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Autore: MoonLightLover    18/07/2022    1 recensioni
Se Hemione dopo la guerra avesse deciso di abbandonare il mondo magico? Ve lo racconto in 600 parole. Vi racconto in 600 parole, usando Hermione come veicolo, gli ultimi 10 anni in cui sono mancata su EFP. Senza magia. Ora però, sono tornata.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Londra, 2 maggio 2008.

Un cielo nuvoloso crea una cappa di calore insolito che domina il centro città. Sono già le 19:40, la maggior parte dei pendolari in vestito che ogni giorno affollano la capitale per raggiungere il posto di lavoro si è già mossa per rientrare a casa, in periferia, dove gli affitti sono meno cari e il caldo atipico meno soffocante.
Hermione guarda il modesto orologio da polso, e sbuffando appoggia la testa sulla mano sudaticcia. L’aria condizionata dell’ufficio è stata spenta sotto lamentela di una collega babbana. Come tutti i colleghi. Babbani. Come il mondo in cui Hermione ha deciso di vivere dieci anni prima. Esattamente dieci anni prima, ma lei non se ne è resa conto, non ancora.

Clicca ogni 30 secondi il pulsante invia/ricevi di Outlook, sta aspettando la conferma del suo capo su un documento inviatogli la mattina. Nove ore prima, possibile ci voglia così tanto per mandare una mail di risposta?
Persino Errol sarebbe stato più veloce” pensa in automatico.

Ed eccolo li. Il pensiero quotidiano che ancora quel giorno non aveva avuto modo di bussare alle porte della sua testa. Hermione ripercorre tutto molto velocemente nella mente: la decisione di lasciare il mondo magico 10 anni prima, troppo sconvolta dalle conseguenze della guerra, anche se vinta; i suoi genitori che non sono mai riusciti a riacquistare la memoria, nonostante innumerevoli tentativi (magici e non); il ritorno alla vita babbana, arduo e deludente, ma necessario; l’università, la noia con cui pensava di aver fatto pace, solo finché non aveva iniziato a lavorare; l’ufficio, dove una massa informe di uomini e donne vestiti tutti allo stesso modo ogni giorno si precipitava, per fare tutto e niente, quello d’altronde era il mondo della consulenza; i suoi vecchi amici, ormai ricordi, sebbene impressi a fuoco nella sua memoria.
I tentativi di contatto di Harry e Ron inizialmente insistenti, si erano col tempo affievoliti, complici le non risposte di lei. Si era voluta lasciare tutto alle spalle, tutto insieme, come strappare un cerotto velocemente, sperando di sentire meno dolore. Speranza vana ovviamente.
La notifica di e-mail ricevuta riporta Hermione alla realtà; “all good” legge.
“Si è sforzato…” pensa.

Pigramente, Hermione inizia a riassettare la scrivania, infila il laptop nello zaino e saluta i pochi colleghi ancora chini sugli schermi – A doma… - uno schioppo sordo fuori dalla finestra la interrompe bruscamente, ma non sembra destare nessuna reazione nel resto dei presenti. Le teste sono ancora chine sui computer, il sottofondo del ticchettio delle tastiere ininterrotto. Dopo essersi affacciata per scorgere cosa potesse aver provocato il rumore, e non avendo riscontrato nulla fuori dal normale, Hermione incolpa la stanchezza e si avvia verso l’uscita.
Il riflesso nello specchio dell’ascensore non sorride, Hermione si guarda in quel momento più attentamente di come non avesse fatto negli ultimi mesi. Il viso pallido, scavato. I vestiti dai colori scialbi e anonimi. La postura leggermente incurvata dal peso dello zaino. Stenta a riconoscersi, e per un momento si rivede ragazzina, con le guance arrossate dalle mille avventure, i capelli scompigliati, e l’entusiasmo che la possedeva e le donava quell’aura di potenza indomabile. L’immagine svanisce come l’ascensore tocca il piano terra e le porte si aprono lentamente.

Hermione esce dall’edificio e si avvia verso l’entrata della metro, dall’altra parte della strada. Ferma al semaforo, sentendosi osservata alza lo sguardo.
Due figure appoggiate alla ringhiera della scala che porta alla metropolitana la stanno effettivamente fissando. Quando i loro sguardi si incontrano, le due figure si raddrizzano e prendono in mano quelli che sembravano tre bastoni ammucchiati per terra.

Il semaforo è ancora rosso, ma Hermione ha ormai attraversato.
- Harry – dice con voce ferma – lo sai che non mi piace volare –Harry sorride e fa cenno a Ron, che passa la scopa a Hermione – Ti conviene alleggerire il carico – ammicca Ron verso il pesante zaino.
Hermione non dice niente, per un secondo tutto si ferma.
Sorride, afferra la scopa e in un battito di ciglia i tre soggetti spariscono, come per magia.

L’unica prova del loro passaggio, lo zaino abbandonato alla fermata Bank della metro.

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Sono passati 10 anni dalla mia ultima fanfic, la vita è andata avanti per me, senza troppa magia. Siate clementi e per favore, lasciate un commento se la storia vi è piaciuta. Ogni tipo di incoraggiamento per continuare a scrivere è linfa vitale per la mia fantasia. 
Grazie a tutti, soprattutto a voi che continuate a leggere e scrivere <3
  
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