutarla, per evitare che quei due dementi facessero da soli e combinassero un guaio ancora più grande. 

«Chi è lei?» Bellatrix Black non girava mai intorno alle questioni e di certo non amava le sorprese. Non le piaceva che ci fosse un’estranea quella sera, già era sufficiente che la sua sorellina avesse deciso di fare una cosa così stupida. 

Si sfiorò il marchio nero, sentendolo caldo anche attraverso il tessuto della manica, ricavandone un brivido di piacere. C’era un solo uomo cui si era consegnata anima e corpo, pronta a seguirla ovunque. A morire per lui.

Per nessun altro un incantesimo proibito aveva senso. Per nessun altro.

Eppure era lì, perché se c’era qualcuno che ancora valeva qualcosa per lei quella era la sua sorellina minore, la splendida bimba dai capelli biondi che la rincorreva sin da quando aveva iniziato a gattonare.

Ma ormai Bellatrix era troppo avanti, nessuno poteva raggiungerla. Narcissa doveva trovare la sua strada, qualunque fosse, senza di lei.

«Sono qui per portare avanti il rituale. O pensi di riuscirci tu?» chiese la strega senza scomporsi, guardandola dritta negli occhi. C’era qualcosa di famigliare in lei, non tanto in quei tratti banali quanto nel suo modo sfacciato di fissarla senza timore.

Ben poche persone ormai lo facevano. E stranamente non le era venuta neanche voglia di cavarle gli occhi.

«Lascia perdere Bella, i piccioncini sono arrivati» Rodolphus le posò un bacio sul collo, stringendola a sé, e ricambiando con noncuranza quello che sembrava un puro sguardo di disgusto della sconosciuta. 

«Bene, prima iniziamo e prima finiamo. Almeno possiamo tornare da Lord Voldemort» sbuffò Bellatrix liberandosi della stretta del marito e spostando la sua attenzione verso i nuovi arrivati.

«Non ci chiamerà stasera Bellatrix, me l’ha assicurato» sbuffò Lucius con voce strascinata avvicinandosi mano nella mano con Narcissa «Né domani. Quindi rilassati»

«La stai facendo più lunga di quello che è Malfoy, io e Rod ci siamo sposati senza fare tutte queste storie.» rimbeccò di rimando la strega facendo ondeggiare la lunga chioma corvina con un misto di disprezzo e incredulità. Lo sguardo si addolcì subito quando si posò sulla sorella minore, un filo troppo pallida per i suoi gusti «Stai bene Cissy? Malfoy giuro che se le hai fatto qualcosa…»

Narcissa rise stringendosi di più a Lucius «Va tutto bene, Bella. Solo pensavo che un tatuaggio magico facesse meno male» poi il suo sguardo si posò interrogativo sulla sconosciuta «Non sapevo che avremmo avuto degli ospiti»

Fu Severus questa volta a sbuffare «Per la centesima volta l’ho portata io. Non posso fare tutto da solo. E questi due qui servono solo da testimoni. Quindi ora se vogliamo procedere, io a quest’ora sarei volentieri già a casa»

«A studiare qualche tomo ammuffito e a giocare con le tue piccole fialette» lo canzonò Bellatrix con quella voce da bambina psicopatica capace di far venire i brividi anche ai più feroci dei mangiamorte.

«È fidata? Non andrà a rivendere tutto a qualche rivista di quart’ordine?» la voce di Narcissa interruppe l’inevitabile battibecco che stava per nascere. Severus annui, senza parlare «E allora direi che è ora di iniziare»

«E chi oserebbe negare qualcosa alla sposa? Soprattutto se è una Black» commentò Rodolphus con un ghigno facendole il baciamano prima di posizionarsi alla sua sinistra i mentre Bellatrix, con un ultimo sguardo sospettoso si metteva alla destra di Lucius.

Lucius e Narcissa allungarono le mani verso Severus, sopra le braci profumate di lavanda e salvia davanti a loro, mentre la strega accanto a lui iniziava a recitare a bassa voce l’incantesimo

 

Due vite, un solo destino

 

La bacchetta di Severus passò sui loro palmi, lasciando dietro di sé una striscia vermiglia

 

Un sangue solo, un’anima sola 

 

Grosse gocce color rubino caddero pesanti e dense sui tizzoni di pioppo, liberando nell’aria un denso fumo acre e spesso che li avvolse come una coperta morbida e calda.

Severus prese la benda di seta grezza e iniziò a fasciare le mani strette, unite tra di loro, la sinistra di lui con la destra di lei, muovendo la bacchetta con un movimento fluido, mentre un fiotto di luce dorata si diffondeva dalla punta, intorno alle loro dita e sino a ricomprenderli in cerchio di luce morbida.

La strega misteriosa chiuse il libro e unì la bacchetta a quella di Severus, mentre Lucius e Narcissa pronunciava il giuramento finale, con quelle stesse parole che da quel pomeriggio erano impresse a vita sulla loro pelle

 

Verrà la morte e avrà i miei occhi

ma dentro ci troverà i tuoi***

Il cerchio di luce li avvolse, sempre più stretti, sino a che le bende macchiate di sangue che stringevano le loro mani si dissolsero in piccoli petali dello stesso colore della neve attorno a loro.

«Un attimo solo» Lucius si era girato verso Narcissa prendendole entrambe le mani e guardandola fissa negli occhi «So che domani ci scambieremo le promesse ma non potrò dirti quello che vorrei davvero. E darti una cosa»

Bellatrix alzò platealmente gli occhi al cielo, ma ebbe la buona educazione per una volta di non fare commenti sarcastici mentre il suo quasi ufficialmente cognato continuava, un filo di esitazione nella voce che mai gli aveva sentito prima

«Narcissa Black, sei l’amore della mia vita. Sei il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo quando vado a dormire. Ogni volta che sei lontana da me mi sembra di non riuscire a respirare, e poi quando ti rivedo sei come aria fresca nei miei polmoni. Sei l’unica cosa che davvero conti» iniziò tirando fuori dalla tasca del mantello una scatolina color smeraldo.

«Oh per Salazar Serpeverde, cosa mi tocca sentire» commentò la strega scuotendo i capelli corvini, la voce decisamente non un sussurro. Lucius la ignorò.

«Da quando mi hai baciato la prima volta sulla torre di astronomia la mia più grande paura è stata quella di perderti da un momento all’altro. E anche se ogni giorno vivo con il terrore di rovinare tutto, di non essere abbastanza per te, di non aver mai imparato ad amare, tu sei la mia stella polare. Ti metterò sempre al primo posto, sei la mia ragione di vita. Amo te, come non ho fatto in fondo con nessuna» le disse facendo scivolare sull’anulare destro della donna un anello semplicissimo, un opale rosa contornato da diamanti della stessa delicatissima sfumatura. Un anello che aveva comprato in un’estate di tanti, troppi anni fa, con in mente quella ragazza testarda e bellissima che al momento lo odiava «Ma tu devi promettermi una cosa»

Narcissa si alzò in punta di piedi per baciarlo, le mani ancora strette nella fasciatura di raso «Cosa amore mio?»

«Insegnami ad essere felice» le rispose a fior di labbra, stringendola più a sé.

Il commento di Bellatrix, questa volta, fu fin troppo udibile.

 

 

 

 

Era ormai tardi quando finalmente riuscì a tornare a casa, l’effetto della polisucco che svaniva lentamente, permettendole di tornare al suo aspetto normale. Entrò silenziosa in casa, tirando fuori con estrema delicatezza il piccolo fiore che aveva raccolto al termine del rituale, un polposo e morbido fiore bianco che profumava d’inverno. Lo stregò prima di riporlo tra le pagine di quel libro che da anni custodiva gelosamente, il primo regalo di Ted, quello in cui ancora teneva quella fotografia che aveva cambiato la sua intera vita. L’unico oggetto che apparteneva al suo passato.

«Il mio piccolo bucaneve resiliente… Buona vita Cissy, che tu possa fiorire per sempre» mormorò rimettendo il libro al suo posto.

Poi lentamente salì le scale. Voleva dare un bacio a Nymphadora prima di andare a dormire tra le braccia dell’uomo che amava e che avrebbe scelto di nuovo ogni giorno della sua vita. Perché lei la felicità già l’aveva imparata da tempo.

 

 

Tu insegnami come si fa ad imparare la felicità

Per dimostrarti che se fossimo dei suoni, sarebbero canzoni

E se fossimo stagioni, verrebbe l’inverno

L’inverno dei fiori

 

 

 


 

 

Se hai letto i capitoli precedenti delle mie storie avrai trovato oltre ai personaggi anche degli elementi che erano già stati inseriti ma che non erano mai stati approfonditi.

Prima di tutto la poesia di Michele Mari che ha dato origine alla storia e che Lucius e Narcissa si ripetono quando uccidono Abraxas.

E' da allora che volevo scrivere una storia a parte solo sul perché ed inizialmente avevo pensato di inserirla come flash in Moth Goth ma grazie alla challenge ho potuto dedicarle una storia a parte.

Il rituale cui prendono parte Lucius e Narcissa è anche il motivo per cui quando i coniugi Malfoy parlano di allontanarsi o di separarsi lo fanno con un significato più profondo rispetto a quello di una normale "separazione", ed è questo il motivo per cui quando Lucius perde la testa e picchia Draco Narcissa è titubante ad andarsene dal giorno alla notte.

Quindi quando in Moth Goth minaccia di divorziare sta in realtà punendo Lucius in maniera molto più forte di quanto si pensi, prospettandogli una vita pari ad una sentenza ad Azkaban ( perché lei sa che lui non potrebbe mai amare nessun'altra).

E il bucaneve... beh tornerà anche se un po' modificato.

 

*** Michele Mari, Cento Poesie d'amore a LadyHawke

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Flofly