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Autore: drisinil    13/07/2022    6 recensioni
Kuroo Tetsurou non è mai stato un tipo geloso.
Per prima cosa, sa di essere fantastico. Ancora più importante, è assolutamente fantastica la persona con cui ha scelto di dividere la vita, ormai più di dieci anni fa. Una persona tagliente, irascibile, permalosa, sarcastica. E audace, brillante, ironica, imprevedibilmente tenera, leale fino alla sgradevolezza.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Rintarō Suna, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Kuroo Tetsurou non è mai stato un tipo geloso.

Per prima cosa, sa di essere fantastico. Ancora più importante, è assolutamente fantastica la persona con cui ha scelto di dividere la vita, ormai più di dieci anni fa. Una persona tagliente, irascibile, permalosa, sarcastica. E audace, brillante, ironica, segretamente e imprevedibilmente tenera, leale fino alla sgradevolezza.
Litigano, discutono, vivono un lessico familiare di insulti pronunciati con diversi gradi di affetto, di silenzi che misurano le distanze. E si amano, sempre, comunque, dovunque. Il laccio che tiene assieme tutto è una fiducia istintiva e assoluta.
Per questo Kuroo Tetsurou non è geloso, né ha mai avuto motivo di esserlo.

Però la bellezza di Kei è un fatto. Assodato, conclamato. Non è del tipo che fa voltare la gente per strada, piuttosto fa sbattere le palpebre, come un lampo di luce dritto negli occhi quando non te l’aspetti. E’ tutto nei dettagli; sono quelli che catturano e fanno perdere la testa: lo si guarda senza sapere perché e poi ci si ritrova a fare sponda con gli occhi fra l’attaccatura dei capelli e le ciglia lunghissime, fra i fianchi e le spalle, fra il sorriso strafottente, le mani eleganti e la pelle pallida del collo, dove si intravede appena l’ombra scura di un marchio oltre il bordo della maglietta, un particolare così dissonante dal rigore che emana dalla sua persona, che spinge a guardarlo ancora e ancora, fino a trovarsi succubi del suo mistero. E paradossalmente, lungi dal marcare un territorio e dissuadere approcci, quei segni addosso, che il suo amante devotamente lascia, lo rendono ancora più desiderabile. 
Tetsurou, alla fin fine, li capisce, quando sbattono gli occhi e poi restano a fissarlo ipnotizzati. E non è geloso.

In campo, a distanza, Kei fa un effetto diverso. E’ il suo corpo in movimento che cattura l’attenzione. La precisione dei singoli gesti, l’eleganza con cui copre gli spazi, la geometria dei salti e delle rincorse, la regia lucida, pensata, di tutte le sue azioni.
Sarebbe da prima divisione e chiunque abbia occhi per intendere, intende.
Ma Tetsurou non è geloso. Perché quel corpo atletico, quel modo efficace di usarlo, quello stile di gioco si può dire che li abbiano costruiti insieme, da dieci anni a questa parte, a furia di tentativi, di insistenze, di discussioni, di calendari con i giorni cerchiati di rosso, di frullati che-schifo-sta-storia-di-elettroliti-e-proteine-non-sa-di-fragola-per-un-cazzo. Sono cresciuti insieme in tutti i sensi possibili e Tetsurou ne è fottutamente (e comicamente) orgoglioso.
Ma non è geloso, non lo è mai stato. 
Anche se mezzo stadio passa i time-out delle partite dei Frogs a fissare il sedere di Kei. Francamente, non c’è davvero niente di meglio da guardare.
Anche se, oltre alle ragazze che non hanno abbastanza spirito di osservazione, un bel po’ di ragazzi (che lo spirito di osservazione invece ce l’hanno) gli fanno la posta davanti agli spogliatoi, all’uscita dello stadio, al parcheggio sotto casa.
Anche se l’ultimo fotografo sportivo, decisamente belloccio, dopo un centinaio di scatti per un mezzo trafiletto, ha lasciato a Kei il numero di telefono, con un sorrisetto ambiguo e una stretta di mano troppo lunga; nel caso che Tsukishima-senshu si sentisse solo e avesse voglia di bere qualcosa e magari parlare di foto pubblicitarie  o di farsi un book privato. Kei ha sorriso, si è sistemato gli occhiali, ha  preso il biglietto con due mani, ha ringraziato formalmente. Poi si è voltato e, mentre se ne andava, ha fatto a pezzi il cartoncino lentamente, lasciando cadere i coriandoli sul linoleum della Kamei Arena. E’ finita che il belloccio lo ha consolato Tetsurou, a pacche sulle spalle.

No, Kuroo Tetsurou non è geloso.
E poi il mondo della pallavolo è piccolo, minuscolo. Alle cene della federazione sembra di tornare indietro nel tempo, sempre in mezzo alle stesse facce, al punto che, qualche volta, Tetsurou rimpiange di non poter levare dalla cornice la maglia del Nekoma numero uno e presentarsi con quella addosso. Invece, gli tocca il tre pezzi, che, a dire il vero, gli piace moltissimo e gli sta da dio, ma per certe cose è scomodo.
Ad esempio, per rimboccarsi le maniche, bisogna togliersi la giacca e anche appoggiarla con cura, per evitare le pieghe.
Ma certe cose vanno fatte.
Tetsurou si sfila la giacca con calma e la appoggia sulla spalliera di una sedia. Washio fissa quel gesto senza comprenderlo ma, come sempre, non spiccica una sillaba. Nel frattempo, Komori sta continuando a parlare accalorato, non prende fiato da almeno dieci minuti. E’ qualcosa a proposito della politica della federazione sulla riduzione delle trasferte dopo la pandemia, un affascinantissimo argomento di conversazione, su cui Tetsurou disquisirebbe volentieri a lungo. Peccato che non possa trattenersi. Certe cose non devono essere rimandate; dopotutto, sta rimandando da mesi.

La prima volta, è stata un’osservazione sfacciata, un dubbio espresso a voce abbastanza alta da creare disagio, su quale indumento tecnico si nascondesse sotto la maglia numero 17 dei Frogs. Una tuta? Una maglietta? Gomitiere alte? 

Lo fai per attirare l’attenzione? Tranquillo, non ne hai bisogno, non penserai che qualcuno ti guardi per come giochi…

Kei aveva risposto che l’attitudine di alcuni atleti a non guardare il gioco spiegava molto della classifica v-league.  
Kei non ha mai avuto bisogno di difensori, ma Tetsurou quelle parole insolenti non è riuscito a mandarle giù. Forse avrebbe anche potuto passarci sopra, se fosse stato un caso isolato.
Invece, c’è stata una seconda volta, a una cena promozionale per la prima divisione. Kei partecipava come accompagnatore di Tetsurou e convincerlo a schiodarsi da casa era stata un’impresa notevole, costata diversi turni di pulizia, almeno quattro sessioni di sesso memorabile e ben due orrendi film d’essay.

Erano arrivati da poco, Kei si era attardato al guardaroba e Tetsurou lo stava aspettando poco più avanti, godendosi il privilegio di ammirarlo inosservato, attraverso il riflesso dello specchio.

Ma guarda! Un infiltrato! Vieni, Tsukishima-kun, non preoccuparti, ci penso io a farti entrare, almeno alziamo un po’ il livello estetico di questo inutile evento…

E gli aveva messo un braccio intorno alle spalle.
Tetsurou quel gesto ipocrita lo aveva guardato al rallentatore: un’eternità di puro fastidio, fra l’impulso del gomito che si sollevava e l’arco del movimento della mano, finché quelle dita non si erano posate, tutte e cinque, sulla spalla di Kei, e poi, casualmente, gli avevano sfiorato anche il collo.
Kei si era sottratto a quelle attenzioni con consumata abilità. Si scusava, era senz’altro un problema suo, ma putroppo era molto sensibile agli odori corporei altrui, aveva detto, con tutta la gentilezza possibile e un sorriso da schiaffi.
Suna Rintaro non si era goduto la festa e il giorno dopo aveva cambiato deodorante.
Ne avevano riso per settimane e le risate si erano portate via l’insofferenza.
Perché Kuroo non è mai stato un tipo geloso.

Dimmi una cosa, Tsukishima-kun; che ha quel tizio di speciale da starci ancora insieme dopo dieci anni? Non è ora di fare nuove esperienze?

Kuroo appoggia la giacca alla spalliera e si sbottona i polsini della camicia. Intanto, si scusa con Komori.
Calcola le probabilità di essere licenziato e quelle di essere mollato da Kei.
Fra le due eventualità, entrambe poco auspicabili, è più preoccupato della seconda. Ma davvero, certe cose vanno fatte.
A pensarci bene, altro che sei mesi, sono dieci anni che questa soddisfazione ha voglia di levarsela, dalla primissima volta che ha sentito Suna Rintaro dell’Inarizaki parlare di Tsukishima Kei al torneo primaverile. Di fronte alla macchinetta delle bibite, poco dopo una partita che per giunta aveva perso.
Tetsurou si arrotola le maniche oltre il gomito e attraversa due ali di persone eleganti, che lo salutano. Sorride a tutti amabilmente.
Sorride anche a Suna Rintaro, che gli risponde stirando le labbra in un ghigno beffardo e sollevando il bicchiere.
La sberla gli arriva in piena faccia, sullo zigomo sinistro; un colpo violento che gli fa rimbalzare la testa come la pallina di un flipper. Dura un istante: giusto il tempo di allargare gli occhi e guaire, mentre il bicchiere va in frantumi sul pavimento e lo champagne si rovescia schizzando ovunque.
Gli occhi di tutti convergono contemporaneamente. Kuroo e Tsukishima stanno già andandosene, fianco a fianco, senza fretta, dalla porta principale, la giacca che pende disinvolta dalla spalla di Tetsurou.
Suna Rintaro è ancora lì, immobile, la mano sulla guancia paonazza, l’espressione sospesa fra l’incredulità e l’omicidio.
Qualcuno, da qualche parte nella sala, scoppia a ridere.

Sei il solito scemo. Guarda qui: ci siamo macchiati i pantaloni e nemmeno gli hai rotto il naso.

Ha la faccia dura come il marmo, lo stronzo. 

Potevi impegnarti di più. Almeno hai sentito cosa gli ho risposto?

Scusa, ero un tantino distratto. Cosa gli hai risposto? 

Che hai tre cose fondamentali che lui non avrà mai: una laurea alla Todai, un palo nelle mutande e molta forza nelle mani. Voleva sapere a che serve la forza nelle mani…

Ora lo sa. Ma... c’era bisogno di essere volgari?

Sono stato volgare?

Beh, sbattergli in faccia così la mia laurea… 

Scemo!

Senti, invece, la cosa molto poetica del palo...

Crepa!



***

NdA: Questa oneshot nasce per assecondare un mio irriducibile headcanon, condiviso con la mia compagna prediletta di vaneggiamenti, a cui è dedicata. Dovevamo toglierci la soddisfazione di questo sganassone, per migliorarci la giornata. 
Non me ne vogliano gli ammiratori di Suna Rintaro, vendicatevi pure a suon di fanfiction, prometto che le leggerò tutte, in attesa che mi facciate cambiare idea sul buon Suna-kun :P E' una sfida ;)
 
   
 
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