Lan Huan non pensava di essere pronto
per questo. Ma lo zio aveva
appena chiamato lui e Lan Zhan per parlare loro.
Non era passato molto tempo dalla
morte della madre, forse
un paio di mesi, ma pensò che, pronto o no, doveva essere
arrivato il momento
per ”quello”.
Lo zio disse loro che in quanto figli
del Gran Maestro della
Scuola Lan, dovevano dare l'esempio a tutti ai Recessi delle Nuvole,
anche agli
adulti, con il loro comportamento, le loro azioni e le loro maniere. E
questo
significava che dovevano cambiare alcune delle loro abitudini.
Quando tornarono nelle loro stanze,
Lan Zhan era molto silenzioso
e pensoso. Dopo un po', con la sua espressione perennemente serissima,
lasciò
andare un piccolo sospiro
« Immagino
che
dobbiamo solo abituarci a rispondere quando lo zio ci chiama con i
nostri nomi
di cortesia, giusto? Non è così difficile...
»
Lan Huan gli sorrise, aiutandolo a
prepararsi per andare a
letto.
Ma quando Lan Zhan si
addormentò, si ritrovò con le lacrime che
gli rotolavano lungo le guance, perché non essere
più A-Huan faceva male. Era
come se sua madre fosse ora completamente scomparsa. Ma almeno,
pensò
asciugandosi gli occhi con la manica della veste, aveva ancora il suo
prezioso
fratellino...
“Xichen”
guardò il fratello minore, testardamente
inginocchiato davanti alla piccola casa dove loro madre aveva abitato
fino a
sei mesi prima. Suo fratello faceva così ogni mese, nel
giorno in di solito cui
andavano a trovare la madre. Andava e rimaneva tutto il giorno fuori
dalla casa,
forse sperando che qualcosa sarebbe cambiato e lei in qualche modo
sarebbe
potuta tornare. A entrambi mancava molto, ma il più giovane
non sembrava del
tutto pronto a lasciarla andare.
La prima volta, A-Huan
andò con lo zio a recuperare l'altro
bambino, ma poi iniziò ad andare da solo. Sedeva accanto al
fratello, cercando
di capire le sue espressioni (le altre persone ne ne vedevano solo una,
ma
“Xichen” sapeva distinguere anche il minimo
movimento dei muscoli del viso del
fratello) o cosa stesse pensando, poco prima di riportarlo indietro,
sapendo che
lo zio si sarebbe arrabbiato parecchio; ma quel giorno qualcosa era
diverso.
« Wangji,
torniamo
indietro… » disse, con un piccolo sorriso. Suo
fratello annuì, apparentemente
indifferente al nome di cortesia. Si alzò in piedi, gli
prese la mano e si
lasciò guidare da Xichen nelle loro stanze.
Furono rimproverati dallo zio per
essere stati, di nuovo,
davanti alla casa della madre, invece di studiare, ma ascoltarono meno
della
metà di ciò che l'uomo stava dicendo,
poiché entrambi conoscevano già ogni
singola parola.
Dopo un po', l'uomo se ne
andò, borbottando ancora su quanto
fossero irresponsabili.
« Perché
si arrabbia
sempre così? Voglio solo vedere la mamma... »
chiese Wangji, con le lacrime nei
suoi incredibili occhi color ambra. Xichen sospirò,
accarezzando leggermente la
testa del fratellino
« È
solo preoccupato.
» spiegò. Prese un fazzoletto da una manica della
propria veste e asciugò le
lacrime del fratello, poi lo abbracciò.
“Wangji” si irrigidì un po', ma poi si
rilassò con un piccolo sospiro
« Grazie, Gege. »
disse. Xichen gli sorrise, poi lo aiutò a
prepararsi per andare a letto, come faceva tutte le sere.
Quando “Wangji”
si addormentò, lo guardò per un po',
piangendo in silenzio.
« Scusa,
Didi... »
sussurrò. Perché faceva male che all'improvviso
il suo Didi non fosse più A-Zhan,
ma "Wangji". Sapeva di avere ancora il suo prezioso fratellino, ma si
sentiva come se, pian piano, stesse perdendo anche lui...
Entrambi i bambini sussultarono
quando lo zio batté con
forza una mano sul tavolo basso di fronte a lui.
« Xichen!
Tu sei il
prossimo Gran Maestro! Devi essere un esempio per tutti! »
disse l'uomo, in
tono pacato ma abbastanza spaventoso
« Mi
dispiace... »
disse Xichen, abbassando la testa. Lo aveva fatto di nuovo. Aveva
chiamato
"Wangji" Didi. La sera prima lo aveva chiamato A-Zhan, senza
rendersene conto. Doveva concentrarsi molto duramente per chiamarlo
"Wangji".
« Dovrai
copiare le
regole qualche volta. Forse in questo modo te ne ricorderai.
» disse lo zio, ma
la rabbia sembrava svanita, almeno per ora
« Per
favore, cerca
di prestare attenzione a queste cose quando sei in presenza degli
anziani. »
continuò lo zio. Xichen annuì, troppo spaventato
che se avesse parlato,
probabilmente sarebbe esploso. Letteralmente.
Più tardi lo stesso
giorno, quando lui e "Wangji"
furono soli, Xichen lo abbracciò, abbassando il viso e
seppellendolo tra i
capelli del fratello
« A-Zhan.
» iniziò a
ripetere: « A-Zhan!
A-Zhan! A-Zhan! >>
« Se
lo zio ti
sentisse, si arrabbierebbe... » rispose A-Zhan
« Non
sentirà. E se dovesse
sentire, copierò le regole altre volte. » rispose
A-Huan. A-Zhan rise, e si
trattava di un evento molto, molto raro, e per questo A-Huan fu felice
per
settimane di seguito...
Xichen aveva copiato le regole
parecchie volte quel giorno. Aveva
sbagliato ancora, chiamando "Wangji" Didi davanti a uno degli
anziani. L'uomo aveva sorriso, ma lo zio si era arrabbiato di nuovo, e
così
Xichen era stato mandato in biblioteca a copiare le regole ancora e
ancora.
Pensò a quello che aveva
detto suo fratello dopo la prima
volta che lo zio aveva detto loro di “essere un
esempio”. Aveva detto che
dovevano solo abituarsi e che non era così difficile. E per
“Wangji” sembrava
davvero molto facile. Era intelligente e aveva imparato così
in fretta...
Allora perché lui invece commetteva costantemente errori?
Perché non stava
imparando? Tornò alla realtà solo per trovare una
grande macchia d'inchiostro
sul foglio di carta che stava per usare. Sospirando cambiò
il foglio, ma la
porta della biblioteca si aprì silenziosamente.
“Wangji” rimase sulla porta,
guardandolo per un po' con la sua caratteristica espressione seria, poi
si
avvicinò. Si fermò davanti alla sua scrivania
« È
quasi ora di
cena. » disse. Xichen posò il pennello, un po'
troppo allegramente per quello
che avrebbe dovuto essere "il prossimo Gran Maestro" e si
alzò,
pronto a seguire suo fratello
« Hai
finito di
copiare? » chiese "Wangji"
« Non
ancora, ma ho
un po' di tempo prima che inizino le lezioni, domani mattina.
» rispose Xichen,
mentre uscivano dalla biblioteca. “Wangji” si
fermò all'improvviso e si voltò per
guardare in faccia Xichen
« Penso
che dobbiamo
smetterla di far arrabbiare lo zio, non fa bene alla sua salute.
» disse
« Non
lo faccio
apposta. » sospirò Xichen, imbronciato un po'.
« Lo
so… ma lo faccio
già arrabbiare quando vado ad aspettare che la mamma
torni… » disse “Wangji”.
« Te
l'avevo detto
che non è proprio arrabbiato, in quei momenti, è
solo preoccupato per te. »
rispose Xichen, sorridendo e accarezzando la testa del fratello
« Comunque,
non
voglio farlo arrabbiare. » disse "Wangji". Poi
scrollò le spalle.
« Ora
di cena,
Xiongzhang. » decretò. Xichen si
bloccò. Wangji si voltò di nuovo verso, poi si
avvicinò e gli asciugò il viso, preoccupato
« Sono
così
orgoglioso di te! - singhiozzò Xichen, abbracciandolo forte.
Orgoglioso e
triste, pensò. Wangji gli accarezzò la schiena
fino a quando non si calmò e
quando Xichen sciolse l'abbraccio per asciugarsi gli occhi, vide le
lacrime
anche sulle guance di Wangji
« Fa
male. » disse il
più giovane, abbassando lo sguardo.
« Sì.
» sospirò Xichen, togliendosi il fazzoletto dalla
manica e asciugando il viso al fratello
« Fa
male, ma ci
siamo dentro insieme. » disse. Wangji lo guardò,
poi annuì
« Sì.
» ha risposto. La
sua espressione cambiò leggermente, in quello che Xichen
sapeva essere un
sorriso, e Xichen sorrise a sua volta…