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Autore: lolloshima    14/08/2022    1 recensioni
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di come fosse arrivato a stare nel buio più totale, abbracciato a Kenma, con le mani di quel nanetto tra le sue, Kei non riusciva ancora a capacitarsi.

Tutta colpa di Kuroo, e della sua stramaledetta idea di trascorrere tutto il weekend a letto, sotto il piumone caldo, mentre fuori infuriava la bufera, per battere non so quale record raggiunto da quell’idiota di Bokuto.

Vinto, avevano vinto. Le 38 ore più belle della sua vita, anche se gli avevano procurato qualche livido qua e là e una legger difficoltà a stare seduto.

Fatto sta, che questa stupida gara non gli aveva lasciato il tempo per comprare il regalo di Natale per Kuroo.

E quindi, si era trovato alla vigilia di Natale senza aver ancora preso niente, e per di più senza la minima idea di cosa regalare a una persona che sembrava non aver bisogno di niente.

Ogni cosa a cui Tsukishima aveva pensato, sembrava che Tetsurou l’avesse già.

Cuffie per ascoltare la musica? Giacevano inutilizzate vicino allo stereo. Abbonamento per la palestra? Era stato rinnovato due volte, e altrettante volte lasciato scadere senza essere stato sfruttato. Macchina fotografica? Gli era già stata regalata dai nonni.

Insomma, il tempo scarseggiava. Non gli restava che andare sul sicuro e puntare sull’abbigliamento sportivo. E purtroppo, per non correre il rischio di fare acquisti inutili, suo malgrado aveva dovuto cedere all’idea di chiedere un consiglio alla persona che, da sempre, viveva a stretto contatto con il suo fidanzato.

Inghiottendo una buona dose di orgoglio, che aveva assunto la forma di un enorme e viscido rospo, aveva mandato un messaggio a Kenma Kozume, per chiedergli, secondo lui, cosa potesse servire al capitano del Nekoma.

Era stato Kenma, inaspettatamente, a rispondere con un invito.

“Ciao Tsukishima-san. Il tuo messaggio arriva giusto in tempo. Anch’io non ho ancor fatto il regalo a Kuroo. Vediamoci tra un’ora all’ingresso C del centro commerciale di via Hirosjima. A dopo”.

Santo cielo, anche lo shopping insieme a Kenma gli toccava!

Kuroo, cosa non farei per te!

*

Alle 18, puntuale, Tsukishima arrivò al centro commerciale.

A Tokyo imperversava una vera e propria bufera di neve. Il freddo era intenso, la neve cadeva abbondantemente e un forte vento sferzava l’aria, facendo penetrare il gelo fin dentro le ossa. Kei stava letteralmente congelando, nonostante fosse infagottato dentro una giacca imbottita e avvolto da tre giri di sciarpa di lana. Le mani, avvolte da guanti pesanti, le cuffie nelle orecchie.

Appena entrò nell’atrio del grande complesso commerciale, tolse i guanti e abbassò le cuffie sul collo. Gli occhiali si appannarono all’istante, e non si accorse che Kenma era di fronte a lui. La giacca aperta sul davanti, il berretto di lana ficcato fino agli occhi.

Come sempre, una consolle tra le mani.

“Ciao.”

“Ciao. Non dovevi disturbarti, bastava che mi dessi qualche idea” esordì infastidito Tsukishima, sfilandosi gli occhiali per pulirli con un fazzoletto.

“No no, nessun disturbo. Se non era per te, forse mi sarei dimenticato di comprare i regali. Sai, ho questo gioco nuovo e sto imparando tutti i passaggi più veloci per superare i livelli. Non interrompo mai un gioco quando sto vincendo… se non è proprio necessario...”

“Si sì, ho capito. Ma sbrighiamoci. Vorrei arrivare a casa per quando tornerà Kuroo. Ovviamente non sa che sono con te e cosa sto facendo, quindi potrebbe trovare strano non vedermi, visto che è la vigilia di Natale”.

“Gli ultimi tre piani sono dedicati allo sport. Andiamo subito all’ultimo, troveremo senz’altro qualcosa.”

L’ascensore era affollatissimo. Evidentemente loro due non erano gli unici ad essersi presi all’ultimo momento con gli acquisti.

Assiepati come sardine, iniziarono la salita. All’interno dell’ascensore il caldo era insopportabile, Kei iniziava a sudare.

Fortunatamente scesero tutti nei piani intermedi.

Molti si fermarono al secondo piano (casalinghi e oggettistica), la maggior parte al terzo piano (giocattoli ed elettronica), gli ultimi uscirono dal quarto al settimo (abbigliamento donna, uomo e bambino).

Solo loro due proseguirono verso l’ultimo piano.

Kei tirò un sospiro di sollievo. Detestava gli assembramenti e la condivisione di piccoli spazi con altre persone. Beh, la doccia con Kuroo non contava, ovviamente.

Kenma, invece, durante tutto il tragitto, aveva continuato a giocare imperterrito con la consolle, senza degnare di uno sguardo Tsukishima o gli altri passeggeri.

Arrivati a destinazione, l’ascensore si fermò.

Kei si posizionò subito davanti alla porta, impaziente di scendere. Quell’esperienza era già durata abbastanza, per i suoi gusti. Avrebbe comprato la prima cosa che gli capitava tra le mani, e che fosse disponibile nella taglia di Tetsurou, e se ne sarebbe tornato a casa, a godersi la sua prima vigilia di Natale con il suo fidanzato sexy.

Kenma si limitò ad alzare appena lo sguardo dallo schermo.

Kei contava mentalmente i secondi che lo separavano dall’uscita da quella scatola di latta.

Milleuno, milledue, milletre….. milletrenta, milletrentuno…

“Kenma, non ti sembra che questo ascensore ci metta un po’ troppo a_”

DRIIIIIIIIIINNNNNNN – DRIIIIIIIINNNNNNNNN – DRIIIIIIINNNNNNN

Un assordate campanello d’allarme iniziò a suonare all’improvviso.

Kei e Kenma non fecero in tempo a scambiarsi uno sguardo interrogativo, che tutte le luci si spensero, e l’ascensore ebbe uno scarto in discesa, bloccandosi subito dopo.

Qualcuno gridò. Fuori dall’ascensore. Probabilmente.

“Caaaalmi…. Stiamo caaaalmi…”

“Io sono calmo, Tsukishima-san. Tranquillo, l’ascensore non può cadere, è fissato con dei cavi di sicurezza che intervengono in caso di blocco, e qualsiasi allarme di emergenza è direttamente collegato alla centrale dei vigili del fuoco, che intervengo immediatamente…”

Nel buio più totale, Kenma non poteva vedere lo sguardo di fuoco che Tsukishima gli stava rivolgendo, ma sentì lo spostamento d’aria che il biondo provocò nel girarsi di scatto verso di lui.

“Sul serio, lo dici a me?”

“Oh… scusa…”

Per un attimo, Kenma aveva dimenticato quanto fosse intelligente il suo compagno di disavvenura. Era del tutto inutile cercare di tranquillizzarlo con delle banali spiegazioni tecniche.

Era meglio essere pratici.

“Senti, usiamo i telefonini per fare luce. Li accenderemo a turno per non consumare le batterie.”

“Non ti preoccupare, nanetto. Saremo fuori di qui molto prima che finisca la prossima canzone della mia playlist. Fammi luce sul pannello, chiamiamo l’assistenza.”

Kenma alzò il cellulare sul pannello dei numeri, e Kei spinse il bottone rosso dell’emergenza.

Dopo pochi secondi, una voce gracchiante uscì dall’altoparlante posto vicino al bottone.

Ascensore 51, grazie della chiamata. In questo momento tutti gli ascensori del complesso commerciale sono fuori uso a causa di un improvviso guasto tecnico alle linee elettriche. L’intero quartiere è rimasto in black out a causa delle condizioni meteo. Stiamo cercando di ripristinare la linea o almeno i generatori di emergenza, che al momento sembrano non funzionare. Anche il segnale telefonico è fuori uso. Una violenta tormenta si è abbattuta sui ricevitori, al momento tutta la regione è isolata. Per favore, potete dirci quanti siete all’interno dell’ascensore?”

“Uno e mezzo…”

Come scusi? Per favore, ci serve il numero di persone presenti nell’ascensore.

“Due, siamo in due” si corresse Tsukishima sollevando gli occhi al soffitto.

C’è qualche ferito? Per favore, avremo bisogno dei vostri nomi, età e condizioni di salute.

“Io sono Tsukishima Kei, 17 anni. E mezzo” più o meno, pensò tra sè. “Con me c’è Kenma Kozume, 19 anni” percepiti 12. “Stiamo bene entrambi. Ma tirateci fuori. Per favore.”

“Certo, Tsukishima-san, lo faremo appena possibile. Purtroppo le chiamate sono moltissime. Ci sono numerose persone rimaste bloccate negli ascensori, compresi anziani e bambini, che hanno la precedenza. Voi siete giovani e sani, vi chiediamo di avere pazienza. I vigili del fuoco saranno da voi non appena avranno esaurito le emergenze, in base alle priorità.”

“Ma, come sarebbe? E noi cosa dovremmo fare nel frattempo?”

Guardate il telefonino, giocate a qualche videogioco, insomma, fate quello che fanno i giovani della vostra età tutto il tempo. Ci collegheremo tra un po’ per vedere come state. Tenente duro.”

Si sentì un confuso suono metallico e la voce gracchiante sparì.

Tsukishima sbattè un pugno sulla parete fredda dell’ascensore. Il rumore assordante riempì il piccolo abitacolo.

“Ma come diavolo si può pensare che in un momento come questo qualcuno possa avere voglia di giocare….”

Un luce soffusa azzurrognola si diffuse nel vano.

Tsukishima abbassò lo sguardo e vide Kenma seduto per terra, a gambe incrociate, con lo sguardo fisso nello schermo della consolle e le dita che si agitavano veloci sulla tastiera, Non se l’era fatto ripetere due volte, e aveva ricominciato a giocare al suo stramaledetto videogioco, come se nulla fosse.

“Oh, al diavolo!” Kei si appoggiò alla parete dell’ascensore e si lasciò scivolare finché non fu seduto per terra. Sollevò le cuffie fino alle orecchie e fece partire la musica. Chiuse gli occhi e attese.

*

Si trovavano all’interno dell’ascensore già da due ore.

Nel frattempo, era stato riattivato in parte il generatore supplementare, e per lo meno si era accesa la debole luce di emergenza.

Avevano provato ripetutamente a telefonare, principalmente per chiamare Kuroo, ma effettivamente il telefono non prendeva. Nessun collegamento a internet.

Durante quel periodo, il sistema di sorveglianza li aveva contattati due volte, per assicurarsi delle loro condizioni di salute.

Faceva molto freddo, ma nel complesso stavano bene.

Tra di loro, avevano scambiato solo qualche parola, continuando ciascuno a trovare conforto nel proprio mondo rassicurante.

“No, no, no!! Maledizione, no!!!”

“Calmati, Tsukishima-san...”

“Come posso calmarmi. Il mio telefono è scarico. Morto. E adesso?”

“Te l’avevo detto, di non usare la pila per troppo tempo…”

“Certo, mammina, grazie!”

Il silenzio ripiombò tra loro, scandito solo dal ticchettio dei tasti della consolle di Kenma e da qualche suono elettronico, che segnalava il raggiungimento di qualche obiettivo o… il game over?

“Accidenti!”

“Calmati, Kenma-chan” lo canzonò Tsukishima. “Che c’è, sei finalmente morto?”

“No… il fatto è che… non riesco più a muovere le mani.”

“Stanco?”

“Macchè. Freddo. Ho le dita congelate. Mi fanno male…”

Il lamento del piccoletto era evidentemente sincero, visto che le sue dita avevano assunto un colore bluastro, ben visibile anche sotto la debole luce di emergenza.

Kenma, raggomitolato su se stesso e tremante, che si stringeva le mani l’una con l’altra e le portava alla bocca per alitarci sopra, faceva quasi tenerezza.

“Metti i guanti” tagliò corto Kei.

“Mai avuti i guanti, io.”

E certo. Come avrebbe potuto giocare ai videogiochi in ogni momento libero, se avesse dovuto portare i guanti?

“Dai, vieni qui.”

Preso da compassione, davanti a quello che aveva tutta l’aria di un pulcino bagnato, Kei allargò le braccia, e fece sedere Kenma tra le sue gambe, la schiena appoggiata al suo petto. Lo circondò con le braccia e gli prese entrambe le mani tra le sue.

Le mani di Kei erano grandi, riuscivano ad avvolgere completamente quelle dell’altro, ed inaspettatamente calde. Kenma provò un immediato sollievo.

“Le tue mani sono calde, sono sorpreso.” Fu Kenma a rompere il silenzio imbarazzato che era sceso tra loro.

“Che c’è? Credevi che fossi davvero un pezzo di ghiaccio come pensano tutti?”

“No, per niente. Se Kuroo si è innamorato di te, non puoi essere davvero stronzo. Il tuo è solo un atteggiamento, è ovvio. E se vuoi il mio consiglio, qualche volta prova a rilassarti! E’ inutile arrotare il coltello tutti i giorni se non lo usi mai per tagliare.”

“Hai molta fiducia nelle persone, Kozume-san.”

“Ho molta fiducia in Kuroo.”

Per un po’ tornò il silenzio.

“Quindi, secondo te, Kuroo non sbaglia mai?” riprese il discorso Kei, incuriosito.

“Mai.”

“Neanche quando non ha scelto te?” Ecco. Doveva venire fuori un pò di acidità, prima o poi.

“Kuroo non ha alcun bisogno di scegliermi. Io ci sono. Come un braccio, un piede. Un orecchio. Ci sono e basta.”

Kei rabbrividì all’idea di aver fatto le cose più oscene e sozze con parti anatomiche di Kuroo che adesso venivano rivendicate da quel fastidioso nanerottolo.

“So a cosa stai pensando. Che schifo!”

Kei sussultò, come se fosse stato colto nell’atto di infilare un dito nella marmellata.

“Non in quel senso. Nel senso che io faccio già parte della vita di Kuroo, non c’è bisogno che mi scelga. E lo stesso è lui per me.”

“Sai, anche io ho pensato spesso che per me Tetsurou è come un braccio, o una mano, qualcosa di cui non vorrei, non potrei, più fare a meno.”

“Per voi è diverso. Voi siete, l’uno per l’altro, una parte che vi mancava, e solo insieme potete completarvi. Come due metà di un unico cuore.”

Tsukishima rimase in silenzio. Ripensò a quanto Kenma gli aveva appena detto, e non potè fare a meno di sentirsi comunque un terzo incomodo, in quel rapporto di amore e affetto che durava da una vita intera.

“Non sono sicuro che per lui sia lo stesso.”

Di nuovo, tra i due calò il silenzio.

“Adesso va molto meglio, grazie” disse Kenma dopo un po’ sfilando le mani da quelle di Kei.

“Tieni, adesso che ti sei un po’ scaldato, metti questi” Tsukishima offrì i suoi guanti all’altro. “Io avvolgerò le mani nella sciarpa”.

“Grazie.”

Un’altra ora era passata.

“Se lo dici a qualcuno, sei morto!”

“Fossi matto!”

*

“Sai, in verità l’ho già preso.” riprese Kenma, dopo un tempo indefinito, ancora seduto tra le gambe di Tsukishima.

“Cosa?”

“Il regalo per Kuroo. Non è vero che mi sono preso in ritardo. E’ stato Kuroo a chiedermi di farti compagni e di distrarti oggi pomeriggio. Doveva sistemare casa sua per questa sera. Voleva farti una sorpresa per la vigilia di Natale.”

Al pensiero di Kuroo che puliva la casa e sistemava lucine e candele ovunque, solo per lui, Tsukishima sentì un magone salire dalla gola e andare a premere sugli occhi.

Fortuna che Kenma era di schiena, appoggiato a lui, e non poteva vedere quanto il suo mento tremasse nello sforzo di non piangere.

“Sarà in pensiero…” provò a dire.

“Non preoccuparti, non gli ci vorrà molto a capire cosa è successo. Sa che ti avrei portato qui, e sicuramente la notizia del black out sarà già su tutti i notiziari. Avrà provato a chiamare sia me che te, e avrà collegato le cose.”

“Questo non gli impedirà di essere in ansia per te, visto com’è protettivo nei tuoi confronti” replicò Tsukishima sarcastico.

“Kei-san. Lui ti ama. Davvero.”

Ci sono delle cose che succedono. Dei momenti che sembrano impossibili anche solo da immaginare, eppure succedono. E sono bellissimi. Durano lo spazio di un secondo, ma valgono una vita. Questo era uno di quei momenti.

“E se lo farai soffrire, sei morto!”

“Fossi matto!”

*

Ormai avevano perso la cognizione del tempo.

L’aria all’interno dell’abitacolo era sempre più pesante e gelida.

Per trovare un po’ di tepore, si erano stretti ancora di più, addossati alla parete, Kenma accoccolato tra le gambe aperte e divaricate di Kei, la schiena appoggiata al suo petto. Si erano entrambi appisolati, intontiti dal freddo e dalla scarsità di ossigeno.

“Ragazzi, siete ancora lì? Vi siete addormentati?” All’improvviso, una voce roca e decisa attraversò la porta, seguita da molte altre voci, che ridevano. I vigili del fuoco! “Spostatevi dalla porta, ora vi tireremo fuori!”

I due si alzarono da terra e si posizionarono con le spalle alla parete opposta all’apertura.

All’improvviso, dei colpi rimbombarono nell’ascensore.

“Kei, Kenma!! State bene? Adesso vi tireranno fuori! Sono morto dalla paura, state bene?”

Kuroo.

Kei si portò le mani sul viso, per nascondere le lacrime. Non riusciva neppure a parlare dall’emozione.

“Stiamo bene, Kuroo. Kei sta bene.”

“Kei, non avere paura, tra poco sarete fuori. Non vedo l’ora di rivedervi!”

Anche Kei non vedeva l’ora di rivederlo, riabbracciarlo, baciarlo, rimproverarlo per averlo lasciato solo, e baciarlo di nuovo.

Con un rumore assordante e fastidioso, le porte dell’ascensore si aprirono, forzate dagli strumenti meccanici dei vigili del fuoco.

Kuroo, con uno sguardo terrorizzato, si stagliò in mezzo all’apertura.

“Kenma, stai bene?”

“Ho freddo…”

Kuroo gettò una giacca pesante che teneva in mano tra le braccia di Kenma.

Ecco, visto? Aveva pensato a lui per primo. Si era preoccupato, prima di tutto, della salute di Kenma. Nella vita di Kuroo non poteva esserci spazio per altri…

Kei non riuscì neppure a finire di formulare il pensiero.

Fu travolto dal corpo di Kuroo che si abbattè su di lui con tutto il suo peso, inchiodandolo alla parete dell’ascensore.

Kuroo abbandonò la testa nell’incavo del suo collo e lo abbracciò forte, avvolgendolo completamente, senza dire una parola.

Colto alla sprovvista, Kei non ebbe alcuna reazione. Dopo qualche istante, si accorse che Tetsurou stava tremando leggermente, e che le sue spalle erano attraversate da piccoli spasmi, quasi impercettibili.

Kuroo stava piangendo.

Avvolse le braccia intorno al suo corpo, chiuse gli occhi e lo strinse, godendo della sensazione delle lacrime silenziose del suo ragazzo che gli bagnavano il collo e del suo caldo respiro che subito le asciugava.

Fuori, le campane di una chiesa lontana segnalavano la mezzanotte.

Buon Natale, Tetsurou. Buon Natale, amore mio.

 

 

   
 
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