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Autore: Eiji Niizuma    28/07/2022    0 recensioni
Shikaku muore da eroe nell'attacco al quartier generale dell'alleanza degli Shinobi, ma la sua storia non finisce qui.
Legato a filo doppio ad una sconosciuta, dovrà imparare a fare i conti con la sua nuova situazione, nuove limitazioni e possibilità, ed un sacco di drammi adolescenziali che avrebbe preferito risparmiarsi. Come se la caverà?
(Non sono in grado di fare un'introduzione decente ma per favore date un'occhiata)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Shikaku Nara, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Dopo tanti anni, torno e provo a scrivere una nuova storia! Di sicuro non mi conoscerà o riconoscerà nessuno, anche perché ho cambiato nickname nel frattempo ahah.

Cosa posso dire? Il fandom di Naruto mi attira e trascina prepotentemente verso sé, e stavolta ho deciso di rispondere al suo richiamo con questa storia, che spero vi possa piacere anche se è piuttosto bizzarra.

 

Disclaimer: Il mondo di Naruto ed i suoi personaggi, luoghi, terminologie e quant’altro non mi appartiene, e sono usati senza scopo di lucro ma solo di intrattenimento quindi nei limiti degli usi concessi dalla legge.

Certo se poteste lasciare una recensioncina sarebbe meraviglioso <3 <3 <3





 

Shikaku chiuse gli occhi, aspettando la fine.

Non poteva vederli ma sapeva che anche Inoichi e gli altri si stavano preparando all’inevitabile.

Non aveva rimpianti, solo gli sarebbe piaciuto giocare ancora una partita a shogi con suo figlio, ma pazienza, così non sarebbe stato.

 

Il silenzio era tangibile nella stanza. Quasi solenne, non fosse che l’occasione che lo suscitava era men che meno lieta.

 

Ecco. Prima un rumore di fondo, poi sempre più forte, fino a divenire un rombo assordante. Shikaku strinse gli occhi al massimo, come se non vedere potesse in qualche modo schermarlo dalle conseguenze di ciò che sapeva sarebbe accaduto di lì a poco.

 

Il frastuono raggiunse livelli inimmaginabili. Qualcuno si lasciò scappare un’imprecazione. Poi più nessun suono. I suoi timpani dovevano essere scoppiati, perché avvertiva un forte dolore alle orecchie e percepiva un liquido colare -sangue di sicuro- giù per i lobi. Senza più udito e con gli occhi ancora serrati poteva percepire solo il tremito sempre più forte e discontinuo del suo cuore, che per tutto l’allenamento e la meditazione del mondo non ne voleva sapere di stare calmo.

 

Dolore. Dolore lancinante in qualsiasi direzione e parte del suo corpo, e poi più nulla.

 

 

 

La prima cosa che notò fu che la luce era fioca, la lampadina faceva le bizze e non illuminava più a pieno regime, poteva vedere i filamenti arroventati, sotto sforzo per la tensione elettrica che correva attraverso, ma non potè fare a meno di notare anche le zanzare più giù, che si preparavano ad affondare le loro proboscidi nella tenera carne di una gamba non coperta dal lenzuolo annodato intorno al corpo leggermente umido di sudore ed ansante della ragazza. Sì perché c’era una ragazza, capelli di un castano sporco selvaggi come una criniera di leone che le coprivano il volto impedendo la visione dei suoi tratti somatici, ma non oscurando completamente lo striminzito pigiamino due pezzi composto da un top risicatissimo ed un pantaloncino inguinale che dire copriva il sedere sarebbe stato un insulto all’intelligenza di chiunque. Tra le lenzuola, briciole di patatine e biscotti sparse qui e là, ed una macchia di qualcosa che somigliava in modo sospetto a marmellata di fragole o qualche altro frutto rosso spalmata sopra al cuscino che la giovane abbracciava con vigore e non le offriva nessun sostegno alla testa, stretto com’era al procace petto della fanciulla. Oltre a ciò poteva notare il generale disordine della stanza, i vestiti sparsi dappertutto anche sotto al letto, e infatti c’era un gran mucchio di calzini ammucchiati in un angolo sotto alla rete sghemba, vicino allo spigolo del muro. Oltre a quello anche due paia di scarpe posizionate come se fossero state lanciate via dal piede e fossero atterrate dove capitava, una su un mastodontico peluche di orso dal pelo lilla ed un’altra sopra la sedia della scrivania, mentre le ultime due ciondolavano mezze dentro e mezze fuori da un terrario che ospitava un piccolo serpente bianco, il quale sembrava non dare peso all’intrusa che occupava il suo spazio vitale, anzi aveva tra i denti uno dei lacci penzolanti della scarpa e sembrava mordicchiarlo nel sonno. Perlomeno gli occhi erano chiusi, così ipotizzò che il serpente stesse dormendo.

Alla scrivania, mucchi di fogli dall’aria importante erano inframmezzati da depliant di scarso rilievo, matite e penne in parte prive del cappuccio tempestavano il ripiano e qualche evidenziatore era caduto a terra e si confondeva con le pile di panni inframmezzate a libri e rotoli di vario genere, i quali erano seminati casualmente in giro ma, a contrasto con il caos della stanza, pullulavano anche in un ordine categorico una libreria pulitissima e organizzatissima che si trovava a pochi passi dalla scrivania, e la cui area sembrava immune alla bomba che pareva scoppiata nel resto della stanza.

 

Tutto questo lo vide nel medesimo istante, e ciò gli creò non poca confusione poiché mai nella propria vita aveva avuto una percezione tanto vasta nell’arco di un istante.

 

Cercò di chiudere gli occhi per frenare la cascata di input che inarrestabile lo sommergeva, ma si rese conto di non averne. Come del resto non aveva più un volto, un collo, delle mani, delle gambe, o qualsiasi altra parte del corpo. Non possedeva più un corpo, nè tridimensionalità. In qualche modo, era, ma cosa? E come? Al muro, accanto ad una cassettiera stracolma di panni dai colori accesi, c’era un lungo specchio rettangolare, decorato da un lato da un tralcio di vigna in lacca bianca, al quale cercò di specchiarsi ma si rese conto di non vedersi. Poteva solo scorgere il disastro di cameretta in cui in qualche modo si trovava.

 

Si rese anche conto di riuscire a distinguere il sommesso sonnecchiare della ragazza, un russare quieto e riservato, come se anche nel sonno non volesse disturbare nessuno con la sua presenza. Come avesse potuto pensare una cosa del genere non lo capì neanche lui, non aveva idea di chi fosse la fanciulla così poco femminilmente accasciata fra le coperte quindi come avrebbe potuto affermare con sicurezza che lei non volesse disturbare nessuno con la sua presenza? Una concezione tra l’altro diametralmente opposta allo stato della stanza, che invece urlava a pieno volume “hey! non mi importa del tuo parere o se ti incomodo ma mi tengo questo porcile e se non ti sta bene, beh, fattelo andar bene lo stesso!”

 

Ma stava divagando. Cercò di fare il punto della situazione.

 

Non aveva occhi ma poteva vedere.

 

Non aveva orecchie ma poteva sentire.

 

Non aveva naso, ma sentì lo stesso l’odore di chiuso della stanza, che evidentemente non era stata areata -aprendo la finestra sovrastante la scrivania- da lungo tempo.

 

Non aveva corpo, e infatti non sentiva tutte le sensazioni propriocettive che aveva sempre dato per scontate. C’erano solo la sua consapevolezza e l’occupante della stanza, che al momento dormiva un sonno profondo.

 

Fosse stato qualcun altro, avrebbe senz’altro dato di matto considerando la situazione impossibile in cui si trovava. Ma era Shikaku Nara, comandante Jounin del Villaggio della Foglia, genio indiscusso specializzato in tattica e strategia, sapeva mantenere la calma in situazioni impossibili. Eppure il tuo cuore tremava come una foglia quando sei morto.

 

Giusto. Era morto. E allora come era possibile che percepisse, in qualsiasi modo questa percezione fosse, il mondo attorno a lui? E dove si trovava? Questo non era certo il quartier generale dell’alleanza degli shinobi.

 

Sembrava in tutto e per tutto la stanza di un’adolescente qualunque, con tanto di teenager in catalessi sul letto.

 

Esamina la situazione, Shikaku, non lasciarti distrarre dal superfluo. Si redarguì, mentre riesaminava a fondo la stanza e la ragazza, scoprendo tra l’altro che indossava delle mutandine bianche a cuoricini rossi, informazione superflua ma che in qualche modo gli rimase vivida in testa. Testa per modo di dire.

 

La stanza aveva due possibili uscite, la porta e la finestra, era pressappoco di tre metri per quattro e mezzo, forse qualcosa di più considerando l’ingombro dei mobili, era quanto più vicino possibile ad un campo minato di vestiti e suppellettili che non avrebbero dovuto in nessun modo trovarsi sul pavimento, ma facilmente evitabili per uno con la sua esperienza, il fattore maggiore di rischio ed incognita era la ragazza, che non poteva vedere in volto ma dalle proporzioni del corpo stimava avesse tra i sedici ed i ventidue anni, ma che al momento era in un sonno profondo che un qualsiasi ninja di bassa lega avrebbe evitato molto facilmente di disturbare.

 

Tutto sommato una situazione tranquilla, ma nelle sue attuali condizioni insormontabile.

 

Provò, pur sapendo che era probabilmente inutile non avendo percezioni corporee, a muovere un dito. Rimase di stucco quando vide che conseguentemente al suo tentativo l’indice della mano sinistra della ragazza si era aperto ed indicava un punto nel muro. Allora tentò di muovere anche le dita di un piede, e nonostante non avesse feedback interni si rese conto che contestualmente si era mosso il piede destro della ragazza, l’ondulazione delle lenzuola in corrispondenza dell’estremità un indicatore inequivocabile.

 

Allora tentò qualcosa di molto più drastico, si concentrò al massimo sull’idea di alzarsi e di andare a guardarsi allo specchio, e la ragazza si alzò e si spostò, ancora russando, verso lo specchio! La situazione era resa ancora più strana dal fatto che la sua visuale ad ampio raggio della stanza e del suo contenuto non era cambiata di molto, si era spostata con la ragazza sì, ma non aveva la visuale in prima persona della fanciulla. Piuttosto, concentrandosi e sforzandosi molto, notò che era una visuale che partiva dal basso. Da terra forse.

 

Non fosse stato per i suoi esperimenti, Shikaku avrebbe creduto di essere reincarnatosi in una mosca, per la visuale a trecentosessanta gradi che rivaleggiava quella di uno Hyuuga e l’altezza del suo orizzonte. Stando com’erano le cose, però, non sapeva darsi una risposta. La ragazza si era mossa al suo volere, come quando in passato legava i nemici con la sua ombra ed erano costretti ad imitare ogni sua minima mossa o a compierne di determinate da lui decise ma non eseguite. Però non c’era stato nessun dispendio di chakra, era sembrato naturale tanto quanto alzarsi autonomamente.

 

Le sue riflessioni vennero interrotte da un “Uh?” proveniente dalla fanciulla, che si era evidentemente svegliata e che si mosse in modo maldestro prima di un passo all’indietro poi d’uno in avanti ed infine diede una gran brutta testata allo specchio, che fece un tonk! sordo. Shikaku si sentì come trascinare da ogni suo gesto, come se fosse costretto a seguirne i movimenti, la stessa sensazione che una vittima del controllo dell’ombra provava ogni volta che un Nara lo soggiogava con la tecnica segreta del clan.

Ma se non aveva un corpo, come era possibile che sentisse questo genere di sensazioni?

La ragazza, nel mentre che lui si perdeva nelle sue elucubrazioni, si schiantò a terra, e Shikaku si sentì di nuovo trascinato, e per un istante non vide più nulla, ma poi la ragazza si rialzò con un’imprecazione per niente elegante “Ca##o!!” E Shikaku ebbe un’intuizione che gli avrebbe fatto girare la testa, se ne avesse avuta ancora una.

 

Non aveva un corpo ma seguiva i movimenti della ragazza perché era un’ombra. Anzi non un’ombra qualsiasi, l’ombra dell’adolescente. Questo non spiegava perché avesse una propria percezione del mondo completa di suoni, odori e vista.

 

“Porca paletta perché questo specchio è qui?!” La ragazza biascicò, stropicciandosi gli occhi. “Anzi, che ci faccio io qui davanti allo specchio? Oddio non sarò mica diventata sonnambula?” Non sei tanto lontana dalla verità. Pensò Shikaku, amareggiato e divertito al tempo stesso.

 

“Ch-chi è? Chi ha parlato?!” Con sgomento del ninja, anzi dell’ombra del ninja che era stato -era proprio il caso di dirlo- la ragazza esclamò, girandosi intorno affannosamente per cercare la direzione della voce. Ci mancherebbe solo questo, che adesso la ragazzina senta i miei pensieri, non bastava essermi ridotto così?! Non riuscì a trattenersi dal pensare Shikaku. Una cosa era il controllo del corpo, degli atteggiamenti, del temperamento e dell’esternazione delle emozioni. Un’altra del tutto era l’insorgenza spontanea delle stesse e dei pensieri ad esse associate.

 

“C-come sarebbe a dire ragazzina?! Guarda che ho già vent’anni, sono un’adulta fatta e finita!! E e e inoltre cosa intendi con sentire i tuoi pensieri? Ridotto come?? Chi sei? Fatti vedere!!!” Strepitò la giovane, ancora ignara della bizzarria in cui si trovava immersa.

 

Non so se mi crederai ‘disse’ Shikaku con il pensiero, già rassegnato alla situazione paradossale di ritrovarsi ombra lui che delle ombre era stato signore e padrone. Ma sono proprio qui, guarda in basso. 

 

“Guarda in basso??? Oddio che sei un maniaco strisciato sotto il mio letto?!” Chiese lei, mentre le sue mani volavano a coprire l’una il basso ventre e l’altra il seno, come non fosse vestita affatto ma in effetti, con quel pigiama ridicolmente minuscolo, era quasi come se fosse nuda.

 

Ehi, maniaco a chi?! Pensò risentito Shikaku, offeso nel profondo. Certo talvolta si era dilettato a sfogliare certe riviste un po’ osé, d’accordo parecchio osé, ma questo era un passatempo innocente e comune nella stragrande parte della popolazione maschile in fondo, no? Non significava nulla, non avrebbe mai compiuto la bassezza di spiare una ragazza nella privacy della sua cameretta, specialmente non una ragazza così giovane che avrebbe potuto essere sua figlia!

 

“Maniaco tu! E fatti vedere, che in basso non c’è nessuno, oddio non sarai tipo un ninja che si è reso invisibile o cosa?!”

 

Se mi fossi reso invisibile che vantaggio avrei a dirti dove guardare per trovarmi? Anzi che vantaggio avrei a ‘parlarti’ punto?!

 

“Hey! Ti ho sentito mettere le virgolette sulla parola parlarti! Cosa intendi dire con ciò?! Che non sono degna di conversare con un ninja?! Che cafone!” Subito si era inalberata la fanciulla, di cui Shikaku ancora non conosceva il nome, scordandosi così del panico e del disgusto dell’essere stata spiata.

 

No no, niente del genere. Uff. Sospirò l’ex ninja. Per favore, ascoltami. Guarda a terra attentamente, e mi troverai. Mi dispiace di averti spaventato ma non era mia intenzione intrudere nella tua intimità. È tutto un malinteso, davvero.

 

“Guarda a terra dice lui. Ma io ho già guardato dappertutto e non ho visto nessuno!” Borbottò la donzella, mentre ancora una volta esaminava -con una certa difficoltà data la quantità di panni e oggetti sparsi per terra- il suolo su cui poggiava i piedi in cerca di qualcuno, o forse qualcosa? L’idea le sembrò talmente ridicola da scacciarla subito via, ma Sì esatto, cerca ‘qualcosa’. La incitò Shikaku, sperando la ragazza arrivasse da sola alla sua stessa conclusione, per quanto assurda fosse.

 

“Sì ma cosa?! Dimmi qualcosa di più, non ci sto capendo nulla!” Sbottò lei, innervosita dalla cripticità del fu ninja.

 

Huh. Va bene, non sapevo come dirtelo per non spaventarti ma… sono nella tua ombra. O meglio sono la tua ombra.

 

“Che razza di scherzo di cattivo gusto è mai questo?! Come sarebbe a dire che sei la mia a—ahh—AAAAAAHHHHHHHHHH!” Il grido disumano che ne seguì sarebbe stato abbastanza forte da spaccare (di nuovo) i timpani di Shikaku, se ne avesse ancora avuti. La ragazza cadde a terra ma Shikaku, stranamente, non fu nuovamente strattonato sotto di lei, al contrario ebbe la sensazione di rimanere fisso al suo posto sebbene con una sensazione come di corda tesa.

 

“Kizuna! Che succede?!” Una voce preoccupata di donna si udì al di fuori della porta, come da un’altra stanza, mentre dei passi si avvicinavano veloci alla cameretta.

 

“Ahh— ahhhh— ahhhhhh!” Balbettò incoerente la suddetta Kizuna, puntando il dito a terra nella direzione dove Shikaku sentiva di trovarsi.

 

“Cosa stai indicando tesoro? Non c’è nulla lì -beh a parte il tuo disordine, dovresti veramente dare una sistemata alla stanza cara te lo dico sempre, è un porcile-”

 

“M-ma come? No-non vedi?” “Cara, credo tu abbia fatto un brutto sogno ed abbia scambiato da sveglia qualcosa sul pavimento per il tuo incubo, adesso ritorniamo a letto e domattina rimetti tutto a posto, mhh?” “S-sì… forse è co-così…” E Kizuna si lasciò docilmente ricondurre a letto. La donna, che data la somiglianza doveva essere la madre, si ritirò dalla stanza dopo averle lasciato un bacio a stampo sulla guancia ed una carezza ai capelli incolti, chiudendo la porta con un sommesso clack.

 

Cosa ti ha fatto urlare a quel modo? Pensò/chiese Shikaku appena il suono dei passi si attutì. “Oddei!” Esclamò lei, balzando a sedere sul letto. “Allora non era un sogno!” Sfortunatamente no, altrimenti a quest’ora mi troverei in una ben più felice situazione che bloccato come l’ombra di una ragazzina. Pensò amaramente Shikaku. “Non sono una ragazzina!” Bisbigliò lei furente, dimenticando ancora una volta la paura. “Ma davvero non sai cosa mi ha fatto urlare? Sei stato tu!” E come, se prima non mi hai nemmeno notato? “La mia ombra, essa, non ha più la mia forma! Sembra la sagoma di un uomo di mezz’età con una cosa strana in testa tutta sparata in alto e a punte.” Quella sarebbe la mia coda, sigh. Cosa sparata in alto a punte, che razza di descrizione. Quindi mi stai dicendo che la sagoma della tua ombra corrisponde alla mia? “Che stai dicendo, non mi avevi detto di essere la mia ombra? Non dovresti corrispondere in tutto e per tutto a me?!”

 

Qui la situazione è complicata, ci vorrà un po’ per svolgere la matassa.

 

 

“E insomma mi stai dicendo che non solo tutti i villaggi ninja non sono più nemici o comunque in cattivi rapporti, ma stanno pure collaborando contro un nemico comune, un esercito di zombie e un mostro enorme chiamato decacoda?! E che tu ti trovavi nel centro di comando a dare istruzioni a tutte le truppe ma dopo aver dato il tuo ultimo ordine sei schiattato?! E che adesso saresti qui al posto della mia ombra?! Ok devo dirtelo ma hai bevuto troppo, torna a casa ciccio.”

 

Capisco che sia difficile da digerire, non dovrei nemmeno parlartene, non sono informazioni da divulgare ai civili, ma le cose stanno così. E credimi, questa situazione non fa piacere neanche a me. Avrei capito la reincarnazione dopo la morte, ma diventare un’ombra? Che io sappia non esistono ombre senzienti, e sono un esperto in materia.

 

“Non mi hai convinto, ma non voglio fare altre scenate, è tutta la settimana che mamma cerca qualunque scusa per farmi riordinare la stanza” Non capisco proprio perché rispose Shikaku grondando sarcasmo da ogni lettera. Kizuna finse di non averlo sentito e continuò come niente fosse. “Adesso con la storia dell’incubo ci marcerà per parecchio tempo.”

 

Vedo che ti sei calmata, bene.

 

“Facciamo finta che io creda al tuo inverosimile racconto, e credimi che tu sia la mia ombra è la parte meno ridicola tutto sommato, e adesso? Cosa dovrei fare con un’ombra parlante?!”

 

Mi trovi spaesato tanto quanto te, ma la prima cosa che ti suggerisco è di riordinare questo porcile, non è adatto alla vita umana.

 

“Uffa, pure l’ombra bacchettona mi doveva capitare! Tutte a me!”

 

Seriamente, nonostante la tua prima reazione stai prendendo in maniera stranamente positiva la cosa, sicura di star bene?

 

“Che carino, si preoccupa per me! Grazie signor ombra!” Lo canzonò la fanciulla.

 

Già, suppongo che non conoscendo il mio nome tu abbia dovuto inventarne un altro per riferirti a me, ma mi sarei aspettato qualcosa di più originale di un banale ‘signor ombra’ “E perché? Manco ci conosciamo, come puoi aspettarti una qualunque cosa da me? Tra l’altro chi mi dice che tu sia reale e non il frutto della mia immaginazione? Magari sto ancora sognando. Oppure, è più probabile che con quella zuccata allo specchio mi sia presa una commozione cerebrale e adesso stia vaneggiando. Oddei forse dovrei andare all’ospedale a farmi controllare!”

 

In effetti è una possibilità assentì l’ombra del ninja che fu, e la ragazza strabuzzò gli occhi “Ma come, a questo punto non dovresti cercare di convincermi che sei reale, usare qualche trucco per dimostrarlo e così suggellare il nostro patto di alleanza recalcitrante che si trasformerà in amicizia eterna nel corso della storia in millanta volumi?!”

 

Se questa è la prima idea che ti è venuta in mente, penso tu legga un po’ troppi fumetti ragazza, dovresti regolarti. “Ehi!!” Però non so dirti se sono reale, certamente io credo di esserlo, ma mi mancano tutte le percezioni corporee, al momento dispongo di una vista dalla visuale troppo ampia rispetto a quella a cui sono abituato eppure non ho occhi con cui vedere, riesco a sentire te e ciò che succede qui intorno eppure non ho orecchie con cui sentire, sento perfino che è decisamente l’ora per una parte di questi stracci “Ma insomma!” di essere lavati, a meno che a te piaccia vivere nella sporcizia e nell’incuria sia chiaro.

 

“OK, ok ho capito, domattina la prima cosa che farò appena sveglia sarà rimettere a posto tutto, lo giuro! Ma tu guarda il mio inconscio che cose mi dice, che colpo basso!” Vedo che sei ancora persuasa dalle ipotesi di sogno o commozione cerebrale. “Beh non mi sembra tu abbia faticato tanto per convincermi del contrario, anzi.

 

Touché. Per quanto riguarda la domanda sul cosa fare ora, ripensandoci ti suggerisco di seguire il tuo piano d’azione e recarti all’ospedale per controllare di non avere una commozione cerebrale, anche se io penso di essere reale e che questo non sia un tuo sogno o allucinazione hai colpito veramente forte la testa, potresti aver riportato dei danni. Guarda, hai anche spaccato il vetro.

 

“Co-cosa? E come mai non me ne sono accorta prima?!” Sbottò stranita la giovane, correndo allo specchio sopracitato. Ma era vero, nel punto in cui aveva dato la craniata si era formata una corona di crepe, e alcuni frammenti di vetro erano caduti a terra. Inoltre del sangue gocciolava tra una crepa e l’altra, e dalla restante superficie riflettente la ragazza si rese conto che, nascosto sotto la sua frangia sulla fronte, c’era un graffio lungo e sottile e anche qualche frammento di vetro che si sbrigò a togliere e gettare via frettolosamente. “Ahi! Uhi! Ahh che pasticcio! Come ha fatto mamma a non notare il danno allo specchio e il sangue?” 

 

Considerando lo stato di incuria di questo posto, mi avrebbe sorpreso maggiormente il contrario. “Oh. Ha senso. Cioè non ha senso ma in qualche modo ha senso, non so se mi spiego.” Silenzio.

“Hey? Signor ombra? Non ci sei più? Sarà mica finita l’allucinazione?”

 

Sono sempre qui, se è quello che chiedi.

“Aaah!”

Non avevi detto niente più scenate?

“Mi hai sorpreso, niente più! Non mi sono spaventata, giuro!”

Certo, certo. “Hhhhh che odio questa supponenza! Basta, ho deciso, vado subito al pronto soccorso e vediamo cosa mi dicono, di sicuro tempo di una medicina o due e smetterò di sentirti e allora saluti!!!” Così detto la ragazza marciò convinta verso il comò con l’intenzione di afferrare qualche ricambio pulito ma si bloccò piegata sul cassetto mezzo aperto quando realizzò una cosa. “E chiudi gli occhi mentre mi cambio, mi raccomando!” Magari potessi, non ho occhi, qualunque sia il modo in cui io veda non posso smettere di farlo neanche volendo. “Oddei! Ma sei un maniaco! Un guardone!!!” Piano con le offese, e non preoccuparti, guarderò altrove (spero) “Ho sentito quello spero!! Ahhh come faccio non posso restare per sempre in pigiama e come farò per andare in bagno?!?! aahhhhhhh” Chiamarlo pigiama è un complimento Si lasciò sfuggire Shikaku che non stava avendo gran successo nel trattenere i propri pensieri. “Eccolo, sempre pronto ad offendere! Sentiamo cosa ha di sbagliato il mio vestiario, eh??!” Nulla nulla, tu cambiati intanto, non puoi restare tutta la vita in quel toppino striminzito e quei pantaloncini inguinali.

“Va bene va bene mi cambio, ma tu smettila di infierire” Sbottò la giovane, mentre frugava tra i cassetti in cerca del necessario.

  
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