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Autore: Lartisteconfuse    24/07/2022    0 recensioni
Katsuki è un angelo che viene mandato sulla terra per uccidere Deku, un demone, nonché suo vecchio amico ed ex angelo Izuku, che vive come umano.
Ovviamente le cose non vanno come i poteri superiori sperano
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: Ciao! Stranamente questa è una one shot lol. Avrei voluto dividerla in capitoli, ma erano così corti che non ne valeva la pena. La storia è abbastanza semplice e tranquilla, quindi direi che a one shot è più che adatta.
Bé buona lettura!




Quando le porte della metro si aprirono Katsuki scese. I suoi movimenti erano ancora troppo lenti e quindi fu sballottato non tanto gentilmente dal resto delle persone che scendevano in maniera più frenetica.
"E spostati!" gli gridò qualcuno, ma non riuscì a individuare la fonte della voce.
Con non poca difficoltà riuscì ad appiattirsi contro il muro della stazione e guardò con occhi sbarrati il fiume di gente che entrava e usciva velocemente dalle porte aperte della metro.
"Ei tutto bene?"
Una mano calda si posò sulla sua spalla. Al sentire quella voce familiare Katsuki voltò la testa di scatto e incontrò due grandi occhi verde brillante che non appena incrociarono i suoi rossi si spalancarono per la sorpresa. "E tu che ci fai qui?"
Da quanto si trovava lì? Un paio di giorni circa e già era stato scoperto dall'ultima persona che avrebbe dovuto scoprirlo.
"Ehm..." Non aveva assolutamente idea di cosa dire, lo avevano mandato lì perché pensavano che fosse il più bravo in quelle cose e invece si era fatto scoprire subito. Ma chi avrebbe immaginato che la vita in quel posto fosse così frenetica e piena di rumore da far male alle orecchie.
Si sentì afferrare con forza il braccio e poi fu spinto a correre. Non riuscì a trovare il modo di dire o fare nulla, una volta svoltato l'angolo avvertì una familiare sensazione al petto e poi davanti ai suoi occhi non c'erano più le pareti della stazione, ma i muri rovinati di una palazzina. Voltò la testa e vide che si trovava in un vicolo cieco.
La sua osservazione fu interrotta quando venne sbattuto contro il muro alle sue spalle. "Katsuki che ci fai qui?" Le parole erano state dette con astio e sul volto che lo stava guardando c'era un'espressione guardinga e furiosa allo stesso tempo.
"Ciao anche a te Izuku" mormorò. "Puoi togliermi il tuo braccio di dosso?"
Per tutta risposta Izuku premette con più forza. "Cosa ci fai qui?" ripeté scandendo bene le parole.
"Lo sai che non mi fai male vero? Sei pure più basso in questa forma, togliti." Izuku si staccò ma continuò a osservarlo con gli occhi ridotti a due fessure.
"Ti trovo bene" commentò Katsuki, mentre si sistemava la canottiera.
Izuku stava per aprire bocca, ma Katsuki lo anticipó. "Il perché sono qui lo sai."
"Non è vero. I motivi potrebbero essere diversi."
Il senso di colpa che per tanto tempo Katsuki aveva fatto finta di non sentire si fece potente dentro di lui. "Non sono come te" mormorò.
"C'era da aspettarselo" commentò acido Izuku incrociando le braccia. "Codardo" bisbiglió in modo tale che Katsuki non lo sentisse.
In quel momento il cellulare di Izuku iniziò a suonare. Senza badare a Kautski che osservava attento i suoi gesti Izuku prese il telefono e rispose. "Pronto?... Ah Uraraka ciao...sì scusa se non ti ho avvisata ma ho avuto un contrattempo...Arrivo più tardi, ti prego, prendi gli appunti anche per me...Te ne sono grato...Grazie, a dopo." Izuku terminó la chiamata poi lanciò un'occhiata a Katsuki. "Da quanto mi stai dietro?"
"Due giorni." 
"Sei controllato?" 
"Non lo so." 
"Vuoi uccidermi?" 
"No." 
"Allora perché hai accettato?"
Katsuki abbassò lo sguardo, da dove poteva cominciare? 
Izuku ridacchió. "Non mi dire che speravi di riuscire a portarmi su con te?" 
"Guarda che so che è impossibile."  Izuku si avvicinò e si mise leggermente sulle punte dei piedi. I loro nasi quasi si sfioravano per quanto erano vicini. "Allora perché non mi uccidi? Prendi la spada e trafiggimi" sussurrò con voce suadente. 
Katsuki lo spinse via, spaventato. "Non farlo mai più!" 
Per tutta risposta Izuku scoppiò a ridere. "Sei tutto rosso! Così sì che è divertente!" 
"Da quando sei così?" sbraitò Katsuki. 
"Così come?" Sul volto di Izuku era comparso un sorriso malizioso. Si avvicinò di nuovo e afferrò il mento di Katsuki abbassandolo leggermente verso di lui. "Hai fatto un grave errore a non uccidermi" sussurrò dritto nell'orecchio dell'altro. "Ora sei nelle mani di un demone, caro il mio angelo."
I loro sguardi si incrociarono di nuovo e senza dire più nulla Izuku si sporse e baciò le labbra di Katsuki. In un attimo il bacio finì e Izuku era sparito. 
Katsuki fissò il punto vuoto imbambolato poi alzò la testa verso il cielo. Lo stavano guardando in quel momento? Sapevano già che aveva perso? 
Non avrebbero dovuto chiedere a lui di uccidere Izuku, erano a conoscenza dei sentimenti che li avevano legati in passato, prima della caduta. Sentimenti simili non sparivano e se questi venivano racchiusi in un corpo umano erano totalmente difficili da controllare. 
Katsuki sospirò e si lasciò cadere a terra. Izuku aveva scelto una forma davvero carina: quei ricci erano adorabili, le lentiggini ancora di più e poi aveva l'aria del ragazzo perfetto, amichevole, a cui tutti avrebbero voluto bene. Anche il tono di voce che aveva usato mentre parlava con quell'Uraraka al telefono era di una persona buona e sincera. Poi però gli affioró alla mente anche l'immagine di quell'adorabile volto con indosso un'espressione maliziosa, accattivante, la voce seducente. E poi...le labbra che lo avevano baciato. Si sfiorò le sue con la punta delle dita. Formicolavano ancora per essere state baciate con tanta irruenza. Poteva avvertire il sapore di Izuku. 
Si lasciò sfuggire un verso disperato. "Volevate liberarvi di me per caso?" mormorò. "Cosa volevate concludere così?" 
Non riusciva proprio a capirlo. Sapeva solo che era lì, sulla Terra, aveva parlato con Izuku e non aveva nessuna intenzione né di ucciderlo né di abbandonare e lasciare il lavoro a qualcun altro. 
Cosa sarebbe mai potuto accadere se un angelo e un demone avessero avuto dei contatti sulla Terra come umani? 
 
***
 
Izuku si era teletrasportato in un cubicolo del bagno vuoto della sua università, ma non uscì subito, anzi, si premuró di chiudere a chiave la porta.
Ancora non voleva credere che Katsuki fosse lì sulla Terra e per giunta mandato dall'alto per ucciderlo. Era strano però, perché lo avevano mandato in quel momento? Izuku si trovava in quella città ormai già da tre anni, perché si erano preoccupati solo in quel momento e poi, davvero, Katsuki tra tutti gli angeli? Per di più quello scemo aveva preso una forma che aveva quasi tolto il fiato a Izuku. Ormai si era completamente abituato al suo essere umano e le emozioni e le sensazioni tipiche degli umani erano parte di lui. Una persona attraente gli faceva provare cose e Katsuki lo era decisamente. 
Quando era arrivato sulla Terra, Izuku aveva deciso di mostrarsi come quello che veniva definito un "bravo ragazzo", dalla faccia pulita e l'espressione gentile. Tutti gli volevano bene e si fidavano di lui ciecamente e questo gli piaceva. Gli piaceva aiutare gli umani e farli felici. 
L'aspetto di Katsuki, invece, era davvero interessante per un angelo: Il suo volto era semplicemente bello e anche grazie ai capelli biondi sembrava davvero un essere angelico, lo stile con cui si presentava lo rendeva ancora più affascinante, le orecchie avevano orecchini e piercings vari, sia brillanti che ad anelli; indossava una canotta nera e dei jeans neri strappati con una catena attaccata. 
Il problema era che l'espressione che mostrava era corrucciata, infastidita, quasi disgustata in realtà, forse perché ancora non si era abituato ai suoni forti della città. 
Nonostante sembrasse un controsenso quella forma rappresentava lo spirito forte che aveva sempre caratterizzato Katsuki. 
In passato erano stati molto uniti, molto prima che arrivassero gli esseri umani. Poi però Izuku si era schierato dalla parte di Lucifero ed era finito con il cadere. Lui e Katsuki si erano dovuti scontrare durante la battaglia, Katsuki aveva provato a convincerlo a tornare dalla loro parte ma Izuku non voleva e l'altro non era riuscito a capirne il motivo. 
E così Izuku era un ex angelo, diventato demone per punizione divina, però con un libero arbitrio molto più ampio di quello di Katsuki, ancora troppo legato alle sfere in alto. 
Dopo millenni e millenni trascorsi all'inferno, Izuku aveva deciso di farsi un giro sulla Terra e si era maledetto da solo per non averlo fatto prima. Era semplicemente stupendo. Non appena si era fatto umano era scoppiato a piangere per le sensazioni che lo avevano sommerso di colpo, era stato difficile imparare a gestirle ma dopo tre anni riusciva a padroneggiarle.
Un solo sentimento lo spaventava, perché ancora non era riuscito a provarlo: l'amore. 
Insomma voleva bene a tutti i suoi amici, li amava sì, ma l'amore che intendeva lui era quello di cui parlavano tutti i film e i libri che aveva visto e letto, quel sentimento che aveva portato spesso i suoi amici a piangere disperati perché non ricambiati o a urlare di gioia perché finalmente stavano con la persona che amavano. 
Ma ora Katsuki era sulla Terra e il cuore di Izuku non aveva smesso di battere, lo stomaco a dolere e le labbra ancora avvertivano quelle dell'altro. Lo aveva baciato d'impulso, per infastidirlo. Era entrato nella modalità demone che si diverte a giocare con le anime degli umani come faceva all'inferno. Non lo aveva mai fatto sulla Terra con quel corpo e non riusciva a capire se gli fosse piaciuto o lo avesse spaventato. Sapeva solo che voleva rifarlo, voleva assaporare di nuovo le labbra di Katsuki. 
Decise che era tempo di uscire da quel bagno e incontrare i suoi amici. Forse sarebbe potuto entrare in aula dopo la pausa e distrarsi con la lezione. 
"Oi Midoriya!" Uraraka agitó un braccio quando vide Izuku entrare in aula. Il professore non era ancora tornato come del resto anche la maggior parte degli studenti. 
"Scusate ragazzi, ho avuto un contrattempo" disse Izuku mentre prendeva posto accanto a Shoto. 
"Tranquillo Midoriya, abbiamo preso gli appunti tutti e tre, potrai guardare da noi!" esclamò Iida. Izuku sorrise riconoscente. 
Il suo sguardo, però, fu catturato da un gruppetto di tre ragazzi e una ragazza che parlava animatamente intorno a un banco. Conosceva solo di vista quel gruppo, anche perché facevano molto chiasso ogni volta e il ragazzo biondo veniva spesso fulminato dalle occhiatacce dei professori perché bisbigliava continuamente. 
Qualche volta aveva parlato con il ragazzo dai capelli di un rosso vivace, per nulla naturale. Era stato davvero gentile con lui, Izuku gli aveva dovuto chiedere delle informazioni su un esame e quel ragazzo era stato più che felice di rispondergli. Se non si sbagliava il suo cognome era Kirishima. 
"Come è possibile che non ti abbiamo mai incrociato!" esclamò la ragazza.
"Non sono come voi!" ribatté una voce dal tono scontroso, che Izuku conosceva fin troppo bene. Si alzò di scatto, gli occhi puntati sul gruppetto. I suoi amici lo guardarono confusi. 
"Che succede Midoriya?" domandò Shoto. Si voltò anche lui e capì cosa avesse attirato l'attenzione di Izuku. "Ah sì, quel ragazzo si chiama Bakugou Katsuki. Ce ne siamo accorti ora che sta qui, ma a quanto pare c'è sempre stato."
Izuku marció verso il gruppo. "Kacchan!" esclamò con voce allegra. "Posso parlarti un attimo?" 
"Midoriya, tu lo conosci?" chiese Kirishima. 
"Sì, è un mio amico. Kacchan? Vieni?" 
Katsuki lo guardó di sottecchi poi senza dire niente si alzò e lo seguì. I due uscirono sotto gli occhi incuriositi di tutti. 
"Cosa ci fai qui?" 
"Kacchan eh?" disse Katsuki con tono risentito. "Perché cavolo mi hai chiamato così?" 
"È un nomignolo amichevole, almeno così tutti sanno che siamo in buoni rapporti." 
"Ma non è vero!" 
Izuku avvertì una stretta al petto. Già, non erano per niente in buoni rapporti. Sorrise come sempre. "Ma loro non devono saperlo. Tu sei Kacchan." 
"Allora ti chiamerò Deku!" esclamò irritato Katsuki.
Izuku spalancò gli occhi. "Ma è il mio nome da demone, perché?" 
Katsuki scrollò le spalle. "È un nomignolo no? Ti chiamerò Deku."
"Ma non mi piace!" 
"E a me non piace Kacchan." 
Izuku voleva ribattere ma poi si rese conto di una cosa: "Ma di cosa stiamo parlando, io voglio sapere perché sei nella mia università."
Katsuki distolse lo sguardo. "Sto facendo il mio lavoro" mormorò. 
Izuku alzò un sopracciglio, per nulla convinto. "Vuoi ancora uccidermi? Ti ho scoperto, abbiamo parlato e non abbiamo combattuto, ma sei qui."
Katsuki gli lanciò una rapida occhiata. "Voglio prima vedere che fai." 
"Aaah vuoi studiarmi prima di uccidermi. Non si fa Kacchan." 
Katsuki lo fulminó con un'occhiataccia per l'uso del nomignolo. Izuku sospirò. "Senti, io qui non faccio nulla. Sono tre anni che sto qui e ormai mi sento umano. Sto in questo corpo da tanto tempo e..." doveva dirglielo? Forse era tempo di mettere in chiaro subito le cose. "Kacchan tu ancora non sai cosa significa essere umani, non sai cosa sono i sentimenti o le emozioni come li provano gli umani, io sì. Penso che potrebbe essere pericoloso." 
Katsuki era confuso, non capiva proprio di cosa stesse parlando Izuku. 
"Un demone umanizzato può essere pericoloso" mormorò, facendo tornare quel tono di voce che aveva usato anche prima nel vicolo. Katsuki se ne sentì incantato e senza rendersene conto si avvicinò al volto di Izuku, che si scostò ridacchiando divertito. "Sei troppo innocente Kacchan, meglio che stai lontano. Torna a casa, dì che non puoi compiere la missione." 
"Verrà qualcun altro e potrebbe ucciderti." 
Izuku rise. "Non hai fiducia nelle mie capacità? Non sono più l'angelo che hai sconfitto, ricordatelo." Gli dette le spalle per tornare in aula e notò che Katsuki lo stesse seguendo. "Che fai?" domandò. 
"C'è lezione no?" 
"Quindi davvero vuoi restare?" 
Katsuki lo guardó con sfida. "Pensi che io obbedisca alle parole di un demone Deku?"
 
***
 
Da quel momento in poi Katsuki continuò a orbitare intorno a Izuku, ma i due non si rivolsero più la parola.
Katsuki continuò ad essere circondato da quei quattro ragazzi che lo avevano avvicinato il suo primo giorno: Kirishima, Kaminari, Ashido e Sero.
Con Kirishima Katsuki aveva instaurato un rapporto più stretto, ma era praticamente impossibile non averlo, quel ragazzo, dalla pettinatura discutibile, era la persona più allegra e amichevole che Katsuki avesse mai incontrato, inoltre conosceva i suoi limiti. Katsuki non era abituato al contatto fisico e Kirishima, Ashido e Kaminari erano tre persone che amavano gli abbracci, toccavano l'altra persona mentre parlavano e si avvicinavano troppo. Kirishima, però, aveva notato come questo a Katsuki desse fastidio e cercava sempre di controllarsi. Spesso Katsuki aveva visto il braccio di Kirishima bloccarsi a mezz'aria per poi ritirarsi.
In università Katsuki aveva tutti i corsi in comune con Izuku, lo aveva fatto apposta, ma si limitava a guardarlo da lontano perché era confuso.
Le parole che Izuku gli aveva rivolto gli avevano dato da pensare. "Un demone umanizzato è pericoloso."
Non aveva mai sentito parlare di un demone umanizzato, ma del resto non era mai stato uno troppo attento alle notizie che correvano. In realtà da quando Izuku era caduto Katsuki non aveva trovato interessante più nulla, nemmeno la creazione del nuovo universo lo aveva scomposto più di tanto.
Osservando Izuku era rimasto stupito di come sembrasse davvero un umano, non c'era differenza tra lui o gli altri. Lo aveva visto anche arrossire ogni volta che la sua amica, Uraraka?, gli si avvicinava troppo o gli faceva qualche complimento. 
Da quando un demone arrossiva? 
E così il tempo trascorse. Katsuki non aveva più dato notizie alle sfere celesti e nemmeno loro si erano più fatte sentire. 
Dentro di sé Katsuki stava iniziando a provare sempre più emozioni, che spesso non riusciva a comprendere o lo sopraffacevano troppo. Si era dovuto nascondere più volte dai suoi amici perché lo avrebbero preso per pazzo se di punto in bianco fosse scoppiato a piangere. Per gli urli improvvisi invece non sembravano per nulla toccati, anzi, ridevano ogni volta che Katsuki si arrabbiava a li insultava. 
Erano davvero strani. 
"Kacchan!" Katsuki si voltò e vide Izuku corrergli incontro lungo il corridoio deserto. 
Si fermò e aspettò che lo raggiungesse. 
"Ciao Kacchan, come stai?" 
"Bene e tu?" domandò Katsuki confuso. Finora Izuku non lo aveva mai avvicinato. 
"Bene, dove vai?" 
"In biblioteca, il prof non ci sta." 
Izuku annuì. "Vero. Che ne dici se invece ci facciamo un giro fuori?" Il sorriso che gli rivolse fece perdere un battito a Katsuki e avvertì le guance scaldarsi. Cosa stava succedendo? 
"S-sì." Si schiarì la voce, imbarazzato. "Voglio dire, ok." 
Izuku ridacchió e lo afferrò per un mano. "Andiamo allora." 
Normalmente Katsuki avrebbe ritirato la mano e urlato contro a Izuku, ma non appena le sue dita si intrecciarono con quelle del demone un senso di calore e familiarità lo invase. Involontariamente strinse la mano di Izuku. 
Camminarono per un po' in silenzio le mani sempre unite. Izuku guidava Katsuki per le strade che non conosceva e si inoltrava in stradine meno frequentate. 
"Kacchan, posso farti una domanda?" 
Katsuki annuì e basta. 
"Perché sei ancora qui?" 
Smisero di camminare e si guardarono. "In che senso?" domandò Katsuki, ben sapendo che cosa voleva dire Izuku. 
"Lo sai, sei qui a vivere come umano, mi stai intorno ma non fai nulla. Non eri qui per una ragione? Se nemmeno mi parli che stai facendo?"
"Io..." nonostante stesse quasi morendo dentro, Katsuki voleva dirlo. Voleva dire cosa provava nei confronti di Izuku. Il demone sembrò capire e spalancò gli occhi. Gli mise una mano davanti alla bocca. "No Kacchan!" quasi urlò. 
Katsuki lo guardó male e spostò con forza la mano di Izuku dalla sua bocca. "Ma che fai?!" 
"Kacchan lo so cosa stavi per dire, non puoi!" 
"Ma che ne sai tu di quello che stavo per dire." 
"Tu mi ami." 
Stavolta fu il turno di Katsuki di spalancare gli occhi, preso totalmente in contro piede. 
"Tu mi ami, ma non devi dirlo. Non provarci nemmeno." 
"Ma sei pazzo?" 
"Tu sei quello pazzo! Lo sai cosa succede se ti confessi? Se ammetti di provare un sentimento umano forte come l'amore cadi e non diventerai un demone come me, ma un umano, perderai i poteri, sarai come tutti loro." 
"E se a me non importasse?" 
Izuku si lasciò sfuggire una risata amara. "Cosa dici, sei scemo? Rinunciare ad essere un angelo per me? Essere umano per me? Lo sai che è doloroso perdere le ali?" 
"Certo che lo so e sì, lo farei per te. I miei sentimenti saranno pure umani ma sono sempre stato legato a te da prima." 
"E se io non ti amassi? Rinunceresti lo stesso a tutto per restare qui ben sapendo che non ricambio?" 
Izuku osservò come sul volto di Katsuki si dipingeva un'espressione sconvolta. Il dolore che vide riflesso in quegli occhi rossi quasi gli spezzò il cuore.
"Io non ti amo Kacchan, non ne vale la pena." Con questo Izuku sparì lasciando Katsuki da solo. 

***
 
Una volta solo, Katsuki rimase immobile con ancora nelle orecchie la voce di Izuku che gli diceva che non lo amava.
Lentamente sul suo volto si dipinse un'espressione arrabbiata, serró i denti ed emise un verso infuriato.
"Ma chi si crede di essere!" urlò. "Lo ammazzo, quel coglione!"
Dall'alto arrivò una risata divertita. Katsuki alzò la testa di scatto e spalancò gli occhi. "Keigo, che cavolo ci fai qui?"
Keigo si sollevò in volo dal davanzale su cui si era appollaiato e planó verso Katsuki, per poi stargli davanti. "Come va Kacchan?" domandò sorridendo malizioso, facendo intendere a Katsuki che avesse ascoltato la conversazione tra lui e Izuku.
Katsuki si imbronciò. "Devo ripetermi?" 
Keigo scoppiò a ridere di nuovo. "Sei sempre il solito musone. Sono qui perché mi hanno mandato a controllare la situazione dato che sei sparito." 
"E?" 
"E niente, stavi parlando qui con Deku, che dovevo fare? Interrompervi?" 
Katsuki rimase in silenzio, quindi Keigo decise di proseguire. "Certo che questo spiega molte cose" commentò. "Ovvero il perché ti eri opposto a venire qui giù, il modo in cui sei sparito e il fatto che Deku è ancora vivo." 
"Se non ricordo male tu avevi fatto lo stesso o sbaglio?" ribatté Katsuki con tono irritato. 
"Sì, ma io sono qui con le mie ali, vivo di sopra e Dabi è morto. Tu stavi per cadere se Deku non ti avesse fermato." Keigo si era fatto serio e la rabbia di Katsuki evaporó per dare spazio alla vergogna. Aveva ceduto così presto ai suoi sentimenti. 
Al silenzio di Katsuki, Keigo sospirò. "Lo so come ti senti. Ci sono passato anche io, ma è infattibile, insomma un angelo e un demone, come potrebbero andare d'accordo. L'amore che stai provando per Deku è solo quello che prova la parte umana di te per il Deku umano."
Katsuki scosse la testa. "Non siamo come te e Dabi. Voi vi siete conosciuti qui e Deku non era fuori di testa come lo era Dabi."
Keigo ridacchió. "Su questo posso darti ragione." 
"E poi, io e Deku siamo legati da prima che lui..."
"Capisco, però è pur sempre un demone, per millenni ha vissuto all'inferno. Praticamente ha vissuto più tempo all'inferno che in paradiso."
"Ma se io diventassi umano..." Keigo interruppe subito Katsuki. "Lui resterebbe un demone e sarebbe peggio. Non solo tu saresti mortale e lui no, ma lui potrebbe usare i suoi poteri di influenza su di te e tu non potresti farci niente." 
"E se lui diventasse umano a sua volta?" 
Keigo lo guardó come se fosse un bambino ingenuo, che crede ancora che il mondo sia un posto bellissimo e la felicità qualcosa di facile da ottenere. "Pensi che lo farebbe? Che rinuncerebbe ai suoi poteri, alla sua immortalità, alla sua libertà, per rischiare di morire ogni secondo che passa, sentire la fatica della vita e degli anni solo per stare con te?" 
Katsuki non rispose. Non aveva mai riflettuto su tutte le conseguenze che avrebbe portato la rinuncia al loro essere divini. Non aveva mai nemmeno pensato di voler diventare umano. Quando stava per confessarsi a Izuku in realtà non se ne era nemmeno reso conto che così dicendo sarebbe diventato un umano. Izuku lo aveva letteralmente salvato. Però quel pensiero ora lo stava stuzzicando, perché l'esperienza da umano gli piaceva e se avesse continuato a stare intorno a Izuku la sua caduta sarebbe stata inevitabile. C'erano tanti modi per diventare umani. 
"Torna su, qui ci penserò io." Alle parole di Keigo, Katsuki si sentì invadere dal terrore e fece un passo indietro. "No, non puoi. Deku non ha fatto nulla, non puoi ucciderlo." 
"Se se ne andrà non lo ucciderò." 
"Ma vuole restare qui, non fa male a nessuno e...anche io voglio restare." 
Keigo sembrò spazientirsi. "Ma non conosci la mia storia con Touya? Io non lo volevo uccidere ma lui non voleva andarsene, però un angelo o un demone non possono risiedere troppo a lungo qui. Non va bene. Dabi era qui da più di cinque anni e non sembrava avere intenzione di andarsene o di diventare umano e infatti non voleva. Ho provato a convincerlo, ho provato anche a dirgli che sarei diventato umano insieme a lui ma non ha voluto. E per questo l'ho dovuto uccidere."
Katsuki rabbrividì. Il solo pensiero di uccidere Izuku lo faceva star male, ma non poteva nemmeno lasciare che Keigo se ne occupasse. 
Notando lo stato in cui era precipitato l'altro, Keigo sorrise comprensivo e gli pose una mano sulla spalla con fare rassicurante. 
"Izuku è qui da troppo. Non quanto Dabi, ma è tanto. Speravamo che andasse via, ma non sembra averne l'intenzione. I demoni non ascoltano le regole dall'alto, ma dobbiamo fare in modo che le rispettino anche se non vogliono. Pensi che valga la pena parlare con lui o ci devo pensare io? "
Katsuki aveva capito che cosa intendeva dirgli Keigo, se lui davvero amava Izuku e voleva restare con lui diventando umano avrebbe dovuto convincere Izuku a diventare umano a sua volta. Ma Izuku lo avrebbe fatto? Izuku provava le stesse cose che provava Katsuki? Gli aveva detto che non lo amava, ma Izuku era stato un angelo e mentire non era il suo forte. 
"Voglio parlarci io" disse alla fine. 
Keigo annuì. "Va bene, ma sta attento a quello che fai o dici."
 
***
 
Dopo quel dialogo avuto con Katsuki, Izuku non lo aveva più visto. In università non si era presentato e ormai era quasi arrivato il fine settimana.
Era preoccupato, aveva paura che fosse successo qualcosa o che Katsuki avesse deciso di lasciare la Terra senza dirgli nulla. Certo, per come lo aveva trattato, Izuku non aveva diritto a nulla, ma da Katsuki si sarebbe aspettato qualche insulto di addio.
Quel giorno Izuku se ne stava seduto sulla fontana del cortile dell'università. Aveva qualche ora libera prima dell'inizio della prossima lezione. Non aveva nulla da fare e così i pensieri lo avevano assalito.
"Midoriya?"
Al sentirsi chiamare Izuku alzò la testa e in piedi accanto a lui vide Kirishima che gli sorrideva come suo solito.
Sorrise a sua volta. "Ciao Kirishima."
"Posso?" domandò il ragazzo facendo cenno allo spazio vuoto accanto a Izuku. "Certo, certo." Izuku si sedette un po' più dritto e si voltò per guardare in faccia Kirishima.
"Hai qualche minuto per parlare?" domandò l'altro, il sorriso sparito per essere sostituito da un'espressione più seria.
Izuku annuì, curioso di sapere cosa volesse dirgli Kirishima.
"So cosa siete te e Bakugou o meglio Katsuki."
Izuku batté le palpebre un paio di volte interdetto. "Siamo cosa?" provò a domandare tentennando un po'. Come aveva fatto Kirishima a sapere le loro vere identità? Nessun umano avrebbe mai potuto scoprirli.
Eijirou sorrise appena. "Ero un angelo." Lo shock che avevano dato quelle parole a Izuku furono così evidenti che Kirishima scoppiò a ridere.
Era uno scherzo?
"Oddio, dovresti vederti, che espressione!" disse Kirishima continuando a ridere di gusto.
"M-ma scherzi? E smettila di ridere!" ribatté Izuku risentito.
"Scusa, scusa. No non scherzo. Ero un angelo, ma ora sono umano. Tu sei un demone e Katsuki un angelo, giusto?"
"Ma come hai fatto a saperlo?"
Kirishima sorrise malinconico. "Vi comportate come mi comportavo io e non ci vuole molto ad avere la conferma se un attimo prima mi siete davanti e poi sparite nel nulla. Dovreste stare leggermente più attenti a dove vi trovate prima di teletrasportarvi."
Izuku si sentì avvampare. Era sempre stato attento a queste cose, ma ogni volta che si trovava con Katsuki la sua lucidità diminuiva. Cercò di ricomporsi. "Quindi ora sei umano eh?"
Kirishima annuì. "Da circa...aspetta ho iniziato che facevo il secondo liceo credo e nello stesso anno sono diventato umano."
Izuku era senza parole, guardò Kirishima meravigliato. "Così tanto? Perché hai deciso di diventare umano? E come hai fatto dimostrando sedici anni?"
Kirishima scrollò le spalle. "Ah questa è carina: ho trovato una coppia di ex angeli che mi hanno adottato praticamente. Sono stato da loro da subito. E poi...mo piaceva la vita da umano e... L'idea di non vivere per sempre mi piace. Tutto ha molto più significato, ogni cosa è importante e ho qualcosa da fare. La vita era noiosa prima, insomma, osserviamo e basta. Possiamo prendere parte alla vita su qualche pianeta, sì, ma poi? Ti costringeranno ad andare via. Per me non valeva la pena."
Izuku scosse la testa e si lasciò sfuggire una piccola risata. "Mi dispiace ma io non riesco a capirti. Mi piace qui e mi sono fatto degli amici, ma non potrei mai rinunciare all'immortalità o ai miei poteri."
"Nemmeno per Katsuki?"
La domanda fatta a bruciapelo fece arrossire Izuku. Voltò la testa per tentare di nascondersi. "Tu che ne sai di Katsuki."
Kirishima scoppiò a ridere. "È il mio migliore amico. È totalmente cotto per te e tu per lui. Si vede lontano un miglio."
"Sì, ma diventare umani...rinunciare ai poteri...e poi, quando moriamo a noi cosa succede?"
Kirishima alzò le spalle. "Deduco lo stesso destino degli umani."
"Non ne sei certo?"
"Non mi importa."
"Tu sei scemo."
Kirishima gli dette una spallata giocosa. "Oh dai, come sei serio! Io ti ho detto la mia esperienza e come la vedo. Te vedi che fare. Lo sai che prima o poi dovrai andrtene no? Katsuki era qui per te vero?"
Izuku annuì triste. "Lo avevo messo in conto, anche se pensavo che se avessi ucciso l'angelo inviato avrei guadagnato tempo, ma Katsuki non posso..." si bloccò a metà frase, la risposta finalmente era arrivata. Si alzò di scatto e Kirishima sobbalzó stupito. "Quei bastardi! Hanno mandato Katsuki apposta!"
Kirishima gli lanciò un'occhiata confusa.
"Sì! Lo hanno inviato qui ben sapendo che io non lo avrei combattuto e nemmeno lui me. Sanno tutto!"
I pensieri di Izuku correvano veloci e la rabbia cresceva sempre più. "Vogliono liberarsi di entrambi. Vogliono che diventiamo umani per toglierci di mezzo."
Kirishima batté le palpebre perplesso. "Non ti seguo. Capisco te che sei un demone ma lui? È un angelo."
"Un angelo che mi ha sempre amato e a loro non va bene. Non possono ucciderlo, lui non ha dato loro motivo di buttarlo giù dal paradiso e quindi hanno pensato che se lo sarebbero tolto di torno una volta qui sulla Terra. Bastardi."
Kirishima si alzó a sua volta e cercò di calmarlo ma Izuku era fin troppo arrabbiato.
"Cosa pensi di fare ora?" domandò Kirishima cauto.
"Parlerò con Katsuki, gli dirò addio e me ne andrò all'inferno. Lui tornerà in paradiso e dovranno tenerselo."
"Rinunceresti a lui per principio? Solo per fare in torto agli angeli?"
"Sì! Non voglio che mi controllino anche quando non sono più dei loro. Preferisco tornarmene a casa mia piuttosto che dargliela vinta diventando umano. Almeno avrò ancora i miei poteri."
"Ora sei arrabbiato e ti capisco, ma Izuku, i poteri sono più importanti della persona che ami?"
Izuku strinse i pugni, ora arrabbiato anche con Kirishima perché non capiva. "Sono un demone Kirishima! Non voglio rinunciare ai miei poteri e alla mia immortalità per poi stare qui sulla terra sempre sotto i loro occhi. Diventerei una loro marionetta."
Detto questo si allontanò velocemente da Kirishima, poi si ricordò di una cosa e si girò.
"Addio Eijirou, stammi bene."
 
***
 
"Ed ecco qui il nostro Deku, ci sei mancato sai? Pensavamo che non saresti più tornato e che qualche angelo ti avesse fatto fuori... AH !" il demone lanciò un urlo non appena il palmo aperto della mano di Izuku andò a collidere con forza contro la sua faccia.
"Sta un po' zitto!" ribatté Izuku irritato.
Il demone ghignò, mentre si ripuliva la faccia e rialzava da terra. "Che caratterino, gli umani ti hanno reso ancora più irritabile. Pensavo che fossi diventato più docile."
"Se non la smetti giuro che ti faccio finire molto male!"
"No grazie, non ci tengo. Vado via." Il demone lasciò Izuku da solo, che continuó a fissare il vuoto ripensando agli ultimi giorni spesi sulla Terra.
Era stato doloroso dire addio ai suoi amici, ma soprattutto era stata dolorosa la conversazione che aveva avuto con Katsuki. Ovviamente avevano litigato. Katsuki gli aveva chiesto di diventare umano proprio quando lui gli stava per dire che non avrebbe mai rinunciato ai poteri.
Avevano discusso, alzando la voce, spingendosi come due bambini e girando attorno al vero argomento per evitare di fare l'errore irrimediabile per sbaglio.
Alla fine, ad essere lasciato a metà del discorso come un idiota era stato Izuku stesso, perché Katsuki gli aveva rivolto un'ultima occhiata arrabbiata e ferita e poi, con il suo solito senso dell'umorismo pessimo, gli aveva detto di andare al diavolo. Detto questo era sparito.
Poco tempo dopo davanti a Izuku si era presentato un angelo di nome Keigo che gli aveva chiesto di andare via o lo avrebbe ucciso. Quell'angelo gli disse anche che Katsuki aveva già lasciato la Terra.
E così, irritato per come era andata a finire con Katsuki, anche Izuku aveva detto addio agli umani ed era tornato giù all'inferno.
Solo che si annoiava.
"Ei coglione di un Deku, ti piangi addosso ora?"
Izuku sbarrò gli occhi e si voltò di scatto. Davanti a lui c'era Katsuki, che lo guardava con un sorriso sghembo.
"K-kacchan?" disse con voce acuta.
Katsuki ruotó gli occhi. "Non siamo più sulla Terra Deku, non far diventare Kacchan il mio nome da demone, per favore."
Izuku era sempre più senza parole. "Cos..."
L'altro sbuffó e scosse la testa. "Sei sempre così lento. Sono un demone anche io, ora non hai più scampo da me."
Lentamente sul volto di Izuku apparve un'espressione di realizzazione. Regalò a Katsuki un grande sorriso prima di lanciarglisi addosso. "Kacchan!" urlò, ma atterrò rovinosamente a terra, dato che Katsuki si era spostato. "Non mi chiamare Kacchan!"
"Scusa scusa, sono solo troppo felice di vederti qui."
Katsuki sbuffó. "E ti credo. Guarda te cosa mi è toccato fare per starti vicino."
"È una dichiarazione?" domandò a quel punto Izuku alzandosi e sorridendo malizioso.
"No coglione."
"Ah no?" Izuku lo baciò rápidamente, ma venne ben presto riafferrato da Katsuki che lo baciò di nuovo in maniera più approfondita. "Impara a dare i baci come si deve."
Izuku ridacchió. "Potresti insegnarmelo."
"Ovvio, io sono il migliore."
"Però finora hai baciato solo me."
"Perché ti amo."
Dal volto di Izuku sparì ogni traccia di malizia e guardò Katsuki sgomento. Le labbra dell'altro si aprirono in un sorriso. "Questa è una dichiarazione."
"Aaaa ti amo anche io Kacchan!" urlò Izuku abbracciando Katsuki.
"Ti giuro Deku ti ammazzo se lo ripeti."
Izuku ridacchió e lo baciò sulla punta del naso. "Fai pure, tanto ritornerò sempre da te."
 
***
 
Quando Keigo rimase solo, dopo che Izuku fu sparito con una sorta di promessa che avrebbe lasciato la Terra, decise di farsi un ultimo giro prima di tornare in paradiso.
Arrivò nei pressi dell'università in cui Izuku e Katsuki avevano studiato e proprio in quel momento una macchina si fermò.
"Grazie del passaggio" disse un ragazzo a chi stava dalla parte del guidatore.
"Di niente, sono o non sono il miglior fratello maggiore che tu abbia mai avuto?"
Il ragazzo fuori dalla macchina sospirò. "Ne ho altri due e tu sei decisamente in fondo alla lista, Touya."
"Non ti accompagno più Shoto!"
A sentire il nome Touya Keigo si bloccò. Non poteva crederci.
Quando la macchina si rimise in marcia, Keigo la seguì e quando questa parcheggió davanti a un bar si fermò e osservò il ragazzo che stava scendendo. Aveva i capelli rossi, gli occhiali da sole nascondevano gli occhi. Nonostante alcune differenze Keigo non aveva dubbi: quel ragazzo era sicuramente Touya, Dabi quando diventó demone, che lui dovette uccidere molti anni prima.
Sia gli angeli si i demoni quando morivano diventavano dei mortali nei vari pianeti dell'universo e Keigo era riuscito a rincontrare Touya proprio lì.
Vide Touya entrare nel bar e dalla vetrina osservò come salutava la cameriera al bancone e poi spariva dietro a una porta per tornare poi con indosso un grembiule e affiancare la ragazza.
Sorrideva e chiacchierava allegro.
Quando la ragazza girò il cartello con la scritta chiuso e mostrò la parte con su scritto aperto Keigo non perse tempo ed entrò.
Entrambi lo salutarono sorridenti e Keigo si avvicinò al bancone.
"Cosa desidera?" domandò Touya.
"Un caffè per favore."
"Arriva subito!" disse Touya girandosi verso la macchina del caffè. "Ah comunque pensavo di tingermi i capelli, però sono indeciso" disse alla ragazza.
"Che colore?"
"Bianco o nero."
Keigo sorrise appena.
La ragazza scoppiò a ridere. "Touya ma sono colori completamente opposti!"
"Lo so, ma non so decidermi! Tu che ne pensi? Bianco o nero?"
Touya si era rivolto a Keigo mentre gli porgeva la tazzina di caffè e lo guardava aspettando una sua risposta.
"A me piaci così. Hai un bel rosso."
Touya sembrò imbarazzato. "Ah davvero?"
Keigo annuì. "Ma se proprio vuoi, bianco è bello."
"Mh ci penserò." Gli lanciò un'occhiata rapida. "Ci siamo già visti da qualche parte? Hai una faccia familiare." 
Keigo sorrise e si poggió al bancone. "Forse ci siamo visti in un'altra vita" suggerì. Touya scoppiò a ridere. "Non mi sembravi il tipo da roba così melensa! Mi piaci! Come ti chiami?" 
"Keigo." 
"Attento Keigo, questo ragazzo è un po' fuori di testa" si intromise la ragazza. 
"Lo so, per questo mi piace." 
 

 
   
 
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