Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: Giuls_BluRose    31/07/2022    1 recensioni
Malattia di Hanahaki | Kiribaku
Dal testo:
La figura di Bakugou Katsuki era come stampata nella mente del ragazzo, un monito letale che gli ricordava che la fine era vicina.
Da quanto tempo era innamorato di quel ragazzo?
Più volte aveva provato a rifletterci, ma non si era mai saputo dare una vera e propria risposta: potevano essere anni, così come giorni. Forse se ne era innamorato la prima volta che lo aveva visto, forse quando avevano combattuto insieme per la prima volta alla USJ, forse, ancora, a Kamino.
Non lo sapeva e, sinceramente, neanche gli interessava più di tanto; la situazione non sarebbe cambiata anche se fosse riuscito a darsi una risposta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Tamaki Amajiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kirishima aveva passato quegli ultimi mesi in uno stato di quasi completa solitudine e quel giorno non faceva differenza: la luce entrava nella sua stanza dallo spazio delle tapparelle che aveva lasciato aperte, ma il suo corpo era ben nascosto sotto le coperte, indifferente a qualsiasi cosa.
L’unico rumore che proveniva da quel luogo erano dei regolari colpi di tosse, che si facevano più intensi con il passare delle ore.

Ho la febbre.

Oggi non mi sento molto bene, scusate.

Devo aver preso un colpo di vento.

Mi sono fatto male in allenamento, sono davvero un maldestro.


Un’accozzaglia di scuse messe insieme giorno dopo giorno, continuava a collezionarle sempre di nuove per non dover uscire con i suoi amici e farsi vedere in quelle condizioni.
Il ragazzo aveva finito per chiudersi sempre di più in se stesso, mostrando solo il suo freddo e vuoto involucro.
Non aveva mai smesso di sorridere, ma era sempre più faticoso farlo e usciva sempre meno naturale; in fondo non era quello che aveva sempre fatto? Fingere di stare bene anche quando il mondo ti sta crollando addosso e vorresti solo scomparire. Era bravo in quello, in fondo.
L’ennesimo colpo di tosse scosse il suo intero corpo e Kirishima si portò istintivamente una mano alla bocca, da cui uscirono dei piccoli boccioli rosso sangue: la situazione stava decisamente peggiorando a vista d’occhio, respirare stava diventando difficile e doloroso.
Eijirou sospirò e si pulì la bocca da quello che era effettivamente sangue.
“Almeno si mischia con il rosso dei fiori.”
Malattia di Hanahaki: questa era stata la diagnosi definitiva dei medici.
Morire per amore, quanta teatralità e quanta ironia.
Qualcosa che avrebbe dovuto farlo stare bene lo stava portando inesorabilmente verso i suoi ultimi giorni di vita, glielo avevano detto che quel ragazzo lo avrebbe messo in seri guai e lui aveva sempre ignorato ogni avvertimento.
Era iniziato tutto con un po’ di mal di gola, ma era inverno e ciò non aveva messo in allerta il rosso, alla fine era famoso per essere uno spirito libero e non un grande amante delle maglie; con i giorni però la situazione non migliorava e i primi petali iniziarono a farsi vedere.
Kirishima ricordava ancora il terrore di quella mattina di inizio Marzo: si era svegliato per la spiacevole sensazione della gola irritata e poco dopo un attacco di tosse lo aveva fatto piegare in due sul letto, fu in quel momento che sentì qualcosa di solido uscire dalla sua bocca e cadere sul lenzuolo.
Il rosso rimase pietrificato quando capì che si trattava di petali.
Un incubo, quello doveva decisamente essere un incubo.
Provò a risvegliarsi in tutti i modi possibili, ma alla fine dovette constatare di essere perfettamente sveglio e che quello era reale.
Non aveva mai sentito nulla del genere e non aveva idea di che cosa stesse succedendo nel suo corpo: cercò di informarsi, ma non trovò risposta da nessuna parte.
Mancava solo un mese alla fine della scuola e del suo percorso scolastico, forse in quel lasso di tempo tutto si sarebbe risolto.
Almeno questo era ciò che sperava, ma non fu così.
Ricordava il giorno della consegna dei diplomi, di come quel momento si rivelò indimenticabile, ma non nel modo in cui aveva sempre creduto lui.
Dopo la consegna delle pergamene avevano lasciato i ragazzi da soli per qualche minuto per poter festeggiare liberamente, prima di riunirsi con insegnanti e genitori per il continuo degli eventi; Kirishima se ne stava in un angolo a parlare con Kaminari e Sero quando vide avvicinarsi una figura con una camminata che avrebbe riconosciuto tra mille.
Bakugou arrivò in poche falcate vicino a loro e, senza alcun preavviso, afferrò Kirishima per un braccio e lo strinse a sé in un abbraccio.
Il rosso non era abituato a certe dimostrazioni di affetto da parte dell’altro ragazzo e ci mise alcuni secondi prima di ricambiare la stretta. Fu in quel momento che sentì un fortissimo pizzicore in gola e la sensazione di dover vomitare; cercò in tutti i modi di soffocare quella necessità e sprofondò il viso nella spalla del biondo.
Pagò le conseguenze successivamente, quando si ritrovò nel bagno della scuola piegato sul pavimento e un tappeto misto di petali e sangue ai suoi piedi. Sentiva come se qualcosa gli stesse strappando i polmoni dal corpo, come se ci fosse un corpo estraneo che occupava tutto il posto che sarebbe dovuto essere dedicato all’ossigeno.
La tosse sembrava non voler passare e la sensazione di soffocamento aumentava secondo dopo secondo; Kirishima aveva le lacrime agli occhi e la mani strette sulla gola, mentre il sangue ed i boccioli fuoriuscivano senza controllo dalla sua bocca.
Sarebbe svenuto da un secondo all’altro, ne era sicuro.
Anche se erano passati altri tre mesi quella sensazione di panico non era mai andata via del tutto e ora, alle porte di Luglio, si trovava chiuso nella sua camera senza la voglia di vedere nessuno.
Aveva accettato un periodo di prova nell’agenzia di Fat Gum, anche se poi avrebbe voluto aprirne una tutta sua, ma la sua malattia lo stava privando anche della forza per portare avanti il suo lavoro.
Sentì a malapena il suo cellulare squillare, la sua testa era immersa in altri mille pensieri e la voglia di vomitare non lo lasciava libero.
I medici che aveva consultato erano stati tutti molto chiari e tutti concordi sulla stessa cosa: o trovava un modo per essere ricambiato, oppure avrebbe dovuto operarsi e farsi rimuovere fino all’ultimo bocciolo presente nel suo corpo.
La seconda opzione poteva anche sembrare allettante, ma nascondeva una terribile insidia: se avesse affrontato quella operazione avrebbe perso la capacità di provare emozioni. Per sempre.
Kirishima non poteva permetterlo, non avrebbe mai rinunciato a ciò che lo rendeva vivo; l’alternativa era morire lentamente, soffocato da quei maledetti fiori, ma era sempre meno spaventoso di dover vivere una vita vuota, come un automa.
La figura di Bakugou Katsuki era come stampata nella mente del ragazzo, un monito letale che gli ricordava che la fine era vicina.
Da quanto tempo era innamorato di quel ragazzo?
Più volte aveva provato a rifletterci, ma non si era mai saputo dare una vera e propria risposta: potevano essere anni, così come giorni. Forse se ne era innamorato la prima volta che lo aveva visto, forse quando avevano combattuto insieme per la prima volta alla USJ, forse, ancora, a Kamino.
Non lo sapeva e, sinceramente, neanche gli interessava più di tanto; la situazione non sarebbe cambiata anche se fosse riuscito a darsi una risposta.
Solo una persona era a conoscenza di quello che stava succedendo e quella era il suo senpai ed ora collega di lavoro: Tamaki Amajiki.
Non era riuscito a tenerlo nascosto, il ragazzo si era accorto che c’era qualcosa che non andava e, nonostante il suo temperamento apparentemente debole, era riuscito ad imporsi e a scoprire tutto.
Da un paio di mesi si prendeva cura del suo kohai e manteneva il segreto anche con Fat Gum; si preoccupava ad ogni minimo cambiamento nel rosso e lo aveva accompagnato alle ultime visite mediche.
La sua condizione stava peggiorando a vista d’occhio e presto non avrebbe più potuto nasconderla, ma per il momento i due si erano promessi di non dire nulla ad anima viva.
Kirishima aveva spiegato più volte che non aveva intenzione di rivelare i suoi sentimenti a Bakugou: lavorano in città distanti, non avrebbe avuto senso.
Era certo che il biondo non ricambiasse i suoi sentimenti: ci era voluto molto prima che i due si potessero definire amici, sicuro non ci sarebbe potuto essere altro tra di loro ed Eijirou quello lo sapeva bene.
Si era arreso alla triste verità: sarebbe morto lentamente, soffocato dai fiori e con i polmoni in fiamme.
Forse sarebbe stato meglio se si fosse riaddormentato: aveva dormito malissimo quella notte e teneva a malapena gli occhi aperti. La tosse sembrava essersi calmata, almeno per il momento, ne avrebbe dovuto approfittare.
Provò di nuovo a chiudere gli occhi, aspettando che il sonno cadesse su di lui, ma dopo neanche cinque minuti sentì dei passi fuori dalla sua stanza e la porta di essa che si apriva violentemente.
“Ma cosa credi di fare? Ti sembra questo il modo di comportarsi?”
La voce di Amajiki riempì la stanza, rimbombando nella testa del rosso come un tuono.
Ma da quando quel ragazzo aveva un timbro così rumoroso?
Kirishima tirò fuori la testa dalle coperte e lo guardò con un occhio mezzo aperto ed una espressione dubbiosa sul viso.
“Non hai sentito il cellulare? Ti ho chiamato almeno cinque volte e non mi hai mai risposto. Non sei venuto a lavoro e ho dovuto inventarmi una scusa per la tua assenza. Cosa ti è successo? Stai così male anche oggi?”
Tamaki poteva essere anche chiuso, ma quando teneva ad una persona la sua timidezza spariva e affiorava un lato di lui apprensivo e, a tratti, anche aggressivo. Eijirou aveva imparato a conoscere anche questo lato del ragazzo, che di certo non si sarebbe aspettato.
“Scusami, non ho sentito.”
“Rispondi a tutto quello che ti ho chiesto.”
Non ce ne sarebbe stato bisogno, perché gli occhi del più grande si posarono sulla grande macchia di sangue sopra la coperta.
“Dobbiamo andare in ospedale.”
“Non se ne parla.”
Kirishima chiuse di nuovo gli occhi e si rannicchiò sul materasso, con la chiara intenzione di farsi il più piccolo possibile.
Sapeva che se fosse andato a farsi visitare lo avrebbero costretto a sottoporsi all’operazione e quella era l’ultima cosa che voleva.
Amajiki si avvicinò al letto del rosso e si mise seduto accanto a lui, in un silenzio che in sé aveva più di mille parole.
“Come hai fatto ad entrare in casa mia?”
La domanda uscì in un tono del tutto simile a quello di un bambino di cinque anni che si è offeso perché non gli hanno voluto comprare un nuovo giocattolo.
“So dove nascondi la chiave di scorta, ma ti sembra una domanda da fare in un momento del genere? Non cercare di sviare quello che ti stavo dicendo.”
Eijirou sbuffò a quella affermazione e si coprì il volto con le lenzuola.
“Ti sei ripreso da ieri?”
Decisamente no, risposta semplice.
Il giorno precedente era stato obbligato a fermarsi e tornare a casa a causa di una chiamata.
Naturalmente il colpevole era Bakugou.
Il ragazzo lo aveva chiamato per parlare un po’ dei loro progressi e di quello che stavano facendo: all’inizio tutto sembrava normale, ma dopo una decina di minuti il rosso aveva iniziato a tossire ripetutamente e, con una scusa, aveva riattaccato.
Tamaki aveva notato la striscia di sangue che il rosso aveva vicino alla bocca quando era ritornato al lavoro e, visto che poco dopo aveva ripreso a tossire, era stato rimandato a casa a riposarsi.
“Penso di aver preso freddo, forse dovrei riposare un po’”
Quella scusa non sarebbe durata ancora lungo, ne era certo, ma per fortuna Fat Gum sembrava crederci.
Non poteva pensare che adesso anche solo sentire la voce del biondo gli scatenasse una crisi, ma quella sembrava proprio la realtà dei fatti.
“Pensi davvero che la tua morte sia la soluzione migliore? La più sensata tra tutte?”
La domanda di Amajiki lo colpì come uno schiaffo in pieno volto, si voltò di scatto verso di lui, qualcosa che gli iniziava a pungere gli occhi.
“Cosa stai dicendo?”
“Hai capito bene. Dovresti iniziare a prendere in considerazione altre soluzioni, perché questa è decisamente la più stupida.”
Il rosso abbassò il viso, incapace anche solo di arrabbiarsi con Tamaki.
“E quale? Vivere il resto della mia vita come un robot?”
La sua voce era flebile, incrinata, sul punto di rompersi.
“Parlarne con lui, magari. Non puoi sapere quello che prova. Vi ho visti, avete un bell’affiatamento, non puoi essere sicuro che non ricambi i tuoi sentimenti.”
Amajiki parlava piano, come se avesse paura di poter toccare un nervo scoperto; però non stava mentendo, credeva davvero che ci potesse essere qualche occasione per loro due.
“E se non dovesse essere così? Se finissi solo per peggiorare le cose e rovinare tutto? Sarebbe davvero la mia fine a quel punto.”
“Lo sarà anche se non fai nulla e lo sai.”
Il rosso sentì le lacrime iniziare a scendere sulle sue guance, una sensazione di impotenza che lo riempiva da testa a piedi.
“Voglio rimanere da solo.”
“Eijirou.”
“Per favore.”
Tamaki sospirò e piano piano lasciò la stanza del rosso, senza però dimenticarsi prima di ricordargli di chiamarlo se avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa.
Rimasto da solo la disperazione ebbe la meglio su di lui e si strinse al cuscino, lasciando che le lacrime uscissero senza più barriere.
Perché a lui?
Non era giusto.
Non era assolutamente giusto.
Sapeva che piangere non lo avrebbe portato da nessuna parte, ma aveva accumulato troppo in quell’ultimo periodo e aveva bisogno di una valvola di sfogo.
Piangeva e tossiva, il sapore delle lacrime che si mischiava a quello del sangue.
Non sapeva neanche da quanto tempo andava avanti quella crisi, ma ad un certo punto tutto si spense e riuscì a vedere solo nero.
Si era addormentato, stremato, senza più forse o lacrime da versare.
Se tutto fosse finito il più presto possibile Kirishima ne sarebbe stato solo che felice.
Amare significa soffrire, ma nel suo caso sarebbe stato più corretto dire che amare significava morire.
Minuti oppure ore, non era in grado di quantificare il tempo in cui aveva dormito, ma per un po’ tutto era rimasto avvolto in uno strano ma piacevole silenzio.
Una voce.
Nel più completo silenzio e nel dormiveglia gli sembrava di aver sentito una voce, oppure due, non riusciva a identificarne precisamente il numero.
Non aveva la forza di aprire gli occhi, ma poteva percepire che qualcuno si stava dirigendo velocemente nella sua stanza; ipotizzò che si trattasse di Amajiki che era tornato a vedere come stesse.
“Quel maledetto coglione di merda.”
Una voce rabbiosa invase il corridoio, seguita a ruota da una più pacata, che cercava di farlo calmare.
“Forse sta dormendo, non dovremmo-“
“Non me ne frega un cazzo. Adesso dovrà vedersela con me quella testa vuota.”
Il rosso non fece in tempo ad aprire gli occhi che sentì la porta della camera spalancarsi in malo modo ed una figura dirigersi velocemente al suo letto, prendendolo per una manica per tirarlo su.
“Cosa pensavi di fare? Credevi che il suicidio fosse un atto così virile?”
Kirishima teneva a malapena gli occhi aperti per la stanchezza e le poche forze, ma la figura di Bakugou era perfettamente riconoscibile lì a due centimetri dal suo corpo, che lo teneva per la maglia e gli urlava in faccia.
“Cosa sta succedendo? Perché tu sei qui?”
Il rosso parlava a stento, incapace di capire a pieno la situazione.
“Scusami Eijirou, ho cercato di dissuaderlo nel venire in camera, ma non ne ha voluto sapere.”
Tamaki era ancora sulla porta, con il viso abbassato ed un’espressione dispiaciuta in volto.
“Mi ha dovuto contattare lui per dirmi che stavi male. Mi ha detto che le tue condizioni stavano peggiorando. Perché tu non hai neanche le palle per dirmelo in faccia. Saresti morto pur di non mostrarti debole.”
La voce del biondo era furiosa, ma Kirishima poteva sentire la stretta della sua mano che tremava e gli occhi rossi pieni di qualcosa simile alla preoccupazione.
Quindi Tamaki glielo aveva detto?
Non sapeva come prendere quella notizia: probabilmente Katsuki adesso lo avrebbe costretto a sottoporsi all’operazione per poter continuare a vivere, lo avrebbe detto anche agli altri suoi amici e insieme lo avrebbero aiutato a non morire.
“Mi dispiace.”
Kirishima abbassò lo sguardo, ma in quel momento la vicinanza così inattesa con Bakugou gli causo un violentissimo attacco di tosse e, questa volta, dei fiori completi iniziarono ad uscire insistentemente dalla sua bocca, lasciandolo senza fiato.
Non si accorse neanche che Amajiki era corso via, probabilmente in cerca di aiuto: sentiva solo sangue e materia solida che uscivano dalla sua bocca e la stretta del biondo che si faceva più forte. In pochi secondi Bakugou lo aveva abbracciato per sostenerlo, le sue braccia che gli cingevano la schiena e la voce che continuava a chiamare il suo nome sempre più forte.
Kirishima sentiva di stare per perdere conoscenza, il fiato sempre più corto che lasciava i suoi polmoni.
Sta succedendo, sto per morire.
Quello fu il suo ultimo pensiero prima di svenire, fece solo in tempo a vedere gli occhi di Bakugou e sentire la sua voce che cercava di dirgli qualcosa, ma Kirishima non riuscì a comprendere le sue parole.
Riprese conoscenza diverse ore dopo, il sole era ormai tramontato e la luce lunare entrava prepotente dalla finestra. Non ricordava nulla di quello che era successo, non si poteva dare una spiegazione di come fosse ancora vivo.
Lentamente si guardò intorno per capire cosa stesse succedendo, notò che le coperte erano pulite e che indossava un altro pigiama, anch’esso pulito. La testa gli faceva male, ma ringraziò chiunque fosse in ascolto per averlo fatto sopravvivere.
Si accorse solo in seguito che nella stanza non era da solo: in un angolo riconobbe Bakugou, intento a guardare fuori dalla finestra; notò che aveva qualcosa in mano, ma non riuscì a riconoscere di cosa si trattasse.
“Ehi.”
Katsuki si voltò di colpo quando sentì la voce del rosso e si precipitò accanto a lui.
“Come stai?”
Kirishima non ne aveva idea, ma rispose comunque di sentirsi meglio, farlo preoccupare non aveva senso.
Eijirou si ritrasse quando lo vide avvicinarsi, impaurito di una possibile ricaduta, ma gli sembrò strano non sentire quel prurito alla gola.
“Sei veramente un coglione, potevi rischiare seriamente di non farcela.”
La voce di Bakugou era ancora arrabbiata, ma il suo viso esprimeva una paura sincera; si sedette accanto a lui, lasciando finalmente che Kirishima riconoscesse quello che teneva tra le mani: un grosso fiore arancione.
“Cosa è quello?”
I due abbassarono gli occhi sull’oggetto, Eijirou non riusciva più a capire nulla e incolpò il suo mal di testa.
“I medici hanno detto che dovrebbe essere il fiore primario, ma hai vomitato così tanto che non ne sono certi.”
Ancora più confusione.
“In che senso il fiore primario?”
Non poteva averlo espulso da solo, non era possibile. L’unico modo per sbarazzarsi alla radice di quella maledetta malattia era…
“Ho sempre detto che hai la testa vuota.”
Il rosso alzò gli occhi, trovandosi di fronte una scena che non avrebbe mai potuto immaginare: Bakugou stava piangendo, proprio di fronte a lui.
“Ma cosa…?”
Non riuscì a terminare la frase, il biondo si sporse in avanti e lo baciò.
Kirishima si impietrì: non capiva più nulla, ma la sensazione della labbra di Katsuki sulle proprie gli fece perdere la poca lucidità che gli era rimasta.
Come era successo? Se davvero aveva espulso il fiore primario allora significava che i suoi sentimenti erano ricambiati.
Avvampò a quella constatazione, sentì la sua testa farsi ancora più leggera.
La stretta del biondo si faceva più forte, piena di ansia e paura represse per troppo tempo.
Kirishima, dopo alcuni secondi di smarrimento, ricambiò il bacio e abbracciò il ragazzo a sua volta.
Ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni, in quel momento voleva solo capacitarsi del fatto che era ancora vivo, che il ragazzo che amava era propria lì con lui e che ricambiava i suoi sentimenti.
Avrebbero parlato per il resto della notte, si sarebbero detti tutto quello che avevano nascosto per così tanto tempo, avrebbero messo in chiaro la nuova natura della loro relazione.
Kirishima sorrise nel bacio, forse allora quel ti amo di qualche ora prima non se lo era solo immaginato.




Note dell'autrice:
Inizio col dire che questa OS è ispirata da una fanart stupenda di una artista bravissima che vi invito seriamente a seguire:
@alythekitten su IG e Twitter.
Spero che questa storia vi sia piaciuta, io mi sono divertita davvero molto a scriverla e penso che sia uscita decentemente.
Aspetto i vostri feedback come al solito!
Per chi segue "Eroi Incompresi" posso dire con sicurezza che il capitolo uscirà a breve, adesso è in revisione per le ultime cosette.
E nulla, io nel dubbio vi spammo sempre la mia long kiribaku che vi ho detto sopra, se non l'avete ancora letta andate e spero che non ve ne pentiate.
Un bacio e alla prossima

Giuls_blurose
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Giuls_BluRose